Si è svolta nel pomeriggio nella Prefettura di Matera la presentazione regionale delle Giornate di Primavera promosse dal FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano in programma il 22 e 23 marzo 2025.
Le Giornate FAI di Primavera, giunte quest’anno alla 33^ edizione e a 50 anni dalla fondazione del FAI, si svolgono sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero della Cultura e di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane.
All’incontro hanno partecipato Rosalba Demetrio, Presidente Regionale FAI Basilicata, Beatrice Volpe, Capo Delegazione FAI di Matera, Franca Digiorgio, Capo Delegazione FAI della Costa Jonica, Sabrina Lauria, Capo Delegazione FAI di Tricarico e della Lucania Interna, Paola D’Antonio, Capo Delegazione FAI Vulture Melfese Alto Bradano, Grazia Panetta, Capo Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi, Carmelo Nicolò Benvenuto, Capo Gruppo FAI Giovani Delegazione di Matera e Liliana Riccardi, Delegata Regionale Comunicazione FAI Basilicata e Delegata Regionale Scuola FAI Basilicata.
Durante la conferenza stampa è stato osservato un minuto di raccoglimento per Francesco De Sanctis, responsabile comunicazione del FAI Basilicata, scomparso il 3 febbraio scorso a Matera.
Di seguito tutti i siti aperti per le Giornate FAI di Primavera 2025
Il 22 e il 23 marzo 2025 anche in Basilicata torna il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, con l’apertura a contributo libero di 45 luoghi speciali in 32 Comuni.
L’evento si svolgerà con il Patrocinio della Commissione europea, del Ministero della Cultura e di tutte le Regioni e Province Autonome italiane.
Le Giornate di Primavera realizzano la missione educativa del FAI, che dal 1975 si impegna a raccontare e valorizzare il nostro patrimonio culturale e ambientale, promuovendone la conoscenza, la tutela e la cura. È questa un’edizione speciale, che celebrerà il cinquantenario della nascita del FAI.
Il nostro ringraziamento va alle cinque Delegazioni FAI lucane e ai loro Gruppi, ai due Gruppi FAI Giovani, a tutti i Volontari attivi, agli Apprendisti Ciceroni, formati in collaborazione con i loro Docenti, grazie al coinvolgimento delle Istituzioni Scolastiche, che accompagneranno il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della propria comunità.
Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari dei luoghi aperti e le Amministrazioni Comunali che hanno accolto le nostre Giornate.
Ricordiamo che si potrà accedere ai luoghi grazie a visite a contributo libero. Ad ogni visita sarà possibile sostenere la missione e le attività della Fondazione con una donazione.
Le Giornate di Primavera 2025 in Basilicata sono dedicate a Francesco de Sanctis, dal 2016 Delegato Regionale FAI Comunicazione, improvvisamente scomparso il 3 febbraio scorso.
Lascia al FAI una complessa eredità e una strategia di valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, interamente condivisi con la rete territoriale lucana e con me, nel nostro intenso percorso e progetto di vita insieme.
“Francesco de Sanctis – Racconto straordinario di un uomo” è il titolo dell’evento che avvierà le Giornate di Primavera venerdì pomeriggio 21 marzo, alle ore 18.00, presso il Palazzo Bernardini a Matera, autentico luogo del cuore, grazie alla gentile ospitalità della Signora Anna Rosa Bernardini, che più volte in questi anni lo ha reso disponibile per le nostre Giornate FAI.
Sarà un momento di testimonianza e memoria, per avere Francesco con noi anche in questa edizione speciale per i 50 anni dalla fondazione del FAI.
Attraverso i suoi interessi e le sue passioni vogliamo ricordarlo così, sorridente e sempre concretamente proiettato nella vita. Un protagonista del nostro tempo che ha vissuto con coraggio e determinazione, ispirato da un profondo sentimento di affetto e compartecipazione umana, di grande amore verso il nostro Paese e verso ciascuno di noi.
DELEGAZIONE FAI DI MATERA
Capo Delegazione Beatrice Volpe
La Delegazione FAI di Matera resta coerente con la linea operativa che si è data: far conoscere la complessità di uno degli insediamenti abitativi più antichi del mondo.
Una scelta sempre apprezzata dai residenti, ma anche dai turisti che si trovano in città durante le Giornate FAI di Primavera.
Quest’anno, in occasione dei 5O anni dalla nascita del Fondo per l’Ambiente Italiano, osiamo davvero: spazieremo da un sito privato posto su quel che resta delle fortificazioni medievali, con l’unica torre ancora visibile in centro, a un’azienda informatica nell’area industriale, che offre servizi tecnologici di altissimo livello. E poi ancora un prestigioso palazzo, nel cuore di Matera, con peculiarità uniche, a una masseria ancora in piena attività produttiva, dove tradizione e innovazione convivono.
Grazie alla sensibilità del Prefetto di Matera Dott. Cristina Favilli, torniamo nel Palazzo del Governo, che ospita opere provenienti da collezioni private.
Non possono mancare le chiese. Ne offriremo due dalla storia particolare, una a Matera, l’altra a Ferrandina, con un ciclo pittorico appena restaurato.
GRUPPO FAI GIOVANI DELEGAZIONE DI MATERA
Capo Gruppo Carmelo Nicolò Benvenuto
L’apertura dei Matronei della Chiesa di S. Giuseppe alle Monacelle, attualmente ospitati dalla Fondazione “Le Monacelle” nel corso delle Giornate FAI di Primavera consentirà ai visitatori di accedere a uno dei luoghi più suggestivi della Civita di Matera, da una prospettiva segreta e inedita. I Matronei, infatti, non sono stati per lungo tempo pienamente fruibili, ma tornano ora a raccontare la loro storia grazie alle narrazioni degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Artistico dell’IIS Duni-Levi di Matera. I Matronei sono, infatti, uno scrigno segreto e inesplorato che custodisce gelosamente al suo interno una quantità significativa di opere pittoriche di grandissimo interesse storico, artistico e culturale.
Parallelamente all’apertura del Matroneo, le Giornate FAI di Primavera ospiteranno un evento speciale di grande prestigio, che illustrerà il restauro in corso da parte dell’Istituto Centrale per il Restauro di un magnifico affresco raffigurante l’Ultima cena che è situato all’interno della struttura delle Monacelle. Le Giornate FAI di Primavera rappresenteranno dunque il primo momento, in assoluta anteprima, di “condivisione” con la città di questo importante restauro. Se i luoghi sono fatti di storie, il restauro è il primo di gesto di cura nei loro confronti, il Gruppo FAI Giovani di Matera intende fare del racconto di questo luogo un modo per farne rivivere lo spirito.
DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
Capo Delegazione Mara Romaniello
Per la prossima edizione delle GFP, la Delegazione FAI di Potenza propone due aperture nella città capoluogo, ma intende fare luce anche su una parte significativa del patrimonio culturale diffuso sul territorio circostante e in particolar modo su alcuni siti che consentono di raccontare una parte della storia della nostra regione, dall’insediamento medievale di Torre di Satriano in Tito, al convento dell’Annunziata di Cancellara, con i suoi affreschi solitamente non visibili al pubblico, all’imponente struttura della Grancia di San Demetrio a Brindisi di Montagna, dove sarà possibile scoprire alcuni interessanti aspetti della vita certosina.
Non solo storia e arte, anche natura e ambiente, un ambiente da valorizzare e far conoscere ai più: questo l’intento dell’escursione ‘sulle tracce di Italus’ che consentirà a chi ama camminare di esplorare la bellezza del Pollino e conoscere la storia millenaria del pino loricato. Nella città capoluogo, dopo i successi delle passate edizioni, verrà data attenzione ancora una volta al centro storico, una scelta determinata dalla volontà di ricostruire la storia di alcuni dei suoi edifici più significativi sul piano architettonico e storico-artistico, con l’apertura della sede del Comando Provinciale dei Carabinieri e della Provincia di Potenza, il che consentirà di far luce su uno dei punti nevralgici della città, la ben nota piazza Mario Pagano, con l’imponente Palazzo INA.
GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
Capo Gruppo Giuseppina Troccoli
Il Gruppo FAI del Lagonegrese ha scelto di aprire, in occasione delle prossime Giornate FAI di Primavera, alcuni luoghi di pregio storico, artistico e culturale sia per valorizzare il patrimonio locale spesso non adeguatamente apprezzato sia per sensibilizzare il pubblico sull’importanza della sua tutela. Maratea, con la chiesa di San Biagio e la statua del Redentore, rappresenta un simbolo di fede e di bellezza panoramica note nel mondo, mentre Sant’Anna e San Pietro sono delle vere e proprie piccole gemme di arte religiosa poco conosciute. A Lagonegro, la scelta di San Nicola di Bari e del centro storico risponde al desiderio di mettere in evidenza le radici della città e la rivalutazione del centro storico così come si è configurata a partire dagli anni Duemila a seguito di lavori di infrastrutturazioni impiantistiche e della rimodulazione dei percorsi gradonati. Rivello, ancora, con il Monastero di Sant’Antonio, offre una testimonianza di vita monastica e gli affreschi, le tele tra le quali ” L’Immacolata con i Santi Francesco d’Assisi e Francesco da Paola” e ” la Sacra Famiglia” di Salvatore Ferrari pittore rivellese del 1700, il pregiato e originale coro ligneo intagliato che raffigura gli antichi mestieri praticati un tempo e la particolare Sala dell’Ultima Cena tripudio dell’enogastronomia rivellese rappresentano un interessante spaccato della vita del tempo. Castelluccio Inferiore, infine, propone la chiesa di San Nicola di Myra che è un luogo di grande valore architettonico e spirituale e saranno ora fruibili, all’interno della stessa, ambienti non conosciuti, offrendo un’opportunità di scoperta per i visitatori. Questi luoghi, spesso poco conosciuti, meritano attenzione e sono un invito a riscoprire la storia, l’arte, la religiosità e la cultura della zona del lagonegrese.
GRUPPO FAI ALTA VAL D’AGRI
Capo Gruppo Egle Messuti
Le aperture del Gruppo FAI Alta Val d’Agri per queste Giornate FAI di Primavera 2025 hanno come finalità quella di promuovere le diverse sfaccettature di bellezza, in perfetto stile FAI. Dalla bellezza artistica della Chiesa del Rosario di Moliterno a quella naturale delle Cascate di Valonne Melaggine di Marsico Nuovo, con uno sguardo alle scorse edizioni rappresentato dalla riapertura della Chiesa di San Rocco a Sant’Arcangelo, simbolicamente dedicata ai 50 anni di anniversario, dove anche il gruppo Alta Val d’Agri ha svolto il suo piccolo ruolo.
GRUPPO FAI GIOVANI DELEGAZIONE DI POTENZA
Capo Gruppo Davide Di Bono
Nel cuore del centro storico di Potenza, tra gli eleganti edifici ottocenteschi e primo novecenteschi affacciati su Piazza Mario Pagano, sorge il Teatro Francesco Stabile, unico teatro lirico storico della Basilicata. Intitolato al compositore Francesco Stabile (1801-1860), rappresenta una delle più significative testimonianze architettoniche della città ed è ancora oggi il suo punto di riferimento artistico e culturale.
In occasione dell’apertura, i visitatori saranno accompagnati in una visita narrata, che ripercorrerà la storia del teatro attraverso i suoi spazi più rappresentativi e quelli solitamente meno accessibili: dal foyer, al ridotto, alla platea fino alla prestigiosa Sala degli Specchi. Saranno inoltre aperte al pubblico le stanze dedicate al compositore Ruggero Leoncavallo.
Il percorso offrirà un approfondimento sui recenti interventi di restauro e per l’occasione ci sarà la proiezione di un visual podcast, che rievoca l’inaugurazione del teatro alla presenza di re Umberto I e della regina Margherita di Savoia, un momento di “Reale bellezza”. Le voci degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Potenza, insieme alle animazioni del Gruppo FAI Giovani di Potenza, guideranno il pubblico in un viaggio nel passato, riportando in vita un momento storico indimenticabile per la città.
DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Capo Delegazione Franca Digiorgio
Le GFP2025 nella nostra Delegazione offriranno la possibilità di andare alla scoperta dei borghi più suggestivi della Costa Jonica, ricchi di tradizioni secolari e paesaggi mozzafiato: sono gioielli che aspettano solo di essere scoperti! Ogni borgo racconta la sua storia, custodisce antiche leggende e celebra ancora le tradizioni locali. Le passeggiate condurranno in un affascinante dedalo di vicoli e scalinate che offrono scorci pittoreschi e raccontano la vita quotidiana degli antichi borghi, qui si incastonano tracce di originarie fortificazioni, chiese e palazzi storici. Ogni edificio racconta una storia legata alle famiglie che lo hanno abitato e al loro ruolo nel tessuto sociale del borgo. La peculiarità dei siti, che si potranno visitare, è di essere località costiera in cui le bellezze naturali dei paesaggi circostanti si unisce alla storia antica.
L’idea che ha generato la nostra proposta di aperture è stata la volontà condivisa di valorizzare il concetto di accoglienza, ospitalità e la promozione e rappresentazione dell’identità culturale, anzi multiculturale, del territorio del Metapontino caratterizzato dal passaggio nella sua storia millenaria di popoli di varia provenienza che l’hanno attraversato, colonizzato, dominato, vissuto, lasciando ognuno, dagli etruri, achei, saraceni, arabi, albanesi, spagnoli e francesi, segni materiali ed immateriali nel patrimonio artistico-culturale ed architettonico, nelle tradizioni e nei costumi, radicando culture e religioni altrettanto diverse.
L’esempio tangibile della convivenza ed omologazione tra queste diverse culture e testimonianze tuttora riscontrabili non può che essere un esempio da condividere e diffondere. Per questo l’idea di promuovere con le passeggiate nei borghi, in particolare, l’alto valore di accoglienza, che ha le sue radici nella storia, nella natura di questi luoghi, osservando e conoscendo a fondo il loro straordinario patrimonio storico-culturale.
GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
Capo Gruppo Grazia Panetta
Le aperture proposte dal nostro gruppo nelle Giornate FAI di Primavera sono un viaggio affascinante tra storia, devozione e antichi mestieri, svelando il profondo legame tra passato e presente.
La visione generale che ispira queste aperture si fonda sull’idea che i luoghi non siano semplici spazi fisici, ma custodi di esperienze umane, tradizioni, simboli di speranza e rinascita. Attraverso questi itinerari, emergono storie di vita quotidiana, di fatica e di resilienza, che testimoniano come il passato continui a dialogare con il presente, offrendo spunti di riflessione sul senso di appartenenza e sulla memoria collettiva.
Ogni sito diventa una tappa di un percorso più ampio che esplora le diverse anime dei borghi: quella spirituale, che affonda le radici nella devozione popolare; quella sociale, che riflette il cambiamento e l’adattamento nel corso del tempo e quella culturale, che attraverso l’arte e il lavoro artigianale, tramanda il sapere e la creatività locale.
Ogni apertura è quindi un invito a riscoprire un’eredità che continua a vivere, intrecciando passato e futuro, memoria e innovazione.
DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Capo Delegazione Sabrina Lauria
La Delegazione FAI di Tricarico e della Lucania interna propone aperture che mettono in luce come i piccoli borghi del nostro territorio non solo conservano un rilevante patrimonio storico architettonico ma anche un contesto paesaggistico di innegabile bellezza.
Gli itinerari proposti sono itinerari immersi nella natura che puntano l’attenzione su degli aspetti specifici, poco conosciuti e non ancora raccontati.
Ad Accettura si racconterà della Masseria fortificata Spagna, immersa nel bosco, con una attenzione alla struttura architettonica ma anche alle storie sui briganti.
