La poetessa materana Antonella Pagano è una delle protagoniste dello spettacolo “Le Notti Romane al Teatro Marcello”. Ecco l’intervista rilasciata per SassiLive.
Antonella Pagano ne’ Le Notti Romane al Teatro Marcello. Poeta della Musica nell’ambito del Festival Musicale delle Nazioni.
Lei si dice Ostinata, Temeraria della Bellezza, la insegue, l’acciuffa, ne parla in tutti i modi; questa volta è stata ospite del Festival Musicale delle Nazioni tra i Poeti della Musica a Roma.
Sempre più ostinatamente parlo di Bellezza. Sempre più ostinatamente parlo di Poesia io temeraria di Bellezza e Poesia. Forse a leggermi e guardarmi sui social si potrebbe pensare ch’io viva mondanamente, invece vivo nel silenzio. E’ il Silenzio la mia Regola, il mio Signore, il mio Gran Maestro, il mio Mentore; il Cielo e’ il mio limite sopra la testa. Di fatto il mio scrittoio è sotto un grande abbaino attraverso cui le stelle mi fanno l’occhiolino. Poi esco e…racconto! Viaggio col cuore colmo di Belle Parole, di Belle Parole sono colme le valigine in cui riposano insieme ai miei mille campanelli. Dunque è Lui, il silenzio a forgiare, intarsiare, coniare e ricamare le parole; Lui a dettarle, con rigore e massima disciplina, alla mia mano che, ancora, manoscrive sulla carta. Nel Silenzio visito le Mostre pittoriche, salto le sale affollate, vado oltre, poi mano a mano che si vuotano ritorno sui passi, tento di sentire l’odore che emana un dipinto, la tela, di vedere la mano che col pennello pigiava sulla tela, la materia colorata che spargeva emozione sulla tela che adesso mi si offre nuda alla lettura, all’emozione. La’, sulla tela, oltre il colore e i solventi, c’è l’anima dell’Artista e il suo Corpo -passato per il pennello e fuso con la materia colorata, con i solventi, con le trame della stessa tela-. C’è la vita nell’Opera d’Arte ed io devo coglierne il Senso e l’Aroma. Per questo occorre scrivere sulla carta. Non togliete la carta ai bambini per dargli subito una tastiera. Il tasso di creatività sta cadendo in picchiata dacchè si toglie la penna, l’inchiostro, la matita ai bambini offrendogli subito il pc e la tastiera. E’ un crimine.
Dove prende questa passionalità, quest’amore per la vita e l’Arte?
Di certo non si vende al mercato, non la si trova che in se stessi! Si fa il sub di se stessi e giù in fondo c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno. Anche i farmaci per gli acciacchi. Se le sembro matta, ci provi. Si eserciti e vedrà che…non glielo rivelo. Lo scopra e la medicina avrà una potenza superiore. Più volte ho dichiarato che la Vita è l’opera d’arte per eccellenza. L’Arte? Beh, l’Arte ha un potere assoluto tutto suo. Provare estasi? E’ esperienza anche fisica, oltre che spirituale. Se Lei dovesse osservare le sculture del Bernini, per esempio, vedrebbe che il marmo trattato da Lui sembra morbido, le carni umane -di marmo- sono morbide, i capelli vibrano nonostante non vi sia vento. Molte opere d’arte possono anche avere un aspetto divino, ma essere assolutamente prive di vita, con il Bernini questo non è. Finanche la gravità con il Bernini s’annulla. Accipicchia, il marmo levita. Lui è riuscito a scolpire la Pura Beatitudine. Ecco, a scuola va insegnata attentamente, con cura certosina la Storia dell’Arte e le Opere d’Arte sin dalla scuola d’infanzia. A quei genii di sensibilità primigenia che sono i bambini come si puo’ non mostrare, far toccare, illustrare le Opere d’Arte? Poi va insegnato che le Opere d’Arte vanno guardate con occhi diversi da quelli che usiamo nel quotidiano. Magari, in seguito, quegli occhi applicati al quotidiano sapranno mostrarci cose incredibili, nella bellezza e nella tragedia e, perché no, anche nella bruttezza e ci educheranno a creare, fare e comportarci nella Bellezza.
E’ Filosofia della Bellezza questa?
Non so, sto parlando di curare il nostro incontro con l’Arte. E’ un incontro intimo, assai intimo; è un atto d’intimità. Dunque va fatto ponendo cura assoluta, rispetto totale e totalizzante. Bisogna imparare a fare il vuoto in noi per accogliere il messaggio e colmarci di quell’Opera per essere rinnovati, vivificati, quindi in grado di vivere appieno la vita. Ecco perché i critici d’Arte-come i critici letterari- hanno una responsabilità immensa. Non possono e non devono permettersi di definire Opere d’Arte escrementi cerebrali e squallide esercitazioni di mistificatori criminali.
