Riportiamo di seguito il testo dell’omelia d Monsignor Pino Caiazzo per la Domenica di Pentecoste durante la celebrazione della Santa Messa nella Cattedrale di Matera.
Sono già passati 50 giorni dalla solennità di Pasqua. È Pentecoste! Solenne come la Pasqua. Una solennità che racchiude tanti momenti della storia della salvezza quasi a compimento di un cammino che trova, nella manifestazione di Dio, la sua presenza nella storia degli uomini e attraverso di essi.
È proprio Gesù che dice ai discepoli: «Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Facendo un parallelo con la vita scolastica, per gli studenti non è facile cogliere la bontà degli insegnamenti offerti, perché a volte si contesta l’autorità degli insegnanti. Gesù, il vero “Maestro”, vuole farci comprendere che noi uomini abbiamo continuamente bisogno di essere istruiti, illuminati, sostenuti, per non correre il rischio di pensare che ormai sappiamo tutto. Lo Spirito Santo, il Paràclito, colui che sta accanto, che viene in soccorso, che consola, avvocato che difende, richiama la figura dell’insegnante di sostegno: rafforza quanto il Maestro, Gesù, ha già insegnato.
La descrizione degli Atti degli Apostoli ci rimanda a due scene dell’Antico Testamento. La prima è tratta dal libro dell’Esodo (19,16-18), la teofania di Dio: «…sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto».
Dio consegna una legge scritta sulla roccia, i dieci comandamenti, che Mosè consegnerà a tutto il popolo d’Israele. Nella Pentecoste, Dio incide nel cuore e nella mente degli apostoli la sua presenza attraverso il fuoco dello Spirito Santo: «Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano».
La seconda scena ci rimanda al libro della Genesi (11,1-9), nel racconto della torre di Babele: «Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra».
Gli uomini parlano lingue diverse, non si capiscono tra di loro, si disperdono nell’assenza di un parlare comune. Nella Pentecoste avviene esattamente il contrario. I discepoli, investiti dalle lingue di fuoco, incalzati dalla forza dello Spirito, vanno ad incontrare tutti i popoli della terra. La lingua di Dio, attraverso di loro, parla a tutti, crea relazioni, ponti, perché l’amore che viene dall’alto travolge tutti coloro che si lasciano incontrare: «Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».
Viviamo l’era della velocità della comunicazione attraverso la rete che ci permette di dire di tutto e di più. Ma, senza rendercene conto, viviamo in una nuova Babele in cui non ci capiamo, non riusciamo a comunicare e spesso riduciamo i rapporti umani a rapporti virtuali.
Spesso la comunicazione telefonica o digitale è impedita dall’assenza di campo: abbiamo bisogno di trovare un posto dove le onde dell’amore ci ridiano la linea per ritornare ad essere più uomini, perché figli di Dio. Onde che, come lingue di fuoco, infiammino i cuori di tutti, per tornare a trasmettere la forza della vita. Abbiamo bisogno di lasciarci possedere dallo Spirito Santo che, come Maria, ci renda fecondi per portare dentro di noi Gesù e, attraverso noi, far parlare lui che ci ha rivelato il volto del Padre.
† Don Pino