La Santa Messa al Parco del Castello Tramontano di Matera, seguita da circa duemila fedeli ha concluso a Matera il Primo cammino regionale delle Confraternite delle Chiese di Basilicata che si è svolto a Matera a conclusione della Peregrinatio della Madonna di Viggiano, patrona della Basilicata, nella città dei Sassi: un evento religioso che ha coinvolto anche numerose Confraternite di Puglia e Calabria. Alla celebrazione eucaristica, affidata a Monsignor Pino Caiazzo hanno partecipato diversi rappresentanti del clero della diocesi di Matera-Irsina e Francesco Antonetti, Presidente nazionale della Confederazione delle Confraternite d’Italia, organismo voluto e riconosciuto dalla Conferenza Episcopale Italiana.
“La decisione di intraprendere questo Cammino regionale – aveva ricordato nei giorni scorsi Monsignor Caiazzo – è dovuta al desiderio di un risveglio delle Confraternite in Basilicata, che tanta parte hanno avuto nel passato e che oggi sono alquanto sopite”. Monsignor Caiazzo ha inoltre annunciato che Matera ospiterà nel 2019 il Cammino Nazionale delle Confraternite, avendo ricevuto il testimone da Milano lo scorso mese di giugno. Una scelta non casuale visto che nel 2019 Matera sarà capitale europea della cultura. In programma un Convegno sui beni culturali delle confraternite e sulla pietà popolare, un Concerto animato dalle confraternite di varie regioni italiane, una mostra di alcuni beni delle confraternite e il Cammino vero e proprio fissato al 26 maggio 2019, ma che potrebbe avere qualche variazione in funzione dello svolgimento delle elezioni europee. Matera con il suo fascino e la sua bellezza attira turisti; il Cammino nazionale delle Confraternite di maggio 2019 costituirà una grande occasione per i tanti che vorranno condividere la cultura e attingere alla ricchezza del suo patrimonio qualcosa da portare via come eredità di una storia millenaria, dove l’umano ha radici profonde ed è impregnato di valori ispirati dalla fede e dal Vangelo.
Nella mattinata di domenica 21 ottobre il Cammino delle Confraternite delle Chiese di Basilicata con la partecipazione delle Confraternite di Puglia e Calabria è partito con l’accoglienza e la preghiera di inizio delle Confraternite presso la Casa di Spiritualità S. Anna. Dopo il saluto del Presidente Nazionale della Confederazione delle Confraternite, Francesco Antonetti e del Delegato Regionale, Rino Bisignano, la platea ha ascoltato l’intervento di don Paolo D’Ambrosio, proveniente da Viggiano, sul tema “Maria nella spiritualità confraternale”. Quindi è partito il Cammino delle Confraternite, che ha attraversato via Lanera, via Lucana, via La Vista, via del Corso, via S. Francesco, piazza Sedile e via Duomo per raggiungere la Cattedrale in piazza Duomo. Qui è stata prelevata la Madonna di Viggiano per avviare la processione con le Confraternite che attraverso Via Duomo, piazza Sedile, via S. Francesco, via del Corso, via Alessandro Volta, via Lanera, via Castello ha raggiunto il Parco del Castello, dove si è svolta la Santa Messa. A seguire la Madonna di Viggiano è stata trasferita dai portatori di Viggiano a Potenza, dove resterà in peregrinazio nella prossima settimana.
Di seguito il testo dell’omelia che l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo ha pronunciato nella Santa Messa al Parco del Castello in occasione del Primo cammino regionale delle Confraternite delle Chiese di Basilicata che si è svolto a Matera a conclusione della Visita della Madonna di Viggiano nella nostra città.
Carissimi,
a conclusione della Peregrinatio Mariae della Madonna del Sacro Monte di Viaggiano, ci ritroviamo, in questo giorno di festa in onore del Signore, a celebrare l’Eucaristia con la partecipazione delle Confraternite della Basilicata (1° raduno regionale) e di tante altre provenienti dalla Puglia e dalla Calabria. Vi saluto tutti e benvenuti nella nostra Chiesa di Matera – Irsina, nella città dei Sassi.
Saluto il Presidente Nazionale delle Confraternite, Dott. Francesco Antonetti, il Dott. Rino Bisignano, Coordinatore regionale per la Basilicata, il Responsabile Diocesano Don Pasquale Di Taranto e il Coordinatore di quest’evento, Mons. Filippo Lombardi.
Nel brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Giovanni, il discepolo che Gesù amava, e suo fratello Giacomo affrontano Gesù con l’intento di ricevere una ricompensa tanto spirituale quanto umana. Spirituale in quanto anelito alle cose eterne: “abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”, umana perché nasce da un desiderio della carne: essere i primi a discapito degli altri discepoli.
