Pubblichiamo l’intervento della sociologa Antonella Pagano, poeta materana all’evefnto che si è svolto aBari in onore della Giornata mondiale della diversità culturale per il patrimonio Unesco. Di seguito la nota integrale.
Un giorno, un’ora, un istante differente dall’altro. Una donna, miliardi di donne l’una differente dall’altra. Un uomo diverso dall’altro, un bambino, un’anziana con una storia diversa da tutte le altre abitanti di questo straordinario pianeta, ciascuno è peculiarmente differente, portatore di una differenza, fisica, interiore, di pensiero, di spiritualità, di lingua, e questo nostro pianeta vanta una biodiversità che ha numeri ciclopici. Che meraviglia! Ciascuno formula un pensiero differente, ed anche se parla dello stesso fiore, lo farà con parole differenti, l’uno parlando dei petali, l’altro del colore, l’altro ancora dei pistilli o del gambo, l’altro ancora del profumo! Alla fine, d’un fiore, avremo descrizioni diverse, analisi diverse e tanti poetici pensieri. L’anima del mondo parla umano con differenti parole e tutti insieme del mondo scrivono il poema sul fiore, sul monte, sul borgo antico, sull’ultima scoperta archeologica, sulla nuova scoperta scientifica, sul nuovo volo alla conquista dello spazio, sulla nuova cura per sconfiggere il cancro, sul nuovo gesto umanitario, sull’animale che va estinguendosi, sulla lingua che si va estinguendo, sul giovane che salva la bimba finita nelle rapide del fiume, sui politici che dimenticano le parzialissime caduche ideologie e si mettono insieme attorno al tavolo del bene comune. Anima mundi? Titolo che ho voluto dare alla trasmissione radiofonica ideata, scritta e condotta da me. Perché metterci la faccia e perché Anima Mundi? Platone nel Timeo, nel suo dialogo cosmologico, narra dell’anima universale, di questo mondo come un unico organismo che ha una sorprendente vitalità generata da una grande unica anima infusagli dal Demiurgo, un’unica grande straordinaria anima che pur nelle infinite differenze condividono l’anima e l’intelligenza …tutto questo m’incanta e credo basti per abbattere tutte le solitudini che noi uomini ci creiamo quando la ragione s’ammanta d’ignoranza, quando la visione è minima, è infeltrita in microscopici confini mentre siamo fuoco e siamo terra e siamo acqua e siamo ariaaaaaaaaaa. E mi emoziona profondamente la Viriditas di Ildegarda di Bingen, la donna, la mistica benedettina che aveva compreso ogni cosa oltre mille anni fa! Tutte le nostre accese discussioni, le dispute più o meno dotte, tutte le discussioni animate fra noi del 21° secolo non fanno che ripercorrere le accese dispute in cui troviamo Platone opposto alla visione atomista di Democrito. Aspra polemica nella culla della conoscenza, nella culla del sapere, nella culla della cultura: l’antica Grecia, faro luminoso del pensiero che assisteva alla bisboccia tra IDEALISTI e MATERIALISTI. Ci accapigliamo ancora oggi su questo fronte! Ritroveremo il concetto di anima del mondo nel Logos dello Stoicismo che la concepiva in forma immanente: ossia come presenza del divino nelle vicende del mondo, la chiamarono sympatheja, ossia compassione, compassione che unifica, che ci eleva. Quando siamo compassionevoli siamo umanamente eccellenti, quando c’è slancio verso l’altro apparteniamo all’umanità e siamo umanamente nobili, è come esercitare la nostra discendenza alta, divina se siamo credenti, altrimenti basta già affermare di essere veramente UMANI. Grazie alla sympatheja si crede che qualunque cosa accada all’albero, al piccolo animale, al bambino, all’essere umano in qualunque parte del mondo…quell’accadimento, bello o brutto, si rifletta su noi, ed è così, si riflette in quest’altra parte del mondo e viceversa. E in fondo, se ci facciamo persone attente, osservatori acuti, potremo notare che per simpatia – fra noi umani – accadono molte cose. E se usiamo davvero la vista, ovvero se non ci soffermiamo a guardare ma a vedere, se sentiamo, ovvero ascoltiamo, se le nostre azioni rispettano il pianeta e i suoi abitanti, accadono molte cose meravigliose ed è per questo che da anni mi occupo di tutto quanto accade nei territori fisici e dell’anima. Ecco perché mi esercito nella “poesia dei territori”, i territori degli esseri umani e del pianeta, la casa comune. Di poesia dei territori ho trattato nelle 26 trasmissioni video-radiofoniche che riprenderò in avvenire. Quando ero piccola, sul nostro terrazzino mia madre e mio padre coltivavano molte piante anche da fiore…accadde che due geranei uno con fiori rossi e uno con fiori bianchi…erano vicini di vaso. Quel giorno, dunque, la