La Bulgaria ha scelto. Sarà Plovid a rappresentare questo Paese con il titolo di capitale europea della cultura nel 2019. Come è noto sono due le città europee che potranno fregiarsi di questo prestigioso riconoscimento per il 2019 e dopo la Bulgaria toccherà all’Italia indicare il prossimo 17 ottobre la città vincente tra le sei ancora in corsa: con Matera, lo ricordiamo, ci sono anche Siena, Perugia-Assisi, Cagliari, Ravenna e Lecce. Nelle prossime settimane scatterà il tour della commissione europea che dovrà valutare il lavoro svolto dalle sei città inserite nella short-list: in proposito ricordiamo che la visita nella città dei Sassi dei giudici è prevista il prossimo 7 ottobre.
Di seguito la scheda di Plovdiv, scelta come capitale europea della cultura nel 2019 per la Bulgaria (fonte wikipedia)
Plovdiv, in italiano nota con l’appellativo di Filippopoli è una città di 339.129 abitanti della Bulgaria, capitale storica della Tracia e la seconda città del paese dopo la capitale Sofia. La città è da sempre punto di riferimento di varie culture e per le sue articolate e millenarie vicende storiche. Grazie alla bellezza del suo centro storico in stile Rinascenza (ovvero il Rinascimento bulgaro di inizio Ottocento), uno dei meglio conservati della nazione, la città è nota anche con l’appellativo di Firenze Bulgara.
La storia
L’importanza di Plovdiv risale all’età antica: capitale, con il nome Eumolpias, della tribù dei traci Odrisi; nel 341 a.C. fu presa da re Filippo II di Macedonia (padre di Alessandro Magno), che la ribattezzò “Φιλιππουπολις” (Filipúpolis).
Dopo la caduta dell’Impero macedone, la città riprese il ruolo di capitale degli odrisi, in rapporto di discontinua amicizia con i romani insediatisi in Macedonia, che si impadronirono della città nel 46 d.C., dopo un’aspra battaglia condotta dall’imperatore Claudio.
Traiano la restaurò e Marco Aurelio la fece capitale della Tracia romana fino al Danubio; cinse di mura i tre colli centrali e da questi denominò la città Trimontium, divenuta ben presto splendida e importante al punto da battere moneta.
Trimontium fu il crocevia di importanti strade imperiali provenienti dal nord e dall’ovest dei Balcani. Qui le strade si unificavano e conducevano direttamente a Bisanzio, tra cui la fondamentale Via Militaris. All’inizio del IV secolo vi furono martirizzati 38 cristiani, in parte del luogo e in parte provenienti da Bisanzio. In questa florida epoca Filippopoli si dotò di terme, teatri e grandiosi edifici pubblici, in parte ancora visibili.
L’assalto dei barbari ebbe inizio nel 251 con la comparsa dei goti; nel 447 gli unni la distrussero quasi del tutto e un secolo più tardi Giustiniano la riedificò e riarmò di mura. Nel 679, di fronte alla minaccia costituita dai bulgari, gli imperatori costantinopolitani vi fecero affluire una folta colonia di armeni e siriani non ortodossi, dai quali si sarebbe presto propagata l’eresia bogomila (poi passata in Serbia e da qui in Occidente, come eresia catara); nell’812 il khan bulgaro Krum riusciva a entrare a Filippopoli, che fu definitivamente conquistata nell’834 e ribattezzata Pàldin. Il ritorno dei bizantini si ebbe alla fine del X secolo con la vittoria dell’imperatore Giovanni I Zimisce sui bulgari e sui russi conquistatori delle regioni danubiane; nel 1018 Filippopoli ridiventava bizantina.
La città subì gravi distruzioni in occasione del passaggio delle Crociate: nel 1096 (Goffredo di Buglione), nel 1147 (l’imperatore germanico Corrado III di Hohenstaufen), nel 1189 (Federico Barbarossa) e nel 1203 (Impero latino di Costantinopoli). A questo periodo risale anche il ritorno dei bulgari, che s’impadronirono nuovamente della città nel 1206. Da questa data al 1322 Filippopoli passò di mano fra i bulgari e i bizantini non meno di undici volte. Nel 1364 la città fu conquistata dai turchi di Murad I: dopo un breve, tragico periodo di lotte tra principi turchi, la città venne ribattezzata Filibè e fu fatta capitale del beilicato di Rumelia. Da allora la città conobbe una grande prosperità, grazie ai commerci che si spingevano ben oltre i confini dell’Impero Ottomano, rotta solo dalle lotte religiose tra i siro-armeni pauliciani (riunitisi a Roma alla fine del XVI secolo) e i greco-bulgari ortodossi. Filibè, divenuta nel 1636 Plovdiv, fu presa dall’armata russa del generale Iosif Gurko il 16 gennaio 1878 e il Congresso di Berlino (13 luglio 1878) la fece capitale del principato indipendente della Rumelia orientale, sotto lo scettro del principe Alessandro Bogoridi.
