Alla vigilia dell’inaugurazione a Matera del nuovo anno accademico della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, un punto di riferimento con 25 anni di attività per valorizzare e rendere più fruibile il nostro patrimonio archeologico, l’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano sui musei italiani – sempre più social, ma i servizi digitali per la fruizione delle opere sono ancora limitati – deve far riflettere. Lo sottolinea il Centro Studi Turistici Thalia aggiungendo che questa situazione ha un peso diretto sulla diminuzione, sia pure lieve, di ingressi nei 17 luoghi della cultura statali presenti in Basilicata che si è registrata nel 2016.
E’ necessario interrogarsi sulla fruizione dei nostri beni culturali e – sottolinea Arturo Giglio, segretario del Cs Thaia – ci può aiutare a farlo l’indagineda cui emerge che il 52% delle istituzioni italiane possiede almeno un account sui social network. La maggiore presenza, pari al 51%, si registra su Facebook, seguito da Twitter e Instagram. Per quanto riguarda, invece, i servizi digitali come il catalogo online e la possibilità di fare una visita virtuale, i dati Istat mostrano tassi di adozione inferiori al 20%. Considerando i musei che hanno un sito web (57% del totale) è emerso come non sempre esso sia costruito in modo da facilitare l’utente nell’interazione con i suoi contenuti. Ancora, si segnala che sono pochi i servizi per i visitatori: partendo dalla home page, ad esempio, la traduzione in lingue straniere (principalmente l’inglese) è disponibile solo nel 54% dei casi e i contenuti solo nel 20% sono indirizzati a particolari categorie di utenti. I numeri sono ancora più piccoli quando si indaga la presenza di servizi più avanzati come la possibilità di acquistare online merchandising o materiale legato al museo (6% dei casi), effettuare donazioni (anche in questo caso 6% e per il 70% si tratta di musei privati) e crowdfunding (1%).
Tornando alla presenza sui social network, solamente il 13% dei musei è su tutti e tre i più diffusi (Facebook, Twitter, Instagram); tuttavia anche il 10% dei musei che non hanno un sito Internet è attivo su Facebook.
Dobbiamo perciò – continua la nota del Thalia – recuperare molte posizioni e quindi rendere i 17 luoghi della cultura statali presenti in Basilicata più social e dotati di moderne tecnologie per competere con l’offerta cultura italiana ed europea. Per capire il ritardo – aggiunge Giglio – il riferimento è ai pannelli nei musei in gran parte inadeguati e solo in lingua italiana.
““Le istituzioni culturali si trovano oggi di fronte a una doppia sfida: non basta attrarre visitatori, ma occorre trovare il modo per comunicare il proprio patrimonio in un modo nuovo, che lo renda più prossimo alle esigenze di conoscenza ed esperienza di cittadini e turisti” afferma Michela Arnaboldi, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali. “Molte istituzioni hanno raccolto la sfida di trasformarsi per divenire più efficienti e parlare a nuovi e vecchi pubblici. L’innovazione digitale, che ha determinato un radicale cambiamento dei paradigmi di mercato negli ultimi anni, potrebbe ora rappresentare un fondamentale fattore di trasformazione per il settore culturale””.
Gen 20