Per la rubrica “La storia siamo noi” lo storico materano Nino Vinciguerra ricorda la figura del medico materano Bartolomeo Vezzoso. Di seguito la nota integrale.
Nacque a Matera il 30 maggio 1907 da Giovanni (1874-1952), sino al 1915 titolare di una drogheria in Corso Umberto, e da Maria Adelaide Canitano, di Grassano, morta nel 1919 a causa dell’epidemia chiamata Spagnola. Le sue sorelle erano Eleonora (1908-1975), Teresa (1912-1996) e Pierina (1924-1992), quest’ultima figlia della seconda moglie di Giovanni Vezzoso, Elvira Canitano (1891-1981), sorella della defunta Maria Adelaide. Bartolomeo Vezzoso il 16 luglio 1932 si laureò a Roma in Medicina con il massimo dei voti e, dopo aver frequentato corsi di igiene e di oculistica, nel 1934 vinse il concorso di Medico Provinciale. Fu trasferito all’Istituto Superiore di Sanità e da qui destinato al Corpo di Spedizione nella Somalia come Ufficiale Medico. Nella Colonia Italiana, rivestì il doppio incarico di Responsabile della Condotta Medica e di Ufficiale Sanitario; nel 1937 ottenne la nomina di Vice Ispettore della Sanità Civile della Colonia. Il 1° agosto 1937 Bartolomeo Vezzoso rientrò in Italia presso la Direzione Generale della Sanità e si occupò di Assistenza Materna e Infantile, di Igiene Scolastica, delle Colonie Estive e dei Servizi di Trasfusione. Inoltre, il medico materano arricchì le sue conoscenze professionali con la partecipazione al Congresso di Pediatria svoltosi a Genova nel 1938. Nel 1939 ottenne la reggenza dell’Ufficio Provinciale di Avellino dove organizzò un corso d’igiene nelle Scuole Magistrali e un corso per la lotta antimalarica. Nel luglio 1940 il Dottor Vezzoso si specializzò in Pediatria con la tesi “Rachitismo e sovraffollamento in Italia” e nell’ottobre dello stesso anno, fu chiamato all’Ufficio Affari Generali quale responsabile della redazione del “Notiziario dell’Amministrazione Sanitaria”, del Coordinamento dei Dati Statistici dello stato sanitario della nazione e dell’Organizzazione Sanitaria in Rapporto allo Stato di Guerra. Per diversi anni fu Assistente Volontario all’Istituto d’Igiene di Roma dove si dedicò a ricerche sperimentali ottenendo importanti risultati. Il 26 aprile 1941 Vezzoso sposò Aurora Castoldi di Bari (1914-2000); la coppia ebbe 8 figli (Gianpiero, Rosario, Giovanni, Maria Anna, Bianca Maria, Maria Teresa, Roberto ed Elvira) e fu una famiglia che seppe distinguersi per onestà, sacrificio e unità nonostante alcune dure avversità. Nel gennaio 1944, avendo rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, seguì il Governo prima a Brindisi, in qualità di Dirigente degli Uffici Sanitari, e poi a Salerno dove collaborò con il Direttore Generale della Sanità per la riorganizzazione degli Organismi Sanitari Centrali e Periferici. Nel 1948, gli fu concessa la Medaglia d’Argento di Benemerito per i servizi prestati a favore della Sanità e con la istituzione dell’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità, fu chiamato a far parte del Gabinetto. Nel 1949 ottenne la Libera Docenza in Igiene e tenne corsi d’igiene all’Università di Pisa, Siena e Milano. Fu Medico Provinciale a La Spezia e poi a Siena mentre nel 1961 divenne Capo dell’Ufficio Sanitario Provinciale di Milano, città nella quale rivestì anche il ruolo di Presidente della Croce Rossa Italiana e dell’AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue). Rassegnò le dimissioni dal Ministero della Sanità dopo esserne stato Direttore Generale. Negli anni successivi fu nominato Commendatore della Repubblica e Cavaliere di Grazia Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta mentre il 5 dicembre 1972 gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica. Vezzoso fu Sovrintendente dei Direttori Sanitari dei quattro ospedali che facevano capo alla Ca’ Granda di Milano, successivamente dell’ospedale San Donato e, sempre nel capoluogo lombardo, nel 1973 divenne Direttore Sanitario dell’Ospedale Bassi. Il 3 ottobre 1973 un infarto lo colse in treno mentre si recava a Mestre per un convegno. Fu ricoverato nell’ospedale del centro veneto dove, purtroppo, il 6 ottobre morì. Aveva 66 anni e la sua vita fu intensa. Rimane un personaggio importante, figlio della nostra città, nome che ha portato alto ovunque egli abbia operato. Bartolomeo Vezzoso non fu il classico burocrate ministeriale; volle fortemente che la sua professione e le sue conoscenze fossero un servizio verso il prossimo e, con la mente e il cuore, lottò, donandosi al prossimo, per il miglioramento della salute pubblica.
(Bibliografia: Personaggi della storia Materana, Antonio Giampietro, Altrimedia,1999 – Contributi di Rosario Vezzoso, Maria Anna, Elvira Vezzoso, Giuseppe Di Marzio)
Foto archivio Vinciguerra