Voglio soffermarmi sul tono deciso, che diventa in qualche modo arrogante, di rivolgersi a Gesù da parte di Giovanni: «Voglio che tu mi dia quello che chiedo. A me e a mio fratello». Parole poco rispettose, giustificate dalla confidenza e dall’amore particolare che Gesù gli riserva, fraintese da Giovanni come privilegio assoluto.
Gesù, con pazienza, ascolta e pone a Giovanni una domanda: «Cosa vuoi che io faccia per voi?». L’immediatezza della risposta rivela cosa c’è realmente nel cuore dei due fratelli: «Vogliamo i primi posti!». Tale richiesta scatenerebbe normalmente sorpresa mista a incredulità. Eppure Gesù, che parla il linguaggio dell’amore e che già da tre anni sta tracciando una strada nuova, attraverso miracoli, catechesi, insegnamenti, vita in comune, mostra pazienza, teso ad illuminare loro e gli altri dieci.
La risposta di Gesù smonta e disarma quanto la carne aveva espresso, annienta il desiderio di voler apparire ed essere più bravi, migliori degli altri, più importanti perché più vicini a Gesù: «Non sapete quello che chiedete»! Li fa ritornare immediatamente con i piedi per terra, facendoli scendere dal piedistallo sul quale erano saliti. Mette a nudo la loro povertà.
Ogni forma di delirio di potere, di onnipotenza è frutto di povertà interiore che si manifesta nell’annientare gli altri, nel calpestare la dignità dell’uomo, nel relegarlo al ruolo di scarto, perché inferiore, diverso.
La reazione degli altri discepoli «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni», in realtà manifesta la gelosia, apparentemente giustificabile, che nasconde il loro desiderio di essere al posto dei due fratelli.
Le parole di Gesù aprono alla capacità di intendere e di volere, per camminare su binari diversi dalla logica del mondo. E’ esattamente il contrario del modo di intendere la vita, i rapporti con gli altri, quindi con Dio: «Chi vuole diventare grande tra voi sia il servitore di tutti».
Questa è in realtà la novità del cristianesimo. Novità che si contrappone alla logica del potere: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così». Parole che riassumono il mistero di Dio che si è rivelato agli uomini. Dio, in Gesù, si è svuotato della sua divinità e si fatto carne perché questa, nutrendosi di lui, s’innalzasse verso i desideri divini, verso l’eternità. E’ il sapore nuovo della vita. Non a caso l’autore della lettera agli Ebrei ci ha detto: «Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato».
Le parole di Gesù sono perentorie: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». Questo è il segreto dei figli di Dio, dei cristiani: non ci può essere amore vero senza essere al servizio che cerca il bene degli altri, indipendentemente se sono battezzati o meno, italiani o stranieri. Ciò che muove la forma dell’amore è l’uomo in quanto persona.
Non si nega da mangiare a bambini che non hanno possibilità di pagare la retta per la mensa scolastica. Non si fanno discriminazioni in nome di interessi particolari studiati a tavolino. Gesù ai discepoli fa capire che non ha bisogno di servi, lui si è fatto servo. Questo è Dio. Questo è il Dio di Gesù Cristo. Questo è il Dio nel quale crediamo. Nel nome di Gesù siamo chiamati ad agire e operare. Se Dio è amore, noi siamo amore. E se questo amore non si rivela attraverso la nostra vita vuol dire che siamo semplicemente rivestiti di un qualcosa che non ci appartiene.
La logica del servizio reciproco fa cadere ogni forma di divisione: ognuno s’inginocchia, come Gesù, ai piedi dell’altro, gli lava i piedi, glieli asciuga e li bacia. Al contrario, siamo abituati ad inginocchiarci o inchinarci davanti ai potenti. Dio da potente, l’Onnipotente, si piega, s’inginocchia davanti ad ogni uomo perché ritrovi speranza, fiducia per rialzarsi e contribuire a costruire un’umanità nuova che sappia parlare da Dio, respirare Dio, seminare Dio, far fiorire Dio. Questa è la civiltà dell’amore.
Carissimi, alla luce di queste riflessioni, a voi che soprattutto fate parte delle Confraternite, dico: non venite mai meno al principio fondante ed essenziale per cui sono nate le confraternite, esercitare opere di carità e di pietà e di incrementare il culto.
Chiamati non a primeggiare, apparire, ma a far circolare la bellezza dell’amore che si esplica nella comunione fraterna che scaturisce dal cuore squarciato di Cristo sulla Croce. Ci abbeveriamo al costato di Cristo per dissetare quanti ogni giorno anelano al desiderio di una vita vissuta in libertà e in giustizia, non soffocato nel silenzio dell’indifferenza.
