Pietro Simonetti, del Coordinamento Regionale migranti e rifugiati, ha diffuso una nota con la quale ricorda Ester Scardaccione.
“Ester Scardaccione: la pratica dello scavare e ricercare nell’utopia del quotidiano nella lotta per i diritti delle donne e degli uomini.
Sono trascorsi venti anni dalla scomparsa dell’indimenticabile Ester Scardaccione, compagna di tante lotte e battaglie per i diritti di donne e uomini, sempre a partire dal lavoro e sempre per una diversa condizione di vita.
Ester, assieme a tante altre, era abituata a cercare l’utopia del quotidiano. Guardava alla condizione reale delle persone e su quella base formulava proposte concrete allo scopo di centrare gli obiettivi. Non osservava la realtà, come molti fanno oggi, per lamentarsi e rinunciare ad agire; studiava, organizzava, costruiva luoghi di partecipazione e di impegno solidale.
Non ricorreva mai alla retorica delle opportunità o delle concessioni. Prendeva di petto la questione dei diritti e dei doveri dei cittadini in una società contraddistinta dalle esclusioni, dallo sfruttamento e dalla violenza – quella di genere in particolare – in un mondo del lavoro discriminatorio e opprimente.
Non si limitava a un semplice aiuto alla persone svantaggiate o discriminate – anche se faceva anche quello con grande generosità – ma costruiva specie di leva delle coscienze per creare comunità e gruppi pronti a spendersi per cambiare le cose e costruire un futuro degno di essere vissuto.
Non il protagonismo individualistico che tanti danni ha prodotto in questi ultimi anni, riducendo la capacità propositiva, di lotta e di unità del mondo del lavoro ed in generale delle forze progressiste e di sinistra. Ma un lavoro collettivo, contro la precarietà, l’isolamento, il liderismo inconcludente che sfocia nel populismo e nell’autoritarismo.
Quando nel 1995 Ester si candidò alla Presidenza della Commissione Pari Opportunità della Regione Basilicata era perfettamente consapevole dei limiti degli strumenti e dei poteri che aveva. Da questo assunto prese le mosse per disegnare una piattaforma con contenuti tarati sulla partecipazione dei soggetti che, per passione e convinzione, volessero incamminarsi nel percorso per cambiare le cose: a cominciare da una riflessione comune per finire con l’azione politica sul terreno della lotta per il lavoro.
Di tutto questo c’è traccia nella proposta di candidatura e nella Carta di Basilicata, che nel suo ambito rappresenta una delle maggiori esperienze prodotte in Italia. Nei documenti e nelle attività si avverte il gusto per il merito e la prospettiva; la costruzione di un progetto identitario per combattere l’ideologia dell’assenza – assenza di realtà di fattori, di obiettivi, di contenuti, che ancora oggi occorre far riconoscere e rinascere, dopo un ventennio distruttivo di diritti, lavoro, forme-partito e istituzioni .
Uno degli aspetti centrali della elaborazione di Ester e tante donne e uomini, a quel tempo, verteva sulla condizione lavorativa prodottasi dopo le modifiche di natura contrattuale e normativa: in particolare l’eliminazione del collocamento pubblico, l’inizio dell’introduzione dei contratti atipici, del lavoro in affitto, del taglio dei salari e delle pensioni. Insomma: flessibilità, precarietà, fine del lavoro governato dallo statuto dei lavoratori.
Nei testi prodotti, nelle azioni svolte, anche nel corso di audizioni parlamentari, nei progetti preparati, in tutto il suo lavoro trova particolare spazio la vicenda del caporalato, del lavoro nero e illegale, segnalata non solo per la sua portata di sfruttamento economico ma per la sua azione devastante sulle persone, in particolare le donne. Il lavoro vi era considerato come momento principale di dignità nel percorso di vita.
Ci sono voluti venti anni per ottenere una legge che parifica il reato di caporalato a quello di mafia. Fu una intuizione di Ester e di quanti allora si occupavano di questioni cosi drammatiche e gravi. Oggi Ester sarebbe contenta di questo risultato concreto messo a punto tanti anni fa nell’utopia del quotidiano”.