Pasqua, Basilio Gavazzeni: “Proprio il 9 aprile il Risorto nell’anno 30 dopo Cristo”. Di seguito la nota integrale di Basilio Gavazzeni.
Sappiamo con certezza che il Signore morì un venerdì di Nisan, mese ebraico corrispondente a marzo-aprile. Si ritiene probabile che fosse l’anno 30 d.C. Se si accoglie il computo dei Sinottici e non di Giovanni, il giorno fu verosimilmente il 14 di Nisan, il 7 aprile del nostro calendario. La Risurrezione fu constatata il primo giorno dopo il sabato, di primo mattino , il 16 di Nisan, cioè il 9 aprile. Lo si spieghi quando si fa catechesi in parrocchia e storia nelle scuole. Quest’anno la solennità di Pasqua ricorre proprio il 9 aprile, dies dominica. Nessuno assistette alla Risurrezione. La statua biancovestita di Cristo risorto che un tempo, coup de théâtre di sicuro effetto, veniva elevata da dietro all’altare quando erompeva il Gloria nella notte di Pasqua, non rendeva onore alle narrazioni dei Vangeli. Rido ancora a pensare che, oltre quarant’anni fa, in una tempestosa assemblea presso la Camera di Commercio materana, udii una pasionaria di Montescaglioso proclamare che era rosso il vessillo impugnato da Gesù Cristo risorgendo. Prime furono alcune donne a constatare la fattualità della Risurrezione. Una sfida per la cultura del tempo che, condizionata dal diritto semitico, non considerava giuridicamente valida la loro testimonianza. Pediniamo allora Maria di Màgdala, nel racconto di Giovanni che incastona i dati dell’evento fra verbi di concitazione e verbi di constatazione. La donna, nel mattino ancora buio, esce dalla città per recarsi al sepolcro del Maestro. Di sicuro per dedicarsi al compianto. Che cosa è successo? La pietra che lo sigillava è ribaltata. Non è l’ultimo buio a impedirle di sbirciare dall’apertura. La prende l’ansia di correre da Simon Pietro e da Giovanni, il discepolo “ che Gesù amava”, per allertarli: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Parla anche per le altre donne sopraggiunte dopo di lei? Corrono subito i due. La giovinezza esalta la falcata di Giovanni, l’anzianità rallenta il passo di Pietro. Albeggia. Al sepolcro il primo, chinatosi, intravede dall’apertura le bende del defunto posate a terra, ma non entra. L’altro, come arriva, si precipita autorevolmente nel sepolcro scavato nella roccia. Vede le bende a terra e il sudario che copriva il capo del defunto in disparte. Nessuna traccia di trafugamento. A questo punto scende Giovanni : “e vide e credette”. Lui ha capito quel che per il momento a Pietro risulta inesplicabile. Nel Vangelo, tuttavia, glossa con umiltà senza dissociarsi dagli altri : “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”. In un’omelia san Giovanni Crisostomo rileva: “ Chiunque avesse rimosso il corpo non l’avrebbe prima spogliato né si sarebbe preso la briga di rimuovere e di arrotolare il sudario e di lasciarlo in un luogo a parte”. Un pietrone sepolcrale rovesciato, una tomba con le bende funerarie da cui il cadavere sembra evaporato e il copricapo in ordine a parte, ecco i dati verificati di un avvenimento dentro la storia, ma che ne infrange l’àmbito e si spinge al di là di essa. I miei meno che quattro lettori si accontentino di queste righe. A loro poi aprirsi alla teofania in cui si annuncia: “È risorto!”. E approfondire che Risurrezione è Glorificazione. E appassionarsi alle apparizioni di riconoscimento e di missione: tre a singoli privati e cinque alla comunità dei discepoli. E magari leggere le deliziose affabulazioni dei Vangeli apocrifi. Ai miei meno che quattro lettori buona Pasqua. Che significa aderire alla Risurrezione, in realtà alla Persona di Cristo risorto. Pondus meum, lo definiva sant’Agostino, il mio (il nostro) peso, la mia ( la nostra) consistenza ontologica, senza la quale non sono (non siamo). Ah l’Incarnazione, inabissata nella Passione e innalzata nella Risurrezione, carne discesa negli Inferi e innalzata alla destra del Padre, nostra salvezza dalla morte! Buona Pasqua, allora. Alleluia!