I discepoli, soprattutto coloro che si sentivano privilegiati da Gesù, nonostante tanti anni di cammino e vita in comune con lui (diremmo: nonostante tanti anni che stiamo insieme nelle confraternite), si lasciano sedurre dalla tentazione della carne che parla esattamente il linguaggio contrario del Vangelo.
Anche noi, vescovo, sacerdoti, consacrati, componenti delle Confraternite, nonostante da tanti anni serviamo il Signore e stiamo facendo un cammino di fede, corriamo il rischio di perdere di vista l’obiettivo principale: siamo stati scelti, chiamati e inviati per servire la Chiesa, quindi l’uomo. Non bisogna mai dimenticare quali sono le vie maestre indicate dal Vangelo: la Fede (abbiamo riposto la nostra fiducia in Gesù Cristo e in lui siamo chiamati a crescere e diventare cristiani adulti) e la Carità (le opere di misericordia spirituale e corporale).
Tutto questo sarà possibile se, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, saremo i primi a fare esperienza dell’amore di Dio che ci mette in movimento: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno».
La Vergine Maria di Nazareth, che in Lucania veneriamo come Regina, Madonna del Sacro Monte di Viggiano, venuta in mezzo a noi, ci aiuti a comprendere il senso dell’ascolto della parola di Dio oggi, del metterci in cammino, del servire l’umanità.
Chi viene rivestito della grazia di Dio, avverte nella sua carne la presenza divina. E se è vero che ci innalza verso di Lui, è altrettanto vero che ci fa scendere per stare in mezzo agli uomini, percorrendo tutti i luoghi dove incontrare coloro che sono bisognosi di assaporare la vita, in qualsiasi condizione si trovino.
Se non saremo capaci di leggere in questi termini questa peregrinatio di Maria tutto resterà un ricordo, un’emozione, un bel momento. E invece è vita che parla, perché ci ha portato il divino, il Figlio Gesù, colui che realmente ci aiuta ad innalzarci verso le cime alte della storia che fanno respirare la bellezza dell’eternità.
La nostra Regina ci aiuti a rendere il nostro servizio quotidiano con gioia, rinnovato entusiasmo, desiderio di non lasciarci prendere dalla tristezza e dalla noia del perbenismo, per essere segno visibile e concreto del passare di Dio in mezzo a noi.
A Lei affidiamo la nostra stupenda e meravigliosa Terra, consapevoli che ognuno è chiamato a contribuire a renderla sempre più casa comune da amare e rispettare, prendendocene cura e non sfruttandola in modo indiscriminato e nocivo.
A Lei presentiamo la nostra gente laboriosa e sempre pronta a lottare contro ogni avversità. Soprattutto i giovani, perché si creino quelle condizioni necessarie e indispensabili per ritornare a lavorare nelle nostre città e paesi, promuovendo una nuova era di rinascita a scapito delle tante umiliazioni.
Ai suoi piedi mettiamo le nostre famiglie, in particolare i nostri ammalati e sofferenti, le persone sole. Lei, invocata come salute degli infermi, interceda presso il Figlio Gesù, perché siano toccati dall’uomo di Galilea e tornino a sentire il respiro di Dio, la speranza della vita, la certezza di non essere soli.
Permettete che ringrazi il Rettore del Santuario del Sacro Monte della Madonna di Viggiano, Don Paolo D’Ambrosio, insieme al Parroco della Cattedrale di Potenza, Don Antonio Savone. Hanno arricchito questa settimana con la loro presenza, testimonianza, insegnamenti. Un bel momento di comunione ecclesiale espressa tra le due Diocesi di Potenza e Matera. Hanno lavorato in piena comunione e sintonia con Don Vincenzo Di Lecce, Don Angelo Gallitelli e Don Filippo Lombardi.
La nostra città in questi giorni ha ospitato l’Ecoc Family Meeting: il raduno dei rappresentanti delle Capitali Europee della Cultura passate e future. Ieri la nostra Caritas Diocesana ha ospitato, condividendo il pranzo, la rappresentanza dell’Irlanda dove ci sarà la Capitale Europea della Cultura del 2020. La Caritas è luogo che accoglie e serve l’uomo, ma promuove anche cultura attraverso il bene comune. Oggi accoglie, ed è qui presente, la Caritas di Crotone – Santa Severina, guidata dal Direttore Don Rino Le Pera. Benvenuti in mezzo a noi.
Il Signore, per l’intercessione della Madonna, ci dia lo spirito del servizio ovunque saremo.
†Don Pino
La fotogallery del Primo cammino regionale delle Confraternite delle Chiese di Basilicata