Uno scorcio della città antica.
Solamente nel 1885, anno in cui la Rumelia orientale si unificò col principato di Bulgaria, Filippopoli tornò sotto sovranità bulgara.
In seguito alla seconda guerra mondiale la Bulgaria entrò nell’orbita dell’Unione Sovietica, ma Plovdiv rimase un centro vitale del movimento democratico, che fece cadere il regime comunista nel 1989.
La città è stata sede di tre esposizioni internazionali nel 1981, 1985 e 1991.
Monumenti e luoghi d’interesse
Museo Etnografico
Etnografski muzej (museo etnografico), ricco palazzo del 1847 nel tipico stile della rinascenza bulgara, tra i più belli della città, accoglie nei suoi due piani, con splendidi soffitti lignei intagliati, una ricca collezione etnografica costituita da materiale proveniente dalla regione di Plovdiv. Oltre alle sezioni relative agli antichi mestieri e ai costumi tradizionali, si segnala la sala con gli strumenti musicali. Di valore la collezione di oggetti in rame stagnato e i gioielli.
Museo Archeologico Regionale di Plovdiv
Museo Archeologico Regionale di Plovdiv.
Il Museo Archeologico Regionale di Plovdiv è una delle prime istituzioni culturali bulgare, inaugurato nel 1882. Possiede una delle più ricche collezioni di 100.000 reperti del patrimonio culturale di Plovdiv e del suo territorio. Il museo custodisce uno dei tesori traci di maggior rilievo e importanza della Bulgaria. Composto da oggetti in oro che appartenevano a un sovrano trace sconosciuto della tribù Odrisi che regnava alla fine del IV secolo e l’inizio del III secolo a.C., prodotto a Lampsaco città dell’Asia Minore, è composto da un set di nove oggetti d’oro per riti cerimoniali con un peso complessivo di 6,100 kg. Il set comprende una phiale (un piatto) e otto rhyta (contenitori) di forme diverse: zoomorfe (a testa di cervo e ariete) e antropomorfe (a testa di amazzone). Il tesoro è stato rinvenuto nel 1949 in una tomba trace vicino alla città di Panagyurishte in provincia di Plovdiv. Inoltre il museo espone una ricca e variegata collezione di antiche opere d’arte greca, romana e bizantina.
La Collezione d’arte antica greca è costituita da ceramiche a figure nere e a figure rosse, rinvenute durante gli scavi nelle numerose tombe trace scoperte sul territorio, nonché di oggetti d’argento (kanthari, phialai e skyphoi) decorati con figure dorate e raffiguranti scene mitologiche. La collezione comprende anche diversi oggetti d’oro fra cui numerosi monili (gioielli) e accessori d’abbigliamento femminili.
La sezione dedicata all’arte romana include più di 1000 reperti provenienti da Filippopoli e dalle varie regioni della Tracia: oltre 200 statuette di bronzo di idoli, più di 100 ornamenti di bronzo di carri, mobili, vasi di bronzo vari, teste-ritratto in marmo, alcuni facenti parte di statue di personaggi della vita reale della città che decoravano l’anfiteatro e i grandi edifici di uso religioso o civile del I – IV sec., torsi di idoli adorati, lapidi, sarcofagi ed epitaffi provenienti dalle necropoli della città, fregi-architrave riccamente decorati, colonne e capitelli antichi dello stadio romano di Filippopoli, pilastri, mosaici e diversi oggetti in terracotta.
Chiesa di S. Luigi dei Francesi
La cattedrale cattolica di Plovdiv è dedicata a San Luigi dei Francesi. L’edificio è stato realizzato nel 1861 in stile barocco e vi fu installato il primo organo in Bulgaria.
Nel 1931 un incendio danneggiò gravemente la chiesa distruggendo l’organo. Dopo l’incendio, l’edificio fu di nuovo ricostruito. Fu affrescata dall’artista Stamatov Krusty. La facciata attuale in stile neoclassico fu opera dell’architetto Kamen Petkov.
Il campanile fu costruito nel 1898 ed è dotato di 5 campane dono di Papa Leone XIII, prodotte a Bochum in Germania.
