Il sociologo Zygmunt Bauman ospite a Matera nell’auditorium “R. Gervasio” per incontrare gli studenti dell’Università della Basilicata e discutere sul tema “Modernità liquida, educare nel tempo della globalizzazione”. L’incontro è stato organizzato dai responsabili del corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria dell’Unibas con il patrocinio e la collaborazione di Matera 2019.
Dopo i saluti della Rettrice Università della Basilicata, Aurelia Sole, del sindaco di Matera, Salvatore Adduce, e dei direttori del Dipartimento di Scienze Umane e del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo, Paolo Augusto Masullo e Ferdinando Mirizzi, è arrivato l’intervento di Barbara Wojciechowska Bianco, membro dell’Accadémie de France, che ha aperto lo spazio di conversazione tra Bauman e il pubblico, con domande sulle sue recenti riflessioni sociologiche e politiche. I lavori sono stati moderati da Claudio De Luca, coordinatore del corso di laurea magistrale in Scienze della formazione primaria.
Bauman, nato in Polonia nel 1925 da genitori ebrei non praticanti, si rifugia nell’area di occupazione sovietica durante la Seconda Guerra mondiale, studiando poi Sociologia nell’Università di Varsavia. E’ l’Ateneo che gli offre una cattedra, almeno fino alla seconda parte degli anni Sessanta, quando è costretto a emigrare – a causa di un “ritorno” dell’antisemitismo anche nella Polonia del Patto di Varsavia – prima in Israele e poi in Inghilterra. I suoi lavori si concentrano sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei lavoratori, prima di spostarsi su settori più generali, come la natura della modernità. Il periodo più prolifico della sua carriera inizia dopo il ritiro dalla cattedra di Leeds, nel 1990. Dal 1971 ha quasi sempre scritto in lingua inglese. Sul finire degli anni ottanta, si è guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l’Olocausto. “La presenza di Bauman nel nostro corso di laurea in Scienze della formazione primaria testimonia – ha spiegato De Luca – la centralità di questo filosofo-sociologo anche in rapporto alle tematiche educative. Probabilmente, l’unica possibilità di migliorare la liquidità della società locale e globale è proprio quella dell’educazione, una educazione alla solidarietà e al rispetto reciproco che può dare speranza. Bauman è un importante testimone del nostro tempo e spinge il nostro Ateneo, proprio partendo dal corso di laurea in Scienze della formazione primaria, a confrontarsi con la cultura internazionale più significativa”.
Zygmunt Bauman: “Educare nel tempo della globalizzazione”.
A Matera, teatro ormai di cultura internazionale, si è concluso sabato 18 aprile il tour universitario nel Sud Italia di Zygmunt Bauman, il maestro della società liquida. Ad attenderlo un Auditorium traboccante di giovani (allora esistono in Basilicata!). Un’emozionata Aurelia Sole, rettrice dell’Unibas, ha accolto il maestro che, nonostante il ritardo (giustificato?), è subito entrato nel vivo del convegno dal titolo “Modernità liquida, educare nel tempo della globalizzazione”, evitando cerimonie e saluti istituzionali. Ha esordito con un sincero “Sono vecchio e stanco” e il pubblico non ha desistito dal ridere fragorosamente.
La lectio è iniziata analizzando il tema dell’immigrazione. Oggigiorno, sono migliaia gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, ma, nonostante i numeri, la diaspora del ventunesimo secolo ci rende incerti e incapaci di affrontare le sfide della società multiculturale. Paura e insicurezza, aggiunti alla crisi globale, non ci permettono di assimilare lo straniero che resta apolide, estraneo. Il dialogo con l’Altro diventa, così, la sfida contemporanea per eccellenza: mettere da parte l’egoismo e far spazio al confronto dialettico, aperto e informale per scuotere le coscienze, operare per il cambiamento attraverso la cooperazione. Ma tale dialogo è costruttivo se avviene tra chi sostiene opinioni contrastanti e ha l’intelligenza di accettare la possibilità di fallire. Viene proposta una cooperazione che non prospetta vincitori né perdenti, ma ha un solo scopo: arricchire l’Umano.
In un contesto così etnicamente frammentato, la costruzione delle Nazioni è sempre più difficile da operare: la sovranità territoriale, teorizzata da Bauman con la figura del Tripode (economia, cultura e forza militare), è oggi messa in crisi dalla globalizzazione. I tre piedi traballano. Cita Benjamin Barber: “Lo stato nazione è un’entità superata dalla storia”. L’ineguaglianza regna sovrana. Le sicurezze sono smantellate. L’incapacità di garantire la libertà provoca una disaffezione al sistema democratico che si manifesta nel non andare a votare. L’uomo contemporaneo, degradato e frustrato, vaga nel terreno del contrasto tra potere e politica. Le istituzioni difettano di concretezza nel governare l’interdipendenza. Il mercato agisce indisturbato. Nessuna medicina. Nessuna soluzione. Unicuique suum.
L’unica salvezza è ricostituire l’equilibrio tra potere e politica, affrontare la multiculturalità col dialogo, non cedere al multiculturalismo da “boutique”- di facciata – , costruire una società collaborativa attraverso l’interconnessione della rete . E’, quindi, una sfida dell’uomo, sull’uomo e per l’uomo.
Bauman conclude sottolineando l’human task. Ma, questa volta, nessun dialogo, nessun confronto con la platea. Solo considerazioni. Applausi. Dove porterà questa società liquida? Ai posteri l’ardua sentenza.
Veronica Mestice