Nella giornata di mercoledì 20 settembre la città di Matera ha celebrato il suo patrono, Sant’Eustachio. Dopo la Santa Messa, celebrata nella Basilica Cattedrale da Monsignor Pino Caiazzo Arcivescovo di Matera-Irsina è stato il vice sindaco Nicola Trombetta ad accendere la lampada votiva dedicata al patrono della città dei Sassi. La celebrazione eucaristica in Cattedrale è stata animata dalla corale de “I Cantori Materani”, diretti dal Maestro Alessandro Barbaro. Nel tardo pomeriggio è partita la processione della Sacra Immagine di Sant’Eustachio per le vie del centro cittadino, partecipata dal Capitolo Cattedrale, dal Clero cittadino, dal Comitato dei festeggiamenti in onore del patrono, guidato dal presidente Mimì Andrisani, dalle autorità istituzionali e da un drappello di Cavalieri di Maria Santissima della Bruna a piedi. Le celebrazioni si concludono in serata con lo spettacolo pirotecnico della ditta Morsani di Rieti in località Murgia Timone.
Michele Capolupo
La fotogallery della processione dedicata a Sant’Eustachio
La storia di Sant’Eustachio e famigliari martiri
Eustachio, dal greco “ricco di spighe”, patrizio romano, era un valoroso comandante delle milizie dell’imperatore Traiano.
Un giorno, mentre era a caccia, gli apparve un cervo con una croce luminosa tra le corna; colpito da questa visione da pagano divenne cristiano, prendendo il nome di Eustachio (originariamente si chiamava Placido), unitamente alla moglie Teopista e ai figli Teopisto e Agapito.
A causa della conversione i suoi beni furono confiscati e fu mandato in esilio.
Emigrò, con la sua famiglia, in Egitto, ove la moglie fu fatta schiava e i suoi due figli furono rapiti.
Eustachio, solo con il suo dolore, lavorò da guardiano.
Richiamato dopo 15 anni per la guerra, si rese glorioso con molte vittorie, ritrovando, casualmente, la moglie e i figli.
L’imperatore Adriano, successore di Traiano, aveva decretato un trionfo per il suo generale vittorioso, ma quando scoprì che Eustachio rifiutava di adorare gli dei, lo condannò con tutta la famiglia ai leoni, dai quali, però, non furono aggrediti.
L’imperatore, allora, irritato, li fece rinchiudere in un toro di bronzo arroventato, ove morirono senza che il calore sfigurasse i loro corpi.