La chiesa racchiude la tomba di Maria Luisa di Borbone-Parma (1870-1899), prima moglie di Ferdinando I di Bulgaria.
Foro romano, l’odeon.
Costruito nel II secolo, il foro era il centro economico, politico e culturale di Filippopoli. Di forma quadrata, misurava 184m. per 136m. ed era circondato da un portico colonnato. Ai lati orientale, meridionale e occidentale sorgevano magazzini, a nord si trovavano gli edifici più importanti, alcuni in parte riportati alla luce. Nella parte nord-orientale del foro sorgono i resti dell’Odeon.
Teatro romano
Fu eretto tra il 114 e il 117, sotto Traiano, come risulta da un’iscrizione ivi scoperta. La cavea allo stato originale era in grado di accogliere dai 5.000 sino a 7.000 spettatori. Settori diversi del teatro erano riservati ai distretti in cui era divisa la città. Attualmente della cavea si sono conservate quattordici gradinate, che insieme ai resti della scena e del proscenio testimoniano ancora la ricchezza decorativa dell’edificio.
L’antico stadio di Filippopoli si trova nella centralissima piazza Dzhumaya. Originariamente lo stadio fu usato per lo svolgimento dei giochi atletici. Qui ebbero luogo i giochi di Kendriyski e Alessandria, in onore del dio Apollo e Alessandro Magno. Solo alla fine del IV secolo, lo stadio cominciò ad essere utilizzato come pista da gara per le corse dei carri, perché l’imperatore Teodosio proibì i giochi atletici. L’antico circo romano poteva ospitare circa 30.000 spettatori e fu uno degli edifici più imponenti e indicativi della fiorente città di Filippopoli. Misurava 1000 passi romani di lunghezza e 250 di larghezza (rispettivamente 250m. per 74m.), con una pista da gara che misurava 600 passi romani in lunghezza.
Attualmente solo una piccola parte della struttura è stata riportata alla luce, il resto di essa rimane seppellita sotto il livello della via pedonale principale della città sui lati della quale oggi sorgono gli edifici storici che ospitano i negozi e i bar più rinomati.
Lo stile architettonico dello stadio è quello tipico delle città dell’Anatolia (come Mileto, Aspendos, Efeso).
L’unica parte visibile oggi è la sezione terminale dello stadio (la volta) con i posti per i visitatori disposti su 14 ordini di gradoni in marmo, decorati con supporti in rilievo, scolpiti a forma di piede di leone. Al centro della volta, incorniciato dai gradoni in marmo, si trova uno degli ingressi ad arco semicircolare, il quale conduceva gli spettatori all’interno della struttura. Nell’area archeologica sottostante la piazza sono visibili anche le fondamenta delle colonne portanti dell’acquedotto che in antichità vi sorgeva nei pressi dello stadio e una strada principale della città antica, pavimentata con grandi lastre di sienite, che portava all’edificio.
Trakart
In un passaggio aperto sotto il bulevard Car Boris III, fra le rovine dei palazzi risalenti all’epoca del dominio romano, si trova il centro culturale Trakart, il cui interno custodisce mosaici del III secolo, notevoli per dimensione e stato di conservazione. Furono rinvenuti in loco negli anni ottanta del Novecento, scavando fra i resti di una grande casa ricostruita dopo la devastazione gota del 251. Dell’abitazione, che era collegata alla vicina basilica, nel IV secolo sede di un importante concilio economico, non rimangono che le fondamenta, utili comunque per leggere la planimetria: si distinguono l’ingresso principale della casa, le stanze e parte del quadriportico.
Immagini
Il monastero di Bachkovo.
A poca distanza da Plovdiv, il monastero venne fondato nel 1083. Secondo per importanza storica e valore artistico solo al monastero di Rila. Al centro del complesso monastico si trovano due chiese unite fra loro: la più piccola, dedicata agli arcangeli Michele e Gabriele (Sveti Arhangeli Mihail e Gavril) è del XII secolo; la grande dedicata alla Vergine (Sveta Bogorodiza), è del 1604. Principale attrattiva della chiesa è l’icona della Vergine (di fattura bizantina), ritenuta miracolosa e che potrebbe risalire addirittura all’VII secolo. Il suo rivestimento venne prodotto nel 1819 dalla scuola di gioielleria dello stesso monastero. Fuori dal recinto monastico si trova la cappella ossario della S. Trinità (Sveta Troiza), a due piani del XI secolo. la cappella reca influenze orientali, armene, siriane e georgiane; l’alternanza di pietra e cotto nella muratura esterna è propria dello stile del primo regno bulgaro. All’interno sono custoditi bellissimi affreschi della seconda metà del Trecento, tra i più alti esempi di arte bizantina.
