Per la rubrica “La storia siamo noi” lo storico materano Nino VInciguerra ricorda la figura di Eustachio Paolo Lamanna: “Il figlio del ciabattino, il magnifico rettore”. Di seguito la nota integrale.
Nacque il 9 agosto 1885 a Matera, nei Sassi, in Via Borgo Casalnuovo n. 46 (come riportato nel registro dei nati del 1885 al n. 438 presente nell’archivio comunale). La sua famiglia si trasferì poi in Via Muro e successivamente in Via San Potito n. 43. Quindi si desume che Lamanna non nacque in Via San Potito n. 43 (dove comunque visse l’adolescenza) come riportato sulla targa commemorativa del centenario della sua nascita fatta apporre sull’ingresso dell’abitazione dal comune nel 1985.
Eustachio Paolo fu il primo di cinque figli di Angelo Raffaele, ciabattino, e di Maria Bruna Pizzilli, tessitrice. Dopo di lui nacquero Saverio (Medico, morto prematuramente), Pietro (Calzolaio, aveva la bottega in Piazza Sedile), Rosa (Maestra elementare. Dopo aver insegnato a Viggianello si trasferì a Empoli) e Francesco (Ispettore Scolastico a Padova). Il padre lo avrebbe voluto sacerdote e il giovane, benché poco incline alla prospettiva di una vita ecclesiastica, assecondando il desiderio del genitore, per un breve periodo indossò l’abito di seminarista. Iscrittosi al Liceo-Ginnasio, fu “licenziato senza esami” poiché, per quanto dimostrato nel suo eccellente percorso scolastico, la commissione decise che non necessario sottoporlo a esami.
Nel 1904 si trasferì a Firenze e si iscrisse alla Facoltà di Lettere usufruendo di una modestissima borsa di studio di 60 lire. Anche a Firenze Lamanna brillò negli studi; fu discepolo apprezzato e amato del Prof. Francesco De Sarlo, famoso filosofo di cui diventò, spiritualmente, l’erede e il continuatore. Dopo aver conseguito la laurea in lettere nel 1909, discutendo una tesi di storia su Santa Caterina da Siena si laureò una seconda volta, nel 1913, in filosofia discutendo la tesi “Religione nella vito dello spirito” pubblicata nel 1914. Nel 1918 Lamanna sposò Edvige, figlia del Prof. De Sarlo e, nel 1921, divenne titolare della cattedra di Filosofia Morale all’Università di Messina. Nel 1924 tornò a Firenze come titolare della Cattedra di Storia della Filosofia. Le sue lezioni erano affollatissime; era capace di cogliere l’essenziale e di discorrere con precisione e organicità trasmettendo calore umano grazie anche alla sua foga e alla sua gestualità tutta meridionale. Era coinvolgente. Anche la Principessa Maria Josè ne fu attratta e più volte fu presente alle sue lezioni. Nella vita privata Lamanna era gioviale e conversatore; pur frequentando ambienti e personaggi della cultura non disdegnava, nei momenti di relax, la partita a “scopone”. Una vera passione. Aveva il culto dell’amicizia e non lesinava aiuti ai giovani lucani, non solo studenti. Spalancò le porte di casa e del cuore verso quelli che amava chiamare “compatrioti”. Dal 1947 al 1953, Lamanna fu Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e nel 1953, il figlio del ciabattino dei Sassi di Matera diventò Magnifico Rettore dell’Università di Firenze. Di origini umili e proveniente da una sperduta città del sud venuta alla ribalta nazionale come “vergogna”, Lamanna fu insignito del prestigioso incarico che fu, fra gli altri, di Piero Calamandrei (politico e accademico). Dopo tanto studio e tanti riconoscimenti fra cui la Medaglia d’Oro al merito della Cultura e della Scuola, il 31 ottobre 1961 Lamanna chiuse il rapporto con la scuola a cui dedicò la sua vita e fu collocato a riposo. I tempi cambiavano e il Rettore, ligio a determinati valori, non accettò il prorompente e vago presente che i nuovi modelli proponevano. Negli ultimi giorni della sua vita Lamanna confermò l’affetto nei confronti di Matera e non ha cancellò dal suo cuore il Liceo. Un atto d’amore. “Al Liceo della mia terra natale e della mia giovinezza è legato tutto il mio essere, la ragione stessa della mia esistenza, con le sue radici profonde. Nella sua atmosfera germinò la mia vocazione di uomo di studio e uomo di scuola”. Lamanna morì il 12 giugno 1967 a Firenze. Lasciò un patrimonio librario importante che rivela virtù di profondo pensatore e solidi principi morali, di serietà, disciplina, tenacia e senso di responsabilità. Un patrimonio adottato anche dalla scuola italiana.