mamma mi chiamò e:…guarda Antonella, osserva queste due piante di geranei, per simpatia i fiori di quello rosso, più vicini ai fiori di quello bianco, si sono screziati di bianco e i fiori del geranio bianco, più vicini a quelli rossi, si sono screziati di rosso! Con voce tenerissima disse: si sono innamorati! Potere della sympatheja! Agisce nell’amore! Agisce nell’amicizia, tra le piante, gli animali, insomma tra tutti gli esseri viventi, anche di regni differenti. Tutti insieme e ciascuno con il proprio colore, la propria energia, la propria sillaba, la propria nota musicale, componiamo il meraviglioso insieme che è il fondamento VITALE, tutti “contaminati” dalla materia eppure espressione di tanto, tanto di più. Oggi: ancora dentro il flagello del covid, abbiamo bisogno d’un surplus d’AMORE e allora, lasciata andare ogni preoccupazione, per lo più congegnate mefistofelicamente proprio da noi stessi, le chiameremo burocrazia, le chiameremo complessità, organizzazione sociale, lasciate andare tutte le sovrastrutture che abbiamo congetturato, cedo la parola alla poesia di Khalil Gibran, Segui l’amore, così dice Gibran cheriprende -in maniera contemporanea-i pensieri e le parole di Shakespeare allorchè riflette su che cosa non sia l’amore, perché questo sentimento non richiede proprio nulla se non il suo essere puro e fine a se stesso: L’amore non dà nulla fuorché sé stesso / e non coglie nulla se non da se stesso. / L’amore non possiede, / né vorrebbe essere posseduto /poiché l’amore basta all’amore. E continuerò con le sue sillabe poetiche: Farò della mia anima uno scrigno / per la tua anima, /del mio cuore una dimora / per la tua bellezza,/del mio petto un sepolcro / per le tue pene. /Ti amerò come le praterie amano la primavera, / e vivrò in te la vita di un fiore / sotto i raggi del sole. / Canterò il tuo nome come la valle / canta l’eco delle campane; / ascolterò il linguaggio della tua anima / come la spiaggia ascolta / la storia delle onde. Nessuna differenza, dunque, fra materia e materia, fra colori e colori, fra generi. Oggi, più che un a.C. e un d.C. dove la C è maiuscola e sta per Cristo, credo si adoperi più un a.c. e un d.c. con la c minuscola che sta per Covid. Stiamo vivendo un evo che muore! E’ un cambiamento epocale che chiede che noi tutti si operi più arditamente, più appassionatamente e con rinvigorita e brillante fantasia che va nutrita bene, soprattutto con la lettura più intensa dei territori, fisici e dell’anima, con la frequentazione innamorata dei territori umani e terrestri, la frequentazione sensibile, attenta e rispettosa di tutti quei territoti. La Terra piange disperata le sue ferite, l’uomo piange disperato i suoi morti, le sue stesse cattiverie e stenta a cambiare direzione, stenta a raccogliere tutte le differenze di pensiero per disporle sul pentagramma dell’armonia e tornare insieme a cantare in coro, nel coro ogni voce è importante ed utile per rendere il canto perfetto. Tutti insieme nel coro perché ogni voce fa il canto perfetto. La normalità passata era molto imperfetta, eppure oggi tutti la invocano! Vogliamo la normalità di prima nella quale accomodarci, l’uomo è animale abitudinario si sa, ma il cambio epocale ci vuole nuovi e tendenti ad una meravigliosa nuova realtà in cui ritrovarsi in una nuova grande autentica festa che non avrà nulla delle vecchie coordinate, le vecchie ci sembreranno festicciole minime e ridicole. Auguriamoci -in coro e in armonia, cioè nella più bella unanimità- l’avvento di questa nuova festa; la terra e le nuove generazioni di tutti i popoli e di tutte le etnie riprenderanno a fiorire e la Terra tornerà ad essere il pianeta colorato e profumato dell’universo che conosciamo e, magari, anche degli altri universi ancora inconosciuti e insondati. “Il tempo più inutile e sprecato è quello passato a perdere tempo”. Non possiamo più permettercelo, ma c’è di buono, di positivo, che lo sappiamo e questo può salvare ogni cosa, pertanto: che la bella parola sappia farsi bell’azione, torno a ricordare la mia antica equazione e a giurare su di essa.Questo il mio personale contributo alla Giornata Mondiale per la Diversita’ Culturale UNESCO 2021 – celebrata operosamente in Bari grazie alla Stargate Universal Service,Presidente Mariella Ragnini de Siriannainsieme al Club per l’UNESCO di Bisceglie, Presidente Pina Catino, nell’ambito dei grandi festeggiamenti del Maggio Nicolaiano. Un lavoro solidale che ha visto impegnate tante personalità della Cultura intorno all’Arte, alla Scienza, alla Spiritualità, alla Cultura di Pace, congiuntamente per agire l’Agenda 2030 dell’ONU.