Domenico Gallipoli rende omaggio a Umberto Veronesi, il luminare della lotta al cancro che si è spento all’età di 90 anni l’8 novembre scorso con un dialogo tra il discepolo Pietro e Nostro Signore Gesù.
Lassù, molto ma molto in alto … (Omaggio a Veronesi)
Pietro: Signore, nelle vicinanze della porta celeste, c’è qualcosa di strano, un vocio, un’animazione particolare, … ma mi stai ascoltando? Mi sembri soprappensiero. Non ti sei ancora abituato a come va il mondo? Dopo che sei andato via dalla Terra ne hai viste di belle, o meglio, di brutte! Non so quante migliaia di anni ci vorranno per vedere i frutti della tua discesa tra gli uomini.
Signore: Hai ragione, non riesco ad abituarmi alle guerre, alla violenza tra gli uomini, a quella contro le donne e soprattutto a quella contro i bambini, non riesco ad abituarmi anche alla violenza delle parole tra persone che la pensano diversamente; queste sembrano combattere una guerra civile che non finisce mai. Scusami per lo sfogo. Cosa eri venuto a dirmi?
Pietro: Nelle vicinanze della porta, anche se non ansioso di entrare, mi hanno detto alcuni che passavano da quelle parti, c’è un tale Umberto giunto da Milano.
Signore: Non sarà per caso quello che voleva cacciare dalle sue parti i meridionali e rispedirli giù, quello il cui figlio spendaccione era andato a laurearsi lontano da casa sua in Albania?
Pietro: No Signore! E’ uno con il camice bianco da medico, che ha attirato la curiosità di tanta gente che si è affollata sorridente nelle vicinanze della porta e gli ha tributato un applauso affettuoso e pieno di riconoscenza. Mi hanno detto che si chiama Umberto Veronesi.
Signore: Lo conosco, Pietro. Merita ampiamente di attraversare la porta d’ingresso nel regno dei Cieli.
Pietro: Ma … di lui si diceva che fosse ateo, quindi … forse ha sbagliato indirizzo, non gli si dovrebbe permettere di unirsi a noi.
Signore: Pietro, non era ateo, era agnostico, cioè non ha preso posizione sul problema della religione.
Pietro: Signore, ti prego di scusare la mia ignoranza, io ero un pescatore, non una persona istruita, un filosofo.
Signore: Caro Pietro, io ho seguito con occhio particolare la vita di quest’uomo che ha curato le malattie più gravi, animato sempre da senso di responsabilità, da atteggiamento di disponibilità verso il prossimo, ricco o povero che fosse, e la sofferenza, e sempre con il sorriso sulla bocca. Che altro pretendere da un uomo? Il gridare di essere cristiano, l’andare in chiesa tutte le domeniche bastano a coprire l’avidità e l’indifferenza? No! Senza che ne fosse consapevole, è stato uno dei miei migliori figli, mi ha cercato con il suo lavoro e con il suo comportamento. Ad alta voce e con gioia invitatelo ad attraversare la porta celeste.
Pietro: Sarà fatto immediatamente, Signore.
Signore: Per lui vorrei un’accoglienza particolare: cercami il maestro Arturo Toscanini, digli di organizzare con un’orchestra formata dai suoi migliori professori di musica un concerto per l’accoglienza del professor Veronesi. Così dico, così sia fatto.
Così fu detto, così fu fatto.