Ad Albano di Lucania l’itinerario si snoderà nel bosco Cupolicchio, a San Chirico Nuovo, nell’area degli ultimi scavi archeologici: il tema dell’acqua, della biodiversità, l’albero padre, antichi santuari di campagna, saranno solo alcune delle curiosità che si scopriranno in una natura incontaminata.
Aliano propone una passeggiata nei Calanchi in un paesaggio primordiale di un fondale marino, accompagnati dalla poesia, col ricordo di Carlo Levi nel suo 50° anniversario dalla morte.
Pietrapertosa coniuga la spettacolare bellezza delle Dolomiti lucane con l’arte a cielo aperto: “Horus” un occhio sul paesaggio.
San Mauro Forte, nella piana del melograno e del mandorleto, sottostante il suggestivo borgo, punta l’attenzione su nuove attività e colture recuperate.
Il tema del paesaggio e del contesto naturalistico ritorna nell’apertura di Tricarico con le sue “Vedute tra cento città rinascimentali” e l’itinerario nel centro storico.
Novità assoluta l’interessante e preziosa collezione esposta a Palazzo Ducale, in aggiunta alla preesistente collezione di reperti archeologici, in un edificio cinquecentesco che solo recentemente è stato dichiarato Museo. Si ringrazia la Direzione Regionale Musei di Basilicata per la disponibilità.
DELEGAZIONE FAI VULTURE MELFESE ALTO BRADANO
Capo Delegazione Paola D’Antonio
La Delegazione FAI del VULTURE MELFESE ALTO BRADANO ha deciso di dedicare le GFP 2025 a due grandi ed importanti ambiti; nel primo, infatti, ci muoviamo all’interno del tratto lucano dell’Appia Antica, zona più antica di Genzano dove aprirà le porte ai visitatori il complesso monastico di S. Maria Annunziata, è uno dei più antichi insediamenti francescani della Basilicata, fondato nel 1321 da Aquilina di Monteserico. Si potrà visitare la Chiesa e il cantiere di restauro dell’organo settecentesco, il chiostro, il giardino e alcuni ambienti del Monastero, da più di ottanta anni chiusi al pubblico. Il complesso, che ha ricevuto 10.481 voti, è stato scelto come il primo Luogo del Cuore in Basilicata e il ventunesimo nella graduatoria nazionale del Censimento FAI del 2022.
IL secondo ambito è quello del Monte Vulture, vulcano spento, che domina su territori di grande valore paesaggistico.
Aprirà le porte il Castello di Lagopesole. La fortezza è caratterizzata da un massiccio circuito murario di 17 metri di altezza, di forma rettangolare, con sette torri quadrangolari. Il cortile più piccolo, che potrebbe essere il risultato di un ampliamento successivo rispetto al progetto originale, ospita un imponente torrione (donjon) al centro. Eretto probabilmente durante l’epoca normanna nell’XI secolo.
Ma oltre alla bellezza architettonica che connota tale edificio, si potrà ammirare anche la ricchezza paesaggistica del luogo; la Riserva Naturale Antropologica “Coste Castello”, istituita con Decreto del Ministero per l’Agricoltura e le Foreste del 29.03.1972, comprende il Castello di Lagopesole e le pendici che lo circondano, per una superficie di 25 ettari, quasi interamente boscati. Apparteneva al Demanio forestale ed era gestita dal Corpo forestale dello Stato-ex Azienda di Stato per le foreste demaniali (A.S.F.D), poi trasformata in Ufficio per la Biodiversità.
XXXIII edizione delle GIORNATE FAI DI PRIMAVERA
Torna il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico
del nostro Paese con l’apertura a contributo libero di 750 luoghi speciali in 400 città
un’edizione speciale, in occasione dei 50 anni della Fondazione
sabato 22 e domenica 23 marzo 2025
Evento nazionale di partecipazione attiva e di raccolta pubblica di fondi
IN BASILICATA
Sabato 22 e domenica 23 marzo tornano per la 33ª edizione le Giornate FAI di Primavera, il principale evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS grazie all’impegno e all’entusiasmo di migliaia di volontari: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 Delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni.
Un’edizione speciale, in occasione dei cinquanta anni dalla nascita del FAI – fondato nel 1975 da Giulia Maria Crespi e Renato Bazzoni, con Alberto Predieri e Franco Russoli – che anche attraverso le Giornate FAI di Primavera ribadisce la missione culturale che la Fondazione svolge a fianco delle istituzioni, con i cittadini e per il Paese, e che si realizza nella cura e nella scoperta di tanti luoghi speciali – oltre 13 milioni visitatori, 16.290 luoghi aperti in oltre 7.000 città in 32 edizioni – con lo scopo di educare la collettività alla conoscenza, alla frequentazione e alla tutela del patrimonio di storia, arte e natura italiano.
Le Giornate FAI rappresentano un momento di crescita educativa e culturale e di condivisione, strumenti essenziali per affrontare un mondo libero. Un percorso di cittadinanza che coinvolge istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale, con un unico obiettivo: riconoscere il valore del nostro patrimonio culturale e con esso la nostra identità di cittadini europei.
“Da oggi e senza incertezza anche noi del FAI dobbiamo avere ancora più chiaro che ogni nostra azione sociale ed educativa debba concorrere al rafforzamento di una comune coscienza europea e affido dunque a questa edizione delle Giornate FAI del cinquantennale e alle 750 piazze italiane – che esse virtualmente rappresentano – l’auspicio che la nostra festosa, concreta e appassionata manifestazione del 22 e 23 marzo possa essere proposta, vissuta e percepita in questa ottica più ampia, più civile, più militante. Il mondo, e non solo noi europei, ne ha un immenso e drammatico bisogno. Viva l’Europa!” ha dichiarato Marco Magnifico, Presidente FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.
Le Giornate FAI di Primavera anche in questa edizione attraverseranno il territorio italiano – da Nord a Sud del Belpaese, aprendo luoghi insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco noti e valorizzati – per continuare assieme a meravigliarsi di fronte alla sorprendente vastità del patrimonio italiano, una festa con le persone e per le persone: 750 luoghi saranno infatti aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti – cittadini di domani – appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Una mappa italiana, variegata e inaspettata (elenco completo dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione dall’11 marzo su www.giornatefai.it): borghi, palazzi storici, luoghi di ricerca e innovazione, di archeologia industriale, case private, botteghe e luoghi di antichi mestieri, luoghi che ci raccontano di altre culture, luoghi in cui è in corso un restauro, luoghi di natura e cultura.
Saranno proprio le Giornate FAI di Primavera per due giorni a dare voce a tanti luoghi e a ricordarci di dar loro attenzione, per raccontare e valorizzare le meraviglie e i tesori nascosti che ci circondano, promuovendone la conoscenza, la cura e la tutela. Una missione culturale verso il patrimonio italiano che coinvolge tutti, perché appartiene a tutti.
Tra le tante aperture proposte, alcune saranno dedicate agli iscritti al FAI e a chi si iscriverà durante l’evento. Verranno inoltre riaperti luoghi particolarmente apprezzati e visitati nelle scorse edizioni. Ad ogni visita sarà possibile sostenere la missione e le attività della Fondazione con una donazione.
Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). Partecipare alla visita con una donazione significa sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Ogni Iscritto al FAI e chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potrà beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi e di aperture dedicate. Sottoscrivere la tessera FAI significa diventare parte di un grande progetto e rappresenta un atto d’amore per l’Italia.
Inoltre, fino al 30 marzo 2025 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da Convergenze e PosteMobile.
Ecco alcune delle aperture più interessanti in BASILICATA:
MATERA
Palazzo della Prefettura
Nel cuore della Città, in Piazza Vittorio Veneto, il Palazzo della Prefettura di Matera ha sede nell’antico Convento dei Frati Predicatori dell’Ordine di San Domenico. Costruito ai margini della cinta muraria della città, lungo la zona detta ei “Foggiali”, storici e cronisti locali ne collocano l’edificazione entro la prima metà del XIII secolo, ascrivibile all’opera e alla predicazione del Beato Nicola Paglia da Giovinazzo, discepolo di San Domenico. In seguito alla soppressione degli Ordini religiosi, nell’Ottocento, il convento fu abbandonato. Elevata Matera a capoluogo di provincia nel 1927, il Convento di San Domenico divenne sede della Prefettura di Matera. Gli spazi interni furono così adattati alle esigenze di rappresentanza, ma anche alle necessità degli uffici governativi. Accanto all’appartamento privato del Prefetto, sono conservati dipinti di notevole importanza storica e artistica, provenienti dalle collezioni delle famiglie Nugent, Formica, Doria. In occasione delle Giornate di Primavera, sarà possibile apprezzare la struttura dell’edificio, a partire dal chiostro, e conoscerne la storia. Di grande interesse la quadreria, con opere principalmente del XVII e XVIII secolo. Nel complesso, spicca inoltre la bella chiesa romanica, chiusa da anni.
ALIANO (MT)
Carlo Levi nei ricordi di Alianello Vecchio e i Calanchi
I Calanchi – luogo naturalistico di grande interesse geologico – sono situati nel Comune di Aliano, luogo in cui vi fu una fiorente colonia greca e paese di confino di Carlo Levi, a cui è dedicato l’itinerario proposto in occasione delle Giornate FAI, a cinquant’anni dalla sua morte. Sarà possibile fare una passeggiata alla scoperta di questa estensione notevole di un fondale marino primordiale con formazioni calanchifere, che ricordano un paesaggio lunare. Nei dintorni, si potrà vedere anche il borgo abbandonato di Alianello Vecchio, edificato su uno sperone roccioso: le notizie documentali ne fanno risalire la nascita al tardo Medioevo, ma ritrovamenti di tombe risalenti agli Enotri fanno ipotizzare un’origine più antica, databile all’Età del Ferro. Il borgo, un tempo abitato da una comunità coesa e dinamica, ospitava botteghe artigiane e laboratori dove avveniva la lavorazione e trasformazione delle materie prime in prodotti alimentari di altissima qualità, legati alle fiorenti produzioni agricole e all’allevamento locale. Oggi questi luoghi disabitati sono spesso scelti come set cinematografici. Il percorso, adatto a tutti, sarà di circa 3 km, e vedrà la presenza della poetessa Laura Sposato che accompagnerà i visitatori con le sue poesie; sono necessari scarpe e abbigliamento comodo e acqua.
POTENZA
Teatro Francesco Stabile
Nel cuore del centro storico di Potenza, l’unico teatro storico e lirico della regione, intitolato al compositore Francesco Stabile, è una delle più importanti testimonianze architettoniche della città. Già dal 1806, anno in cui Potenza divenne capoluogo di Provincia, cominciò a farsi strada l’idea di un teatro degno del nuovo ruolo amministrativo. La sua costruzione tuttavia, avviata nel 1838 e completata nel 1878, fu segnata da quarant’anni di difficoltà economiche e revisioni tecniche, da terremoti e mutamenti storico-politici importanti. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 26 gennaio 1881, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, per divenire rapidamente il fulcro della vita culturale cittadina ospitando opere liriche, spettacoli e concerti. Realizzato in stile neoclassico, non mancano elementi architettonici eclettici. I modelli di riferimento furono il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro alla Scala di Milano. L’interno è impreziosito da magnifiche decorazioni, opera di maestranze di scuola milanese e napoletana. Tra gli artisti spicca Luigi De Luise, autore del velario raffigurante l’Apoteosi di Pitagora sul soffitto della platea, simbolo dell’armonia tra arte e conoscenza, tema tipico dell’immaginario neoclassico e romantico del tempo. Gli stucchi e le decorazioni, di raffinata fattura, completano l’atmosfera elegante e solenne del teatro. L’apertura prevede una visita narrata attraverso gli ambienti più significativi del teatro, dal foyer alla sala del pubblico fino al ridotto. Saranno inoltre accessibili la prestigiosa Sala degli Specchi e le stanze dedicate all’illustre compositore Ruggero Leoncavallo. Non mancherà un approfondimento sui recenti lavori di restauro e, per l’occasione, i visitatori potranno assistere alla proiezione di un visual podcast sulla storica inaugurazione del teatro.
GENZANO DI LUCANIA (PZ)
Chiesa e Monastero della Santissima Annunziata
Il complesso monastico di S. Maria Annunziata si trova nella zona più antica di Genzano, non lontano dal tratto lucano dell’Appia Antica, e domina un promontorio circondato da tre profondi valloni, che offre una vista panoramica sull’antico fonte di Capo d’Acqua e sul Monte Vulture. Si tratta di uno dei più antichi insediamenti francescani della Basilicata, fondato nel 1321 da Aquilina di Monteserico; dopo la demolizione e la sua ricostruzione a metà del Trecento grazie a Roberto Sanseverino, il complesso subì modifiche e ampliamenti in seguito al Concilio di Trento, con lavori che continuarono fino alla metà del XVIII secolo. Fu abitato dalle religiose dell’Ordine di S. Chiara fino al 1905, quando passò in proprietà al Comune, per essere adibito a usi civili. Da metà del secolo scorso, però, permane in disuso e abbandonato. Durante le Giornate FAI il pubblico, accompagnato dai volontari dell’Associazione dell’Annunziata e dagli Apprendisti Ciceroni dell’I.I.S.S. “E. Majorana” di Genzano, avrà l’opportunità di visitare la Chiesa e il cantiere di restauro dell’organo settecentesco, il chiostro, il giardino e alcuni ambienti del Monastero, da più di ottanta anni chiusi al pubblico. La visita permetterà di immergersi in un magnifico scenario storico e paesaggistico, che spazia dalle grotte ipogee scavate nell’arenaria nei Valloni all’area naturalistica dell’antico Fonte di Capo d’Acqua. Con ben 10.481 voti, il complesso è stato scelto come il primo Luogo del Cuore in Basilicata e il ventunesimo nella graduatoria nazionale del Censimento FAI del 2022.
TERRANOVA DI POLLINO (PZ)
Parco Nazionale del Pollino: sulle tracce di Italus
Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, le Giornate FAI propongono un itinerario che unisce la maestosità della natura alla suggestione della storia. L’area, che si estende tra le vette più alte dell’Appennino meridionale, è caratterizzata da un paesaggio straordinario, in cui le rocce calcaree si alternano a foreste e praterie. A dominare l’orizzonte è il maestoso pino loricato, l’albero più antico d’Europa, che con i suoi 1230 anni è assurto a simbolo del Parco e icona di resistenza alle avversità. Il percorso si snoda attraverso ambienti ricchi di biodiversità e raggiunge il sito di Pietra Castello, che offre una vista emozionante sulle vallate sottostanti. Il sentiero segue per un buon tratto l’antica Rueping, un vecchio tracciato ferroviario per il trasporto del legname realizzato nel primo decennio del XX sec. Questo impianto rappresentava il cuore pulsante dell’industria forestale locale, gestendo la lavorazione del legno pregiato proveniente dalle foreste del Pollino. I due grandi supporti tecnologici della Rueping furono i tracciati ferroviari, percorsi ininterrottamente da trenini, e le efficienti teleferiche. In quest’area del Parco si trovano ancora tracce delle antiche strutture utilizzate per il trasporto del legname, testimonianze di un passato in cui il bosco non era solo un elemento naturale, ma anche una risorsa essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle comunità locali.
