Stoppelli, sindaco di Maratea: “Arrivare tra le dieci finaliste candidate a Capitale Italiana della Cultura 2026 al primo tentativo è già stata una vittoria. I progetti di rilancio culturale andranno comunque avanti e contiamo di riprovarci”. Di seguito la nota integrale.
“Concorrere al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026 è stato per Maratea l’occasione per affermare un modo di intendere il territorio nella sua complessità, di proporre un progetto che va al di là dell’ambire ad un titolo. Abbiamo voluto dare risposta alla necessità di rendere globale il locale, di partire dalle nostre radici per costruire una comune cultura dei popoli”. Così il sindaco di Maratea, Daniele Stoppelli sottolinea l’importanza per la Perla del Tirreno e per l’intera Basilicata dell’esperienza di candidatura che ha visto l’elezione questa mattina dell’’Aquila.
“Arrivare tra le dieci finaliste al primo tentativo è già stata per noi una vittoria. Ci siamo congratulati con il sindaco dell’Aquila per il risultato e ci ha manifestato di voler interagire con Maratea: ne saremmo orgogliosi. I nostri progetti di rilancio culturale, presentati nel dossier ‘Maratea 2026. Il futuro parte da un viaggio millenario’, andranno comunque avanti e contiamo di riprovare a candidarci. Siamo infatti convinti che i nostri giovani abbiano bisogno di veder crescere il nostro territorio per non essere costretti ad emigrare, e poter realizzare qui i propri sogni” prosegue il primo cittadino.
“Maratea ha raggiunto già un traguardo importante insieme a Moliterno – commenta Cosimo Latronico, Assessore Ambiente ed Energia della Regione Basilicata -. Maratea non è solo Basilicata, ma è Mediterraneo e Mezzogiorno. La leva della cultura è una leva di sviluppo proprio per le politiche di coesione del Mezzogiorno”. E la Perla del Tirreno lo ha espresso creando reti e alleanze sul territorio e non solo. “Il suo – sottolinea Latronico – è un progetto culturale che ha guardato oltre l’ambizione ad un titolo, proponendo una partecipazione diffusa e gli altri comuni hanno risposto, superando quell’orgoglio di campanile che spesso finisce per limitare le prospettive e il racconto”.
Il tal senso la candidatura di Maratea 2026, ha tracciato una strada importante, unendo altre località lucane, a partire da Moliterno che in origine aveva coltivato la medesima ambizione a concorrere al titolo. È il sindaco di Moliterno, Antonio Rubino a mettere proprio l’accento sullo “spirito di unione dei comuni e dei territori che hanno dato vita all’ampio percorso interno alla Basilicata. Un percorso confluito nel programma culturale per il 2026, che rappresenta un esempio per la comunità lucana affinché attraverso questa nuova coesione si possano realizzare nuovi interventi sul nostro territorio per renderlo attrattivo e vivibile lavorando in sinergia. Una collaborazione che vorremmo estendere anche alla città vincitrice, L’Aquila”.
Centrale nella candidatura e nel tour di presentazione di Maratea 2026 è stato proprio il concetto di cittadinanza diffusa, che mette in stretta connessione turismo e cultura, con gli ospiti che assumono il ruolo di cittadini adottivi, portando così le loro contaminazioni e dando vita a una cultura che si rinnova e arricchisce, in una continua rivalorizzazione delle tradizioni.
Una progettualità che ambisce a crescere nel tempo e non si ferma ad una pur prestigiosa occasione. E lo può fare affidandosi alle comunità. Quelle lucane, distribuite in tutto il Paese, ma anche a quelle composte da un milione di lucani cittadini del mondo, rese attivamente partecipi. Non solo ambasciatrici, ma protagoniste nel creare legami, scambi. I promotori della candidatura hanno, infatti, creduto fermamente in questo concetto di portare l’iniziativa culturale oltre ogni confine: una naturale eredità della storia stessa di Maratea, approdo di popoli diversi che hanno lasciato segni profondi nelle tradizioni e nella bellezza.
“Apprezzo molto le dichiarazioni degli amministratori lucani che sono tutti rappresentanti di soggetti che sono parte della membership stessa da Fondazione Nitti, insieme all’Unibas, alla provincia di Potenza e al Comune di Melfi” dichiara Stefano Rolando, Presidente del comitato di candidatura Maratea 2026 e presidente della Fondazione Nitti. “La tessitura creativa progettuale, organizzativa e finanziaria che abbiamo sviluppato è certamente al servizio di un cantiere a dimensione regionale connesso al Mezzogiorno e al Paese che vale molto per un 2026 in cui la dominante dell’immagine dell’Italia nel mondo sarà legata al nord e alla montagna delle Olimpiadi”.
Il progetto ha avuto come cardine proprio la connessione Nord-Sud. Un principio imprescindibile per qualsiasi programma moderno che voglia produrre cultura e non solo celebrarla. Ne è stata espressione la tappa di Milano del tour di presentazione, dove è emersa spontaneamente la collaborazione con la metropoli più internazionale del Paese. Non è stato necessario costruire un legame tra Maratea, porta sul Mediterraneo e Milano, porta verso l’Europa, perché già esiste nei fatti, nella storia, nella comune vocazione ad accogliere e ad esportare culture.
Come già avvenuto per altre città, Maratea aggiornerà e ripresenterà la candidatura per le prossime assegnazioni del titolo di Capitale Italiana della Cultura, perché tutti coloro che ne sono stati attori credono fermamente che sia stato costruito un modello innovativo che merita di essere valorizzato.
Ma soprattutto non si ferma qui il progetto culturale: Maratea, insieme ai comuni del territorio, alla regione Basilicata, ha tracciato la strada di un concetto che parte dal turismo delle radici, per produrre una comunità senza confini, come confermato in più interventi, incluso quello durante l’audizione al Ministero della Cultura dello scorso 5 marzo, da Rocco Papaleo, attore e regista di origini lucane, testimonial di Maratea 2026: “Sono molto orgoglioso di essere qui. Forse ero pessimista e ho accettato questo ruolo quasi come un dovere. E invece sono stupito e vi ringrazio davvero di avermi coinvolto. Amo la Basilicata e i lucani, non fosse altro che per invogliarmi ad amare me stesso. La mia è la storia di uno che voleva andarsene e se ne è andato, ma che ora vuole tornare”.
Questa resta la forza della cultura: una cultura che, oltre a valorizzare il passato, viva il presente e costruisca il futuro.
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