Marco Civoli e Italo Cucci. Due grandi firme e due volti popolarissimi del giornalismo sportivo italiano a Matera in mattinata per il nuovo seminario rivolto ai giornalisti e promosso nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi sul tema“Giornalismo sportivo: stili e strategie di comunicazione e deontologia professionale”.
Delineare le caratteristiche e le specificità, anche deontologiche, del giornalismo sportivo. Conoscenza della storia e dei generi del giornalismo sportivo e delle regole deontologiche che riguardano lo specifico settore. Questi i temi affrontati da Marco Civoli, telecronista e vicedirettore di Rai Sport e Italo Cucci, giornalista sportivo, già fondatore e direttore di molte testate di settore, commentatore radiotelevisivo. Per Cucci si è trattato di un gradito ritorno a Matera dopo l’invito ricevuto dal presidente del Matera Sassi Vito Ripoli per la presentazione del club biancoazzurro che agli inizi degli anni Duemila partecipava al campionato di serie D.
Nel corso del seminario è arrivata anche la testimonianza di Angelo Oliveto, inviato speciale Rai Sport.
Dopo aver ricordato il collega Renato Carpentieri il seminario è partito con il contributo offerto da Italo Cucci, che ricorda in apertura l’aneddoto del compianto collega Gianmaria Gazzaniga quando con una scusa banale saltò da una tv all’altra di Pescara, che all’epoca era in serie A, dichiarando due cose diametralmente opposte nel giro di poche ore. Il ricordo più bello, favorito anche dalla mostra di Pasolini a Palazzo Lanfranchi è dedicato proprio al regista de “Il Vangelo secondo Matteo”. Pier Paolo – ricorda Cucci – amava il calcio e spesso è fatto fotografare con la maglia rossoblu del Bologna, di cui era grande tifosi, con Pascutti e Bulgarelli. Pasolini ha segnato la storia professionale mia e quella del Guerin Sportivo. Ad un certo punto Gianni Brera chiuse il giornale a giugno ma dopo qualche anno tornò in vita e mi fu affidato. Pasolini diventò un punto cardine per la rinascita del Guerin Sportivo. Una sera dovevo chiudere il giornale e arrivò la notizia della morte di Pier Paolo Pasolini. Il venerdì precedente alla nostra redazione era arrivata una busta gialla di quelle degli Enti pubblici che Pasolini aveva riciclato per spedirci le risposte di un’intervista. Quella sera d’intesa con i colleghi ho detto “facciamo un colpo di vita” e gli dedicammo la copertina del Guerin Sportivo con una foto in maglia rossoblu pubblicando l’ultima intervista della sua vita. Il Guerino veleggiava sui 50 mila copie, con Pier Paolo Pasolini facemmo 110 mila copie. Sono ancora emozionato per questa cosa. Per quanto mi riguarda il giornalismo sportivo non deve mai temere di affrontare argomenti che in teoria non sono legati allo sport. Un altro esempio della mia esperienza professonale è legato Renato Curcio, ex terrorista, editore e saggista italiano, tra i fondatori delle Brigate Rosse. Curcio ha scelto il Guerin Sportivo per trasmettere un messaggio alla gente. Nel giornalismo sportivo è fondamentale imparare a conoscere i propri lettori. Io ho vissuto la stagione del marketing e posso dire che è particolarmente difficile. Io sono quello che ho sempre difeso la faziosità come principio di giornalismo sportivo. Faziosità non vuol dire violenza. I violenti nel calcio sono degli idioti.
