Per “La storia siamo noi” Nino Vinciguerra racconta la storia della villa comunale di Matera, restituita alla comunità materana con la cerimonia inaugurale che si è svolta domenica 4 agosto dopo la conclusione dei lavori di riqualificazione, che hanno riportato una nuova fontana all’interno di uno degli spazi verdi più frequentati del centro cittadino. Di seguito la nota integrale e le foto d’epoca della villa comunale di Matera, oggi intitolata all’Unità d’Italia tratte dall’archivio di Nino Vinciguerra.
Nel mese di marzo 1929 la Federazione delle Cooperative di Ravenna (aggiudicataria dopo un ribasso d’asta dell’11,99%) iniziò i lavori per la costruzione del Palazzo del Governo (dovevano esserci gli uffici della Prefettura, la caserma dei Carabinieri, gli uffici della Questura, gli uffici dell’Amministrazione Provinciale, ecc.). Probabilmente, non fu tenuta in considerazione la conformazione geologica di quel terreno (ricco di acqua e di argilla) e, causa di questa superficialità la spesa preventivata di £ 4.948.000, in corso d’opera rischiò di lievitare notevolmente (circa 8.000.000 di lire). Questo imprevisto comportò la rielaborazione e il ridimensionamento del progetto, inizialmente affidato a uno dei più affermati progettisti del primo Novecento, l’ing. Giuseppe Quaroni di Roma e proseguito dall’ing. Francesco De Martino (Irsinese, collaborò alla costruzione (1947-1949) del Mulino Padula in Via Lucana), allora capo dell’Ufficio Tecnico Provinciale. De Martino, a differenza di Quaroni, il cui progetto prevedeva un’opera faraonica e lussuosa che rispondeva ai gusti e alle aspirazioni del regime, dovette necessariamente badare al sodo e, pur seguendo l’impostazione del suo predecessore, costruì un edificio più sobrio e austero ma con una struttura solida. Per questa costruzione si utilizzò, infelicemente, l’area in cui sorgeva il Giardinetto Margherita (la villa di Matera) un vero e proprio orto botanico con rare piante e ricercate essenze autoctone. Il suolo fu ceduto gratuitamente dal Comune con il solo impegno, da parte della Provincia, di trasferire e sistemare la nuova villa nell’ex Piazza Francesco Crispi (dov’è attualmente) sostenendo una spesa di L.160.000. Pertanto, negli anni trenta la villa fu pronta. Fu costruita una fontana in pietra di Trani con lo stemma della città, adornata da alberi e siepi e contornata da una inferriata che poi fu rimossa per dare “Ferro alla Patria” nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nei primissimi anni cinquanta Emilio Colombo, presente il Sindaco Giovanni Padula, inaugurò nella Villa la nuova condotta idrica. Questo spazio verde della città divenne, soprattutto a cavallo tra gli anni cinquanta e la prima metà degli anni novanta, un punto di riferimento per i materani e soprattutto per i bambini che “tormentavano” i pesciolini rossi presenti nella vasca, che giocavano a biglie o a nascondino e che si emozionavano alla vista della storica giostrina di Ciccio Adorisio detto “iascaridd”. Una giostra che, pur se spinta a mano, era un sogno. Nel corso dei lavori di rifacimento (fine anni ’80) la vasca fu tolta (dobbiamo anche dire che era ridotta piuttosto male) ma non più rimessa al suo posto. Si pensava dovesse essere restaurata e invece niente. Dopo anni Emanuele Giordano che conduceva la trasmissione televisiva Cuccurucù la ritrovò addirittura alla discarica!!! Chi non ricorda invece la fine che faceva ogni capodanno il busto di Garibaldi? Immancabilmente finiva nella vasca. E’ questo un monumento all’Eroe dei Due Mondi risalente al 1911 che, probabilmente, stava nel vecchio Giardinetto Margherita. Nel 1958 invece, fu rimontata sontuosamente, nella villa, la Fontana Ferdinandea. Era il biglietto d’ingresso per chi entrava in città. Nel corso degli anni lo storico monumento fu piuttosto trascurato, anche in maniera pressoché irriverente ma, è stato rivalorizzato con il ritorno nel sito originario il 2009. Adesso, grazie all’attenzione e al lavoro dell’Amministrazione Comunale, la nostra cara e vecchia villa (ormai novantenne) torna a risplendere e a impreziosire la nostra splendida Matera.
Nino Vinciguerra