Monsignor Salvatore Ligorio, gia Arcivescovo delle diocesi di Potenza, di Muro Lucano e di Marsico Nuovo, presenta il libro “Le preghiere della mia anima”, raccolta di versi del poeta e scrittore materano, non vedente Vito Coviello. Il libro può essere richiesto gratuitamente inviando una mail disponibile alla voce “contatti” sul sito dell’associazione odv, www.aciiil.it
Presentazione di Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo Metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Accolgo molto volentieri l’invito ad esprimere una mia risonanza personale a proposito della raccolta di Vito Coviello, “Le preghiere della mia anima”. Conosco personalmente Antonio e so che cosa significa per lui dare voce, anche attraverso questo testo, al suo vissuto più profondo. Non a caso, in queste preghiere, è il suo cuore a dare voce al legame che egli intrattiene con il Signore in ogni circostanza.
Chi si ritrova tra le mani queste “preghiere”, più che ripetere delle formule, viene come catapultato nella vicenda di Vito e nella sua esperienza di fede tanto da sentirsi spronato a formulare egli stesso delle preghiere personali che attingono al proprio quotidiano.
La preghiera, d’altronde, permette di scoprire la propria unità interiore, fa reintegrare il proprio essere diviso in scomparti, in un tutto ben coordinato e aiuta a vivere come una persona unificata.
Se è vero che pregare significa andare oltre le apparenze per scoprire l’altra faccia di ogni cosa, chi di noi non ha bisogno di ritrovare l’orientamento del proprio cammino grazie al Signore che accompagna i passi del nostro vagare e raccoglie nel suo otre persino le nostre lacrime?
Pregare significa riuscire a vibrare con le risonanze profonde delle cose, delle persone e degli eventi, cogliere il senso della realtà nella sua totalità, scrutare quale parola il Signore sta pronunciando per la mia vita attraverso un incontro o mediante il proprio vissuto interiore.
Dalle testimonianze evangeliche apprendiamo che anche Gesù si ritrova a pregare soprattutto in alcuni momenti chiave della sua esistenza: quando chiama i Dodici come quando rilegge nella forza dello Spirito Santo il rifiuto di Corazin e Betsaida, quando fu battezzato al Giordano come quando si trasfigurò sul Tabor, quando si ritirò nel deserto della tentazione come quando fu in preda all’angoscia nel Getsemani.
Il mio augurio è che attraverso la testimonianza di Vito, chi avrà l’opportunità di farsi compagno della sua preghiera, trovi anch’egli la capacità di dar voce al proprio cuore e così rendere ragione della speranza che Dio ha seminato in lui.