Si può comunicare la storia in modo diverso. Non solo con seminari e conferenze, ma anche con una lezione-spettacolo. Meno accademica, più diretta e coinvolgente. E’ quella tenuta da Donato Verrastro, docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi della Basilicata, su “Un bambino che gioca ai dadi”, per una storia del gioco pubblico in Italia tra Otto e Novecento, ha riscosso l’interesse e l’apprezzamento del numeroso pubblico presente all’auditorium del centro culturale Nitti di Melfi.
Organizzato dall’Associazione Nitti e patrocinato dal comune, l’incontro è stato introdotto dal direttore dell’Associazione Gianluca Tartaglia e dall’indirizzo di saluto di Alessandro Panico, assessore al Bilancio del comune di Melfi.
Arricchita dalle letture di Michele Tangreda e da alcuni contributi video, la lezione-spettacolo ha offerto una lettura del gioco pubblico nel nostro Paese proposta sotto varie sfaccettature, dai processi storici ai risvolti sociali, economici e culturali.
“La storia del gioco pubblico consente di leggere e interpretare i contesti sociali, di esplorare l’universo valoriale delle comunità, di intercettare strategie di sopravvivenza e ricostruirne le matrici culturali – ha affermato Donato Verrastro-. I comportamenti di gioco, tra Otto e Novecento, rivelano in controluce la relazione stretta che intercorre tra le persone e le opportunità offerte dalla realtà in cui vivono: laddove elementi di certezza delineano profili sociali attraversati dall’etica borghese, si gioca il superfluo; quando, invece, miseria, disoccupazione e scarse aspettative di riscatto sociale condizionano finanche la sopravvivenza nel quotidiano, il gioco rappresenta un ammortizzatore sociale, svolgendo una funzione che la storiografia ha classificato come ‘biologica’. Ed è nei contesti più in affanno, infatti, che nel tentativo di governare l’alea e la sorte, la numerologia, racchiusa negli arcani della ‘Smorfia’, offre l’illusione di poter interpretare il mondo e governare la realtà attraverso alternative strategie che consentono di “giocare” la speranza. Il viaggio immersivo nella storia del gioco pubblico ha consentito di intrecciare linguaggi diversi, dalle poesie di Totò ed Eduardo De Filippo agli scritti di Matilde Serao, dalle analisi storiografiche ai video di un inedito documentario sulla Napoli della cabala, curato nel 2005 dal prof. Giuseppe Imbucci, pionieri degli studi sui comportamenti di gioco e sull’analisi dei contesti sociali”.
Il prossimo appuntamento di Associazione Nitti è fissato per il 24 Aprile con la conferenza del prof. Stefano Rolando, presidente di Fondazione “Francesco Saverio Nitti”, su Giacomo Matteotti del quale ricorre quest’anno il centenario della morte.