Tornando a Pasolini Italo Cucci confessa: “Ritrovarlo stamattina in questa mostra mi ha fatto veramente piacere. L’unico ricordo pulito della vita di Pier Paolo è il calcio. Poi legge un testo di Pasolini in cui il regista afferma: “Peccato che tutti mi considerano solo un uomo di cultura, perchè la cultura è un ottimo alibi, mai che mi invitino a tenere una conferenza sul calcio. Gli sportivi sono poco colti e i colti sono poco sportivi. In realtà, ricorda Cucci – gli uomini di cultura sceglievano i giornali sportivi per farsi leggere dalla gente comune. E pensare che fui considerato un profeta perchè pronosticai la vittoria del mondiale 82 con la foto in copertina di Paolo Rossi Pablito, io alla fine ho dichiarato che nella vita ci vuole anche culo… Come nel 2006 anche nel 1982 venivamo dal calcio scommesse, dagli arresti in campo, un fenomeno che oggi non si potrebbe ripetere nonostante siano presenti ancora tanti scandali”.
Poi arrivano i numeri che confermano il declino della carta stampata: “Già dieci anni fa riportavo le vendite dei giornali sportivi: Gazzetta dello Sport 550 mila copie, Corriere della sera 520 mila copie, Repubblica 460 mila copie, La Stampa 430 mila copie, Corriere dello Sport 380 mila copie. Oggi queste cifre sono peggio che dimezzate, in qualche caso ridotte ai minimi termini.Sapete cosa è successo. Che gli editori si sono dimenticati di fare il giornale. Con i pre-pensionamenti sono state eliminate tutte le grandi firme, per carità largo ai giovani ma in compagnia si sta meglio. I lettori dei giornali sportivi sono sempre più vecchi, perchè gli ultrà non sono lettori di giornali. L’idea è quella di fare il giornale senza i giornalisti. Con la tecnologia si fanno solo danni. Non credo al futuro del giornale sul web. Ricordo che Il Corriere nel 1930 viene considerato il mezzo per la diffusione della lingua italiana. Nel 1911 i giornali vendevano 6 milioni di copie, oggi la tecnologia ha dimezzato le vendite. Non mi piacciono nemmeno i famosi panini: immediatamente crei un danno ad uno dei due editori e
quando finisce il panino le vendite non solo calano ma diminuiscono.
Poi affronta la questione del calcio moderno, sempre più condizionato dalle pay tv. “Ogni giorno c’è una partita, non è possibile. Bisogna ribellarsi alla prepotenza. La Costituzione difende anche i giornalisti sportivi, dobbiamo ribellarci per esempio alla conferenza stampa idiota. La domanda che mi faccio è questa: muore prima il giornale o il calcio? Il calcio, questo è sicuro, non morirà mai. Il calcio rappresenta il meglio e il peggio degli italiani. Sul giornalismo comincio ad avere dei timori. Non credo ai giornali sul web. C’è un’autorevolezza della carta stampata. Ed è un problema italiano. Altrove i giornali si continuano a vendere. La carta può morire solo se qualcuno la uccide.
Poi la palla passa a Marco Civoli: “Ringrazio Cucci che vi ha fatto vivere un’intensa lezione di giornalismo, cultura e sport.
Non posso pretendere di darvi il mio verbo in assoluto ma stavo riflettando su quanti di voi stanno lavorando presso delle televisioni o delle radio private. Io ho iniziato la mia carriera in una televisione privata, quando le tv private si mettevano in competizione con Mamma Rai. Nel 1979 vengo assunto da Telenova con la qualifica di giornalista e mi rendo conto come da quel momento le cose sono cambiate. Mi chiedo se anche qui le cose sono cambiate. Io ho avuto una grande fortuna, l’esperienza di nove anni ha contribuito a formarmi e in questo caso occorre avere avuto degli ottimi maestri, ciò che forse manca oggi. La nostra generazione fatica ad avere questo tipo di caratteristiche. Dal 1988 sono andato in Rai e mi ritrovo qui da vice direttore dopo 36 anni di intenso lavoro. La mia esperienza si basa su questi fattori; umiltà, passione, voglia di migliorarsi, non essere superficiale e misurarsi costantemente con gli altri. Siamo una casta di privilegiati sopratutto quando mi confronto con i colleghi della carta stampata. La televisione ha generato sempre invidia nei confronti della carta stampata. Eppure sono un giornalista che ha avuto un rapporto di una certa distanza con l’elettrodomestico “televisore”. Mi ha sempre dato fastidio risentirmi e rivedermi invece è quello che consiglio che ai giovani.
