Nicola D’Imperio: “L’autolesionismo globale al tempo del Coronavirus”. Di seguito la nota integrale inviata dal gastroenterologo materano
Mi sento quasi in colpa di continuare a parlare di ciò che ha rappresentato, e rappresenta ancora, per tutti noi un angosciante incubo notturno da cui vorremmo risvegliarci realizzando che è stato solo un brutto sogno. Ma è proprio perché questo incubo non si ripeta che voglio fare qualcosa di concreto offrendo, perdonatemi la presunzione, la mia esperienza di uomo e di medico da quasi mezzo secolo in cui ho acquisito la conoscenza delle cose del mondo.
Già da prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla terra preesistevano dei microorganismi, tra cui batteri e virus che facevano e fanno ancora parte del grande sistema dell’equilibrio biologico che regola la Natura. Periodicamente questi microrganismi, nei circa due milioni di anni di presenza dell’uomo sulla terra,lo hanno aggredito e questo avveniva, e avviene tuttora, o perchè le difese intrinseche dell’uomo diminuivano o perché le condizioniper il loro sviluppo erano, o sono, particolarmente favorevoli. Tutto ciò è servito, e serve ancora, a mantenere quell’omeostasi, cioè l’equilibrio indispensabile per la vita di tutte le creature e quindi della Natura.
E così le antiche scritture e la storia di tutti i popoli e delle religioni ci hanno riportato e narrato di epidemie, di pestilenze, che l’uomo ha dovuto patire nel corso dei millenni, spesso interpretandole come “castighi divini” finalizzati al ripristino dell’ordine voluto dalle Divinità e dalla Natura. L’uomo, in tali circostanze, ha cercato di difendersi come poteva, in alcuni casi si è adattato, in altri ancora ha lottato coi mezzi a sua disposizione, ma sempre ha cercato di crearsi attorno condizioni ambientali tali per vincere non solo la malattia imposta dai virus e batteri, ma anche le conseguenze socio-economiche di questa; spesso ci è riuscito, a volte ha soccombuto.
La storia ricorda la peste di Atene del 428 a.C., che venne dall’Etiopia e che fece 300.000 morti (che a quell’epoca erano tanti), la peste Giustiniana del 541, anch’essa venuta dall’Etiopia, che determinò la morte di metà della popolazione di Costantinopoli tra cui lo stesso imperatore Giustiniano. Nel 1346, attraverso la via della seta, si diffuse nel mondo la peste nera o bubbonica che causò la morte di 75 milioni di persone, causata dalla Yersinia pestis che si ripresentò nel mondo nei secoli successivi tra cui nel 1630 in Europa causando, solo a Milano, un calo della popolazione da 250.000 a 60.000 abitanti e nel 1800 circa 12 milioni di decessi. E poi ancora il vaiolo, di cui esistono prove certe sin dall’epoca egizia e che nella sua storia ha ucciso 300 milioni di persone, che decimò gli indios d’America portato dagli spagnoli e fu la prima malattia ad essere combattuta dal vaccino scoperto da Jenner nel 1796, ma che ha continuato ad agire sino a qualche decennio fa. E ancora il morbillo, di cui ci sono tracce sin da mille anni prima di Cristo, che nella sua storia ha fatto 300 milioni di vittime e che è stato debellato solo qualche decennio fa dal triplo vaccino virale, insieme alla rosolia e alla parotite. Il tifo, trasmesso da punture di insetti ed artropodi, nel secolo scorso ha fatto 4 milioni di vittime ed è presente tuttora in alcune aree del mondo, oggi viene combattuto dagli antibiotici ma prima causava la morte del 10% degli ammalati. Il colera, causato dal Vibrio Cholerae scoperto nel 1800 con alcune epidemie sporadiche sino ad oggi, l’ultima fu una pandemia, dal 1961 1l 1975 che partì dall’Indonesia e fece il giro del mondo toccando India, Russia, nord Africa e l’Italia nel 1973. La tubercolosi era ubiquitaria nella società del diciannovesimo e ventesimo secolo sino al 1960 mietendo, nella sua storia, 500 milioni di vittime. L’influenza Spagnola, che prende il nome dal fatto che i primi casi furono riportati in Spagna che non era coinvolta nel primo conflitto mondiale, fu favorita dalla guerra, dal 1918 al 1920 fece dai 50 ai 100 milioni di morti ed era causata dal virus H1N1, un banale virus influenzale. L’Asiatica, dovuta ad una combinazione del virus dell’influenza con un virus aviario nel 1957 fece un milione di morti e quasi altrettanti, con un suo mutante, nel 1968. Infine la pandemia più studiata della seconda metà del ventesimo secolo che ha fatto sinora quasi 30 milioni di morti, l’HIV, per cui non esiste ancora un vaccino pur se la mortalità è notevolmente diminuita per merito di terapie specifiche antivirali. E potrei continuare ancora a lungo, ma mi fermo qui avendo accennato solo alle principali pandemie incorse nel mondo e nella storia che spesso convivevano endemicamente in più aree del mondo conosciuto, con episodi di riaccensione epidemica o pandemica.
