Per la rubrica “La storia siamo noi” di SassiLive il materano Nino Vinciguerra racconta la storia di Vittorio Spinazzola: “Un geniale archeologo materano”. Di seguito la nota integrale.
Un cittadino materano quasi sconosciuto in Basilicata è Vittorio Emanuele Spinazzola. Il padre Nicola, originario di Pomarico, fu Tenente dei garibaldini ed entrò con Garibaldi in Napoli il 7 settembre 1860. Lì conobbe Matilde Paldi figlia di un ufficiale degli Ussari e la sposò. Vissero a Pomarico e, successivamente, si trasferirono a Matera dove divenne Direttore delle Poste. Vittorio Spinazzola nacque a Matera il 2 aprile 1863 e, sin da ragazzo, mostrò interesse per gli studi. Iscrittosi all’università Federico II di Napoli studiò Romanistica e Scienze della Letteratura laureandosi con il Prof. Francesco D’Ovidio (famoso filologo e critico letterario). Fu amico di Francesco Saverio Nitti e di Benedetto Croce, con cui fondò la Società dei Nove Musi, e di Gabriele D’Annunzio. Infatti, il dramma di D’Annunzio “La città morta” (1896) nacque da un’idea di Spinazzola. Nel 1893 divenne ispettore dell’Amministrazione Provinciale per l’arte antica; nel 1895 e 1896 lavorò al Museo Archeologico di Bologna e al Museo Archeologico di Taranto. Nel 1897 fu nominato consigliere personale del Ministro della Pubblica Istruzione Emanuele Gianturco e fu Capo di Gabinetto del Ministero dell’Istruzione mentre dal 1898 al 1910 fu il curatore del Museo Nazionale di San Martino a Napoli. Contemporaneamente, dal 1903 al 1907, fu anche libero docente di archeologia all’università di Napoli. Nel 1910 divenne direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e nel 1911 fu nominato Soprintendente agli scavi e ai musei della Campania e del Molise. Ciò incluse anche la direzione degli scavi di Pompei. Già durante il suo periodo al Museo di San Martino, Spinazzola condusse scavi a Paestum con importanti ricerche sull’Antro della Sibilla a Cuma e del Tempio di Apollo. A Pompei sviluppò un nuovo metodo per le ricerche archeologiche della città. In precedenza si era sempre scavato solo per luoghi singoli o per strutture produttive che avrebbero potuto dar luogo a visione generale; Spinazzola invece cominciò a scavare per strade. In questo modo, ha liberato con numerose testimonianze di vita quotidiana, botteghe con le antiche insegne, iscrizioni elettorali e programmi di giochi gladiatori incisi sui muri della via più frequentata, con un’immagine più viva della città. A causa del suo atteggiamento critico su Mussolini, Spinazzola fu costretto a lasciare gli scavi di Pompei nel 1923. Rimasto vedovo, nel 1932 sposò in seconde nozze l’archeologa Alda Levi (1890-1950), sua ex allieva. Morì a Roma il 13 aprile 1943. Nel 1953 in due volumi, per decisione del governo italiano, grazie ai suoi studi e ai suoi appunti, fu pubblicata l’opera “Pompei alla Luce degli Scavi nuovi di Via dell’Abbondanza (anni 1910-1923)”. Vittorio Spinazzola, nonostante la vita lo avesse portato a vivere lontano da Matera, la ricordava con affetto e la descriveva così: “Matera, la città dove son nato, è una città unica e assolutamente caratteristica, perché è una città trogloditica. La città, la vecchia Matera, si sviluppa essenzialmente ai lati di una gola interposta tra due pareti rocciose. Nel mezzo tra le due pareti corre un piccolo fiume. Nelle pareti rocciose da un lato e dall’altro del fiume sono ricavate le abitazioni trogloditiche che prendon luce da porte e finestre. Tra il fiume e ciascuna delle pareti rocciose è una strada. Le due pareti della gola sono congiunte per mezzo di ponti gettati a cavallo del fiume. A sera è uno spettacolo del più alto interesse vedere le due pareti punteggiate dei lumi stabiliti nei vari terreni e superiori”.
Nino Vinciguerra