A un anno dalla scomparsa avvenuta il 25 aprile 2022, il bernaldese Berardino Grillo, residente a Milano dal 1981 per motivi di lavoro, ricorda il Maestro della scuola elementare di Bernalda, Tonino Salfi, “maestro di scuola e di vita”, scomparso il 25 aprile dello scorso anno. Di seguito la nota integrale.
Grazie, Maestro (nel senso laico del termine) Antonio Salfi: Vi dobbiamo tanto, di cuore! A cavallo degli anni Cinquanta-Sessanta, eravate un ‘avanguardista’ nel campo dell’insegnamento, con o senza il sottofondo politico! Ancor più con l’adunanza di tutta la scolaresca presso la vostra abitazione privata – proprio a una dozzina di passi dall’edificio di via Marconi – onde seguire alla televisione diversi avvenimenti storici dell’epoca. Tra i quali: Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, 12 aprile 1961; l’elezione di Antonio Segni a presidente della nostra Repubblica, maggio 1962; il Giro d’Italia; è un bell’esempio di insegnamento concreto e proficuo per la crescita culturale e la promozione del senso civico dei giovanissimi di allora, proiettati verso un futuro migliore e partecipativo alle vicende della quotidianità. Siamo stati fortunati, caro Maestro Salfi, quali Vostri allievi. Non esagero, e sono certo di bene e autenticamente interpretare il pensiero dei miei compagni di classe, nell’affermare che il Vostro modo d’insegnare è stato, per quei tempi, ‘rivoluzionario’ (Vi piacerà tanto, questo aggettivo!). Già, nel significato più ampio e nobile di apportodi un radicale rinnovamento nel mondo della scuola, per fare scuola. Don Milani, rispondendo ad una professoressa, ebbe a precisare: “(…) ci si deve preoccupare solo di come bisogna essere per poter fare scuola”! E, il Vostro essere naturaliter Maestro ha decisamente e profondamente contribuito a formarci e migliorarci.
Con costanza, avete assolto il compito essenziale ed impreteribile di un Maestro della scuola. Avreste mai trascurato di fare qualcosa per noi, e, in primis, ciò che sarebbe stato obbligo fare? Appropriate e meritevoli di citazione sarebbero state le significative parole del Goldoni: “Al mio giusto dover non preterisco”!
Era la scuola italiana degli scolaretti…genufletti – mia definizione di oggi – che imponeva lo stare lungamente genuflessi, con entrambe le ginocchia per terra (sui ceci, spesso), dietro la lavagna, nell’atto di riparazione alle monellerie di quegli alunni più vivaci e birichini. Giammai, punizioni di tal fatta, da parte Vostra! Neppure le bacchettate che, usualmente, piovevano a dirotto sulle mani degli allievi disattenti, svogliati e ineducati.
Mi piace ricordare un bellissimo aneddoto, che mi coinvolse con affettuosa tenerezza ed una profonda“commozione che non troverebbe parole”, per dirla col Manzoni. E’ un tardi pomeriggio soleggiato, di primavera inoltrata: il Maestro Salfici accompagna allo stadio comunale (allora, ubicato ove oggi sorge la Chiesa Mater Ecclesiae -dei Santissimi Medici-, in via del Concilio Vaticano Secondo). Un bel tratto, a piedi. L’Uesserossoblu – Unione Sportiva Bernalda – la nostra squadra di calcio, è impegnata nel rituale allenamento settimanale. Il Maestro ci illustra le regole del gioco, al solito, con linguaggio piano, chiaro e comprensibile. In quella compagine (1a Categoria Lucana, anni 1958/63) militavano fior di calciatori nativi del luogo, forti ed affiatati, quali: Narciso, Rizzo, Castano, e Berardino Marciuliano (mio vicino di casa), ala sinistra veloce e sgusciante, specialista nel segnare in rovesciata. Si torna in classe, dopo una…seduta in piedi sugli spalti, gradinate piuttosto alte per noi ragazzini, senza posti a sedere prenotati! All’uscita, noto il Maestro che dàl’alt all’autista di una Fiat Seicento. Un brevissimo colloquio, e, al conducente: “Per cortesia, accompagna Berardino a scuola”. All’edificio, attesi l’arrivo di tutti i compagni che mi festeggiarono: erano più contenti loro di me che avevo provato l’ebbrezza della velocità!
Caro Maestro Salfi, la Vostra sensibilità, la Vostra spiccata intelligenza emotiva, la Vostra premurosa attenzione verso noi tutti e la mia claudicatio dell’arto inferiore, in particolare, ci hanno donato forti sensazioni, che perdurano a tutt’oggi e ci congiungono con il Vostro ‘sentire’.
Chiudo con la riflessione di Maria Montessori: “Per insegnare bisogna emozionare”. E, Voi ci avete emozionato, eccome! Da Lassù, caro Maestro, continuate ad illuminarci con quello stesso autentico spirito laico che Vi ha sempre animato. Un immenso grazie di cuore dai Vostri alunni.
Berardino Grillo