Hisarja (Sebastopolis)
Situata a meno di 50 km da Plovdiv, è una frequentata località termale con stabilimenti balneoterapici, sorta sul luogo dell’insediamento romano di Augustae. Conserva tracce del suo passato soprattutto bizantino, epoca in cui ebbe il nome di Sebastopolis (città del sovrano).
Le più imponenti vestigia della città antica sono i resti delle mura, erette nel VI secolo su precedenti fortificazioni di epoca romana, lunghe 2.315 m, spesse alla base 3 m e armate di 42 torri e 4 porte. La porta meridionale, detta Kamilite (dei cammelli), è a forma di arco trionfale, affiancata da torri alte 14 m.
Nella zona circostante le mura sono state rinvenute fondazioni di alcune basiliche, anch’esse bizantine, mentre nel vicino parco si trova una tomba romana (IV secolo) a pianta quadrata, ornata di affreschi e da un mosaico.
Asenova krepost (Rocca di Asen)
La fortezza si trova a 30 km da Plovdiv, sull’alto di una roccia naturale. Tra i suggestivi ruderi di quest’ultima e vertiginosi panorami, si staglia la chiesa della Dormizione della Vergine (Sveto Uspenie Bogorodicno), risalente al XIII secolo. La fortezza detta: rocca di Asen (Asenova krepost) porta il nome del re bulgaro Asen II che la conquistò nel 1230. Prima di lui della rocca bizantina si erano impadroniti Federico Barbarossa nel 1189 e nel 1203 i franchi; nel 1205 vi si asserragliò il cavaliere fiammingo Renier de Trit, signore di Plovdiv, che con 15 uomini resistette per 13 mesi ai bulgari, finché non fu liberato da Enrico di Hainault, fratello del imperatore dell’Impero latino d’Oriente, Baldovino I di Fiandra. Nel 1208 la rocca fu presa dal boiardo Slav, che vi rinchiuse la bella e giovane moglie, figlia dell’imperatore latino d’Oriente Enrico I.
Starosel
Nei pressi villaggio Starosel si trova un sito archeologico di eccezionale importanza. Sulla sommità di un poggio che si alza all’estremo confine meridionale del sistema montuoso della Sredna Gora, con vedute che giungono a Plovdiv e perfino ai Rodopi, è stato rinvenuto un tempio trace del v secolo a.C., adibito alla pratica di riti orfici, dove avvenne la divinizzazione del re Sitalk, tra i più gloriosi della dinastia degli odrisi.
Per buona parte interrato, l’eccezionale monumento è al momento solo parzialmente visibile, a causa delle impalcature di legno che sostengono all’interno la volta e degli inestetici teloni di plastica che proteggono le gradinate dalle intemperie.
Il tempio è circondato da una krepida (parete di sostegno in blocchi di granito), lungo il cui perimetro si trovano una vasca dove si conservava il vino, bevanda certamente collegata ai riti che si tenevano nella zona sacra, e un’area per sacrifici di animali. Anche il tempio vero e proprio è formato da grandi blocchi di granito, perfettamente squadrati e uniti da lunghi listelli di piombo che venivano profondamente agganciati nei blocchi. Una scalinata conduce a una piccola terrazza, ai lati della quale si alza una breve gradinata, da dove gli iniziati potevano assistere alle cerimonie. Tre alti scalini conducono all’anticamera del sacrario, chiusa da un pesante uscio (ne restano i solchi, profondamente incisi). Una nuova porta (gli stipiti, intagliati con motivi geometrici, conservano ancora tracce di policromia) serbava la parte più interna del tempio, di forma perfettamente circolare, che sorregge una cupola chiusa in alto da un cuneo. Lungo la parete corre un elegante fregio a triglifi sotto al quale si susseguono semicolonne scanalate. Ogni anno, in prossimità del solstizio invernale, i raggi solari penetrano nella camera interna. Il tempio faceva parte di un’ampia area sacrale, come testimoniano il rinvenimento, nei pressi del parcheggio, di un sarcofago interrato, che conteneva un cavaliere sepolto secondo il rituale orfico (i gioielli che facevano parte del suo corredo funerario si trovano oggi al Museo Archeologico di Sofia) e, poco sotto, lungo la strada, i resti di una tomba-santuario a colonne coeva al tempio principale.