Nicola Pavese (La Cupola Verde) ricorda il “meridionalista” Giovanni Russo, scomparso all’età di 92 anni nei giorni scorsi. Di seguito la nota integrale.
La stampa nazionale e quella locale hanno dato particolare rilievo alla figura di Giovanni Russo, prestigioso giornalista del “Corriere della Sera”, meridionalista e tra le maggiori espressioni della vita culturale contemporanea, scomparso a Roma all’età di 92 anni. Personalmente l’ho conosciuto verso la fine degli Anni ’80, del secolo scorso, attraverso il poeta Michele Parrella (suo fraterno amico) e da quel momento è nata una bella e profonda amicizia, arricchita da una frequentazione sempre stimolante sia a Roma che in Basilicata. Sicché quando da Paride Leporace ho appreso la notizia della sua scomparsa ho provato una sincera commozione.
Era stato Russo a presentare (con Raffaele Garramone e Parrella) una mia mostra romana di dipinti e di disegni ispirati alla Basilicata e al Sud a Palazzo Marchesi Theodoli all’Arenula. Così come fece a Matera e a Ferrandina, nel 2011, con il libro “A Kiede Tiembe”, curato da me e da Filippo Radogna, su iniziativa dell’associazione “La Cupola verde” del centro aragonese. Proprio a Ferrandina organizzammo nella metà degli Anni 2000 un concorso nazionale per assegnare annualmente ai giornalisti Rai e agli studenti delle università e delle scuole del Sud il “Premio G.D.Giagni” e il “Premio I giovani e il Mezzogiorno”. Russo era il presidente della giuria, della quale (nelle diverse edizioni) fecero parte Angelo Larotonda, Rocco Brancati, Franco Rina, Luigi Scaglione, Margherita Agata, Donato Mastrangelo, Filippo Radogna e altri. Furono manifestazioni molto seguite e apprezzate per la qualità dei servizi televisivi in gara che facevano scoprire una Italia a volte dimenticata e nascosta, a volte sorprendente e degna di ammirazione. E non meno interessanti erano i testi giornalistici degli studenti che rivelavano con sincerità e freschezza il proprio rapporto con il Meridione e la speranza di rinascita e sviluppo dei nostri territori.
Giovanni veniva volentieri a Ferrandina a fine estate, dopo aver preso parte alla Mostra del Cinema di Venezia e presieduto i Premi di giornalismo di Positano e di Capri. Era sempre motivato e brillante, perché ogni volta colpito dalla monumentalità delle chiese, dei conventi e dei palazzi antichi. Pur nativo di Salerno, era molto legato alla nostra regione dove riscopriva la Lucania della gioventù trascorsa a Potenza, ricordava l’amicizia con Scotellaro, Sinisgalli, Levi, Olivetti, Rossi Doria, Parrella, Masi… Amava, inoltre, ritornare nei luoghi visitati un tempo, dove voleva registrare eventuali cambiamenti, conoscere le difficoltà e riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali causati dallo spopolamento dei paesi. Durante quei viaggi Russo (nell’ultimo decennio insieme alla compagna Giulietta Rovera) ci raccontava spesso aneddoti pieni di passione civile che rievocavano gli anni difficili del dopoguerra o quelli del passaggio dalla civiltà contadina ai giorni nostri. Che poi sono i temi che animano diversi suoi libri. E lo faceva con la sua narrazione che spesso diventava addirittura ironica e vivace, a volte graffiante. In giro per la regione conservava, comunque, lo spirito e l’atteggiamento del giornalista “inviato speciale” che aveva girato il mondo. Quindi, sempre curioso, che voleva scoprire ogni cosa dei luoghi e delle persone che incontrava, alle quali offriva spontaneamente la sua immensa umanità e benevolenza.
A Ferrandina era accolto sempre con affetto dagli amici de “La Cupola Verde” e dalle persone che l’avevano conosciuto. E con semplicità e modi cordiali «Giovannino» si rivolgeva ai giovani che partecipavano al concorso giornalistico, provenienti dalle più disparate località del Sud perché richiamati dal suo prestigio di Maestro del giornalismo d’inchiesta e, quindi, dalla sua notorietà.
Giovanni Russo ci onorava con la sua amicizia e aveva preso a cuore l’evento de “La Cupola Verde”, tanto che non si era mai rassegnato difronte alla sospensione del concorso per difficoltà economiche. Si mostrava, inoltre, incredulo difronte alla insensibilità delle istituzioni lucane e dell’imprenditoria locale, visto che la manifestazione attraverso la Rai e i giornali (non solo regionali) dava risonanza nazionale alla nostra città, ma anche all’intera Basilicata. Cosa che, nonostante la passione di Blasco Giurato, si è ripetuta a Ferrandina in tempi più recenti con il cinema e con le premiazioni delle pellicole girate in Basilicata. Tuttavia, durante le tante conversazioni telefoniche, Russo mi spronava continuamente perché non accettava un’amara realtà: nella nostra regione se non si hanno Santi in Paradiso non si va da nessuna parte!
Nei mesi scorsi gli avevo fatto visita nella sua casa nel centro di Roma, e ancora una volta aveva voluto sapere degli amici lucani e della grande opportunità di Matera 2019 per la nostra regione e soprattutto per le nuove generazioni. Nel salutarci, non mancò di chiedermi «…ma venire in Basilicata é ancora una tragedia?».