TURSI (MT)
La via dei mestieri
Situata su una collina nella valle del fiume Agri, Tursi conserva nel suo antico abitato storico, Rabatana, un’atmosfera d’altri tempi con tracce di influenze arabe, grazie alle sue case in pietra, grotte e vicoli. L’economia del paese è, da tempi remoti, fondata sulle produzioni agricole come frutta, vigneti e ulivi e fino agli anni ’70 Tursi ospitava nel centro storico frantoi, mulini e botteghe artigianali ora chiusi, ma ancora simbolo culturale. La Via dei Mestieri è un percorso che racconta la vita e il lavoro delle comunità di un tempo, un viaggio tra tradizioni e abilità artigiane tramandate nei secoli che svela i segreti di una comunità legata al lavoro manuale e alla creatività. Gli edifici degli antichi mestieri, progettati con architetture essenziali e funzionali, sono costruiti con materiali locali come pietra, legno, mattoni e riflettono uno stile rustico e autentico. Soffitti con travi a vista e pavimenti in pietra o terracotta custodiscono le tracce di vite laboriose. Lungo il percorso, ogni dettaglio racconta storie dimenticate, che Giornate FAI intende portare alla luce. L’appuntamento è in Piazza Maria SS. di Anglona, da cui si raggiugerà Piazza Plebiscito, con la Chiesa di San Filippo Neri, costruita nel 1661 su volere di Mons. De Luca. Da qui, ogni angolo del borgo racconta una storia: a sinistra si trova la Casa Museo di Albino Pierro con il vecchio frantoio sottostante; a nord, la bottega del fabbro rimasta intatta nel tempo; proseguendo lungo via Cristoforo Colombo, si incontra l’ultimo mulino che ha funzionato fino agli anni ’80. Nei pressi della Cattedrale della SS. Maria Annunziata sarà possibile visitare un antico frantoio, scoprire le fasi di lavorazione dell’olio e degustarne le eccellenze, immergendosi nella tradizione contadina.
Elenco completo dei luoghi aperti in BASILICATA e modalità di partecipazione all’evento su:
https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=BASILICATA
IMPORTANTE: Si raccomanda di controllare sul sito
i giorni e gli orari di apertura prima della visita e se è necessaria la prenotazione.
Verificare sul sito anche eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse.
Le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana Rai dedicata ai Beni Culturali in collaborazione con il FAI. Rai quest’anno celebra i 10 anni al fianco del FAI dal 17 al 23 marzo assieme a tutti i canali radiofonici e televisivi e attraverso RaiPlay con un racconto corale che mette al centro la bellezza e la sostenibilità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico.
Rai è Main Media Partner del FAI per sensibilizzare tutti gli italiani alla cura e valorizzazione del nostro Paese e supporta in particolare le Giornate FAI di Primavera 2025, anche attraverso la raccolta fondi solidale autorizzata da Rai per la Sostenibilità – ESG e promossa sulle reti del Servizio pubblico.
Si ringrazia la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, da anni al fianco del FAI in occasione degli eventi nazionali. Nel corso delle Giornate FAI di Primavera quaranta siti storici, artistici e culturali destinatari di finanziamenti europei o rappresentativi delle politiche europee, saranno visitabili a testimonianza dell’impegno dell’Unione europea nella salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale italiano ed europeo. Le Giornate FAI di Primavera 2025 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio del Ministero della Cultura, di Regione Basilicata, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane. Si ringrazia per il sostegno Fondazione CARICAL.
Si ringraziano la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, da tempo al nostro fianco con i suoi volontari e il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze armate che durante le Giornate FAI di Primavera concedono l’apertura di alcuni loro luoghi simbolo.
Un grazie sentito anche al Fondo Edifici di Culto per averci concesso l’apertura di alcune chiese di sua proprietà in virtù di un accordo di collaborazione.
Un ringraziamento per il generoso sostegno alla buona riuscita della manifestazione all’Arma dei Carabinieri per il contributo alla sicurezza dell’evento e un grazie particolare alla Croce Rossa Italiana per la partnership consolidata.
Le Giornate FAI di Primavera 2025 sono rese possibili grazie al prezioso contributo di importanti aziende illuminate:
Ferrarelle Società Benefit, Partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, da quindici anni preziosa sostenitrice dell’iniziativa e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di tutela della cultura, della natura e del territorio italiani. Sarà inoltre presente nella lista dei luoghi visitabili con il suo Parco Sorgenti di Riardo (CE) – esempio virtuoso di gestione responsabile delle risorse custodite e di valorizzazione del patrimonio agricolo-paesaggistico – e con la maison artigianale di Pontedera (PI), da oltre trent’anni polo di eccellenza nella produzione di cioccolato di alta gamma Amedei.
Fineco, tra le più importanti banche FinTech in Europa e principali reti di consulenza in Italia, ha fatto del sostegno all’ambiente e alla cultura uno dei pilastri fondamentali della propria strategia di sostenibilità. Main Sponsor delle Giornate FAI di Primavera dal 2020, la banca conferma anche quest’anno il proprio impegno nella cura del patrimonio artistico e culturale, il cui valore è un asset strategico per lo sviluppo del Paese.
Dolce&Gabbana, la casa di moda che fin dalla sua fondazione riconosce e promuove le eccellenze artigiane italiane e le bellezze artistiche e architettoniche del territorio, per il secondo anno Partner della Fondazione. Una speciale collaborazione basata sui valori comuni di italianità, cultura, tradizione, educazione e bellezza.
Edison, azienda energetica con oltre 140 anni di storia, impegnata per la salvaguardia dei luoghi e delle realtà di interesse culturale e sociale presenti nel nostro Paese, è da sempre vicina al FAI. In occasione delle Giornate FAI di Primavera consentirà ai visitatori di accedere allo splendido Palazzo Edison a Milano e alla Centrale Termoelettrica di Presenzano (CE) da poco inaugurata.
Grazie anche a Italo, primo operatore privato italiano sulla rete ferroviaria ad alta velocità, Mobility Partner dell’evento, che ha deciso di affiancarsi al FAI per promuovere una mobilità sostenibile, invitando i viaggiatori alla scoperta dell’Italia più bella.
Si ringrazia, inoltre, l’Ippodromo Snai San Siro di Milano per la speciale apertura dell’impianto e il prezioso sostegno di Snaitech – proprietaria dell’impianto sportivo – che si rinnova dal 2018.
Il FAI ringrazia la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta per la preziosa e duratura collaborazione, che rappresenta un passo importante volto a coniugare la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale con un modello di mobilità dolce, capace di valorizzare i territori e ridurre l’impatto ambientale.
Grazie di cuore alle 133 Delegazioni, 106 Gruppi FAI, 93 Gruppi FAI Giovani e 16 Gruppi FAI Ponte tra culture, e a tutti i volontari attivi in Italia. Un ringraziamento anche ai 16.000 Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, che hanno l’occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI nel loro territorio, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità.
Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari delle centinaia di luoghi aperti in aggiunta ai nostri Beni e le amministrazioni comunali che hanno accolto questa iniziativa.
BASILICATA
PROVINCIA DI MATERA
ACCETTURA (MT)
MASSERIA FAZZANO
Frazione Fazzano
Arrivare al bivio per Accettura e S. Mauro Forte.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
La masseria si trova nel Comune di Accettura, che conta circa 1800 abitanti, e si raggiunge attraversando il bosco di Gallipoli e Montepiano. Il paesaggio si apre su altri piccoli Comuni, come Cirigliano, Garaguso e San Mauro Forte, ed è parte del Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane.
Il rito del Maggio di Accettura è davvero affascinante, con le sue tradizioni legate alla natura e alla simbologia degli alberi. L’uso di un albero come simbolo di unione tra il maschio e la femmina, la “sposa” agrifoglio e il “maggio” albero, rende la festa unica.
La masseria è un esempio tipico di architettura rurale fortificata, molto diffusa nelle zone collinari di Matera. Le torrette cilindriche, utilizzate per difendere la proprietà e controllare i movimenti nel territorio circostante, sono una caratteristica che collega la struttura alla sua funzione di difesa oltre che di residenza e lavoro agricolo.
Il percorso di visita alla masseria fortificata, che fa da sfondo al romanzo “Il giudice dei briganti” di Carlo Spagna, offre un’esperienza unica per scoprire un angolo ricco di storia, natura e mistero. L’edificio, immerso nei boschi che raccontano le vicende brigantesche, si distingue per la sua architettura fortificata e per il legame con il passato turbolento della regione. La scoperta delle pistole sottratte ai carabinieri uccisi durante un agguato brigantesco, avvenuto proprio in questo territorio, aggiunge un elemento di intrigo e profondità storica. La visita è particolarmente eccezionale per la possibilità di esplorare non solo la masseria, ma anche il vasto territorio circostante, che include uno stagno e la montagna Monacelle, un luogo dal nome evocativo legato a un antico ritiro per suore. Questo percorso permette ai visitatori di immergersi in una natura selvaggia e incontaminata, mentre si apprendono storie di briganti, conflitti e tradizioni locali. Partecipare alle Giornate FAI di Primavera è un’opportunità rara per entrare in contatto con una parte di storia che spesso rimane nascosta.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
10:00 – 13:00 / 16:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni Istituto comprensivo di Stigliano-Accettura
ALIANO (MT)
CARLO LEVI NEI RICORDI DI ALIANELLO VECCHIA E I CALANCHI
Piazzale Santa Maria Assunta ad Alianello Nuovo
Punto di ritrovo: Piazzale Santa Maria Assunta – Alianello Nuovo
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Luogo naturalistico per eccellenza, di notevole interesse geologico, in quanto si estende su un fondale marino primordiale con formazioni calanchifere, che ricordano un paesaggio lunare. È ubicato nel Comune di Aliano (MT), paese di confino di Carlo Levi ma anche luogo in cui vi fu una fiorente colonia greca. Si tratta di un luogo ricco di storia e tradizioni.
Nei dintorni avremo modo di notare Alianello Vecchio, borgo disabitato (Ghost Town) edificato proprio su uno sperone roccioso (Calanco). Le notizie documentali fanno risalire la nascita di Alianello al tardo Medioevo, ma ritrovamenti di tombe risalenti agli Enotri fanno ipotizzare un’origine ben più antica, databile addirittura all’Età del Ferro.
Il borgo, un tempo abitato da una comunità coesa, dinamica e ricca di iniziativa, ospitava botteghe artigiane (fabbricazione di mattoni di argilla locale) e laboratori ove avveniva la lavorazione e trasformazione delle materie prime (olio, farina, ortaggi, latte, carni) in prodotti alimentari di altissima qualità, legati alle fiorenti produzioni agricole e all’allevamento locale. Oggi questi luoghi sono spesso scelti come set cinematografici.
Vi porteremo in un paesaggio primordiale, camminerete su un fondale marino. Vi racconteremo il territorio anche attraverso i racconti e gli aneddoti dei suoi abitanti, ricordando Carlo Levi, che in questi contesti ha vissuto il confino. Il percorso prevede: 1.Passeggiata nei Calanchi e racconti (percorso breve di ca 3 km adatto a tutti); 2.Foto con la polaroid istantanea 3.Racconti alla fontana di Alianello Vecchia. La poetessa Laura Sposato ci accompagnerà con le sue poesie.
È necessario portare scarpe e abbigliamento comodo, borraccia con acqua.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
10:00 – 13:00 / 16:00 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
Visite a cura di: Volontari FAI e Associazione “Alianello futuro antico”
BERNALDA (MT)
CASTELLO DI BERNALDA
Piazza San Bernardino da Siena
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
La Torre normanna di Bernalda permetteva di controllare tutta la valle del fiume Basento fino alla costa. La posizione strategica del promontorio su cui si erge è stato sicuramente un aspetto non trascurabile nella scelta del sito per la fondazione di Camarda (oggi Bernalda). Nel corso del tempo, il promontorio si è arricchito di isolati di case con copertura a capanna, poi a volta (ossia “lammìe” e “casedde”), intermezzate da piazze e slarghi.
Nel 1470 il principe Pirro del Balzo, dopo aver avviato la costruzione del castello di Venosa, intraprende l’opera anche a Bernalda, ma l’arresto e il decesso, per essere stato tra i promotori della Congiura dei Baroni contro Ferdinando d’Aragona, gli impediscono di completare il maniero. La struttura esistente del Castello riporta ancora oggi le tracce della sua evoluzione storico-architettonica, a partire dalla torre normanna su cui si è innestato un impianto fortilizio quadrangolare, poi ampliato e rimodulato dal feudatario Bernardino de Bernaudo. L’ultimo ampliamento testimonia il passaggio dei duchi spagnoli “Navarrete”, che conferiscono al maniero l’aspetto di un palazzo ducale del XVIII sec. come si evince dal fronte principale sulla piazza.
Il restauro, ad opera del Comune di Bernalda, ha evidenziato una traccia muraria retrostante più antica di quella frontale, con architravi lapidei che indicano originarie aperture. Anche sul muro del retro del castello è ancora evidente la stratificazione delle feritoie inserite nelle varie epoche, diversificate per la tipologia delle armi usate (lance, balestre, cannoni e baionette). La connotazione del sistema fortilizio in un palazzo ducale ha delineato una nuova orditura del paramento murale, con cantonali bugnati in mattoni, ed una nuova composizione con diverso ordine architettonico delle aperture con balconi al primo piano.
Il percorso delineato interesserà i due livelli sovrapposti, sottano e soprano, seguendo le tracce delle evoluzioni storiche che hanno trasformato l’originario fortino in castello. Saranno messe in evidenza le caratteristiche tipologiche e costruttive dell’antico manufatto con un’attenzione particolare ai materiali impiegati, che consentiranno di scoprire anche le più remote influenze magno-greche. Inoltre, in occasione delle Giornate FAI di Primavera, sarà inaugurata e visitabile la Mostra fotografica dell’artista Cosimo Sampietro, pittore e fotografo vissuto a Bernalda, noto per i suoi ritratti e soggetti religiosi presenti in molte chiese della provincia di Matera.
Luogo solitamente chiuso, sede di una istituzione o di un ente
09:00 – 13:00 / 15:30 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Note: Turni di visita ogni 30 min per gruppi di 20 persone.
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS Bernalda e Ferrandina (sede Bernalda)
BERNALDA (MT)
CENTRO STORICO DI BERNALDA: TRA STORIA E LEGGENDE
Piazza San Bernardino da Siena
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Bernalda è un paese della Costa Jonica poco distante da Metaponto e Matera. Dalla valle del Basento si scorge con la caratteristica immagine dei paesi della Lucania arrampicati sulle pendici delle colline. In realtà l’abitato si espande per circa due chilometri lungo l’asse alberato di Corso Umberto. L’impianto urbano originario, di tipo ippodameo, si ripete anche nella ottocentesca espansione fuori dalle mura, preservando gran parte delle caratteristiche storiche ed ambientali più peculiari.
Dopo un periodo buio, i casali costieri, ripopolati, ampliati e fortificati, ritornarono all’antico splendore nel XVI secolo. Si assisterà al restauro delle vecchie mura e delle torri, con l’aggiunta di altre fortificazioni ad opera degli Aragonesi per le necessità difensive della costa, divenuta spesso approdo delle invasioni barbaresche. Bernalda nel 1567 rientra tra i paesi in cui fu istituito il servizio della “Cavallara”, in quanto la posizione della sua torre normanna le permetteva di controllare tutta la valle del fiume Basento, per secoli navigabile fino alla costa.
Dopo l’infeudamento, Camarda fu distrutta durante un’invasione francese nei primi decenni del XVI secolo. Il nuovo centro, fondato ad opera di Bernardino de Bernaudo, fu fatto erigere immaginando per esso un impianto regolare con strade diritte e perpendicolari. La strada principale e centrale collegava le due porte principali delle mura. L’ortogonalità del sistema viario, che va a formare delle insulae rettangolari, e l’orientamento rigoroso mostrano una particolare attenzione agli studi dell’urbanistica classica e alle caratteristiche urbanistiche della vicina colonia greca di Metaponto, che ancora presentava alcune tracce dell’antico sito e che per secoli ha offerto un prezioso materiale da costruzione a Bernalda e ai centri vicini. La strada principale terminava sulla valle con un grande largo su cui si affacciavano a destra il Castello e a sinistra la Chiesa Matrice (fondata nel 1535), che il popolo volle dedicare a S. Bernardino da Siena, in onore del loro barone che ne portava il nome e che, a sua volta, aveva offerto il proprio nome per la nuova denominazione della ricostruita Camarda, che fu chiamata Bernauda per diventare successivamente Bernalda.
