Il giornalista materano Nino Grilli ha inviato alla nostra redazione in cui affronta il tema della candidatura di Matera a capitale della cultura nel 2019 in relazione alla crisi che travolge il nostro territorio. Di seguito il testo integrale.
La cultura degna o overdose di immagine.
L’ambizioso traguardo che la città di Matera si è proposto di raggiungere potrebbe essere considerato vicino, almeno per i più ottimisti ma, parimenti, appare così lontano per chi crede che veramente per meritare questo ambito titolo di capitale europea della cultura per il 2019 necessiti di qualcosa di più e soprattutto di diverso. Se poi la cultura la leghiamo alla sua stessa fucina, ossia alla scuola che dovrebbe forgiare i cittadini del domani, tra cui il 2019, la questione diventa più spinosa. Edilizia scolastica a parte su cui incombe un pietoso velo di grande noncuranza, in Basilicata come a Matera curare la possibilità che la scuola possa essere utile per il domani dei giovani lucani è vera utopia. A cominciare dalla tipologia degli indirizzi scolastici che non hanno mai tenuto in conto le necessità del territorio e le possibilità occupazionali post scolastiche. E’ avvenuto per un breve periodo con il Polo chimico, poi miseramente naufragato. Non è mai avvenuto per il Polo del salotto e probabilmente anche per questo motivo anche queste opportunità lavorative sono anch’esse miseramente svanite. Non è avvenuta per il Polo legato alle estrazioni petrolifere lasciando che le opportunità di lavoro andassero in altre mani al di fuori della regione. E i giovani lucani continuano ad abbandonare la propria terra alla ricerca di miglior fortuna. Ma la scuola ha subito ancora un colpo più recente, grazie ovviamente al disinteresse e alla pochezza d’intuito di governanti politici e operatori del settore scolastico. La Basilicata è l’unica(ripeto l’unica) regione italiana che non possiede un Liceo a indirizzo sportivo. Altro settore che potrebbe garantire grandi opportunità d’inserimento dei giovani lucani per le diverse sfaccettature che lo sport potrebbe promuovere sul territorio. A onor del vero c’è chi ha provato a proporre questo nuovo tipo di istituto scolastico. C’è chi persino, nella sua funzione di dirigente scolastico a Matera ha dato la sua disponibilità ad ospitare il Liceo in questione, ma sia l’Ufficio Scolastico regionale lucano che la stessa Regione Basilicata non sembrano propensi a portare avanti l’innovativo (per la regione lucana, ovviamente) progetto, relegando ancora il territorio lucano a unica orfana a livello nazionale del Liceo a indirizzo sportivo. Probabilmente potrebbe essere questa una delle poche vere e reali possibilità di elevare il tasso di cultura di una regione che aspira all’ambizioso proposito di fregiarsi del titolo di capitale europea. Ma questa è, purtroppo, solo una soluzione logica che porterebbe del bene alla comunità e per questo, nella mente e nei propositi dei promotori della candidatura della Città dei Sassi, merita (in primis per i governanti lucani) di passare in secondo ordine se non addirittura nel classico dimenticatoio. Oramai si è agli sgoccioli della procedura per stabilire chi tra le città concorrenti potrà proseguire nella sua non facile rincorsa alla sospirata nomination. Altre realtà altrettanto ricche di storia e di grandi opportunità si contrappongono in maniera del tutto legittima alle aspirazioni dell’antica Città dei Sassi. Qualsiasi sarà il risultato, positivo o negativo che sia, la domanda più ricorrente è quella di comprendere cosa effettivamente possa essere considerata cultura per convincere chi avrà il compito di decretare il verdetto finale. Matera, al di là dei fatidici antichi rioni con la loro storia millenaria, cosa è in grado di proporre o ancor più cosa è stata capace di proporre per imporsi in questa roboante esibizione che condurrebbe al titolo di capitale europea della cultura? La domanda nasce spontanea nella attuale situazione di proposta in atto, ma soprattutto viene da chiedersi che cosa è ritenuta cultura per tutti coloro che hanno lavorato così alacremente in questi ultimi tempi per vincere la concorrenza con la altre pretendenti al titolo? Manifestazioni di carattere internazionale, convegni, concerti, fiere e sagre di ogni genere e tipo non sono certo mancate di certo. Ma quale è il loro contributo al valore della famigerata cultura? Al di là delle possibilità di andare incontro alla preponderante richiesta di enti o associazioni più o meno vicine alle istituzioni locali pro tempore, la ricaduta economica sul territorio diventa scarsa se non addirittura onerosa. L’unico vantaggio potrebbe arrivare da un overdose di immagine, del parlare purché se ne parli, dell’arrivo dei soliti autobus di turisti del mordi e fuggi o di incuriositi camperisti in costante passaggio, ai quali peraltro non si garantisce nemmeno un’adeguata location per la loro seppur momentanea sosta. Se questa è da considerare cultura, allora si potrebbe apprezzare quanto è stato fatto finora. Se invece la cultura degna di una capitale europea la leghiamo alla qualità della vita e magari anche alle opportunità del mondo della scuola, , allora il gioco potrebbe valere la classica candela.