L’incontro si chiude con il video di Marco Civoli che racconta in compagnia di Sandro Mazzola i rigori di Italia-Francia, che hanno decretato la vittoria dei mondiali 2006 con la celebre frase “Il cielo è azzurro sopra Berlino”. “Non sono diventato ricco con questa frase, perchè i diritti sono della Rai. Quella volta sono stato fortunato, a Berlino è stata la fortuna più colossale della mia carriera, è come fare sei al superenalotto sbancando anche con il superstar. Eppure di quella partita ricordo anche un aneddoto molto curioso: arrivammo allo stadio all’una e restammo lì fino a tarda serata. Bene, ricordo che con Mazzola mangiammo unl panino alla salamella di fronte allo stadio di Berlino, uno stadio che trasudava storia.
Sono un po’ timido ma mi fa molto piacere rivedere questo video. Devo dire che ho avuto la fortuna di divertirsi lavorando, è una fortuna che hanno in pochi”.
All’incontro è intervenuto anche Franco Selvaggi, campione del mondo di Spagna 1982.
Michele Capolupo
La biografia di Marco Civoli
Marco Gianluigi Civoli, nato a Milano il 5 ottobre 1957, è un giornalista e conduttore televisivo italiano.
Carriera
Esordisce presso l’emittente locale lombarda dei padri paolini Telenova.
Entrato in Rai nel 1988, oltre a condurre e ad intervenire in programmi sportivi come la Domenica Sportiva e Sport2 Sera, è telecronista di calcio.
Diventa il telecronista ufficiale (con commento tecnico alternativamente di Sandro Mazzola, Fabio Capello, Walter Zenga, Salvatore Bagni) delle partite della Nazionale italiana di calcio nel 2004, dopo il campionato europeo di calcio 2004 in Portogallo, commentato da Gianni Cerqueti. Affiancato da Sandro Mazzola, è la voce della vittoria della Nazionale al campionato mondiale di calcio 2006.
Dal 13 settembre 2006, in occasione del ritorno in Rai della massima competizione calcistica europea per club, conduce Un mercoledì da Campioni, il programma di Raiuno che propone le sintesi in differita di tutti gli incontri del mercoledì della Champions League, dopo la partita più importante della giornata trasmessa dalla stessa rete in prima serata.
Insieme a Salvatore Bagni ha effettuato la telecronaca delle partite disputate dalla nazionale di calcio italiana nel campionato europeo di calcio 2008 e della Confederations Cup 2009
Nella stagione 2008-2009 ha condotto Replay su Rai 3 il lunedì in seconda serata.
Nel 2010 commenta la partite della Nazionale italiana al campionato mondiale di calcio 2010, sempre con Salvatore Bagni.
Il 10 agosto 2010 effettua l’ultima telecronaca della Nazionale italiana (nella partita persa 1-0 a Londra contro la Costa d’Avorio); in quell’occasione viene affiancato da Bruno Gentili, che poi gli succederà nelle telecronache della Nazionale italiana di calcio.
Dal 28 agosto dello stesso anno passa alla conduzione della Domenica Sportiva insieme a Paola Ferrari, rimanendo poi nel cast della trasmissione cone opinionista. Nell’estate del 2014 è nel cast del programma comico-sportivo Maxinho do Brazil su Rai Sport 1, occupandosi delle telecronache “alternative” del mondiale di calcio brasiliano.
Dal dicembre 2014 è vicedirettore di Rai Sport.
Altre attività
È sindacalista dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai.
Insieme a Mauro Sandreani ha prestato la sua voce per il commento delle partite nei capitoli del videogioco Pro Evolution Soccer da PES 4 a PES 8 usando lo pseudonimo Marco Meccia.
La biografia di Italo Cucci
Italo Cucci, nato a Sassocorvaro il 31 maggio 1939 è un giornalista e scrittore italiano.
