Matera come città laboratorio dove poter coltivare la propria capacità creativa, è stato il messaggio lanciato ai tanti giovani e meno giovani presenti ieri sera presso l’aula magna del Liceo Artistico di Matera durante l’open talk del grande fotografo Mario Cresci, organizzato nell’ambito del progetto di Matera 2019 Open Design School. Una vera e propria lezione di storia dell’arte, fra le tappe principali del suo percorso di ricerca attraverso la fotografia, che in diversi momenti ha intrecciato Matera e la Basilicata.
“Mario Cresci – ha spiegato in apertura dell’incontro Rossella Tarantino, manager sviluppo e relazioni della Fondazione Matera Basilicata 2019 – sarà uno dei curatori delle cinque grandi istallazioni in cui sarà declinato l’altro progetto pilastro di Matera 2019, ovvero l’I-Dea, che mira a reinterpretare attraverso l’arte il ricco patrimonio archivistico della Basilicata nel corso dell’anno di Matera Capitale Europea della Cultura, in stretta sinergia con Open Design School”.
Per la realizzazione della sua istallazione, che sarà inaugurata il 2 marzo presso la Cava Paradiso, Cresci ha compiuto un viaggio attraverso gli archivi lucani, tornando nella Basilicata che era stata la sua casa per circa 20 anni. Una terra conosciuta per la prima volta alla fine degli anni ‘60, quando vi giunse insieme al gruppo di studiosi che lavorava al piano regolatore di Tricarico, riscontrandovi profonde differenze rispetto alla cultura del Nord dalla quale lui proveniva. Con il suo bagaglio di studi di design compiuti a Venezia, Cresci si avvicina a questa terra respingendo l’approccio olografico della corrente Neorealista, che aveva ritratto il mondo contadino meridionale quale mondo di miseria. Decide quindi di compiere una lavoro fotografico diverso, incentrato sul contatto diretto con le persone del posto, che lo porta a ritrarre gli interni delle case, gli oggetti e le pratiche del mondo contadino, nei quali vede condensate le tracce dell’arte concettuale. Gli scatti fotografici, dietro cui si nascondono racconti, aneddoti e storie straordinarie delle gente comune, restituiscono inoltre a Cresci quanto di questa terra egli ha potuto leggere negli scritti dei grandi autori lucani come Levi, Scotellaro e Sinisgalli. In particolare con Leonardo Sinisgalli, che fu poeta, ingegnere, art director, pubblicitario, documentarista e fondatore di una delle riviste più avanguardistiche quali “Civiltà delle Macchine”, Cresci condivide l’approccio multidisciplinare, ammirando la sua capacità di trasferire la profonda passione per la propria terra in progettualità differenti e di non consumare le proprie radici nel localismo, servendosene invece come piattaforma da cui muoversi per conoscere il mondo e poi farvi ritorno.
Questo è l’auspicio di Mario Cresci per tutti quei giovani lucani talentuosi che, come i suoi allievi, studiano al Nord e desiderano ritornare nella propria terra per trovarvi delle occasioni di lavoro. “Matera Capitale Europea della Cultura 2019 – ha sottolineato Cresci -, con tutti i suoi presupposti intellettuali e storici quali, per esempio, Pasolini, il Circolo La Scaletta, il Polo Museale della Basilicata, rappresenta una straordinaria opportunità per creare delle cose che possano poi rimanere negli anni, a partire dall’esperimento virtuoso di Open Design School, facendo di Matera un centro di sviluppo creativo e generando economia attraverso l’arte e la cultura. Nel processo di trasformazione che la cultura lucana, meridionale e mediterranea ha subito nel corso degli anni grazie all’irrompere dell’innovazione, fondamentale deve essere l’apertura verso gli elementi di contaminazione e ibridazione, quel “pluriverso dei saperi” che stava alla base delle avanguardie storiche del Novecento e che caratterizza la modalità operativa degli artisti di oggi. Tale sperimentazione però, deve necessariamente essere legata alla comunicazione, al confronto e al dialogo con l’altro, con la comunità, affinchè si possa generare un continuo accrescimento della conoscenza”.
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