Monsignor Giuseppe Antonio Caiazzo, che preferisce farsi chiamare ancora Don Pino, racconta ai giornalisti le sue prime sensazioni dopo la prima giornata da Vescovo vissuta a Matera e conclusa con l’incontro con i giovani nel Santuario di Picciano: “L’arrivo di un nuovo Arcivescovo in una città come Matera fa notizia e le aspettative sono tante da parte della gente. Io con molta semplicità posso dire che sono qui perchè il Signore mi ha mandato e ho accettato volentieri la nuova destinazione che mi è stata assegnata anche se non posso negare il dispiacere di aver lasciato la mia terra e la mia gente. So comunque che oggi saranno qui almeno 1100 persone dalla Calabria ed in particolare dalla città in cui ho svolto il servizio sacerdotale per oltre trent’anni, a Crotone. Oggi posso dire che mi sento già di appartenere a Matera, anche perchè tra qualche giorno cambierò la mia residenza e sarò a tutti gli effetti un cittadino materano.
Vi dico semplicemente che sono qui per fare la volontà di Dio e non la volontà dell’uomo.
Sulla festa della Bruna si chiede al nuovo Arcivescovo come intende lavorare per far prevalere l’aspetto religioso su quello pagano. “So bene quanta devozione c’è nei confronti della Madonna della Bruna, credo che sia simile a quello che a accade a Crotone con la Madonna di Capo Colonna. Matera è una città sotto i riflettori a livello mondiale e c’è il rischio che una festa come quella in onore della Madonna della Bruna possa diventare sempre di una festa popolare dimenticando invece che è una festa di fede ma sono pronto a lavorare affinchè questo non accada”.
Dopo aver ricevuto l’ordinazione arcivescovile si è posto subito un primo obiettivo da raggiungere nella nuova destinazione di Matera?
“Non sono un politico e un’istituzione civile, sono un uomo di Chiesa che deve intervenire utilizzando un stile di fraternità per un progetto pastorale da condividere insieme con i sacerdoti di questa Diocesi. La veglia di preghiera con i giovani è stato un segno importante su come intendo svolgere la mia missione. Ho preferito subito avviare un confronto di dialogo e l’incontro qui a Picciano si è rivelato un momento intenso che ha confermato quanto ho fatto per trent’anni come parroco in mezzo alla gente. Chi ha partecipato alla veglia di preghiera avrà notato il mio modo di rapportarmi con i fedeli. IO sono uno immediato, uno che rompe gli steccati, uno che rompe i protocolli. E’ chiaro che fare il parroco è una cosa, fare il Vescovo è diverso ma la cosa fondamentale è fare le cose in comunione con i sacerdoti. Se abbiamo una programmazione pastorale ben precisa nei vari campi di azione sicuramente porterà frutti. Io non devo cambiare niente, sia chiaro. Il programma c’è già ed è il Vangelo. Alla luce della dottrina sociale della Chiesa dobbiamo camminare insieme”.
Don Vincenzo Di Lecce, delegato arcivescovile, ha auspicato che la Madonna della Bruna già protettrice della diocesi di Matera-Irsina diventi la patrona di tutta la provincia di Matera? Si può lavorare per questo progetto? “La devozione per la Madonna della Bruna per quanto ho capito è grande e credo che questa può essere una proposta interessante ma si può pensare anche di fare gemellaggi con altre diocesi, anche più lontane rispetto a quella di Matera-Irsina. Voglio anche far notare l’iconografia della Madonna della Bruna. La sua mano indica il bambino perchè è il figlio di Dio in primo piano. E’ lui che ci indica la strada da seguire”.
Oggi durante la mia prima celebrazione eucaristica illustrerò le linee del mio programma, che è fondato sul pensiero di Papa Francesco, sul pensiero della Chiesa Italiana per educare alla vita buona del vangelo e sul convegno nazionale di Firenze. Per camminare come Vescovo devo essere in comunione con Papa Francesco, con i Vescovi e con i pensieri della Chiesa. E devo dire che sono fortunato rispetto al mio predecessore Ligorio perchè lui non ha avuto la gioia di poter vedere la Cattedrale o di inaugurare quella di Irsina, cosa che farò domani. In pochi mesi poi avrò la fortuna di visitare 30 parrocchie per il sacramento della Cresima e quindi potrò toccare con mano la comunità locale”.
