Per la rubrica “La storia siamo noi” Nino Vinciguerra ricorda la figura del materano Giambattista Capolupo, segretario di Papa Innocenzo XII e Vescovo di Polignano.
Giambattista Capolupo nacque a Matera il 17 dicembre 1653. Suo padre si chiamava Donato Antonio. Sin da piccolo Giambattista dimostrò sensibilità e interesse verso i valori religiosi ed entrò in seminario. Ordinato presbitero, fu assegnato alla chiesa parrocchiale di San Pietro Caveoso e rivestì incarichi anche in arcivescovado. Don Capolupo fu un sacerdote colto e un ricercato oratore. Dopo alcuni anni si trasferì a Napoli accolto dal Cardinale Antonio Pignatelli che fu arcivescovo della città campana tra il 1686 e il 1691. Pignatelli apprezzò le doti del giovane sacerdote materano e infatti, quando il 12 luglio 1691 fu eletto Papa con il nome di Innocenzo XII, lo portò con sé come segretario con il privilegio di familiare commensale. Giambattista Capolupo frequentò l’Archiginnasio romano della Sapienza e conseguì la laurea di dottore in Utroque Iure (locuzione latina, in utroque iure, che tradotta letteralmente significa “nell’uno e nell’altro diritto” e veniva utilizzata nelle prime università europee per indicare i dottori laureati in diritto civile e in diritto canonico). Inoltre, Capolupo fu nominato Cavaliere dello “Speron d’oro” (Ordine della Milizia Aurata, meglio conosciuto con il nome di Ordine dello Speron d’oro, è un ordine cavalleresco pontificio conferito a coloro che si sono prodigati per diffondere il messaggio della Chiesa, o a coloro che abbiano contribuito con qualsiasi atto alla gloria della Chiesa), Conte Palatino e Patrizio Romano. Il 13 settembre 1694 mons. Capolupo fu nominato Vescovo di Polignano (diocesi suffraganea di Bari soppressa il 27 giugno 1818 con la bolla “De utiliori” da Pio VII). Fu consacrato nella chiesa dei santi Apostoli ed entrò in possesso della Sede tramite il Vicario Generale Michele Antonio Gentile. Fu generoso con i poveri e attento ai giovani, fece restaurare cappelle, palazzo vescovile e cattedrale e rese fruttiferi i terreni incolti appartenenti alla diocesi. Un appezzamento in cui aveva fatto piantare un frutteto fu oggetto di reiterato vandalismo da parte di un giovane a cui fu posto il veto per il diaconato. Colto sul fatto ci fu una colluttazione con chi gestiva il terreno nel corso della quale il giovane morì. I mezzadri furono condannati e rinchiusi nel castello svevo di Bari; anche mons. Capolupo ne subì le conseguenze. Infatti, chiamato a Roma, fu ritenuto responsabile dell’accaduto e costretto a vivere nel convento francescano del Foro Boario. Mons. Capolupo, addolorato, terminò in quel convento romano i suoi giorni il 3 maggio 1716 e fu sepolto nell’attigua chiesa dei Santi Cosma e Damiano dove, tutt’oggi, è visibile al centro del pavimento la lapide con il suo stemma. Dopo due anni di sede vacante la diocesi di Polignano ebbe un nuovo vescovo: Pietro Antonio Pini (dal 1718 al 1736), dottissimo giureconsulto, Vicario Generale a Bari e precedentemente canonico della Cattedrale di Matera.
(Bibliografia: A. Giampietro, Personaggi della storia materana, Ed. Altrimedia, 1999)
Nella foto la chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Roma in cui è sepolto Giambattista Capolupo, il suo ritratto esposto al Museo Ridola di Matera e lo stemma vescovile.