Una delle sfide più importanti e durevoli dell’astrofisica moderna è comprendere e svelare la natura della materia oscura: quella considerevole parte del nostro universo di cui sappiamo poco, e per la quale non disponiamo ancora di strumenti per identificarla e misurarla sperimentalmente. Sarà questo uno dei temi al centro di “Matera oscura – dark Matera” il titolo di un ciclo di incontri che si svolgerà nel Campus universitario della città Capitale della Cultura dal 2 al 6 settembre, organizzato dall’Università della Basilicata, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” dell’Università di Napoli “Federico II”, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Nonostante le molte incertezze sulla sua composizione, la materia oscura è considerata il principale motore della formazione di strutture su larga scala e, insieme all’energia oscura, rappresenta il 95% del bilancio energetico totale dell’universo. La natura della materia oscura e il modello cosmologico standard possono essere verificati su molte scale. Dall’infinitamente grande, come dalla forma del nastro cosmico alle proprietà delle galassie e degli ammassi di galassie, fino all’infinitamente piccolo attraverso gli esperimenti di fisica delle particelle volti a rilevare direttamente e indirettamente le particelle che potrebbero costituire la materia oscura.
La conferenza riunisce quindi esperti di galassie, ammassi di galassie, simulazioni numeriche e osservazioni, nonché di rilevatori di materia oscura e modelli cosmologici alternativi. In questo modo, speriamo non solo di incoraggiare scambi di opinioni e discussioni stimolanti ma anche, e sopratutto, rafforzare le collaborazioni tra diversi gruppi di ricercatori e incoraggiare nuove attività di ricerca. Sono circa 50 i partecipanti che interverranno, tra i quali Gianfranco Bertone (Professore Associato di Fisica – University of Amsterdam), James Bullock (Direttore della Scuola di Scienze Fisiche – University of California, Irvine), Antonio Capone (Professore Ordinario di Fisica Sperimentale – Sapienza Università di Roma), Francesco Fabozzi (Professore Associato di Fisica Sperimentale – Università della Basilicata), Lauro Moscardini (Professore Ordinario di Astronomia e Astrofisica – Università di Bologna), Tina Pollmann (Ricercatrice – Politecnico Münich), Stefano Profumo (Direttore del dipartimento teorico – University of California, Santa Cruz), Piero Rosati (Professore Ordinario di Astronomia e Astrofisica – Università di Ferrara), Keiichi Umetsu (Professore Ordinario – Academia Sinica, Taiwan), Simon D. M. White (Direttore del Max Planck Institut fuer Astrophysik di Garching, Monaco).
“L’Ateneo lucano – ha detto la Rettrice dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole – è attivo, da tempo, in molti settori della ricerca scientifica, con diverse punte di eccellenza. La Fisica, ad esempio, sia nel settore delle particelle elementari che delle osservazioni satellitari, è ben rappresentata da gruppi di ricerca di livello internazionale. Per questo motivo sono particolarmente orgogliosa che la comunità scientifica internazionale abbia deciso di tenere questa importante conferenza proprio nel nostro nuovo Campus Universitario di Matera”. Carmine Serio (Alma Mater Studiorum Università di Bologna e INAF-OAS Bologna) ha invece evidenziato che “la Cosmologia e l’Astrofisica sono scienze anche basate sulle Osservazioni dello Spazio, che da tempo, vengono eseguite con varia strumentazione, non solo dal suolo, ma anche con lo strumento satellitare. In tale contesto, oltre agli aspetti puramente scientifici e teorici della materia ed energia oscura, di particolare rilievo sono le ricadute e il trasferimento tecnologico in discipline fisiche più applicate, che, a loro volta, fanno della componente osservativa uno degli aspetti metodologici di base. Questi aspetti interdisciplinari hanno permesso, ad esempio, al settore delle Osservazioni della Terra (ovvero dello Spazio interno, come complementare allo Spazio esterno che è proprio della Cosmologia) di progredire rapidamente al livello oggi richiesto per monitorare e affrontare la sfida dei cambiamenti climatici. La Basilicata e la sua Università costituiscono terreno fertile per eventi quali quello in oggetto, anche in relazione alla presenza dell’ASI di Matera, che costituisce uno degli esempi notevoli di interscambio culturale e tecnologico tra le scienze di base e applicate. Non a caso, e l’ASI non è da meno, le maggiori agenzie spaziali accoppiano il programma delle missioni dello Spazio esterno, a quello dello Spazio interno”.
Per Carlo Giocoli – Alma Mater Studiorum Università di Bologna e INAF-OAS Bologna, infine, “mettere insieme le migliori ricercatrici e ricercatori nel campo astrofisico-cosmologico e della fisica delle particelle è stata una sfida molto stimolante. Confidiamo che questa conferenza, che caparbiamente abbiamo voluto portare a Matera, possa porre le basi per nuove collaborazioni internazionali e stimolare future ricerche di frontiera”.