Per la rubrica “La storia siamo noi” in esclusiva su SassiLive lo storico materano Nino Vinciguerra ripercorre i 110 anni che hanno fatto la storia dell’attuale Bar Tripoli, attraverso i suoi protagonisti. Di seguito la nota integrale.
Sino agli anni sessanta, in alcuni locali del Palazzo dell’Annunziata, quelli verso Via XX settembre, hanno ospitato il Circolo Unione, comunemente detto “U ciùrcl du jalandùmn” (il circolo dei galantuomini), di cui facevano parte i cosiddetti notabili della città e dove, spesso, si sono anche decise le sorti della vita cittadina. Questo, costituito il 17 ottobre 1876, originariamente si chiamava Casino Sociale di Matera e, fra gli altri, furono soci fondatori Domenico Ridola e Michele Gattini. Nel 1930 fu costretto a variare la propria denominazione in Casino Sociale del Littorio di Matera mentre il 21 marzo 1946 assunse la denominazione di Circolo Unione. Ha annoverato, fra i propri soci, nomi appartenenti ad illustri famiglie che, peraltro, si sono sempre contraddistinte anche per il loro attivismo nel tessuto sociale ed economico della città. Il Comm. Cesare Zagarella, Giovanni Vezzoso, Gioacchino Cappelluti, Carlo Conti (titolare dell’omonima tipografia), il Duca Malvezzi, l’Avv. Niccolò De Ruggieri (illustre professionista e profondo studioso della Basilicata), Serafino Grande (Direttore della SITA) e altri. Nel Circolo Unione si ebbe l’opportunità di assistere, negli anni cinquanta, alle prime trasmissioni televisive. In quell’epoca camerieri del circolo erano Antonio Tataranni, Francesco Angelino, Giuseppe Iacovuzzi e Giuseppe Caione mentre il barista era Agostino Tataranni. Quest’ultimo, successivamente, è stato il titolare dell’elegante “Caffè Tripoli” (ex Bar Nuovo). Questo bar di antiche tradizioni è sorto come Bar Tripoli (in via XX settembre, dove poi c’è stata l’Agenzia Viaggi Lionetti) nel 1911 grazie ai fratelli Michele e Peppino Paolicelli (quest’ultimo andò a Napoli a imparare l’arte della pasticceria presso il famoso Gran Caffè Gambrinus). Più tardi le loro strade si divisero e Michele aprì il bar in Piazza Vittorio Veneto (“Nuovo Bar” comunemente detto Bar Nuovo). Tutta la famiglia di Michele Paolicelli fu coinvolta nell’attività, dalla moglie Marianna Cotugno alle figlie Giuseppina, Antonietta e Nunziatina, al nipote Benedetto Iasiuolo (più tardi subentrò al nonno). Nel mese di febbraio 1965 il bar cambiò gestione e lo rilevò (come precedentemente accennato) Agostino Tataranni il quale, anche dietro suggerimento di Iasiuolo, lo ribattezzò Bar Tripoli. Felicissima intuizione e Agostino continuò nell’eccellenza che dura ormai da ben 110 anni. Nel periodo in cui il Bar Nuovo era gestito da Michele Paolicelli, spesso vi si tratteneva Michele Vizziello detto “Panz a credenz”, famoso vinaio (la sua cantina era nei Sassi, nella zona sottostante Via delle Beccherie) tutt’oggi ricordato con profonda stima dai vecchi materani. I due erano grandi amici e Paolicelli, a volte, si divertiva a decantare le qualità organolettiche di immaginari vini acquistati da forestieri, a discapito del vino di Vizziello. Quest’ultimo, che solitamente si accomodava occupando due sedie vicino l’ingresso del Bar, ogni volta si mangiava la foglia e, dopo aver degustato il “primitivo altrui”, borbottando affermava che il suo primitivo era quello migliore. In quel momento, tutti i presenti scoppiavano in una gran risata perché, il vino che Paolicelli gli faceva degustare, era il primitivo della cantina di “Panz a credenz”…. Cose d’altri tempi, simpatiche, semplici, sane. Quando l’anziano Michele Vizziello scomparve, la tradizione di “cant ‘nr” l’ha proseguita il figlio Damiano con “u c ddèr” in Via San Biagio.