Si è inaugurata il 28 ottobre scorso, presso la Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, una grande mostra dedicata alle opere di Roberto Almagno, uno degli artisti italiani più originali del panorama nazionale. L’evento di eccezionale importanza, introdotto da Giuseppe Appella, ha portato, nel cuore della grande mela, un pezzo della nostra terra, la Lucania, luogo di ispirazione e di ricerca, ormai da diversi anni, per numerosi artisti.
La residenza che il Maestro Almagno, lo scorso luglio, per una settimana, con le sue tre assistenti e tanti volontari, ha tenuto nei boschi di Castronuovo Sant’Andrea, un piccolo paese della Lucania antica arroccato sulle montagne del Parco Nazionale del Pollino, dopo aver prodotto la mostra londinese nella Rosenberg Gallery, ha chiarito definitivamente la genesi di un lavoro che dalla natura parte e alla natura ritorna, nonostante i molteplici passaggi ai quali viene sottoposto il legno, matrice unica e irrinunciabile delle sue opere. Il bosco di Magrizzi, località amena di Sella del Titolo, situata nel territorio castronovese, ha sin da subito acceso la fantasia dell’artista. Le forme naturali dagli alberi, la loro disposizione sul suolo, le striature delle pietre, il gioco di luci creato dal movimento delle foglie e le linee tracciate dalle liane nello spazio, hanno suggerito ad Almagno, di volta in volta, sculture di Melotti, Calder, Chillida e molti altri, non escluse le sue, trasformando la ricerca del materiale utile al suo lavoro in un frenetico ripasso della storia dell’arte contemporanea.
Nate a livello del suolo, le liane si inerpicano sui tronchi degli alberi, spesso per oltre dieci metri, e con grovigli inestricabili, nella corsa verso la luce, si ingrossano entrando in competizione con gli stessi alberi. Mimano, in sostanza, la tensione dell’artista intento a vedere e a sentire le cose della terra premendovi il proprio corpo e conservandone le tracce. La forma naturale, in studio, viene del tutto cancellata, non a caso attraverso lo stesso processo di scorticamento e di abrasione che la liana esercita sulle altre piante. Il ciclo di rigenerazione dell’artefatto prelevato dal bosco, portato a farsi sistema plastico autonomo, ricomincia nell’istante in cui i vari elementi delle diverse composizioni assumono, per terra o sulle pareti, con libera inventiva, una nuova e insperata qualità estetica, e fissano nettamente i rapporti tra volumi e spazio. Come le liane, diventano corpo inglobando gli spazi vuoti dai quali sono circondati.
Sulla scia di Roberto Almagno, quest’anno, per tutto il mese di ottobre, anche il giovane scultore Giuseppe Capitano si è rifugiato nei boschi del Parco Nazionale del Pollino per cercare ispirazione. La sua ricerca, condotta nel territorio di Terranova del Pollino, ha ispirato numerosi disegni dei panorami del luogo, realizzati con i carboni prodotti dalla combustione di diverse tipologie di legnetti offerti dal bosco come il salice, la quercia e il pino. Le pietre, raccolte durante le interminabili giornate trascorse nel silenzio della natura interrotto soltanto dal fruscio del vento tra gli alberi, ripulite del loro strato superficiale, diventeranno piccole sculture che anche Capitano, come Almagno, collocherà al centro della prossima mostra presso La Nuova Pesa di Roma. L’artista della canapa ha scoperto, durante questa sua esperienza lucana, nuovi materiali ugualmente congeniali al suo mondo espressivo e ritornerà, nei prossimi mesi, a Castrounuovo Sant’Andrea per nuove ricerche artistiche.
Come si vede, non è soltanto il mondo del cinema ad essere attratto dai paesi lucani ma anche quello dell’arte, da sempre attento ai luoghi incontaminati.