Nel solco di una secolare tradizione, anche Pisticci festeggia la ricorrenza della Immacolata Concezione, la prima patrona della città, la cui immagine si conserva nella omonima cappella del rione Dirupo, miracolosamente scampata alla frana del 1688. Una chiesetta storica che già esisteva nel 1544, quando fu “visitata” da mons. G. Michele Saraceno e che aveva “…un altare, con una cova ed immagini di santi dipinte sulle pareti. Un campanile con campana. Ha introiti e di essa è cappellano D. Teodoro Parisio”. Nel 1688 la chiesa divenne ufficialmente sede della Confraternita, con bolla vescovile, che contemplava anche l’investitura ecclesiastica. La cappella, nello stesso anno, cadde sotto il patronato dell’Università e inserita con altri venti chiese ubicate nel perimetro urbano e diciassette luoghi sacri extra moenia nell’Inventario di Chiese e Benefizi Ecclesiastici della Chiesa Ricettizia di Pisticci del 1799: “La Cappella della Immacolata Concezione e la Confraternita Laicale sotto lo stesso titolo vengono ambedue governate ed amministrate dai suoi confratelli laici. Le rendite annuali di ducati 60 e di peso ducati 100 e grana venti, al quale esito superante l’introito si compensa dall’elemosina dai cittadini”. Ancora prima della proclamazione del dogma la cappella era intitolata alla Immacolata Concezione. L’ambiente originario era molto suggestivo: pianta a croce latina, altare barocco, una stupenda tela della Vergine ed un prezioso soffitto ligneo del ‘700 dipinto a tempera, forse da maestri-artigiani del luogo. Il tutto, inoltre, assume una particolare importanza per la sua originale forma a carena di nave, il cui andamento ricurvo trova una perfetta corrispondenza e armonia con la facciata, secondo i tipici modelli orientalizzanti. Il prezioso soffitto ligneo venne articolato in due registri: al centro del primo domina l’Immacolata e nel secondo è raffigurato San Michele in atto di sollevare la spada per uccidere il demonio. Ai lati si notano decorazioni floreali e figure di Santi.
Giuseppe Coniglio