“Con la figura di Altiero Spinelli entriamo in un capitolo speciale, quello dei “monumenti politici” (in questo caso del ‘900) che non configurano tanto leader del consenso, arringatori di masse, conquistatori di voti, capi di governo o statisti identificati con le massime istituzioni delle nazioni. E’ piuttosto un monumento anomalo, un profeta dell’Europa costruita e ancora da costruire, indipendente nelle sue appartenenze, che ha pagato un caro prezzo per la libertà contro i nazionalismi e che, insieme al nome di De Gasperi, viene ricordato tra i padri italiani della costruzione dell’unità europea. Il confronto con i giovani e gli studenti ne fa un campo di scoperte che abbiamo considerato parte essenziale di quelle radici su cui si basa ancora oggi l’idea di un mondo migliore”.
Con queste parole Stefano Rolando, presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti” ha introdotto l’incontro su Altiero Spinelli del secondo ciclo di “Radici morali”, organizzato da Associazione e Fondazione Nitti unitamente al Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi della Basilicata, e rientrante nei “Percorsi di eccellenza “ di quest’ultimo.
L’evento, tenutosi presso la sala consiliare “Nitti-Bovet” del comune di Melfi, è stato aperto da Gianluca Tartaglia, direttore dell’Associazione Nitti, e dall’assessore Alessandro Panico, che ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale.
Il dibattito è stato animato dalle domande degli studenti Simone Colella e Giuseppe Tavolaro, del corso di laurea magistrale in Storia e civiltà europee dell’ateneo lucano, ai relatori Pier Vigilio Dastoli, presidente del Movimento europeo in Italia e membro del Comitato scientifico italiano per la Conferenza sul futuro dell’Europa , e Andrea Becherucci, Archivi Storici della UE (Istituto Universitario Europeo di Firenze).
“A ottanta anni dalla scrittura del Manifesto di Ventotene “per una Europa libera e unita” – ha dichiarato Dastoli- è importante far conoscere alle giovani generazioni il pensiero e l’azione di Altiero Spinelli che dedicò tutta la vita all’obiettivo di unificare il continente europeo nella prospettiva di un nuovo ordine mondiale superando il principio della sovranità assoluta e la divisione in Stati-nazione che, per gli autori del Manifesto, erano stati la causa dei due conflitti mondiali. La risposta federale, che aveva l’obiettivo di unire nel rispetto delle diversità ma sulla base dei valori della pace e della democrazia, era considerata da Spinelli come la soluzione della crisi della civiltà moderna vissuta oggi dalle giovani generazioni che subiscono nuove sfide di fronte alle quali gli Stati non sono in grado di reagire ciascuno per sé: la precarietà, il cambiamento climatico, il disprezzo della dignità umana, l’uso spesso distorto delle nuove tecnologie dell’informazione considerate come un fine e non come uno strumento al servizio di una società più inclusiva, la fragilità dei sistemi democratici e l’inadeguatezza della democrazia partecipativa. Per queste ragioni l’iniziativa di Melfi è molto importante perché i giovani studenti ne sono stati i protagonisti”.
Per Andrea Becherucci, invece, “Altiero Spinelli è stato, allo stesso tempo, un visionario e un uomo concreto le cui idee si sono anche tradotte, talora, in realizzazioni concrete il cui successo o meno non può inficiarne il valore intrinseco. Dopo un lungo periodo in cui la sua figura è stata patrimonio del solo movimento federalista, oggi egli fa parte, a tutti gli effetti, degli uomini e delle donne che hanno avuto il privilegio di far rinascere la democrazia nel nostro paese”.
Secondo Donato Verrastro, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi della Basilicata, che ha concluso il dibattito “andare alle origini dello spirito europeista, del liberalismo, della democrazia, della pace per comprendere meglio avanzamenti e battute di arresto di un processo che, ancora oggi, per essere compreso compiutamente ha bisogno di conoscenze e competenze di alto profilo, è stato lo spirito che ha alimentato il dibattito su Spinelli, ricostruendo i nessi tra passato e presente, scopo imprescindibile per un processo formativo che guardi alla qualità, ma anche all’impegno personale e a quello necessario per costruire una qualunque prospettiva di futuro”.