E per tornare al teatro di Marcello e alle Notti Romane?
Bene, mi richiami all’ordine, quello è tema che scuote le radici di me, divento ancora più temeraria. Ma mi lasci anche dire: scrivete amici della Bellezza, esercitatevi sulla Bellezza, usate la penna, l’inchiostro, i tasti di un pianoforte, le corde di una chitarra, il fiato, la mano e la carta, nulla merita più tempo che la Bellezza…e…l’Amore, mi suggerisce una parte del cuore….ma è Bellezza anche quello, certo…non so se sia nata prima la Bellezza ed abbia generato l’Amore o sia nato prima l’Amore ed abbia generato la Bellezza….non m’importa, m’importa che ci siano e che siano praticati e ricercati…..la ricerca è continua scoperta, quindi arricchimento. L’orizzonte culturale è esteso e denso, bisogna essere operai con muscoli ben torniti e tonici e occorrono occhi freschi e sempre nuovi, rigenerati nella visione per godere della visione. Questa volta, dunque, sono stata una dei Poeti della Musica nelle “Notti Romane” al Teatro di Marcello. E’ in questo altro luogo “sacro” della capitale che si tiene il Festival Musicale delle Nazioni organizzato da Cesare Jannoni Sebastianini. Un signore da Libro Cuore, nobile nel fare, nobile nel dire a memoria le liriche dei grandi, una per ogni poeta e nella congruità del Grande e del contemporaneo; una Meraviglia nella Meraviglia. La cara amica e poetessa anch’essa Anita Tiziana Laura Napolitano, Donna solenne, mi ha voluta ed io, temerariamente, ho accolto l’invito. Anita Tiziana Laura l’ho conosciuta tanti anni fa, sempre sul pentagramma poetico. La sua fronte alta e limpida racconta dell’amore con cui coltiva la Poesia ed ecco che tra amanti della Poesia ci si trova, ci si ritrova e ci si emoziona reciprocamente. Dunque ci sono stata con le valigine dei miei campanelli, ci sono stata col cuore, con l’anima, col corpo che è Anima e con la Poesia che “ha il potere di pulire il cuore” come dice la Prof.ssa Nicoletta Borgia, Docente di Sociologia della Comunicazione all’Università di Urbino. Oggi più che mai. “La Poesia scruta, scava, prova ad aprire vie d’uscita e risposte che dialogano con l’immenso. Occorre perlustrare nel silenzio di noi”. Così diceva qualche giorno fa la Prof.ssa Borgia in Sala del Refettorio in quella Camera dei Deputati del nostro Paese che sta impoverendo il proprio DNA poetico. La Prof.ssa Borgia lo diceva nella circostanza della Presentazione del libro edito dalla Armando Curcio Editore di Maria Assunta Pioli e Maurizio Chiavari. Un pomeriggio edificante di cui sarebbe bello riportare tutte le magnifiche parole che sono state versate dai Relatori come benefica fertile pioggia. Ma qui parlo del mio essere ostinata e temeraria al Teatro di Marcello. Ho invocato un: Alfabeto logico. Ho la lingua legata a questo tronco/che non vibra al vento rivoluzionario./Le parole nuove sono ancorate/alla mano del pirata./Invoco cesoie d’acciaio e musica./ Invoco musica!/Su tutti i meridiani/sui paralleli/alberi /alberi d’impiccagione/fremono gai al penzolar della logica./Una planetaria foresta di alberi forcaioli./Invoco musica!/Invoco libertà/per l’alfabeto logico. Ma ho parlato anche d’Amore e, del resto, come non avrei potuto in una notte in cui Roma era più sontuosa, stellata e affascinante che mai, accanto a secolari sassi, questa volta capitali, che emanavano raggi di energia millenaria? All’alba domanderò/di regalarmi ampolle d’acquerugiola/con ali di farfalla ne aspergerò/sulle braccia forti del mio amore./All’alba dirò si eterni/tanti quanti i granelli innumeri di sabbia./Dell’alba ascolterò parole gazzelle/e l’ali dei gabbiani metterò ai sorrisi/sì che le sirene affiorino dolcissime/sul mare d’onde di viole candite./Ogni alba mi vedrà tornare/fenice di mirra all’odoroso muschio/coi veli dei miei pensieri/a carezzarti/amore mio del sorgere/e del calar del sole. Poi ho cantato la musica che ho composto per la mia piece teatrale su due brigantesse, una lucana e una calabrese, ho cantato si, ho cantato la terra lucana, il mio amore per i calanchi, quel sangue di terra che mi scorre nelle vene….poi ho parlato parole di Logica, Senso, Amore ostinatamente, temerariamente.