Durante l’incontro con giovani ha concluso spesso i suoi pensieri con qualche parola nel suo dialetto. E’ un modo per restare legato alle sue origini in questa sua nuova esperienza? “Io sono uno di quelli che pensa che la cultura non è abbattere il passato ma purificare verso il futuro. Il dialetto ti permette di dire cose che in italiano non riusciamo a dire e mi sono appassionato all’etimologia di tante parole in dialetto scoprendo che dalle mie parti per esempio ci sono termini che hanno origini arabe piuttosto che francesi. Adesso vorrei imparare il dialetto materano e sopratutto quella frase che si dice quando finisce la festa della Bruna (A moggh’ a moggh’ l’onn c’ van – ndr). Dico questo perche ho tanto da insegnare ma sono qui anche per imparare molto da Matera.
Ci sono ancora due diocesi scoperte in Basilicata. Ci sono sviluppi in tal senso? “Siamo in dirittura d’arrivo, di più non posso dire”.
Cosa ne pensa dell’inchino fatto dalla Madonna ai mafiosi in una zona della Calabria che conosce bene? “Non è vero che la Madonna faceva l’inchino ai mafiosi. Il percorso della processione era quello, poi lì hanno costruito una residenza alcuni mafiosi e quindi si è diffusa questa notizia distorta. Credo che la Madonna farebbe volentieri l’inchino a coloro che vogliono ritornare a Dio ma non a chi si crede onnipotente. Durane la mia esperienza di parroco ho avuto la fortuna di conoscere un pentito che in punto di morte mi ha detto: finalmente incontrerò Dio. Questo è molto bello. Ecco perchè il mio primo incontro a Matera sarà con i detenuti. Perchè devono avere una possibilità di riscatto e Gesù annunciava il vangelo non solo a chi pregava ma sopratutto a chi aveva bisogno di cambiare vita. Noi dobbiamo arrivare alle periferie esistenziali che hanno bisogno di una parola per riscattare la propria esistenza. Ecco perchè in passato la festa religiosa è sempre stata considerata un riscatto sociale. Poi voglio dire anche un’altra cosa. Quando una persona povera si sposa ci tiene tantissimo ad apparire più ricco agli occhi degli altri a costo di indebitarsi. La cosa più bella invece è vivere la festa e non lasciarsi coinvolgere dal contorno della festa”.
Don Pino, lei è un parroco “di strada” che oggi arriva a Matera da Vescovo ma che può vantare anche un passato da sportivo, nel mondo del calcio. E Lei arriva da Crotone, città che vive un momento magico per il calcio visto che presto potrà festeggiare una storica promozione in serie A. Cosa ci può dire in merito? “Ho giocato a calcio quando studiavo da seminarista ed ero anche bravo. Ero un portiere e ho avuto anche proposte per crescere nel mondo del calcio ma ho scelto un’altra strada. Quest’anno il Crotone si appresta a festeggiare la serie A e anche il Matera stava andando benissimo da quando mi hanno nominato Vescovo per questa città, poi purtroppo domenica scorsa ho saputo che ha perso in casa contro il Melfi. Per quanto riguarda il Crotone una domenica ho avuto il piacere di ospitare tutta la squadra in chiesa e l’attaccante Budimir, un croato, mi ha colpito particolarmente quando mi ha chiesto di ricevere i testi della bibbia da leggere a casa. Io gli ho proposto invece di farlo in chiesa. Lui ha letto in croato molto bene e c’era una persona che traduceva in italiano. Un momento molto bello per la nostra comunità”.
Sappiamo che Don Pino, oggi Monsignor Caiazzo è molto legato alla figura di Don Tonino Bello. “Durante la prima messa di oggi pomeriggio parlerò di lui e riprenderò un pensiero letto da Don Tonino Bello quando è stato consacrato Vescovo a Molfetta”.
Ultima domanda. Si farà chiamare ancora don Pino o preferisce Monsignor Caiazzo? Risposta secca: “Don Pino”. Non avevamo dubbi.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con i giornalisti