Il percorso proposto si snoda attraverso il centro storico, seguendo le tracce delle trasformazioni che hanno plasmato il piccolo borgo fortificato. Durante la visita, verranno evidenziate le caratteristiche tipologiche e costruttive che hanno segnato l’evoluzione del sistema insediativo del luogo. Sarà possibile osservare le diverse tipologie abitative, tra cui le “Cannizzate”, case con tetto a due falde, tipiche delle abitazioni contadine della zona del fiume Basento, e le “Lammiate”, caratterizzate dalla copertura a volta rivestita di laterizi. Non mancheranno anche le “Palazziate”, residenze signorili della borghesia locale e dei latifondisti. Un’attenzione particolare sarà dedicata ai materiali utilizzati, che svelano le influenze più antiche, come quelle magno-greche, sulla costruzione degli edifici. Lungo il cammino si scopriranno piazze, chiese e palazzi, accompagnati da racconti storici e leggende che conferiscono a ogni angolo del borgo una singolare identità culturale.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:00 – 13:00 / 15:30 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30).
09:00 – 13:00 (ultimo ingresso 12:00)
Note: Turni di visita ogni 45 minuti, gruppi di massimo 25 persone.
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS Bernalda e Ferrandina sede Bernalda
CRACO (MT)
ROVINE DI SPERANZA: CRACO NEL CINEMA
VIA MONASTERO SNC
COORDINATE: 40°22’43¿N 16°26’24¿E
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
Craco, suggestivo borgo abbandonato in provincia di Matera, è una location ideale per film, spot e cortometraggi, grazie alla sua atmosfera unica e surreale. Il complesso monastico di San Pietro, le cui terrazze offrono una vista spettacolare sul borgo, ospitano un percorso guidato sulle principali produzioni cinematografiche qui realizzate. Protagonista è il paesaggio circostante che, tra distese di olivi, siepi di fichi d’India e calanchi, incornicia il borgo con un panorama mozzafiato.
Craco, borgo medievale della Basilicata in provincia di Matera, risale all’VIII secolo e vanta una storia ricca e affascinante. Nel 1963 una frana devastante costrinse gli abitanti ad abbandonare il centro storico, trasformandolo in una città fantasma, suggestiva e intrisa di mistero. Questo scenario unico ha attirato numerosi registi, rendendo Craco un set cinematografico internazionale: tra i film girati qui si ricordano Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, La passione di Cristo di Mel Gibson e Quantum of Solace della saga di James Bond. Oggi il borgo è una meta culturale simbolo di bellezza senza tempo, che affascina numerosi visitatori e artisti.
Craco, annoverato oggi come “paese fantasma”, ha preservato intatta la sua struttura urbana, fatta di vicoli tortuosi, edifici diroccati e una posizione dominante sulla valle del fiume Cavone, che ne esalta il fascino senza tempo. Il percorso “Rovine di Speranza: Craco nel Cinema” è ospitato nell’ex Monastero di San Pietro. Costruito tra il 1620 e il 1632, il complesso è impreziosito dalla porta maggiore della chiesa e dalle dodici colonne figurate del chiostro. Nel tempo, il complesso fu ampliato con una navata laterale, diverse cappelle e la cappella della SS. Annunziata, dotata di cupola e abside concava. Purtroppo, un incendio nel 1933 e uno smottamento nel 1960 hanno causato danni significativi, tra cui il crollo di cappelle e campate. Dal 2014 il monastero ha visto importanti restauri per ospitare il M.E.C. (Museo Emozionale di Craco) e oggi fa parte del Parco Museale Scenografico, simbolo di rinascita culturale e testimonianza di una bellezza eterna.
Durante il percorso della mostra “Rovine di Speranza: Craco nel Cinema”, i visitatori saranno accompagnati alla scoperta della storia del borgo e dei capolavori cinematografici girati in questo affascinante scenario. Nella sala convegno, materiali audiovisivi come scene di film, immagini e altri contenuti inediti ricorderanno il legame di Craco con il cinema. I Volontari guideranno i visitatori nella narrazione delle opere più significative, evidenziando come il borgo, con la sua bellezza senza tempo, abbia raggiunto una visibilità internazionale, diventando un’icona culturale e turistica di grande rilievo. Il tour include una visita alle terrazze panoramiche, da cui si gode una vista suggestiva su Craco Vecchia e la Torre Normanna.
Luogo solitamente aperto, accessibile a pagamento
15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Visite a cura di: Volontari FAI di Craco-Gruppo FAI Di Pisticci e della Valle Dei Calanchi in collaborazione con la Società Cooperativa ar.l. OLTRE L’ARTE
FERRANDINA (MT)
LA MADONNA DEI MALI
Via Santa Lucia
Link di Google Maps: https://maps.app.goo.gl/KLCttVkKYpZpGpYc7
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
A due chilometri dall’abitato di Ferrandina, sulla via che a oriente si snoda lungo un declivio che termina nella valle del Basento, ricco di acque sorgive e cosparso di ulivi secolari, si trova questa austera chiesetta, la Cappella della Madonna dei Mali, una delle più belle chiese rurali della Basilicata.
Non si conosce con precisione l’anno di edificazione, ma è possibile ipotizzare che fu costruita in occasione di un voto fatto dai ferrandinesi alla Madonna, in seguito a un’epidemia che colpì queste contrade nella prima metà del XVI secolo. Fu probabilmente affidata ai monaci benedettini, ma mancano fonti certe in proposito. Le poche notizie documentate accertano che l’edificio col mulino ad acqua e la tenuta circostante erano di proprietà dei Padri Domenicani. Le figure dei Santi dell’Ordine Domenicano affrescati sulla volta della chiesa sono un’ulteriore prova della dipendenza dal convento ferrandinese.
La cappella presenta elementi propri della locale architettura rurale, caratterizzata dall’utilizzo di materiali poveri per l’impianto di una struttura monoaulare con una volta a botte unghiata. La facciata mostra il portale in pietra sul cui architrave è incisa l’iscrizione “MALA NOSTRA PELLIT BONA CUNCTA POSCIT” (datazione 1616) della quale si ignora il reale significato. Al di sopra di esso, in una nicchia rettangolare, vi è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Giuseppe e Domenico. Vanto artistico dell’edificio è il ciclo di affreschi attribuiti a Pietro Antonio Ferro, risalente molto probabilmente alla metà del primo decennio del ‘600. Al di sopra dell’altare maggiore vi è un affresco della Madonna col Bambino, mentre sulle pareti laterali sono rappresentati sei episodi della vita di Maria.
Il bene viene aperto l’8 settembre di ogni anno per la celebrazione liturgica della Natività di Maria. In occasione delle Giornate FAI di Primavera, i visitatori avranno l’occasione di entrare nel Santuario appena rinnovato, conoscerne stratigrafia storica e pregio artistico, dalle probabili tracce benedettine al restauro del 1616, con il ciclo di affreschi della vita della Vergine di Pietro Antonio Ferro. L’apertura del sito coincide con la riapertura della chiesa, a seguito del restauro che ha riconsegnato alla comunità un quadro nuovo e più complesso del bene.
Gli Apprendisti Ciceroni illustreranno i cambiamenti del Santuario, le sovrapposizioni stilistiche, il ciclo pittorico del Ferro, con uno sguardo particolare alle iconografie del culto mariano presso i Domenicani. L’importanza dell’acqua purificatrice e curativa del santuario permetterà di conoscere gli itinerari di fede, tra rigenerazione e guarigione. Al termine delle visite della domenica pomeriggio, i visitatori potranno partecipare alla Santa Messa e all’esperienza immersiva e artistica sul tema “FAI rinascere: visioni riemerse”.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
09:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Note: Partenza ogni ora.
Visite a cura di: Volontari FAI
Visite in lingua inglese
MATERA (MT)
ANTICA TORRE DI IUSO
Via Duomo, 10
Link di Google Maps: https://maps.app.goo.gl/TbtYyap18UN54Ayr8
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
La Torre di Iuso è parte di Palazzo Troiano -Vizziello. Sorge in via Duomo, che collega piazza del Sedile con la Civita (la parte più antica della città), e ha uno spettacolare affaccio sul Sasso Barisano. È uno dei punti di maggiore movimento turistico di Matera.
Costruita prima dell’anno 1067, la torre faceva parte del “castrum”, noto come Castelvecchio (anche Castelvetere), un sistema di fortificazioni esteso su 8.000 metri quadrati. Fu completato durante la dominazione normanna. La Porta di Iuso era posta davanti a un ponte levatoio che portava alla Porta di Suso, ancora esistente al contrario di quella inferiore, di cui si è salvata la sola torre, divenuta in seguito dimora dei nobili Troiano.
Nel 1642 fu venduta a fra’ Silvio Zurla, Capitano di Galera e Commendatore dell’Ordine di Malta, presente nel Santuario di Picciano. Restò di proprietà della Commenda fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando fu acquistata dal Capitano Tommaso Vizziello, i cui discendenti ancora ne posseggono una parte.
L’imponente edificio domina via Duomo con la struttura squadrata e massiccia, tipica della sua prima utilizzazione come presidio difensivo. La parte più alta della torre è stata acquistata e restaurata a cura dell’architetta Alina Melli, proprietaria della struttura assieme al marito Rocco Gentile. L’intervento di recupero, estremamente accurato, propone soluzioni innovative, finalizzate all’uso come struttura ricettiva di lusso.
Nelle Giornate FAI di Primavera verrà proposto un viaggio inedito e affascinante all’interno delle antiche mura di Castelvecchio, per scoprirne la maestosità. I vari livelli edificativi hanno interessanti caratteristiche, tra archi, scale, passaggi. Un piccolo giardino con essenze locali regala una suggestiva prospettiva della città, come il terrazzo posto sulla sommità.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS “Duni-Levi” – biennio del Liceo Classico.
Visite in lingua inglese.
MATERA (MT)
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CROCE O DELLA SCORDATA
Via Santo Stefano
Link di Google Maps: https://maps.app.goo.gl/dPjsy9T9z27Xzcgt8
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
La chiesa della Madonna della Scordata, chiamata anche Chiesa della Madonna della Croce si trova in Vico Santo Stefano a Matera. A nord del Sasso Barisano, non distante dal centro cittadino, questo piccolo luogo di culto si trova nel rione detto un tempo Cererie, poiché vi si trovavano le fabbriche per la produzione della cera. La chiesa è circondata da un tessuto urbano residenziale sviluppatosi nelle epoche successive a quella della sua costruzione.
La chiesa fu costruita nel 1779, come si evince dall’epigrafe sulla porta principale “D.O.M. Qui non si gode asilo A.D. MDCCLXXIX”, anche se, secondo alcuni storici locali, fu costruita all’inizio del 1700 dalla famiglia Gattini, come cappella privata di famiglia, e successivamente ampliata. La conformazione esterna è stata profondamente modificata all’inizio del XX secolo, quando furono costruite le case che la circondano, condividendo due pareti. Varie e avvincenti sono le vicende storiche legate a questa piccola chiesa che, abbandonata per numerosi decenni, è stata recentemente restaurata e riaperta al culto. In particolare, si dice che da qui passassero i condannati a morte, senza che potessero chiedere asilo, come specificato dall’epigrafe sulla facciata.
La chiesa può essere inserita tra le numerose architetture in stile barocco costruite in epoca settecentesca a Matera che, proprio in quegli anni, diventò capoluogo della regione Basilicata. La facciata principale della chiesa è molto rigorosa nella sua semplicità: ha quattro lesene che ne scandiscono la superficie, sopra le quali corre un cornicione sormontato da un’unica piccola finestra rettangolare e da un arco spezzato, al di sopra del quale si trova una croce di fattura popolare. La facciata a Sud, dove c’è un piccolo ingresso secondario, è caratterizzata da una cuspide che maschera la volta a crociera e, lateralmente, da un campanile in chiaro stile barocco. Non ha subìto nel tempo sostanziali modifiche, a eccezione delle superfetazioni che, nell’arco dello scorso secolo, hanno occultato la visione della rupe della Gravina. L’interno della chiesa è a una navata con volta a crociera, affrescata e decorata con quattro medaglioni contenenti i simboli dei quattro Evangelisti. Numerose e interessanti sono le opere d’arte che si possono ammirare all’interno, come ad esempio la tela posta sull’altare maggiore e la statua della Madonna della Scordata collocata alla sua destra.
Il percorso di visita inizia all’esterno, con il racconto della storia della chiesa dall’anno della sua costruzione fino ai giorni nostri e la descrizione stilistica delle facciate, in particolar modo di quella principale, con un focus sull’epigrafe posta sull’ingresso e il racconto delle varie e affascinanti interpretazioni storiche legate al suo significato. La visita proseguirà poi all’interno con la descrizione dell’impianto architettonico e delle opere d’arte presenti. La narrazione sarà arricchita da racconti e aneddoti legati alle affascinanti vicende della chiesa che si confondono tra storia, leggenda e credenze popolari.
La chiesa non è normalmente visitabile perché di solito è chiusa e viene aperta solo su richiesta da parte del parroco della vicina parrocchia dell’Annunziata o per particolari celebrazioni.
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Comprensivo “Fermi” di Matera
MATERA (MT)
FUTURO REMOTO DIGITALE – DIGIMAT
Via Giovanni Agnelli, snc
Link di Google Maps: https://maps.app.goo.gl/cPFAeiP1bwSq9awZA
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
Nell’area industriale di Matera sorge il nuovo stabilimento della Digimat. Si trova a pochi metri dal rione La Martella (sorto in seguito allo svuotamento dei Sassi e fortemente segnato dall’operato di grandi urbanisti ispirati da Adriano Olivetti) e dai campi coltivati a grano, tipici della tradizione agricola di Matera.
L’azienda Digimat S.p.A., fondata nel 2001, è un centro innovativo che lavora sia per la committenza pubblica sia per i privati. La ricerca scientifica si trasforma in soluzioni pratiche, con prodotti e servizi tecnologici. La creazione di piattaforme digitali avanzate, di servizi di cybersecurity e digitalizzazione sostenibile trovano varie applicazioni, anche nella tutela ambientale e dei Beni Culturali (nel parco delle Chiese Rupestri di Matera e del Colosseo a Roma).
La nuova sede della Digimat, inaugurata nel 2021, è un edificio moderno e funzionale, ma al tempo stesso accogliente e con soluzioni architettoniche originali. Ospita laboratori all’avanguardia e spazi di confronto creativo. Il concetto di futuro remoto qui appare evidente, nel rispetto del patrimonio della Città, unica nel suo equilibrio tra una storia millenaria e le prospettive all’orizzonte.
L’apertura ai visitatori consentirà, attraverso il racconto degli Apprendisti Ciceroni, di conoscere un’azienda che sta sviluppando tecnologie digitali applicate ai settori più vari (agricoltura, salute, patrimonio artistico, ecc.), pur rimanendo profondamente radicata nel territorio. Interessante anche la visita alla sede, per la qualità architettonica e le soluzioni gestionali.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visita a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS “G.B. Pentasuglia” di Matera
Visite in lingua inglese
MATERA (MT)
INNOVAZIONE IN FATTORIA
C.da Igino, snc – La Martella
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Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
La Masseria Riccardi si trova nella Murgia Materana, caratterizzata da profonde gravine, rocce calcaree e una natura in parte ancora incontaminata. A breve distanza sì trova il Borgo rurale della Martella, edificato da grandi urbanisti e architetti.
La Masseria ha origini antiche. Sorta originariamente come insediamento agricolo, la sua fondazione è datata intorno al ‘700. Il nucleo più antico custodisce un piccolo museo di civiltà contadina, dove sono conservati attrezzi agricoli tradizionali. La famiglia che ne è proprietaria vanta una esperienza di generazioni nel settore.
