Nella serata di giovedì 27 agosto a Istanbul è morta l’avvocata turca Ebru Timtik, che stava facendo uno sciopero della fame da 238 giorni per chiedere un giusto processo per sé e per 17 suoi colleghi accusati di legami con il Fronte rivoluzionario della liberazione popolare (DHKP/C), un gruppo di estrema sinistra considerato un’organizzazione terroristica dal governo turco, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Timtik, che aveva 42 anni, si occupava di difesa dei diritti umani. Nel 2019 era stata condannata a 13 anni e sei mesi di carcere e il suo caso doveva essere giudicato in appello. Aveva iniziato il suo sciopero della fame – insieme al collega Aytac Unsal, attualmente in condizioni critiche – per protestare contro quelle che riteneva procedure illegali.
Chiedeva solo un processo equo.
La Corte costituzionale aveva respinto l’istanza di scarcerazione perché la sua vita “non era in pericolo”.
Il governo del presidente Recep Tayyip Erdoğan è da tempo estesamente accusato di aver compromesso l’imparzialità e l’indipendenza del sistema giudiziario e varie associazioni di avvocati hanno segnalato irregolarità procedurali nel processo a Timtik e ai suoi colleghi. Tra queste, la rimozione dei giudici che inizialmente avevano autorizzato la scarcerazione degli avvocati prima del processo e l’uso di testimonianze anonime contro di loro.
A maggio altre tre persone erano morte in Turchia dopo lunghi scioperi della fame: erano tre musicisti membri del gruppo Grup Yorum e anche loro erano stati accusati di avere dei legami con il DHKP/C. Negli anni i membri del gruppo erano stati più volte arrestati, i loro dischi erano stati sequestrati e dal 2016 non potevano più fare concerti dal vivo.
Morte di Ebru Timtik, intervento di Rubino (Associazione Donne Giuriste Italia di Potenza)
L’Associazione Donne Giuriste Italia sezione di Potenza, in persona della presidente Luisa Rubino e del direttivo tutto, esprime il proprio cordoglio per la morte di Ebru Timtik, deceduta in stato di detenzione.
Ebru Timtik è stata un’avvocata e attivista turca, impegnata nella difesa dei diritti umani.
E’ stata arrestata 18 mesi fa, con l’accusa di legami con il Fronte Rivoluzionario della liberazione popolare in relazione all’esercizio della professione ed in seguito ad un processo farsa, svoltosi in violazione del diritto alla difesa degli imputati.
Voleva un processo equo, ma la sua battaglia è terminata gioved ì 27 agosto, dopo 238 lunghi giorni di sciopero della fame. Si è battuta ed ha pagato caro il proprio coraggio, arrivando a pesare solo trenta chili.
Si è spenta di protesta. La protesta contro una condanna ingiusta, contro atti di terrorismo giudiziario, contro soprusi ed ingiustizie.
Ancora oggi i diritti umani non possono essere dati per scontati da nessuno di noi.
Attraverso la sua morte ingiusta, Ebru ha ricordato al mondo che è necessario l’impegno di tutti per contribuire a rimuovere ogni forma di discriminazione.
L’Associazione Donne Giuriste si schiera fermamente per il libero esercizio dell’avvocatura in tutto il mondo, con l’auspicio che i diritti umani possano trovare applicazione nella pratica giudiziaria e sociale.