L’artista materano Franco Di Pede celebra i 50 anni dello sbarco sulla Luna. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Matera vista attraverso la Luna, osservata da circa 385.000 km di distanza (tale è la distanza approssimativa che separa la Terra dal suo satellite), è oggi una città completamente diversa da quella che cinquanta anni fa seguiva in televisione o alla radio le decisive fasi dell’allunaggio.
10 lustri sono un tempo storico sufficiente perché possano prodursi cambiamenti radicali ed irreversibili nei destini di un luogo e delle persone che lo popolano.
A dire il vero a questa città è stato sufficiente appena un lustro per veder cambiare il suo destino in maniera radicale, perché si producesse un cambio di traiettoria decisivo, per scrivere il proprio futuro incamminandosi lungo sentieri non battuti ed inesplorati.
Come lo sbarco dell’uomo sulla Luna segnò il passaggio di un’epoca, lo spartiacque di una civiltà, così questi anni che stiamo vivendo segneranno in maniera indelebile il destino di questa comunità, cambiando rotte che apparivano ai più già inesorabilmente tracciate, sovvertendo paradigmi a prima vista prestabiliti, riscrivendo pagine di futuro apparentemente già scritte.
Niente sarà più come prima nella vita di questa città e di tutta la comunità che la abita e la abiterà negli anni a venire, proprio come niente è stato più come prima dopo che il primo uomo posò il piede sulla Luna nella indimenticabile notte del 20 luglio 1969.
Rievocando quella notte decisiva per il destino dell’umanità mi tornano in mente ciascuno di questi ultimi cinquanta anni ostinatamente spesi a coltivare l’arte e la cultura come impegno civile, come strumento per la promozione della conoscenza e della salvaguardia di un patrimonio che l’umanità non poteva alla fine non riconoscere come universale nello spazio e nel tempo.
Mi piace pensare che anche io nel mio piccolo abbia contribuito a riscrivere la storia di questa città al pari di quei tanti (alcuni anche fino al sacrificio della propria vita) che con il loro lavoro ed il loro impegno (a volte oscuro a volte palese) hanno permesso che l’uomo prima si staccasse dalla Terra e poi ponesse le basi per la conquista dello spazio celeste.
Tra questi ancora vivo è il ricordo di quel cosmonauta russo che incrociò per caso la mia strada nell’estate del 1999. Valerij Kubasov era il suo nome (è morto nel 2014). Volò nello spazio diverse volte tra il 1969 e il 1980 ma soprattutto fu protagonista di una storica stretta di mano nel 1975 con l’equipaggio americano dell’Apollo 18 che segnò l’inizio della cooperazione internazionale nel settore spaziale nonché uno degli eventi politici più importanti della nostra epoca.
Matera oggi brilla vista dalla Luna e brilla grazie ai tanti che hanno creduto anche contro ogni evidenza che un futuro diverso era possibile, con la stessa convinzione e caparbietà di coloro i quali sfidarono il destino credendo fermamente che era possibile mettere piede sulla Luna e realizzare per un attimo i sogni di generazioni di uomini e di un’intera umanità.
Nella fotogallery Valerij Kubasov e l’opera “I Sassi e la Luna” di Franco Di Pede