La sua storia recente, nel corso del XX secolo, è strettamente legata a quella del Borgo La Martella e all’impulso espansivo che esso ebbe a seguito della Riforma Agraria e all’assegnazione dei terreni ai contadini provenienti dai Sassi di Matera, per il cui insediamento fu pensato e realizzato.
La Masseria Riccardi è un esempio di architettura rurale tipica della Murgia Materana, con i suoi spessori murari, i tetti a spiovente e le grandi corti interne. Allo stesso tempo, qui si guarda all’agricoltura del futuro, con grande attenzione alla gestione delle risorse energetiche e al rispetto dell’equilibrio ambientale. In questo luogo dove si respira la tradizione, si possono scoprire i segreti della lavorazione del latte e della produzione del formaggio.
Nel corso delle Giornate FAI presenteremo la storia della Masseria nel rapporto con il vicino Borgo La Martella e mostreremo come essa si sia evoluta senza però distaccarsi dalle sue radici profondamente legate alla tradizione. Interessante sarà vedere le tecniche di produzione adottate nell’azienda, che vanta un ciclo a “centimetro zero”. La masseria si caratterizza per un’estensione considerevole e tale da garantire quanto necessario per la preparazione dei prodotti caseari, dal foraggio per gli animali al latte.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’I.I. S Turi, ITAS Briganti di Matera
Visite in lingua inglese
MATERA (MT)
LE MONACELLE
Via del Riscatto, 9
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Aperture a cura di: GRUPPO FAI GIOVANI DI MATERA
La chiesa di San Giuseppe alle Monacelle, annessa al Conservatorio di S. Giuseppe a Matera, detta prima di Santa Maria della Pieta`, fu fondata nel 1594 dal frate cappuccino Matteo del Cilento per ospitare e sostenere le giovani povere della città. La chiesa, danneggiata dal terremoto nel 1730, in seguito fu ingrandita e ristrutturata secondo le nuove esigenze del Conservatorio. Fu completata nel 1786, con l’ornamento di due altari in marmo e l’acquasantiera in breccia di Verona, acquistati dai frati Cappuccini di Montescaglioso.
La tela della Sacra Famiglia attribuita a Gianbattista Conversi risale alla fine del Seicento. In alto, sulla sinistra, si ammirano i dipinti di Vito Antonio Conversi, del 1734. Allo stesso artista sono attribuiti i dipinti che circondano l’immagine della Vergine con il Bambino, all’interno del paliotto ligneo. Sull’altare maggiore, all’interno di una stuccatura in stile rococò del 1786, è collocata la tela di Cristo deposto dalla Croce, datata e firmata dall’artista materano Nicola Bonamassa.
La chiesa è sovrastata da un ampio Matroneo del XVII secolo, che veniva utilizzato come coro delle monache. Lo spazio è affrescato con opere risalenti al XVII e XVIII secolo che raffigurano le seguenti scene: una Annunciazione del XVII secolo, collocata tra la prima e la seconda arcata; un’Immacolata del XVIII secolo, a ridosso del primo arco; un Cristo Sepolto in un affresco del XVII secolo, fino ad ora di difficile lettura per muffe e cadute di colore, nell’arco di destra; una s. Lucia del XV secolo, ospitata nella lunetta a sinistra; una Madonna di difficile datazione (probabilmente XVII sec.), sulla volta dell’arco a destra dell’ingresso. Il matroneo conserva, inoltre, un dipinto raffigurante L’adorazione dei Pastori (1843); panche per l’ascolto delle cerimonie religiose, in legno di abete, datate al XVII sec.; un’acquasantiera a pila, la cui vasca reca ornati di gusto goticheggiante risalenti al XV secolo; una statua di S. Michele in legno scolpito e dipinto del XVII sec.; una tatua di S. Antonio, in legno scolpito e dipinto risalente al XVII sec.
L’apertura dei Matronei della Chiesa di S. Giuseppe alle Monacelle, attualmente ospitati dalla Fondazione “Le Monacelle”, consentirà ai visitatori di accedere a uno dei luoghi più suggestivi della Civita di Matera, da una prospettiva diversa. Le Giornate FAI di Primavera, infatti, saranno l’occasione per scoprire le sorprese inedite riportate alla luce presso Le Monacelle dalla Scuola di Alta Formazione – Istituto Centrale per il Restauro, che ringraziamo per la preziosa collaborazione, perché se i luoghi sono fatti di storie, il restauro è il primo di gesto di cura nei loro confronti. il Gruppo FAI Giovani di Matera intende fare del racconto di questo luogo un modo per farne rivivere lo spirito.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Narrazione a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS “Duni-Levi” – Liceo Artistico di Matera.
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MATERA (MT)
PALAZZO DEL GOVERNO
Via XX Settembre, 2
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Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
Nel cuore della Città, davanti a Piazza Vittorio Veneto, il Palazzo della Prefettura di Matera ha sede nell’antico Convento dei Frati Predicatori dell’Ordine di San Domenico. La bella chiesa romanica, chiusa da anni, si trova accanto all’accesso di servizio. L’ingresso principale è in via XX Settembre.
L’edificio fu costruito, secondo le fonti, ai margini della cinta muraria della città, lungo la zona detta dei “Foggiali”, protetta da una serie di fortificazioni turrite, in parte demolite per consentire la costruzione del vicino Convento della SS. Annunziata. Gli storici e i cronisti locali ne collocano l’edificazione entro il primo trentennio del XIII secolo, ascrivibile all’opera e alla predicazione del Beato Nicola Paglia da Giovinazzo, discepolo di San Domenico. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi, nell’Ottocento, il convento fu abbandonato.
Elevata Matera a capoluogo di provincia, con Regio Decreto 2 gennaio 1927 n.1, il Convento di San Domenico diviene sede della Prefettura di Matera.
Gli spazi interni vengono così adattati alle esigenze di rappresentanza, ma anche alle necessità degli uffici governativi.
Nelle sale di rappresentanza, accanto all’appartamento privato del Prefetto, sono conservati dipinti di notevole importanza storica e artistica, provenienti dalle collezioni delle famiglie Nugent, Formica, Doria.
In occasione delle Giornate FAI di Primavera, sarà possibile apprezzare la struttura dell’edificio, a partire dal chiostro, e conoscerne la storia.
Di grande interesse la quadreria, con opere principalmente del XVII e XVIII secolo.
Luogo solitamente chiuso, sede di una istituzione o di un ente.
10.00 – 13.00 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
10.00 – 13.00 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Narrazione a cura di: Apprendisti Ciceroni del triennio dell’IIS “Duni-Levi” Liceo Classico e dell’ITCG Loperfido.
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MATERA (MT)
PALAZZO PORCARI: L’ULTIMO LEMBO DI GIARDINO
Piazzetta Sant’Eligio
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Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
Situato in piazzetta sant’Eligio, uno spazio posto tra via del Corso e via Ridola, Palazzo Porcari gode di una posizione centralissima. I Sassi e la Civita sono a breve distanza.
Il primo nucleo dell’edificio pare risalga al ‘600. Nel corso dei secoli, ci sono state numerose aggiunte e modifiche, che ne hanno profondamente alterato la struttura. Il momento più recente in cui il Palazzo ha avuto un ruolo di rilievo nella vita cittadina è stato durante il matrimonio di Nicola Porcari ed Eleonora Malvinni Malvezzi (morta nel 1955).
Il Palazzo è stato diviso in più parti e il giardino (uno dei rarissimi spazi verdi privati nel centro cittadino) è stato smembrato e in gran parte cancellato. Ne resiste una piccola porzione, di pertinenza dell’immobile di proprietà della famiglia Sasso, che discende dai coniugi Porcari-Malvezzi.
Nel corso della visita sarà possibile entrare in spazi privati inaccessibili, set di numerose riprese cinematografiche. Scalinate, saloni dalle ampie volte con pavimentazioni d’epoca e quel che resta del giardino daranno al pubblico l’idea della vita di una famiglia benestante della Matera borghese tra le due Guerre.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 18:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visita a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’IIS “I. Morra” di Matera
Visite in lingua inglese
MATERA (MT)
CHIESA MADONNA DELLA CROCE O DELLA SCORDATA
Via Santo Stefano
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI MATERA
La chiesa della Madonna della Scordata, chiamata anche Chiesa della Madonna della Croce si trova in Vico Santo Stefano a Matera. A nord del Sasso Barisano, non distante dal centro cittadino, questo piccolo luogo di culto si trova nel rione detto un tempo Cererie, poiché vi si trovavano le fabbriche per la produzione della cera. La chiesa è circondata da un tessuto urbano residenziale sviluppatosi nelle epoche successive a quella della sua costruzione.
La chiesa fu costruita nel 1779, come si evince dall’epigrafe sulla porta principale “D.O.M. Qui non si gode asilo A.D. MDCCLXXIX”, anche se, secondo alcuni storici locali, fu costruita all’inizio del 1700 dalla famiglia Gattini come cappella privata di famiglia e successivamente ampliata. La conformazione esterna è stata profondamente modificata all’inizio del XX secolo, quando furono costruite le case che la circondano, condividendo due pareti. Varie e avvincenti sono le vicende storiche legate a questa piccola chiesa che, abbandonata per numerosi decenni, è stata recentemente restaurata e riaperta al culto. In particolare, si dice che da qui passassero i condannati a morte, senza che potessero chiedere asilo, come specificato dall’epigrafe sulla facciata.
La chiesa può essere inserita tra le numerose architetture in stile barocco costruite in epoca settecentesca a Matera che, proprio in quegli anni, diventò capoluogo della regione Basilicata. La facciata principale della chiesa è molto rigorosa nella sua semplicità: ha quattro lesene che ne scandiscono la superficie, sopra le quali corre un cornicione sormontato da un’unica piccola finestra rettangolare e da un arco spezzato, al di sopra del quale si trova una croce di fattura popolare. La facciata a Sud, dove c’è un piccolo ingresso secondario, è caratterizzata da una cuspide che maschera la volta a crociera e lateralmente da un campanile in chiaro stile barocco. Non ha subìto nel tempo sostanziali modifiche a eccezione delle superfetazioni che, nell’arco dello scorso secolo, hanno occultato la visione della rupe della Gravina. L’interno della chiesa è a una navata con volta a crociera, affrescata e decorata con quattro medaglioni contenenti i simboli dei quattro Evangelisti. Numerose e interessanti sono le opere d’arte che si possono ammirare all’interno, come ad esempio la tela posta sull’altare maggiore e la statua della Madonna della Scordata collocata alla sua destra.
La chiesa non è normalmente visitabile perché di solito è chiusa e viene aperta solo su richiesta da parte del parroco della vicina parrocchia dell’Annunziata o per particolari celebrazioni. Il percorso di visita inizia all’esterno, con il racconto della storia della chiesa dall’anno della sua costruzione fino ai giorni nostri e la descrizione stilistica delle facciate, in particolar modo di quella principale, con un focus sull’epigrafe posta sull’ingresso e il racconto delle varie e affascinanti interpretazioni storiche legate al suo significato. La visita proseguirà poi all’interno con la descrizione dell’impianto architettonico e delle opere d’arte presenti. La narrazione sarà arricchita da racconti e aneddoti legati alle affascinanti vicende della chiesa che si confondono tra storia, leggenda e credenze popolari.
Sabato: 09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Domenica: 09:00 – 12:30 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura di Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Comprensivo Fermi di Matera
MATERA
CASA NOHA – Bene del FAI
Recinto Cavone, 9 – Matera
I SASSI INVISIBILI
A due passi dal Duomo, sulla Civita di Matera, Casa Noha si propone al visitatore come “porta d’ingresso” alla città, ripercorrendone la storia grazie a un innovativo progetto di comunicazione.
Con la sua struttura in tufo, i soffitti a volta, i delicati intagli e le cornici, l’edificio rappresenta un esempio di architettura privata dei Sassi, costruita dalla famiglia nobile De Noha alla fine del 1400.
Per volontà degli eredi, innamorati della loro terra e desiderosi di condividerne la storia e la bellezza con tutta la collettività, la Casa è stata donata al FAI nel 2004. In sintonia con questa giusta aspirazione, la Fondazione ha realizzato un accurato restauro conservativo e ha progettato un inedito e avvincente viaggio multimediale che narra il territorio da diverse prospettive: dall’architettura alla storia dell’arte, dall’archeologia alla storia del cinema.
Un inedito e coinvolgente video – “I Sassi invisibili. Viaggio straordinario nella storia di Matera” – ideato da Giovanni Carrada con il coordinamento scientifico di Rosalba Demetrio e proiettato sulle pareti delle stanze, offre al visitatore una ricostruzione completa della storia della città dalle origini a oggi.
Sabato 22 marzo dalle 10 alle 18
Domenica 23 marzo dalle 10 alle 17
Visite ogni 40 min.
Accoglienza a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo linguistico “T. Stigliani” Classi 4G e 5G
INGRESSO A CONTRIBUTO
MATERA
CASA NOHA – Bene del FAI
Recinto Cavone, 9 – Matera
TREKKING A MADONNA DEL GIGLIO
In occasione delle Giornate FAI di Primavera, Casa Noha propone domenica 23 marzo un’esperienza unica nel cuore del Parco della Murgia Materana. L’attività prevede un trekking dolce che si snoda tra la Serra di Monsignore e il vallone di San Bruno, due luoghi di naturale bellezza e ricchi di biodiversità, e si conclude nell’insediamento rupestre della Madonna del Giglio.
Accompagnati da una guida locale esperta, l’attività si propone non solo come una camminata nel verde, ma come un’opportunità di apprendimento sensoriale, che stimola la curiosità e la conoscenza del territorio.
MODALITA’ DI VISITA
Luogo d’incontro presso Stazione delle FAL di Villalongo, Matera. Partenza 9,30.
Munirsi di auto propria.
Trekking a cura di: Raffaele Lamacchia, Guida Escursionistica
Note: Abbigliamento comodo e adeguato al tipo di attività, crema solare e acqua.
PARTECIPAZIONE DIETRO VERSAMENTO DI UN CONTRIBUTO
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA entro le ore 18 del sabato 22 marzo online
MONTALBANO JONICO (MT)
CHIESA SANTA MARIA DELL’EPISCOPIO
Via Dante Alighieri
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
La Chiesa Santa Maria dell’Episcopio di Montalbano Jonico si trova nel centro storico della cittadina, collocata su un “ameno colle” a 300 metri di altitudine, a circa 12 chilometri dalla Statale 106. Si raggiunge facilmente percorrendo la provinciale Scanzano Montalbano Jonico o risalendo, dalla Val d’Agri, gli storici tornanti con vista panoramica sulla Riserva Regionale dei Calanchi.
Edificata nel XV secolo e consacrata il 23 giugno 1534, la Chiesa di Santa Maria dell’Episcopio ha subito numerosi ampliamenti, restauri e modifiche nel corso dei secoli. Originariamente, l’ingresso principale si trovava su Piazza Savonarola, ma oggi è su via Dante Alighieri. La Chiesa subì gravi danni a causa del terremoto del 1731 e fu ricostruita dal vescovo di Tricarico, Nicola Carafa, con lavori che durarono tredici anni e si conclusero nel 1743. In quell’occasione, fu deciso di invertire la disposizione, spostando l’ingresso maggiore in via Dante Alighieri, dove l’abitato si era ampliato. Nel 1791, venne aggiunto un campanile e la Chiesa fu nuovamente restaurata. La facciata squadrata con portale si affaccia su via Dante Alighieri. L’interno, a tre navate, ospita una cupola quattrocentesca e un campanile del 1791.
Tra i tesori della chiesa, spiccano un fonte battesimale in pietra del 1560, il cappellone barocco di San Maurizio con un busto ligneo del santo, e un organo settecentesco. Nel Cappellone del Santissimo Sacramento si trova una statua lignea della Madonna con Bambino del XV secolo. Tra le tele di pregio, una “Sacra Famiglia con San Giovannino” di scuola caravaggesca, attribuita a Matteo Preti, e l'”Immacolata” di Cosimo Sampietro. Un lunotto seicentesco raffigura la “Sacra Famiglia”, mentre nell’altare del Santissimo Sacramento si trova un'”Ultima Cena”.
