Una sala gremita con oltre seicento persone ha accolto ieri al Museo archeologico provinciale di Potenza il giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, per l’evento promosso dallo Spi Cgil Basilicata. Intervistato dalla giornalista Beatrice Volpe, Ranucci, a partire dall’esperienza di Report e del giornalismo di inchiesta in Italia, ha affrontato i temi della libertà di informazione, del servizio pubblico, della Costituzione, della democrazia e della giustizia sociale, che sono alla base del suo libro “La scelta”, edito da Bompiani.
“L’informazione è un tema oggi più che mai cruciale – ha detto il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, introducendo l’incontro – In gioco c’è la tenuta democratica del Paese. Nella relazione 2024 di Reporter senza frontiere sulla libertà di informazione, si evince che l’Italia è retrocessa dal 41° al 46° posto della classifica. Nel Paese stanno accadendo cose inaudite, che vanno dall’attacco sempre più evidente alla libertà di stampa all’ultimo decreto sulla sicurezza che di fatto limita la libertà di manifestare, una norma pensata per colpire chi esprime il proprio dissenso in maniera pacifica con pene fino a due anni di carcere per chi fa blocchi stradali o occupa strade o ferrovie in occasione di manifestazioni.
Allo stesso modo – ha aggiunto Summa – questo governo sta imbavagliando l’informazione. Si pensi al recente “emendamento Costa” che vieta di pubblicare integralmente le ordinanze di custodia cautelare, utilizzando come pretesto il diritto alla privacy dei comuni cittadini, laddove invece occorrerebbe dire che è proprio la pubblicazione integrale ad assicurare trasparenza e tutela. In realtà, l’unico diritto alla privacy che si vuole tutelare è quello dei potenti.
E poi c’è il tema delle intercettazioni su cui c’è molta cattiva propaganda. Limitare le intercettazioni serve a tutelare chi ha potere e toglie la possibilità ai comuni cittadini di essere accuratamente informati su vicende di loro interesse, oltre che a contrastare la criminalità”.
Altro tema affrontato, il servizio pubblico e ciò che sta accadendo in Rai. “La già debole normativa a riguardo – ha precisato Summa – è stata gravemente peggiorata dalla legge del 2015 voluta da Renzi: il trasferimento del controllo sulla Rai dal Parlamento al Governo, con l’introduzione della figura dell’amministratore delegato, ha reso possibile ciò a cui assistiamo oggi con l’avanzata del governo attuale che ha trasformato il servizio pubblico in Tele-meloni. L’attuale capillare occupazione dell’azienda è cosa assai diversa dalla tanto vituperata lottizzazione che, magari in maniera maldestra, garantiva comunque all’interno del perimetro Rai la rappresentazione dei rapporti di forza del sistema politico plurale. Oggi, invece, siamo di fronte a un’occupazione pura e semplice. E chiaramente una trasmissione come Report dà fastidio.
La forza di Report è nella semplicità della scelta: offrire ai cittadini la cruda narrazione dei fatti, attraverso un rigoroso lavoro di ricerca. Chi fa giornalismo d’inchiesta in Italia si trova di fronte all’intolleranza o, nel migliore dei casi, alla disattenzione da parte della politica”. Summa ha ricordato che “nei cassetti del Parlamento c’è una legge che giace ormai da anni sulle cosiddette “liti temerarie”, ossia quelle querele fatte per intimidire, che sono nei fatti atti di intimidazione con l’obiettivo di costringere il giornalista all’autocensura.
Ma un giornalista, quando viene a conoscenza di una notizia, ha l’obbligo di parlarne, soprattutto se la notizia è di interesse pubblico”.
Per Summa è questo il punto chiave: “Quando diciamo che la libertà di informazione e l’articolo 21 della Costituzione sono sotto attacco, significa che si sta ledendo pesantemente l’autonomia dell’informazione. L’informazione, come la magistratura, sono poteri che hanno una fondamentale funzione di controllo rispetto agli altri poteri dello Stato e, come tali, vanno tutelati e riconosciuti.
L’equilibrio costituzionale del nostro Paese si fonda su pesi e contrappesi, informazione e magistratura sono i contrappesi del potere che rendono equilibrato il sistema. Dobbiamo chiederci: cosa sta succedendo per davvero? Sta succedendo quello che è già successo altrove, stiamo andando verso quella che i politologi chiamano ‘democratura’, una forma di autoritarismo che si libera dai contropoteri, li indebolisce, li attacca, li mette in un angolo. Riguarda la magistratura e riguarda, per l’appunto, l’informazione. Per scongiurare questo scellerato disegno – ha concluso – bisogna far crescere forte la consapevolezza che l’informazione non è solamente un tema di convegni e seminari, ma è anche un tema di lotta. Questo lo scopo dell’iniziativa. Pensiamo sia inevitabile e doveroso considerare il campo dell’informazione, come un ambito naturalmente conflittuale e di grandi scontri e tensioni. Ma senza quel “conflitto” tutto tace, vige una ingannevole calma apparente sotto la quale si nasconde una società anestetizzata e la morte permanente del senso critico. E per questo dobbiamo continuare a mobilitarci a difesa della nostra Costituzione che rappresenta la nostra ancora per la difesa della democrazia e delle nostre libertà .
E sullo sfondo c’è, ovviamente, quella terza guerra mondiale a pezzi di cui parla ormai soltanto Papa Francesco e che riguarda anche l’informazione. Sono più di 100 i giornalisti morti a Gaza. Spetta a tutte e a tutti mobilitarsi e resistere”.