A distanza di novantasei anni i fatti di Bernalda del 31 dicembre 1923, ai quali si è guardato e si guarda con criteri di una lettura e orientamenti politici antitetici, rappresentano un capitolo di storia ancora aperto. L’opera si propone di ricostruire i tragici avvenimenti e la resistenza sostenuta dagli abitanti di Bernalda contro le squadre fasciste del Materano: una pagina di storia forse ancora poco nota e appena accennata nei manuali ma che all’epoca ebbe importanti ripercussioni sul nascente fascismo. Circa duecento squadristi si diedero appuntamento a Bernalda per imporre la loro supremazia. Negli incidenti che seguirono tra fascisti e nazionalisti non allineati persero la vita tre persone e molte altre rimasero ferite. Amplificati dalla stampa dell’epoca gli scontri ebbero un grande impatto nella opinione pubblica e sulla politica nazionale.
Un eccidio premeditato o frutto di casualità? Certo è comunque che la spedizione fu accuratamente programmata in ogni dettaglio dai gerarchi lucani.Una spedizione che comunque poteva andare ben oltre i principi della legalità, dal momento che era in atto lo scioglimento delle organizzazioni squadriste e che il regime cercò ugualmente di legittimare. I fatti di Bernalda sono il risultato di una vicenda complessiva più ampia che trae origine dagli sconvolgimenti sociali del primo dopoguerra. E sono significativi anche per comprendere più da vicino la dinamica sociale ed organizzativa del primo fascismo lucano. I nazionalisti non intendevano porsi in una posizione di subalternità e rivendicavano maggiore dignità. Il raccontodi quella triste e luttuosa giornatapuò prestarsi ancora oggi a diverse interpretazioni. Un avvenimento forse ancora troppo vicino per esprimere giudizi definitivi, ma già abbastanza remoto per consentire di definirne gli aspetti essenziali e generali. Le fonti di archivio utilizzate, l’analisi di alcuni documenti e di atti giudiziari, le relazioni e rapporti di polizia, i ricordi degli anziani, il resoconto contraddittorio degli organi di stampa e le testimonianze di alcuni squadristi per fortuna salvate dall’oblìo forse non consentono di poter fare piena luce sulla vicenda del 1923, che oggi rimane per certi versi ancora un capitolo aperto alla discussione e al confronto di idee.