Durante le Giornate FAI di Primavera, i visitatori avranno l’opportunità di vivere un’esperienza unica nella Chiesa di Santa Maria d’Episcopio, Chiesa Madre di Montalbano. Guidati dagli Apprendisti Ciceroni e dai Volontari FAI, esploreranno le bellezze architettoniche e i tesori artistici, immergendosi nelle tradizioni e nella storia del luogo. Ogni angolo della chiesa racconta una storia di arte, fede e cultura, offrendo un viaggio emozionante che resterà impresso nella memoria di chi avrà la fortuna di viverlo.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
16:00 – 19:00 (ultimo ingresso 18:30)
09:30 – 12:30 (ultimo ingresso 12:00)
Note: La visita alla chiesa è sospesa durante la santa messa dalle ore 11:00 alle 12:00
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni classe IV sez. As del Liceo Scientifico di Montalbano-I.I.S.”Pisticci-Montalbano”e Volontari FAI di Montalbano-Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi.
MONTALBANO JONICO (MT)
CHIESETTA DELLA MADONNA DEL CARMINE
Corso Carlo Alberto, 18
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
La Chiesetta della Madonna del Carmine, originariamente Cappella gentilizia della famiglia Troyli, sorge in Corso Carlo Alberto, storica via principale di Montalbano Jonico, all’interno delle mura cinquecentesche. Il corso, fiancheggiato da palazzi nobiliari, termina verso Est, dove sorgeva la “Porta a mare” ormai scomparsa, offrendo una suggestiva vista sul Mar Ionio. La parte iniziale segue, invece, il tracciato del decumano romano che conduce ai “calanchi.”
La Chiesetta della Madonna del Carmine (sec. XVII) apparteneva alla famiglia Troyli. Dal 1694 al 1780 ospitò la Confraternita del “Pio Monte dei Morti”. Vari membri della famiglia Troyli furono ecclesiastici: l’Abate cistercense Placido Troyli fu autore de “Historia del Regno di Napoli”; Fabio Troyli fu Vescovo di Minervino e Roberto Troyli fu Priore cappuccino. All’interno è possibile ammirare una settecentesca statua di cera della Madonna del Carmine, raffigurazioni sacre, un confessionale e una piccola libreria di messali e testi religiosi. Di recente, il Prof. Enzo Federici ha provveduto a far effettuare lavori di restauro affidati al Maestro Antonio Asprella.
La Cappella della Madonna del Carmine di Montalbano Jonico è un edificio religioso di modeste dimensioni, caratterizzato da una facciata semplice e lineare, tipica dell’architettura religiosa locale. La struttura presenta una pianta rettangolare con un’unica navata, coperta da una volta a botte. La facciata è arricchita da un portale d’ingresso in pietra locale, sormontato da tre finestre circolari che illuminano l’interno. L’altare ritrae una greca ornamentale sul paliotto e custodisce, sotto la “pietra d’altare”, la reliquia ossea di un Santo. È dedicato alla Madonna del Carmine, con una nicchia che ospita una statua della Vergine col Bambino. Le pareti interne sono intonacate e decorate con semplici motivi pittorici. Sul pavimento in mattoni, che contrassegnano centralmente una Croce, si notano tracce del remoto rito del “Rogo della Croce”: i fedeli vi bruciavano ramaglia sottile e spinosa, intonando il canto liturgico “Ti saluto Croce Santa” per concludere così le celebrazioni del Venerdì Santo. Il rito era un’antica testimonianza della devozione popolare e della tradizione religiosa di Montalbano Jonico.
Durante le Giornate FAI, i Volontari FAI, insieme ai membri dell’associazione “Euterpe” e del Circolo culturale “L’Arco aps”, guideranno i visitatori alla scoperta della Chiesetta della Madonna del Carmine e dei suoi tesori artistici e storici. Oltre a fornire informazioni dettagliate sulla storia del luogo, i Volontari gestiranno le iscrizioni, offriranno gadget e illustreranno la missione del FAI.
Questa iniziativa si collegherà all’evento FAI organizzato dall’IIS “Pisticci-Montalbano” di Montalbano Jonico. I visitatori saranno accompagnati anche dai proprietari e custodi attuali della Cappella, la Famiglia del Prof. Enzo Federici, che ha ricevuto il bene dalla Nobildonna Filomena Maria Troyli, sposatasi nel 1895 con Vincenzo Giuseppe Federici. Un’occasione unica per immergersi nella storia e nelle tradizioni locali.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
16:30 – 19:30 (ultimo ingresso 19:00)
09:30 – 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Visite a cura di: Volontari FAI di Montalbano-Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi in collaborazione con il Circolo Culturale “L’Arco APS” e Associazione “Euterpe”
Visite in lingua inglese
NOVA SIRI (MT)
ALLA SCOPERTA DEL CENTRO STORICO DI NOVA SIRI
Piazza San Tommaso
Punto di raduno: piazza San Tommaso.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Il centro storico di Nova Siri, arroccato su un colle in posizione panoramica che domina la pianura di Metaponto, presenta la tipica conformazione dei borghi medievali, sviluppatasi in seguito a processi di arroccamento attorno al Castello. Le origini di Nova Siri si perdono nella notte dei tempi: il colle sul quale sorge il centro storico, in epoca magnogreca era un avamposto militare ed una necropoli della città di Siris, che sorgeva sulla riva sinistra del fiume Sinni.
“Castum boletum”, “Boleto”, “Veleta”, “Bollita”, sono stati i vari toponimi con i quali, nei secoli, è stata identificata l’attuale Nova Siri. Documenti antichi e testi storici hanno ampiamente scritto della opulenta Siritide, una colonia fondata dai profughi di Troia intorno all’VIII secolo a.C. La Siritide, che prendeva il nome dal fiume Siri (attuale Sinni), era una regione la cui capitale, Siris, era ubicata sulla foce del Siri. Le colonie limitrofe di Sibari e Metaponto, alleatesi con Crotone, invasero la Siritide e distrussero la capitale. Gli scampati cercarono riparo sull’altura, che i conquistatori romani denominarono “Castrum boletum”, cioè “accampamento fortificato”.
La città sopravvisse come centro minore fino a quando non risorse come Eraclea, nel 433 a.C. distrutta poi dai Saraceni. Il paese costituì un vero e proprio rifugio e, in un primo tempo, prese il nome di Bollita, feudo di Giovanni di Monforte prima e, più tardi, di Filippo Sanseverino. La rifeudalizzazione spagnola assegnò Boleto prima ai Montenegro e poi ad un capitano d’armi di Ferdinando il Cattolico, Pedro Sandoval de Castro. Boleto è rientrata nei confini calabresi fino al 1816, quando venne assegnato alla Basilicata. Gli altri feudatari di Bollita furono i Montalbano, i Raimondi e, nel 1800, i Crivelli. Nel 1872, con decreto di Vittorio Emanuele II, Bollita viene rinominata Nova Siri. Il borgo di Nova Siri è circondato da dolci colline dorate e dominato dalle sagome della cinquecentesca chiesa madre e del castello medioevale. L’imponente edificio sorge sul punto più alto del colle dal quale si staglia uno straordinario paesaggio che dà sulla marina fino al golfo di Taranto. Intorno i palazzi storici, tra cui Palazzo Settembrini, Palazzo Costa e Palazzo Spanò: testimonianze interessanti dell’architettura nobiliare tra il XVII e il XVIII secolo.
L’itinerario proposto offre l’opportunità di scoprire i luoghi più affascinanti di Nova Siri, attraversando vicoli caratterizzati dalle “lamie”, tradizionali abitazioni con volte a crociera che conferiscono al paese un’atmosfera unica. Le tappe principali del percorso conducono verso alcune delle sue più importanti preminenze monumentali. Si inizierà dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, edificata nel XVII secolo, che, con il suo stile sobrio ed elegante, custodisce al suo interno opere d’arte di grande valore, come un altare barocco e statue lignee di santi. Successivamente, si visiterà la Chiesa dell’Annunziata, un esempio di architettura religiosa semplice e autentica, immersa in un’atmosfera di spiritualità che invita alla riflessione. La visita proseguirà con la Cappella di Santa Sinforosa, situata in una posizione panoramica, che oltre a essere un luogo di culto dedicato alla protettrice del paese, regala una vista mozzafiato sui paesaggi circostanti. Il percorso si concluderà con la visita al Castello di Nova Siri e ai Palazzi Storici nel suggestivo Rione Porticella, che aggiungono ulteriore fascino a questo interessante itinerario storico-artistico.
Luogo pubblico
09:00 – 13:00 / 15:30 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)
10:00 – 12:30 (ultimo ingresso 11:30)
Note: Turni di visita ogni 60 min per gruppi di 25 persone
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi Terze Artistico IIS Fermi di Policoro (sede di Nova Siri)
PISTICCI (MT)
CHIESA DI SAN ROCCO: VIAGGIO TRA STORIA, ARTE E SPIRITUALITÀ
Piazza Plebiscito, 1
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
Pisticci sorge sulla cresta di una collina argillosa alta 365 metri (il Monte Finese) immersa tra i “Calanchi”. La Chiesa di San Rocco sorge nella centrale piazza Plebiscito, un avvallamento situato tra due dei tre colli principali della città, Serra Cipolla e Colle San Francesco. Anticamente considerata “la piazza” per eccellenza, rappresenta un luogo simbolico e storico, in cui la chiesa si integra armoniosamente, arricchendo l’ambiente urbano. Da qui si apre un panorama incantevole sul Dirupo e sulla Valle del Cavone, con lo sguardo che spazia fino al Mar Ionio e alle cime dei monti calabresi.
La Chiesa di San Rocco, dedicata al Santo Patrono che nel 1656 salvò Pisticci dalla peste, sorge dove un tempo si trovava la Chiesa del Purgatorio, demolita nel 1930 per problemi strutturali.
Al suo posto fu costruita l’attuale Chiesa di San Rocco, progettata negli anni’30 dall’architetto pisticcese Bruno Ernesto Lapadula, celebre per il “Palazzo della Civiltà Italiana” il cosiddetto “Colosseo Quadrato” all’ Eur a Roma. I lavori si conclusero nel 1933. La comunità pisticcese, profondamente devota al Santo, contribuì generosamente alla costruzione: oltre alle donazioni in denaro, vennero offerte giornate di lavoro, materiali edilizi e il trasporto con animali da soma e mezzi dell’epoca. Questo impegno collettivo rese possibile la realizzazione dell’edificio, simbolo di fede e devozione al Santo.
La chiesa, realizzata secondo il progetto di Lapadula, ha tre navate, di cui quella centrale più ampia e alta. La facciata principale, sollevata su quattro gradini, presenta tre archi slanciati che sembrano riflettere la divisione interna, ma corrispondono unicamente alla navata centrale. Le pareti, in muratura portante, sono rivestite da mattoni a vista che donano alle superfici una sobria eleganza decorativa. L’interno, essenziale ma raffinato, ospita un’elegante nicchia con un mosaico a tasselli dorati che custodisce l’antica e venerata statua lignea di San Rocco. Nelle navate laterali si trova un ciclo pittorico di nove tele raffiguranti la vita del santo, realizzate nel 1941 dal pittore Alfredo Cassone, confinato politico a Pisticci, ora in restauro. Dopo dodici anni di chiusura per interventi di consolidamento e restauro, la chiesa è stata riaperta al culto il 10 ottobre 2024.
Nelle Giornate FAI di Primavera, gli Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico di Pisticci -IIS “Pisticci-Montalbano” e della Scuola Secondaria di primo grado di Pisticci – I.C. “Pietrelcina-Flacco”, insieme ai Volontari FAI di Pisticci, accoglieranno i visitatori e li guideranno in un affascinante viaggio che intreccia storia, arte, architettura e spiritualità.
Il percorso prenderà il via con una suggestiva performance teatrale che porterà in scena le drammatiche vicende della peste del ‘600, evocando le pagine manzoniane e trasportando i visitatori nell’atmosfera intensa e coinvolgente dell’epoca.
Si proseguirà con la scoperta delle meraviglie architettoniche della chiesa dedicata a San Rocco, opera dell’illustre architetto pisticcese Bruno Ernesto Lapadula, per poi immergersi in un approfondimento culturale e antropologico sulla figura del Santo e sul forte legame del suo culto con la comunità pisticcese, dalle radici storiche fino ai giorni nostri.
Un’esperienza immersiva che intreccia passato e presente, memoria e identità, offrendo ai visitatori l’opportunità di riscoprire il fascino e il valore del patrimonio culturale locale.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:30 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 16:30)
Note: dalle 9:30-11:00 primo turno ; dalle 11:00 alle12:30 secondo turno; dalle 15:00 alle16:30 terzo turno; dalle 16:30 alle18:00 quarto turno).
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi IIIA e VA del Liceo Classico di Pisticci-I.I.S. Pisticci-Montalbano e delle classi IIIA, IIIB della Scuola Secondaria di primo grado di Pisticci-I. C. “Pietrelcina-Flacco” in collaborazione con i Volontari FAI di Pisticci Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi
PISTICCI – MARCONIA (MT)
PIAZZA ELETTRA E CHIESA DI SAN GIOVANNI BOSCO
Piazza Elettra
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
Nel cuore del metapontino, incastonata in un terreno pianeggiante reso florido dal lavoro dell’uomo, tra secolari alberi di ulivo, frutteti e agrumeti, sorge Marconia, la principale e più popolosa frazione di Pisticci. La collocazione, al crocevia di importanti centri urbani della costa jonica quali Pisticci, Bernalda, Metaponto, Scanzano J.co, poco distante dalle principali arterie di collegamento stradale, la statale 106 Jonica e la statale 407 Basentana, e la posizione di vicinanza al mare hanno sicuramente contribuito allo sviluppo di Marconia, negli ultimi decenni, come centro turistico.
Marconia, sorta nel 1938 come “Villaggio Marconi” in onore di Guglielmo Marconi, fu voluta dal regime fascista come centro operativo della colonia confinaria di Bosco Salice. Tra il 1939 e il 1943, 1600 confinati politici antifascisti furono costretti a lavorare per bonificare la zona. Il villaggio, costruito in puro stile littorio con il contributo dei confinati, fu presentato come il primo centro del Meridione d’Italia nato grazie al fascismo. Marconia, frazione di Pisticci nel 1956, a partire dagli anni ’70 ha vissuto un’espansione edilizia legata sia agli eventi franosi a Pisticci e al conseguente trasferimento di parte della popolazione, sia allo sviluppo turistico della costa ionica.
Piazza Elettra, centro pulsante di Marconia, è dedicata alla figlia di Guglielmo Marconi. Realizzata nel 1940, rappresenta un esempio di “piazza rurale” fascista, pertanto rispettosa dei canoni architettonici indicati dal regime: uno spazio porticato, una torre littoria, edifici pubblici come la Casa comunale, l’Ufficio postale, la sede della GIL (Gioventù Italiana del Lavoro) e altre strutture tipiche dell’epoca. Nei pressi sorgevano la Scuola Elementare e la Casa del Fascio, riconoscibile dal pavimento davanti alla porta d’ingresso, decorato con un mosaico policromo che raffigura un’aquila stilizzata, con ali spiegate, simbolo del regime fascista.
Durante il fascismo si pianificò la costruzione di una chiesa dedicata alla Madonna di Loreto, ma il progetto fu abbandonato. Solo nel 1955 fu approvata la costruzione di una chiesa intitolata a San Giovanni Bosco, terminata nel 1958 e consacrata il 6 maggio 1959.
