Una mostra “Cent’anni d’arte fotografica”, che espone in vetrina una ricca serie di immagini d’autore, per raccontare un secolo di storia di vita cittadina. Un importante evento culturale promosso da Marta Caruso, oggi titolare del prestigioso studio fotografico omonimo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e le Biblioteche Comunali, per spegnere le cento classiche candeline e celebrare il secolo di vita del benemerito studio Caruso, tra i più antichi e prestigiosi della Basilicata. Oggi solo con le foto scattate dai Caruso si possono delineare i più importanti capitoli ed aspetti di storia cittadina e lucana. Un evento che non poteva passare inosservato per ricordare un laboratorio che ha caratterizzato la vita del paese in tutte le sue dimensioni. Lo studio fu infatti fondato nel 1913 da Vito Rocco Caruso, eclettico e geniale artigiano pisticcese, che dopo aver esercitato i mestieri di falegname ed ebanista, scoprì di avere innata la grande passione per la fotografia fino a diventarne un vero esperto e professionista della materia. E per approfondire l’approccio alla fotografia che si andava sempre più diffondendo, si trasferì a Napoli nel 1912 (era nato a Pisticci nel 1891 da Arcangelo e Rosantonia Di Trani) dove si perfezionò presso il rinomato Studio Conte specializzandosi in “Foto a Luce Naturale” senza magnesio. Rimodellò con alcune tecniche personali il modo di fare fotografia, ottenendo subito un successo insperato che lo convinse a proseguire sulla strada intrapresa. Il suo studio di Pisticci divenne così un preciso punto di riferimento e di incontro, frequentato da intellettuali, politici, gente comune, e, fra i tanti, anche dal famoso pittore confinato di Rovigo Edoardo Chendi, il cui quadro di Vito domina oggi in bella mostra nello studio e di cui lui andava fiero. Anche in tempi di guerra e con i pochi mezzi a disposizione, Vito Caruso continuava a portare avanti lo studio nella sua casa, fornendosi del materiale necessario presso lo studio fiorentino Parisi-Conti. Fotografo esperto ma anche serio e inflessibile, rifiutava di ritrarre persone scomposte o vestite male, poiché per lui la fotografia era vera arte. Nel 1932 aprì uno studio più spazioso nel centrale corso Margherita nello stesso stabile in cui abitava, avviando alla professione anche i figli. Non usava mai il flash utilizzando solo e sempre la luce naturale e rifiutando sistematicamente il magnesio che riteneva pericoloso. Con macchine ingombranti che non consentivano di scattare molte fotografie usava lastre realizzate personalmente con il bromuro di argento. Tra i soggetti privilegiate le donne vestite in costume di pacchiana, i militari in divisa prima di partire per la guerra, manifestazioni patriottiche e civili, matrimoni, funerali, bambini, festività in città e in campagna. Lo studio venne poi ereditato dal figlio Michele Salvatore (1930-2012) che aveva appreso il mestiere a diretto contatto con il padre e il fratello Mimì. Appassionato di calcio Michele è considerato il vero pioniere di questo sport, avendo fondato la prima squadra ufficiale nel 1950, l’A. S. Lancia, con cui vinse tre campionati di II Divisione Lucana. Michele, anche lui personaggio estroverso e cordiale con tutti, era a suo modo anche un pò filosofo. Ad una cliente che si lamentava essendo venuta “male” nel “ritratto” ma che comunque non brillava certo per bellezza esteriore, Michele rispose: “Gentile Signora, miracoli non ne facciamo”. Dal 1972 lo Studio Caruso si trasferì in Corso Margherita n. 27 dove è tuttora, gestito dalla figlia Marta, che, dopo gli studi classici, porta avanti una attività storica nel segno di una tradizione antica e gloriosa. L’inaugurazione della mostra è fissata il giorno 3 agosto presso la sala consiliare comunale e rimarrà aperta fino al 26 dello stesso mese osservando i seguenti orari: mattina ore 10,00-13,00; pomeriggio ore 17,30-20,00.
Giuseppe Coniglio