Originario del Montefeltro, della famiglia Cucci di Majolo, discendente da parte materna di Matteo da Bascio, il fondatore dei Frati Cappuccini, è cresciuto a Rimini, dove ha iniziato la sua avventura giornalistica nel 1958 con il settimanale La Provincia. Successivamente ha collaborato ad alcuni settimanali della capitale (Lo Specchio, Il Meridiano, Qui Italia, la Folla, Reporter) diventando infine giornalista professionista nel 1963 al Resto del Carlino. Oggi vive a Pantelleria ed è libero professionista.
Allievo di Gianni Brera, Severo Boschi, Aldo Bardelli ed Enzo Biagi, ha insegnato giornalismo alla Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma e Sociologia della comunicazione sportiva alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo. È anche collaboratore dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Università degli Studi di Palermo, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, all’Università di Udine e Gorizia, nonché della LUMSA di Roma, dove tiene seminari e lezioni sui vari aspetti dello sport. Fa parte delle giurie del Premio Prisco e del Premio Beppe Viola (entrambe presiedute da Sergio Zavoli) e da trent’anni del Premio Sport Civiltà dell’Associazione Veterani dello Sport in Parma, nonché delle commissioni d’esame dell’Ordine dei Giornalisti.
Ha diretto i giornali in cui è stato redattore. Prima il Guerin Sportivo (tre volte, rinnovandolo totalmente dal 1975 e portandolo ai massimi storici della diffusione), poi lo Stadio (condirettore), il Corriere dello Sport-Stadio (due volte), e il Quotidiano Nazionale (che raccoglie le testate La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, il quotidiano in cui ha mosso i primi passi). Ha diretto anche il mensile Master e il settimanale Autosprint. Attualmente è direttore editoriale dell’Agenzia di Stampa Italpress, attraverso la quale collabora come editorialista per numerosi quotidiani nazionali e locali. È anche editorialista del quotidiano Il Roma di Napoli e della Gazzetta di Parma, di Avvenire e del settimanale Napolissimo. Scrive per il Corriere della Sera edizione di Bologna. Collabora con la RAI come opinionista/editorialista sportivo. Dal marzo 2012 è direttore del periodico Primato.
Nel corso della sua lunga carriera, Cucci ha tenuto a battesimo decine di giornalisti, molti dei quali diventati direttori e grandi firme. Da Germania 1974 a Sudafrica 2010 ha seguito dieci Mondiali di calcio e sei Olimpiadi.
Premi e riconoscimenti
Italo Cucci ha vinto numerosi premi sportivi e letterari, in particolare il premio “Dino Ferrari” assegnatogli da Enzo Ferrari, col quale ha avuto un lungo rapporto d’amicizia e per il quale ha curato l’edizione commerciale di Piloti che gente presso la Conti Editore.
Opere
Cinema
Italo Cucci ha collaborato con Pupi Avati al soggetto e alla sceneggiatura del film Ultimo minuto con Ugo Tognazzi.
Pubblicazioni
Cucci ha scritto numerose biografie di campioni e storie dei Mondiali di Calcio e cinque libri, il romanzo Minuto per minuto, Il mio mondo sui Mondiali di calcio, l’autobiografia professionale Un nemico al giorno, Tribuna Stampa – Storia critica del giornalismo sportivo (con Ivo Germano) che raccoglie l’esperienza ultradecennale d’insegnamento alla scuola di giornalismo della LUISS, Il mondo di Giacomo Bulgarelli, viaggio nostalgico fra fatti e personaggi del calcio dai sessanta agli ottanta, e Bad Boys, raccolta di articoli pubblicati su Avvenire nella rubrica “La barba al palo”. Nel 2014 ha pubblicato per Minerva Editoriale il romanzo/verità Elettroshock – E la chiamano depressione, scritto insieme al figlio Ignazio.
La fotogallery del seminario con Marco Civoli e Italo Cucci