La chiesa, però, mostrò presto segni di instabilità, con gravi lesioni al campanile, che ne resero necessaria la demolizione nel 1991. Al suo posto, nel 1998 fu consacrata una nuova chiesa, ampia, moderna e luminosa, che rappresenta oggi il simbolo della comunità.
Durante le Giornate FAI, il visitatore sarà guidato in un viaggio tra storia, arte e architettura alla scoperta di Piazza Elettra e della Chiesa di San Giovanni Bosco. Piazza Elettra, cuore di Marconia, rivela la sua storia attraverso portici solenni, la torre littoria e altri edifici che raccontano l’architettura dell’epoca. Accanto a questo, la Chiesa di San Giovanni Bosco unisce arte e spiritualità, con vetrate che narrano le Beatitudini, la Trasfigurazione e il Creato, mentre i Crocifissi di Alfredo Innocenzi e Giliberti da Terni conferiscono un’aura di sacralità.
Gli Apprendisti Ciceroni delle classi 3A e 4A Acc. Tur. dell’IPSEOA di Marconia e i Volontari FAI di Pisticci guideranno i visitatori attraverso storie, architetture e simboli, arricchendo l’esperienza con la mostra fotografica “Piazza Elettra, custode dell’identità del borgo littorio e della sua architettura degli anni ’40”. Un’opportunità imperdibile per riscoprire e valorizzare questo affascinante territorio.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:30 – 12:30 (ultimo ingresso 11:30)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)
Note: la visita alla chiesa è sospesa durante la santa messa dalle ore 11:00 alle 12:00
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle Classi IIIA, IV A Acc.Tur. IPSEOA di Marconia, I.I.S. PISTICCI-MONTALBANO, Volontari FAI di Pisticci- Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi
POLICORO (MT)
I LUOGHI DELLA RIFORMA FONDIARIA
Piazza Eraclea
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Piazza Eraclea è il primo nucleo della “città moderna” sviluppatasi sul vasto territorio, interamente pianeggiante, del feudo del barone Berlingeri, a partire dal 1959, anno in cui ottiene l’autonomia dal comune di Montalbano Jonico. Ancora oggi, nonostante l’espansione urbana abbia dilatato i confini del tessuto costruito, configurando nuovi ed alternativi spazi di aggregazione e socializzazione, questa piazza resta il cuore pulsante della città: luogo di ritrovo, con le sue attività ricettive, e sede di importanti servizi pubblici.
Gli anni Cinquanta, con la riforma agraria e l’autonomia comunale, rappresentano la svolta epocale che ha fatto assumere a Policoro, in pochi decenni, l’attuale fisionomia. “A Pllicore chi ci va, ci more”. (Chi va a Policoro muore). Era questo il detto che circolava nei paesi vicini fino all’inizio degli anni Cinquanta, quando Policoro era un immenso feudo baronale paludoso. Si moriva di malaria, di perniciosa, di disagi, oppure annegati nei letti dei fiumi Sinni e Agri. Malaria, latifondo e isolamento avevano provocato l’immobilismo più completo. Una situazione che si era protratta per diversi secoli, grazie all’organizzazione feudale che la reggeva e che fu possibile sconfiggere, dopo la Seconda guerra mondiale, con le lotte contadine sfociate poi nell’occupazione delle terre.
L’intervento di riforma a Policoro interessò 5.625 ettari, espropriati al barone Berlingieri. La grande proprietà latifondista venne suddivisa in piccole proprietà terriere, formando tante piccole aziende, intorno ai 5-6 ettari ciascuno, sulle quali furono insediate le famiglie provenienti da ogni parte della Basilicata. Il primo nucleo della “città moderna” si espande e trasforma gli edifici del borgo, caratterizzati dall’uso dell’intonaco bianco, alternato a elementi lapidei e soprattutto scandito da ampie arcate leggermente ogivali. Fu un progetto architettonico di un certo pregio la cui scelta formale scaturì da quella sperimentazione di nuovi linguaggi architettonici che molti professionisti del tempo, alcuni molto noti, riservarono alla realizzazione dei nuovi insediamenti rurali. Predominante nella piazza è la chiesa Madre, dedicata alla madonna di Nazareth, con i caratteristici voltoni illuminati di notte. Nella piazza, in asse con l’ingresso della biblioteca comunale, è possibile ammirare la statua di Ercole con il leone, simbolo della città.
Il percorso guiderà i visitatori attraverso il cuore del nucleo centrale della riforma, esplorando la sua valenza storico-documentale. L’itinerario includerà anche la visita al Museo multimediale della Riforma Fondiaria, recentemente istituito, che offre un approfondimento sull’importanza storica e culturale di questo evento. Questo museo rappresenta una risorsa fondamentale per comprendere le trasformazioni sociali, economiche e territoriali che la riforma ha portato, con un’esperienza coinvolgente grazie all’uso di tecnologie multimediali.
Luogo pubblico
09:00 – 13:00 / 15:30 – 17:00 (ultimo ingresso 16:30)
10:00 – 12:30 (ultimo ingresso 12:00).
Note: Turni di visita ogni 30 min per gruppi di 25 persone
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi Terze (Liceo Linguistico) dell’IIS Fermi di Policoro.
POLICORO (MT)
PALAZZO BARONALE DI POLICORO
Via degli Artigiani, 12
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Su un rilievo che domina il bacino dell’Agri nel suo ultimo tratto, in continuità col crinale sul quale insistono i resti delle città di Siris ed Herakleia, il “Castello” di Policoro, con le circostanti costruzioni di servizio, si pone quale ultima testimonianza di un grande latifondo, passato nella proprietà di diverse ricche e importanti casate, fino alla Riforma Fondiaria, negli anni Cinquanta del Novecento.
L’edificio nasce come monastero fortificato, intorno all’anno Mille, ad opera dei Basiliani che ne fanno un centro di culto e di lavoro. La sua influenza si irradia nei territori circostanti, offrendo, oltre al conforto per l’anima, l’insegnamento di tecniche agricole e delle arti in generale. Nel 1791, la principessa Maria Grimaldi Gerace Serra acquista l’intero latifondo, trasforma l’edificio in un casale nobiliare e dà il via alla costruzione del piccolo borgo circostante. Nel 1893 l’intero latifondo passa al Barone Berlingieri di Crotone, che lo utilizza anche come residenza di svago, organizzando, per sé e i suoi ospiti, battute di pesca e di caccia nel bosco paludoso. Con la Riforma Fondiaria inizia il periodo di declino del Castello.
Negli anni Ottanta il Castello appare abbandonato a sé stesso e, nell’immaginazione dei più piccoli diventa luogo di presenze misteriose. Negli ultimi anni del secolo scorso è stato oggetto di un importante intervento di restauro che gli ha ridato vita, rendendolo sede di numerose attività turistico-ricettive. La struttura ha subito, nei secoli, notevoli trasformazioni, delle quali è difficile tracciare una precisa evoluzione. Testimonianza importante per comprendere l’antica forma della struttura è una litografia settecentesca che ci regala l’immagine di un edificio imponente con torri e torrioni, di cui oggi rimane traccia nei contrafforti. Esternamente la struttura è solida, ha un aspetto sobrio, un volume compatto puntellato di finestre architravate ordinatamente disposte su una superficie liscia e continua, all’interno della quale spicca il portale d’ingresso, un portale ad arco inquadrato in un ordine di lesene trabeate. All’interno, i volumi si dispongono intorno ad un ampio cortile pavimentato. L’essenzialità delle linee è spezzata da arcate a tutto sesto sul lato sud e da una torre campanaria a base quadrangolare.
I visitatori saranno accompagnati dagli Apprendisti Ciceroni in un affascinante viaggio alla scoperta delle storie e delle peculiarità del maestoso Castello dei principi Berlingieri. Essendo una proprietà privata che ospita diverse attività professionali e turistico-ricettive, durante la visita sarà possibile esplorare solo la corte e gli ambienti circostanti. Tuttavia, per offrire una narrazione completa, il percorso proseguirà all’esterno, dove i visitatori potranno apprezzare l’imponente mole del castello nel suo contesto paesaggistico. Inoltre, verrà descritta l’adiacente Cappella della Madonna del Ponte, che arricchisce ulteriormente la visita con la sua storicità e bellezza.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:00 – 13:00 / 15:30 – 17:30 (ultimo ingresso 16:30)
10:00 – 12:30 (ultimo ingresso 12:00)
Note: Turni di visita ogni 30 minuti, gruppi di massimo 25 persone.
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi Terze Linguistico IIS Fermi di Policoro
ROTONDELLA (MT)
PALAZZO IELPO E LA COLLEZIONE DI MONETE DI NICOLA IELPO
Corso Garibaldi, 197
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Rotondella, definito il “Balcone dello Jonio”, è uno dei borghi più belli d’Italia. Il Paese si contraddistingue per la sua avvolgente rotondità, la quale con dolcezza conduce verso vicoli, palazzi, chiese e cappelle. Il Palazzo Ielpo, edificato dal negoziante Nicola Ielpo da Lauria (1901), è il più recente nel contesto di antichi palazzi del XVI sec. come il Palazzo Rondinelli, il Palazzo Albisinni e, poco distante, la torre San Severino.
Nicola Ielpo era nato nel 1936 a Rotondella, in provincia di Matera, ma, dagli studi napoletani di ingegneria meccanica in poi, fu soprattutto un cittadino del mondo. Vincitore di un concorso alla Zecca di Stato nel 1966, ne divenne direttore dal 1979 fino al 1999, trasformando l’istituto, fortemente provato dalla cosiddetta «crisi degli spiccioli» del 1975-79, in uno «stabilimento industriale ultramoderno e produttivo»: tra le sue innovazioni, si annovera la cinquecento lire con il brevetto per la produzione della moneta bimetallica. Fu un’importante figura anche nella storia dell’Unione Europea: fu infatti sua l’idea di animare, nel 1991, un gruppo di lavoro che avrebbe deciso la forma, il peso e i materiali dell’euro.
Ielpo è sempre stato fortemente legato alle sue origini lucane e, già prima della sua morte, avvenuta a Roma nel 2012, aveva espresso la volontà di consegnare al Comune di Rotondella la collezione di monete provenienti da più di 50 Paesi da tutto il mondo, raccolte nel corso della sua vita (scrive di lui la moglie: «Non faceva viaggi, lui era un viaggiatore») per la fondazione di un museo numismatico di pregio. Il Museo apre le sue porte il 21 ottobre 2023, dopo restauri e studi numismatici. Anche se costituito da ambienti non molto estesi, ospita una collezione considerevole di medaglie e monete. Questa (che costituisce solo una parte della collezione di Ielpo) vanta circa 600 pezzi, divisi in sezioni, che ripercorrono momenti memorabili della storia italiana, della cultura e dello sport. Tra le medaglie esposte, ce ne sono alcune che sono delle vere e proprie opere d’arte. Le riproduzioni fedeli delle opere di grandi artisti del Rinascimento italiano sono significative della perizia tecnica raggiunta dagli incisori dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Tra quelle più significative, la moneta per il bimillenario della morte di Virgilio firmata da Giuseppe Romagnoli, o quella che commemora la morte di Giovanni Boccaccio a firma di Bino Bini.
Il percorso di visita prevede un’immersione nel centro storico di Rotondella con partenza presso il Balcone dello Jonio in Piazza della Repubblica, punto di ritrovo della comunità. Oltre alla visita guidata al Museo, attraverso il percorso si potranno ammirare portali, chiese e murales, il tutto viene arricchito da un piccolo gioco che consentirà ai visitatori di “portare a casa una moneta”, ricalcando con matite e fogli copiativi le facce delle medaglie e monete esposte.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
10:00 – 13:00 (ultimo ingresso 12:30)
Note: Turni di visita ogni 30 min per gruppi di 25 persone
Visite a cura di: Volontari della Delegazione FAI della Costa Jonica
SAN MAURO FORTE (MT)
PIANA DEL MELOGRANO E DEL MANDORLETO
Contrada La Piana
Punto di ritrovo: piazza caduti per la patria a S. Mauro forte
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Antico borgo medievale, affacciato sulla vallata del torrente Salandrella, S. Mauro Forte conserva interessanti emergenze monumentali. Al centro del borgo il castello, probabilmente costruito nel XII sec., era già in rovina alla metà del Cinquecento, quando sulle sue strutture fu realizzata la Chiesa Madre. Oggi del complesso fortificato resta solo la possente mole della Torre.
Numerosi sono i palazzi nobiliari risalenti al Settecento e le architetture religiose: la Chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel 1553, la Chiesa di San Rocco, la Chiesa dell’Annunziata, la Cappella di Santa Maria del Rosario. Il borgo è circondato da un paesaggio collinare, da boschi e antiche masserie. Oggi sono diverse aziende agricole che hanno puntato su nuove colture, di cui una nella piana del melograno e del mandorleto. Numerosi sono i prodotti d’eccellenza che caratterizzano il borgo: tartufo, pistacchio, miele, melograno, mandorle, zafferano, olio EVO.
Sarà suggestivo e rilassante immergersi nella natura appena fuori il Borgo di S. Mauro Forte. Visiteremo un’azienda locale che coltiva una estensione di terreno a melograno e mandorlo, con oltre duemila piante. I visitatori saranno accompagnati in una passeggiata esperienziale, in cui si potrà godere della splendida fioritura del mandorlo, che per prima colora le nostre colline. Potremo ascoltare, dalla voce di chi è impegnato sul territorio, quali sono le proprietà nutritive e benefiche di questi frutti e quali tecniche si utilizzano per la loro coltivazione. Un week end all’insegna della natura e della biodiversità. Per chi vorrà, ci sarà la possibilità di visitare il “Museo del campanaccio”.
Area agricola
10:00 – 13:00 / 16:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
10:00 – 13:00 / 16:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Visite a cura di: Volontari FAI di S. Mauro Forte, Associazione IRIS, Associazione Carovanart
SCANZANO JONICO (MT)
PALAZZO BARONALE: IL PALAZZACCIO
Piazza A. Gramsci, 15
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA
Scanzano Jonico è un comune situato nella regione della Basilicata, collocato sulla costa ionica. Il paese si estende tra il Mar Ionio e le colline circostanti, in una posizione geografica che favorisce un clima mediterraneo, con estati calde e inverni miti.
Il toponimo di Scanzano J., che nel Medioevo compare nella forma di Iscanzana, deriva dall termine isca e si riferisce alle piante acquitrinose di questa costa, in ricordo del vecchio corso del fiume Agri, che un tempo lambiva il paese. Il nucleo moderno di Scanzano è un vecchio casale fortificato, che ha avuto origine da un centro monastico basiliano. Dell’antico villaggio greco resta il ricordo nella necropoli nei pressi del Casale, dove si rinvennero tombe e reperti. Nella zona del casale si riconoscono, ancora oggi, tufi, vetri antichi e ceramiche. Il villaggio permane in età romana ed alto medioevale, occupato poi dalla colonizzazione basiliana.
Arrivando a Scanzano Jonico è possibile visitare, quasi all’ingresso del paese, il Palazzo Baronale con annessa cappella, un edificio feudale a pianta quadrata con corte interna e torre merlata, oggi sede del Comune. L’annessa piccola cappella della “Théotokos” (Madre di Dio) al suo interno ospita un Crocifisso ligneo e una corona d’argento di SS. Maria Annunziata del ‘700. L’ imponenza della struttura emerge già dall’esterno, con una facciata riccamente decorata da ornamenti scolpiti e dettagli architettonici raffinati. Il portale sfoggia un bassorilievo dell’Annunciazione risalente all’XI secolo. L’edificio di netto stampo neoclassico, con riferimenti continui ad elementi di stile rinascimentale, si articola su due piani: al piano terreno trovano posto gli ambienti di servizio, mentre al piano superiore si sviluppa la residenza nobiliare cui si accede dall’androne che immette, a sua volta, nell’ampio cortile interno. I vasti saloni, coperti da ariose volte a crociera, prospettano sul piazzale antistante, attraverso due lunghe balconate simmetriche, rette da mensoloni finemente sagomati. L’insediamento, senza dubbio notevole, per la sua articolazione e unitarietà costituisce, dal punto di vista architettonico ed ambientale, uno degli esempi più pregevoli della specifica tipologia.
