Per la rubrica “La storia siamo noi” il materano Nino Vinciguerra ricorda Michele D’Elia, primo sovrintendente e cittadino onorario della città dei Sassi a cui è intitolata la Scuola di Restauro ospitata nell’ex Convento di Santa Lucia al piano in via La Vista a Matera.
«Un uomo che non si era rassegnato a pensare alla Puglia e alla Basilicata come territori di un patrimonio culturale minore e che aveva applicato tutte le sue energie alla riscoperta e alla valorizzazione dell’arte e delle sue tracce nelle nostre regioni». Nato a Grumo Appula, in provincia di Bari, il 21 aprile 1928, sin da giovane, con passione e volontà, lavora per la scoperta e la valorizzazione dei tesori apulo-lucani spesso abbandonati al loro destino se non addirittura sconosciuti. Si iscrive all’Università di Bari e nel 1953 si laurea in Storia dell’Arte. Sposa Pina Belli, milanese trasferita a Bari nei primissimi anni Sessanta, compagna di tanti studi con cui costituì «una formidabile macchina da guerra per il recupero della nostra identità, fatta di tesori invidiabili ma poco noti» e, dal 1960 al 1963, è autore «di una campagna sistematica di ricognizione del patrimonio delle opere d’arte in Puglia». Dal 1967 al 1975 è Ispettore Storico dell’Arte presso la Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie della Puglia e della Basilicata, responsabile dei Laboratori di Restauro e Conservazione e docente di Storia e Tecnica del Restauro presso l’Università di Lecce. Nel 1977, dopo tanto lavoro nella sua terra d’origine, Michele D’Elia diventa Sovrintendente ai Beni Artistici e Storici della Basilicata con sede a Matera e sceglie Palazzo Lanfranchi come sede favorendo essenziali interventi di manutenzione straordinaria del prestigioso edificio e, successivamente, la sua funzionale destinazione a Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna. Ricopre l’incarico di soprintendente sino al 1988. E’ assorbito da questa terra e da questa città in particolare con cui entra in simbiosi. Come in Puglia, anche in Basilicata la sua opera, la sua tenacia e il suo amore per il territorio fanno emergere un’infinità di tesori valorizzando il patrimonio artistico; collabora, in qualità di Direttore Scientifico, con la Fondazione Zètema e contribuisce alla rinascita della Cripta del Peccato Originale. Il suo impegno per Matera è tale da dedicarle tutta la sua professionalità tanto da sentirsi figlio di questa terra. Probabilmente è in occasione del terribile terremoto del 23 novembre 1980, tra le ferite di quella tragedia, che D’Elia riconosce il valore e la forza della nostra terra e del patrimonio culturale che questa custodisce. Una terra che valorizza desiderandola forte, autonoma culturalmente perché si rende conto delle potenzialità che possiede e dei valori che può esprimere. Infatti dice che «la bellezza della Basilicata è nella sua autenticità ed è necessario che apra le proprie frontiere, produca cultura e non solo accetti cultura altrui». Michele D’Elia ha un ruolo di propositore e catalizzatore di iniziative culturali che segnano proposte progettuali necessarie per Matera e per il suo futuro. Mira a valorizzare la gente, le risorse umane; è, infatti, un grande sostenitore del coinvolgimento delle comunità locali, “proprietarie” delle ricchezze dei rispettivi territori e cerca di evitare di «delegare tutto alle istituzioni e alla politica». Dice infatti che «non si può proteggere una casa in assenza e a dispetto di chi la abita. Non si salverà la città senza il concorso attivo di tutti i cittadini» (frase incisa sulla lapide funeraria). Il 14 aprile 1988 D’Elia assume la direzione dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma; è lui a impegnarsi e a lottare anche affinché Matera abbia una sede distaccata della prestigiosa scuola la cui direzione lascia, per problemi di salute, nel 1991. All’amore che D’Elia non aveva mai nascosto nei confronti di Matera, «il vero terreno da coltivare e il luogo dove sviluppare progettualità e realizzare utopie», con affetto e riconoscenza il Consiglio Comunale di Matera, con Delibera Comunale n. 19 del 18 febbraio 2008, conferisce al Professore la Cittadinanza Onoraria riconoscendone i valori e i meriti della sua azione culturale in favore della Città. Quest’uomo dalla disarmante umiltà che con la sua testimonianza di vita ha lasciato tracce indelebili arricchendo chiunque lo abbia incontrato, si spegne a Bari il 15 ottobre 2012 e, assecondando le sue volontà, è sepolto nel cimitero della città che amò, Matera. L’allora Sindaco Salvatore Adduce disse «lascia un’eredità straordinaria, fatta di parole, consigli, insegnamenti, ma anche di cose concrete. Ma l’eredità ancora più importante che D’Elia lascia alle istituzioni, ai suoi amici, all’intera città è il ricordo di una persona straordinaria, di un uomo che ha saputo vivere con intensità, passione, onestà e umiltà il suo amore per la gente, l’arte e la cultura per il sapere, per la nostra città».
(Consultati La Gazzetta del Mezzogiorno.it (16 ottobre 2012), Sassilive (15/10/2012), pannello presente nella Scuola di Alta Formazione-sede di Matera)
Nella fotogallery Michele D’Elia tratta dal pannello presente alla S.A.F. Matera, la Saletta delle Cittadinanze onorarie al Comune di Matera e la tomba di D’Elia e della moglie a Matera (foto Archivio Nino Vinciguerra)