Le vittime di queste malattie, sono state e sono purtroppo numerosissime, con relativi danni a livello economico e sociale, ma l’uomo, come dicevo prima, ha combattuto, a volte ha vinto, a volte ha perso, ha comunque il più delle volte convissuto, osservando sempre le opportune cautele quale, la principale, il distanziamento individuale (non sociale, come si suol dire dai media, che è tutta un’altra cosa), quindi accorgimenti elementari e regole igieniche, che nel corso dei secoli non sono cambiati. L’uomo, che da migliaia di anni vive a stretto contatto con i suoi virus e batteri, che gli hanno periodicamente arrecato epidemie o pandemie, ha nel corso della storia continuato la sua strada, il suo lavoro, il suo progresso, anzi, spesso, una pestilenza fungeva da elemento catartico e dopo i mesi bui si assisteva ad una velocissima ripresa economica.
Durante il secolo scorso sono arrivati gli antibiotici, gli antivirali, le vaccinazioni ad eliminare buona parte delle epidemie, l’uomo è andato sulla luna, ha installato migliaia di satelliti artificiali attorno alla terra e ne ha colonizzato la superficie con grandi città piene di automobili, di internet, di raffinerie, di fabbriche, di laboratori che manipolano catene genetiche, i consumi sono in costante aumento, come la produzione di plastica, di anidride carbonica, di ossido di carbonio, l’innalzamento della temperatura del pianeta, di miasmi che volano al cielo, di onde elettromagnetiche. Non gli importa dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra, va avanti senza prevederne le conseguenze, che saranno il vero grande problema dell’umanità e non certo questo piccolo mostro che egli stesso ha creato, perché così si sente il padrone del mondo, forte, immortale, e vive edonisticamente.
E’ proprio il suo edonismo che lo ha reso fragile: una epidemia che è diventata pandemia a causa della globalizzazione e che sino a qualche decennio fa sarebbe stata considerata un evento naturale come tanti altri, lo ha messo in crisi generandogli panico e comportamenti scoordinati e irrazionali al punto da essere autolesionista con l’aggravare il danno creato dalla malattia con quelli economici e sociali che saranno incontrollabili tra alcuni mesi. E il peggio è che non solo l’epidemia si è globalizzata, ma anche la follia da essa generata.
Aristotele, Boccaccio, Manzoni, Garsia Marquez prenderebbero per matti tutti i nostri governanti per il loro comportamento di fronte ad un’epidemia di gravità molto inferiore a quelle da essi vissute, così allarmati da trasmettere il loro terrore al popolo invece che infondere coraggio, relegare in casa per mesi Paesi interi, da chiudere fabbriche, sopprimere posti di lavoro, scambi commerciali, creare miseria. Li definirebbero folli, irresponsabili, affamatori! Ai posteri la sentenza, in tal caso neppure ardua!
Cari nostri governanti riprendete la ragione, non continuate a fare del male a voi stessi ed al mondo intero, qualcosa si può ancora recuperare, fatelo subito prima che sia troppo tardi!