E’ stata affidata a geografo Franco Farinelli, direttore del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna e presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani (Agei) il secondo appuntamento con le Lezioni di storia, format delle Edizioni Laterza inserito nel progetto “Future digs” della Fondazione Matera – Basilicata 2019 per il ciclo Oltre i confini, che racconta l’eterna esigenza dei popoli di attraversare le frontiere geopolitiche e culturali, nella trasformazione continua di sé e dell’altro.
Dopo l’esordio con Alessandro Barbero, che ci ha raccontato la nascita degli europei, tra le battaglie di Adrianopoli e Poitiers, Franco Farinelli ha raccontato l’evoluzione dei modelli spaziali utilizzati per la rappresentazione del mondo. Da Cristoforo Colombo a Google: come cambia il modo di fare i conti con l’esistente?
L’impresa di Cristoforo Colombo fu possibile grazie alla logica del modello spaziale, fondato sulla precedenza della rappresentazione cartografica rispetto alla realtà. È l’ipotesi che la terra abbia forma sferica a rendere possibile il viaggio. E non solo Colombo, ma tutta la successiva cultura della modernità imporrà all’esistente di conformarsi a una mappa che non è una rappresentazione realistica ma una narrazione di una organizzazione gerarchica dello spazio. La stessa soluzione trovata al passaggio dalla dimensione sferica della realtà ai due assi dello spazio cartografico, con i suoi effetti di deformazione, dimostrerà la dominanza dell’eurocentrismo.
Oggi l’avvento della Rete scardina questa logica, togliendo ogni funzione ai presupposti che consentono il funzionamento del modello spaziale. Ne deriva il ripristino di condizioni quasi arcaiche: siamo costretti a riformulare la nostra idea di mondo e a riconfigurarla in termini anti-spaziali. Oggi è la geometrica potenza degli algoritmi, che si rappresenta asettica, a ridisegnare la realtà.
Di seguito l’intervista rilasciata da Franco Farinelli per SassiLive: “E’ cambiato il mondo con la tecnologia ma di confini c’è estrema necessità. I confini esistono perchè noi siamo umani e perchè visto che siamo costretti ad ammettere dal funzionamento del mondo stesso che è una sfera, questa per essere percepita ha bisogno che ci si serva di confini, di limiti. Noi non vedremmo nulla se non ci fossero dei limiti, non penseremmo nulla se non pensassimo i limiti di qualcosa. Per molti aspetti è completamente sbagliato intendere la globalizzazione come un processo che elimina i confini, non è mai stato questo, è una cosa più complessa, che passa attraverso la continua riproduzione di limiti e confini. Spostamento, riproduzione, i confini da qualche parte si cancellano e da qualche parte nascono, limiti e confini che poi non sono la stessa cosa, che cambiano in natura, il problema non è se i confini esistono o non esistono ma dove esistono capire che natura hanno e come funzionano. Questo dipende da un fatto fisiologico. La struttura del corpo umano nel suo rapporto con il circostanze richiede la definizione di confini stessi: per esempio la geometria di Euclide, la geometria classica nasce esattamente così. Siamo abituati a tradurre la geometria di Euclide dando il valore di definizione a qualcosa che è descritto come Oros, cioè montagna. Questo significa che la montagna, ovvero il limite, l’orlo della visione interna al mondo mediterraneo è ciò da cui tutta la geometria discende. Ma se non ci fosse quel limite noi non avremmo nessuna geometria possibile”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Franco Farinelli (foto www.SassiLive.it)