Matera, Capitale Europea della Cultura 2019: i luoghi della cultura sono in sofferenza! Mentre Matera viene nominata Capitale della Cultura ed è in viaggio verso il 2019, i luoghi cardini della cultura soffrono: Biblioteca e Campus Universitario. di seguito la nota inviata alla nostra redazione da Marino Trizio.
Dopo la sciagurata decisione di sciogliere le Provincie, soffre la biblioteca, abbandonata a se stessa. I cittadini e i dipendenti si sono dovuti mobilitare per sottoporre all’attenzione della Regione il problema, affinché fosse preso in considerazione. Noi speriamo vivamente che venga definitivamente risolto. Un luogo così importante per la sua storia e suoi contenuti deve essere oggetto di investimenti, sia per la manutenzione ordinaria, sia per migliorare e incrementare l’offerta culturale. L’intervento della Regione, deve riguardare complessivamente, tutte le altre biblioteche e strutture culturali regionali. Si stanziano fondi per eventi, a volte inutili, e ci si dimentica di strutture che svolgono un ruolo culturale importante per le comunità. Bisogna definitivamente comprendere, che questi luoghi non sono un peso o uno spreco, ma rappresentano un investimento fondamentale per preservare la nostra storia e su cui costruire un solido futuro. L’altro luogo in forte sofferenza, su cui vogliamo soffermarci e riportare, ancora una volta, all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, è l’area dell’ex ospedale, adibita ad ospitare il polo materano dell’Università di Basilicata, meglio identificato come “Campus Universitario”. Dopo aver appreso la positiva notizia dell’apertura, da questo anno accademico, di un nuovo corso di laurea triennale PAVU(Paesaggio, Ambiente e Verde Urbano) nell’ambito del dipartimento DICEM(Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo), la realizzazione del “Campus” è ancora in alto mare e tutto procede con una lentezza esasperante. Sono passati 15 anni, da quando nel 2001, lanciammo la proposta (sostenuta da una petizione che raccolse quasi 10.000 firme) di destinare tutta l’area con i tre padiglioni dell’ex ospedale, per sottrarli alla solita e vorace speculazione edilizia, a polo materano dell’Università di Basilicata, e 10 anni da quando la Regione stanziò nel proprio bilancio 24 milioni di euro di cui 6 milioni di euro per il polo di Potenza e 18 milioni di euro per il polo di Matera. Sarebbe fondamentale sostituire l’ex ospedale con l’università, per continuare quel rapporto di “vicinato” con uno dei quartieri storici della città, il quartiere Lanera, con il parco del Castello e il centro storico. Come si può evincere, siamo di fronte ad una area di grande pregio storico, ambientale e paesaggistico, che deve diventare luogo di alta formazione universitaria e portare Matera ad essere una vera città universitaria. Dopo 10/15 anni, tra ritardi, errori, perdita di finanziamenti, rimpallo di responsabilità, lavori a singhiozzo e manifestazioni delle maestranze, il Campus ancora non esiste. E’ stato ristrutturato solo il terzo padiglione che, però, è in ”condominio” con gli uffici regionali. Si definisce quell’aria “Campus”, ma non esiste nulla che si possa definire tale. La situazione, pertanto, del polo universitario Materano rimane ancora precaria per mancanza di spazi per la didattica, per i laboratori, per la ricerca e per i servizi agli studenti. I lavori per il padiglione Stella sono fermi, i lavori del padiglione Plasmati sono di una lentezza umiliante. Una tale situazione non può essere più tollerata dalla comunità materana, e non solo, ed è giunto il momento di fare estrema chiarezza, per cui chiediamo alla Rettrice dell’Università di Basilicata prof.ssa Aurelia Sole, al Presidente della Giunta Regionale Marcello Pittella e al Sindaco di Matera Raffello de Ruggieri, di informare la città sulle problematiche che impediscono ancora la realizzazione del Campus e per definire, una volta per tutte, tempi certi per la sua definitiva realizzazione, riaprendo i cantieri in modo serio e con tutte le maestranze necessarie. Chiediamo su questo tema un confronto pubblico. Ci auguriamo che questo appello non cada nel vuoto.
Il Presidente
Marino Trizio