Non si è trattato della solita conferenza stampa con i vari ruoli già ben assegnati e stabiliti nel loro ordine. Non si è trattato, quindi, del solito cliché, a partire delle postazioni occupate: seduti al tavolo dei relatori vi erano, loro, i ragazzi, i veri protagonisti dell’evento, i veri artefici di un modo di fare comunicazione fatto di novità, ma che non vuole essere nuovo a tutti i costi, costruito non su fatti di recente accadimento, ma riprendendo, anche, un passato foriero di sviluppi e tuttora valido, ancora vivo e di esempio per un modus vivendi delle nuove generazioni troppo spesso ingiustamente bistrattato.
“Recupero del passato – ha detto Nicola Sileo, uno dei componenti del Circolo di Q – riproponendolo sotto una luce nuova. Importante è cercare un canovaccio per dare voce al pensiero. Gli stili sono differenti, legati alle attitudini di ognuno di noi, simile e condiviso l’amore per la scrittura e la letteratura che porta a comprendere come ‘fare’, come ‘realizzare’. Non è importante parlare di classicismo o di beat generation, fondamentale è la loro reinterpretazione, imperante, per usare un termine forte, è il pluralismo, mettendo a confronto generazioni e loro espressioni profondamente connesse a giudizi, spesso maldestri, o quanto meno poco attenti. Capire, dunque, l’importanza di andare avanti nello scrivere, nel riconoscere alla poesia il suo essere vero, le sue grandi opportunità comunicative, la sua grandezza nell’offrire emozioni e sensazioni, in un mondo che i giovani credono e vivono in modo diverso, trovando il giusto excursus per entrare in una realtà che non è chiusa, ma pronta a premiare chi cerca il cursus honorum di cui discorrono Cicerone e Callistrato”.
Gli altri ragazzi,tutti iscritti al Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Unibas, che hanno presentato i loro lavori, illustrandone contenuti e significato, sono Antonio Biscione, Valeria Iannuzzi, Raffaele Ambrosio, Francesca Berillo e Francesco Satriano.
La presidente del Corecom, Giuditta Lamorte, che ha mostrato il primo numero del periodico patrocinato da Comitato, ha spiegato che ogni disegno che compare sulla Q che, in realtà è un cerchio, diviene un racconto, è una rappresentazione, è il punto di partenza che va dal quotidiano per scendere nei meandri dell’animo, cercando di comunicarlo agli altri.
“L’era moderna – ha detto Giuditta Lamorte – é caratterizzata dal dominio assoluto della tecnologia, in una situazione di questo genere diventa difficile parlare di poesia.Smartphone, webtv, webradio computer, l’avanzare di quella che il rapporto eurispe/telefono azzurro definisce la generazione degenerata e di tutto ciò che per tenerci informati riduce drasticamente i tempi della comunicazione, azzerando i tempi del pensare, ci porta a ritenere che la poesia non abbia alcuno spazio. In un passato non molto remoto – ha ricordato Giuditta Lamorte – c’era la lettera con i suoi tempi di riflessione, le cancellature e i fogli appallottolati, oggi nell’accelerare continuo della vita, la poesia non ha più un suo luogo. I ragazzi del circolo di Q ci hanno però dimostrato, questa mattina, che è possibile ancora riflettere, riconquistare il pensare e la poesia è una ‘possibilità sospesa’, una possibilità di recuperare e ripristinare il valore e il concetto del tempo”.
Il presidente Mollica “si è detto meravigliato del fatto che, nonostante la sua mole, i ragazzi siano riusciti a farlo sentire piccolo. L’auspicio – ha detto Mollica – è che il vostro insegnamento di oggi, a testimonianza che il giusto modo di porsi, di operare e, soprattutto , di comunicare, non sempre viene dai grandi, è quello che continuiate con testardaggine, con forza, con le capacità dimostrate e con la cultura che esprimete. Siete voi che avete trovato il giusto mezzo per poter cambiare realmente il mondo. Dante ha sussurrato che bisogna‘seguire virtute e conoscenza’, ecco in questo momento voi lo state facendo, dando alla cultura il senso più opportuno che può divenire, perché no? fare politica, essere consiglieri regionali per lo sviluppo di questa regione, evitando il fallimento di un’intera società. E lasciate a noi estranei – ha chiesto Mollica – contaminare il vostro mondo, lasciateci entrare nella vostra rete che non è certamente chiusa, bensì a maglie larghe, lasciateci ‘contagiare’ il Circolo di Q da voi creato, interagire con il vostro pensiero. La Basilicata ha bisogno di voi e il vostro scritto, come avvenuto oggi, deve ‘salire in cattedra’”.
Patrizia Del Puente, docente di glottologia e linguistica presso l’Università degli Studi della Basilicata, che ha coordinato il gruppo, ha sottolineato che: “Spesso studiare Lettere è per alcuni e secondo una malsana convinzione come non essere capaci di fare il resto, di addentrarsi in altri settori. Non è vero. Il pensiero moderno è frutto degli incontri degli intellettuali nel salotto di madame De Stael. Per troppo tempo gli umanisti dono rimasti aldi fuori della storia, ma ecco che ora sono i giovani a rivalorizzare i principi che vanno ben al di là della conoscenza fine a se stessa, ma sono l’input per una scienza totale che indirizza il cammino umano, un cammino quello dei giovani che va spalleggiato e accompagnato. I ragazzi aprono ad una speranza. Che giovani – ha proseguito – letterati siano disposti a mettersi in gioco per cercare di cambiare un pensiero ed una società che stanno loro stretti e lo fanno esponendosi in prima persona, comunicando,cioè, se stessi con rabbia, con la loro debolezza che divengono, però, espressione di una potenziale forza capace di cambiare, mi auguro, la società, è di grande lungimiranza e dimostra che la volontà unita alle capacità sono davvero maestre non solo di vita, ma di rapporto quotidiano, anche utilizzando modalità meno comuni di quelle usuali”.
Intervenuta, anche, la componente del Corecom, Morena Rapolla, che, facendo riferimento a Gianni Rodari, ha paragonato“la parola ad un sasso lanciato in uno stagno. I ragazzi, con questa pubblicazione, hanno fatto un piccolo, grande miracolo: hanno aggiunto un ulteriore elemento di riflessione a quei cerchi provocati dal sasso, sono riusciti a costruire un ponte attraverso il quale fare dono delle loro poesie al lettore, in un’era dove l’alienazione, la paura e l’incapacità di fermarsi ad ascoltare l’altro ancora imperano con assordante prepotenza”.