La denominazione di “Palazzaccio” deriverebbe da una truce storia avvenuta all’indomani del 1816, quando il Palazzo fu acquistato da Gennaro Ferrara, giovane proprietario ben inserito nell’ambiente, che negli anni della maturità sviluppò alcune perversioni. Qualche anno dopo la sua morte, infatti, durante i lavori di sistemazione, emersero degli affreschi che rappresentavano il barone del castello mentre tagliava le sue vittime su un tavolo e dipingeva con il loro sangue sulle pareti del suo palazzo. Un giorno giunse inaspettatamente uno straniero che chiese ospitalità nella dimora. Il signore già calcolava, dalla corporatura, la possibile stanza da “abbellire” con nuovo e fresco sangue, ma fece male i suoi calcoli, perché nella notte il viandante (evidentemente parente di una delle vittime) uccise il barone mentre dormiva.
Il Palazzaccio aprirà le porte ai tanti visitatori che avranno l’opportunità di immergersi nella ricchezza artistica del periodo barocco e nella storia della nobiltà locale.
Luogo solitamente chiuso, sede di una istituzione o di un ente
09:30 – 12:30 (ultimo ingresso 12:00)
Note: Turni di visita ogni 30 min per gruppi di 25 persone
Visite a cura di: Volontari della Delegazione FAI della Costa Jonica
TRICARICO (MT)
TRICARICO TRA CENTO CITTA’ RINASCIMENTALI
Via Vittorio Veneto, 2
Museo di Palazzo ducale, Via Vittorio Veneto 2.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Il palazzo è ubicato nei pressi della piazza principale, in posizione baricentrica rispetto agli edifici simbolo degli altri due poteri, quello religioso (duomo e palazzo vescovile) e quello civile (seggio della nobiltà, piazza), a ridosso delle mura di cinta tra la “Porta delle beccarie” e la “Porta vecchia”, situata tra Piazza Garibaldi, Via Vittorio Veneto e Viale Regina Margherita. Vi si accede attraverso due portali seicenteschi, in pietra con arco a tutto sesto, entrambi sormontati da stemmi. Una rampa conduce alla corte del piano superiore, da dove si dominano le vallate del Basento e del Bradano.
Esempio di dimora principesca in Basilicata, denominato “Castello del Principe”, lega le sue origini alla famiglia Sanseverino, che già nel XIV sec. gli attribuì le funzioni difensive e di rappresentanza del potere feudale, fino ad allora incentrate sul castello normanno. Quest’ultimo, infatti, intorno al XIV sec., perse la sua originaria funzione e divenne sede del Monastero di clausura di Santa Chiara. Il palazzo oggi ospita, a piano terra, le collezioni archeologiche con reperti provenienti dal territorio che vanno dalla preistoria al periodo della romanizzazione. Al primo piano è possibile ammirare la preziosa collezione di incisioni fiamminghe: “Le vedute di Tricarico tra cento città rinascimentali” facenti parte della raccolta Civitates Orbis Terrarum di George Braun e Franz Hogemberg, stampata a Colonia tra il 1572 e il 1617.
La collezione è stata donata nel mese di luglio 2024 da Maria Bruno Cannavagion e da Franco e Marina Gagliardi La Gala. Attualmente è esposta in maniera permanente. Tra le varie vedute, quelle di Tricarico confermano lo sviluppo e la floridezza della cittadina in epoca rinascimentale e ci permettono di individuare tutti gli edifici che ancora oggi costituiscono il centro storico, con una precisione e dovizia di particolari che risulta di grande effetto. Le sale del palazzo, con gli ampi saloni e decorazioni ad affresco, oltre a elementi lapidei risalenti agli inizi del XVI sec., incorniciano perfettamente le collezioni.
Il Palazzo ducale conserva al piano terra interessanti reperti archeologici del territorio che vanno dalla preistoria alla romanizzazione. Le sale del primo piano ospitano la collezione “Le vedute di Tricarico tra cento città rinascimentali” di recente acquisizione. Racconteremo la curiosa e particolare storia delle vedute di varie città e vi diremo perché la veduta di Tricarico, una piccola cittadina del Regno di Napoli, si trova nell’Atlante delle maggiori città del mondo. Sarà l’occasione per fare conoscere le collezioni di nuovissimo allestimento, l’interessante storia della dimora principesca e del contesto urbanistico architettonico nelle immediate adiacenze del palazzo, collocato nel cuore del centro storico.
Aperto solo in alcuni orari limitati
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni Istituto omnicomprensivo Carlo Levi di Tricarico
TURSI (MT)
LA VIA DEI MESTIERI
Piazza Maria SS. di Anglona
Indicazioni del percorso:
Piazza Plebiscito 40.248289, 16.471960
Frantoio Pierro 40:24821; 16,47130
Fabbro 40.24863, 16.47156
Barbiere 40.24810, 16.47179
Mulino 40.24720, 16.471111
Calzolaio 40.24693, 16.47009
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI
Tursi è situata su una collina nella valle del fiume Agri. L’antico centro storico, Rabatana, con le sue case in pietra, grotte e vicoli stretti, conserva un’atmosfera d’altri tempi con tracce di influenze arabe. Ancora oggi è un paese la cui economia si fonda, come in tempi remoti, sulle colture agricole tradizionali (frutteti, vigneti e uliveti). Fino agli anni ’70 Tursi, nel centro storico, aveva frantoi, mulini e botteghe di artigiani ora chiusi, ma ancora simbolo di identità culturale, come celebrato anche dal poeta Albino Pierro.
La Via dei Mestieri è un percorso che racconta la vita e il lavoro delle comunità di un tempo, un viaggio tra tradizioni e abilità artigiane tramandate nei secoli, che svela i segreti di una comunità legata al lavoro manuale e alla creatività. La creatività unica del Made in Italy è figlia della fantasia e dello spirito tenace e fiero di queste persone. Qui, il calzolaio, detto lo “scarparo”, con ago e cuoio, creava calzature su misura e di lunga durata. Il fabbro, maestro del fuoco, modellava il ferro. Il mulino, con il lento giro delle sue macine, e il frantoio, con i profumi intensi dell’olio appena spremuto, rappresentavano il cuore pulsante della vita contadina.
Gli edifici degli antichi mestieri, come frantoi, mulini, fucine e botteghe, raccontano di un passato fatto di lavoro e ingegno. Progettati con architetture essenziali e funzionali, erano costruiti con materiali locali come pietra, legno, mattoni e riflettevano uno stile rustico e autentico. Soffitti con travi a vista e pavimenti in pietra o terracotta custodiscono le tracce di vite laboriose.
Lungo il percorso, ogni dettaglio sussurra storie dimenticate: i solchi sulle soglie narrano di passi instancabili, mentre le macine di pietra, levigate dal tempo, sembrano ancora vibrare. Le presse portano i segni di una fatica incessante, e la forgia, con la cenere spenta, conserva il ricordo di un’arte ormai silenziosa. Il desco del calzolaio, segnato da graffi e macchie, narra la precisione di mani esperte .
Questi luoghi, ora silenziosi, sono custodi di memorie, sussurri di una fatica che scolpiva il quotidiano e alimentava il legame profondo tra l’uomo, il suo mestiere e la comunità.
L’appuntamento è in Piazza Maria SS. di Anglona, punto di ritrovo da cui i visitatori, accompagnati dagli “Apprendisti Ciceroni”, raggiungeranno Piazza Plebiscito, cuore di Tursi dove sorge la Chiesa di San Filippo Neri, costruita nel 1661 su volere di Mons. De Luca.
Da qui, ogni angolo del borgo racconta una storia: a sinistra si trova la Casa Museo di Albino Pierro, con il vecchio frantoio sottostante; a nord, la bottega del fabbro rimasta intatta nel tempo; proseguendo lungo via Cristoforo Colombo si incontra l’ultimo mulino che ha funzionato fino agli anni ’80. Proseguendo ancora, si arriva alla Cattedrale della SS. Maria Annunziata, in prossimità della quale è possibile visitare un antico frantoio, scoprire le fasi di lavorazione dell’olio e degustarne le eccellenze, immergendosi nella tradizione contadina.
Gli Apprendisti Ciceroni vi guideranno passo dopo passo con racconti, aneddoti e piccoli segreti trasformando ogni tappa in un’esperienza unica, svelando i tesori e la vita quotidiana del borgo, per un viaggio affascinante nel passato.
Luogo solitamente chiuso, proprietà privata
09:30 – 12:30 (ultimo ingresso 12:30)
09:30 – 13:00 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi IV A e V A Indirizzo Turistico-ITCG.COMM.GEOM.”M. CAPITOLO”- Tursi- I.I.S. Policoro -Tursi “Pitagora-M. Capitolo” in collaborazione con i Volontari FAI di Tursi – Gruppo FAI di Pisticci e della Valle dei Calanchi
PROVINCIA DI POTENZA
ALBANO DI LUCANIA (PZ)
BOSCO CUPOLICCHIO, LAGO DI S. VITALE E ALBERO PADRE
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Il territorio di Albano di Lucania, situato nell’Appennino Lucano Centrale, è caratterizzato da un paesaggio montuoso ricco di boschi, tra cui il bosco Cupolicchio, che si estende tra i Comuni di Albano di Lucania, San Chirico Nuovo e Tolve. Il bosco si sviluppa sul Monte Cupolicchio, che raggiunge i 1097 m s.l.m., ed è prevalentemente costituito da querceto misto.
La zona meridionale del bosco, che si trova a quote comprese tra i 1064 m s.l.m. del Lago San Vitale e i circa 900 m s.l.m. della Serra dei Palmenti, è ricca di sorgenti che alimentano pozze, stagni temporanei e acquitrini stagionali. Il sottobosco è particolarmente interessante, con una flora molto diversificata e la presenza di specie rare e protette a livello regionale e nazionale, indice della grande biodiversità e dello stato di conservazione del bosco.
Tra le specie vegetali più note, spiccano le orchidee, la peonia, il giglio e il narciso, quest’ultimo particolarmente abbondante in queste aree. Inoltre, la fauna locale include otto specie di uccelli tutelati, tra cui la rara cicogna nera, che trova in questa zona un habitat ideale.
Un altro elemento di grande rilevanza nel territorio è l'”albero padre”, una maestosa quercia che con i suoi 416 cm di circonferenza e 28,50 metri di altezza rappresenta una delle piante più imponenti e affascinanti della zona. Questo bosco e le sue meraviglie naturali offrono una straordinaria opportunità di connessione con la natura, rendendo Albano di Lucania un luogo di grande valore ecologico e paesaggistico.
Durante le Giornate FAI di Primavera, si seguirà un percorso ad anello di circa 6 km con un dislivello minimo, immersi nel suggestivo bosco di Cupolicchio, a circa 1000 metri slm. Questo bosco è una riserva naturale di straordinaria biodiversità, ricca di flora e fauna. Durante l’escursione, faremo una sosta al laghetto stagionale di Monte San Vitale e visiteremo il sito dell’albero padre, una quercia imponente alta 28,50 metri e con una circonferenza di 416 cm.
Il percorso partirà e si concluderà presso il Parco Avventura di Albano di Lucania, situato al km 490 della S.S. Appia. Qui, potremo fare una piacevole sosta e godere della bellezza del paesaggio circostante. Un’esperienza perfetta per gli amanti della natura e della storia, che permetterà di esplorare angoli nascosti della Lucania, concludendo in un’area attrezzata dove poter rilassarsi.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:30 – 13:00 (ultimo ingresso 12:00)
Note: ritrovo ore 9:00 in Piazza Salvo D’Acquisto con auto propria
Visite a cura di: Pro loco Albano, Team Cappero, Responsabili del Parco
AVIGLIANO (PZ)
LE SUGGESTIONI DI UN LUOGO STRAORDINARIO DI FEDERICO II
Via Porta Potenza, 11
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DEL VULTURE MELFESE ALTO BRADANO
Il Castello di Lagopesole, situato nel comune di Avigliano, si trova nella zona del Vulture-Alto Bradano. Il nome “Lagopesole” deriva da un piccolo lago preistorico, che fu prosciugato all’inizio del Novecento, situato sulle alture dell’attuale contrada Piano del Conte. La prima documentazione storica del luogo risale al 1036, nel Codex diplomaticus Cavensis, che menziona una chiesa dedicata a San Simeone, situata vicino al lago, nell’antica diocesi di Vitalba.
Il Castello di Lagopesole, situato su una collina di circa 825 metri sul livello del mare, domina la vallata circostante. La fortezza è caratterizzata da un massiccio circuito murario di 17 metri di altezza, di forma rettangolare, con sette torri quadrangolari. Internamente, il castello è suddiviso in due cortili di dimensioni diseguali. Il cortile più piccolo, che potrebbe essere il risultato di un ampliamento successivo rispetto al progetto originale, ospita un imponente torrione (donjon) al centro. Eretto probabilmente durante l’epoca normanna nel XI secolo, il castello è documentato per la prima volta nel 1129, quando l’abate Alessandro di Telese scrisse che re Ruggero II di Sicilia si fermò nell’«oppidum quod vulgo nominatur Lacupesulum».
Nel 1137, vicino a Lagopesole, si svolse un incontro storico di tre giorni tra l’imperatore Lotario II di Supplimburgo e il papa Innocenzo II, come riportato dal cronista Falcone di Benevento. Il feudo di Lagopesole, secondo il *Catalogus Baronum*, apparteneva alla giurisdizione del conte di Conversano. La conformazione architettonica del castello risale principalmente agli interventi voluti dall’imperatore Federico II di Svevia e dal figlio Manfredi, re di Sicilia. Successivamente, Carlo I d’Angiò apportò lievi modifiche, utilizzando il castello come residenza estiva.
A partire dal XIV secolo, con i mutamenti politici e la nascita di Napoli come capitale del regno, il castello cominciò a perdere l’attenzione dei sovrani. Nel 1416 passò sotto il dominio feudale della casata Caracciolo e, nel 1531, passò ai Doria, che lo mantennero fino al 1969, quando divenne parte del demanio statale per 15 milioni di lire. Negli anni ’90 e nei primi del 2000, il castello ospitò l’Istituto Internazionale di Studi Federiciani del Consiglio Nazionale delle Ricerche, grazie all’iniziativa di Cosimo Damiano Fonseca.
Gli Apprendisti Ciceroni dei Licei dell’I.I.S. “G. Fortunato” di Rionero in Vulture, insieme al personale qualificato, guideranno gli ospiti alla riscoperta del Castello di Lagopesole, che è nuovamente parzialmente visitabile a partire da agosto 2024. Il castello, facente parte dell’istituto autonomo dei Musei e parchi archeologici di Melfi e Venosa, è gestito dal Ministero della Cultura. Attualmente è anche al centro di un importante progetto di ricerca, condotto da Kai Kappel dell’Università di Berlino e Klaus Tragbar dell’Università di Innsbruck, con la collaborazione scientifica di Fulvio Delle Donne (Università di Napoli “Federico II”), che si concluderà alla fine del 2025.
Il castello di Lagopesole rappresenta ancora oggi un simbolo identitario, in grado di attirare l’interesse di appassionati di Medioevo e di leggende, grazie alla sua posizione suggestiva nel paesaggio appenninico. La sua imponente presenza sembra custodire gelosamente la sua storia, portando con sé la speranza che la Basilicata e il Meridione d’Italia possano dare maggiore attenzione e valorizzazione a un bene culturale così prezioso.
Luogo solitamente aperto, accessibile a pagamento
09:00 – 14:00
09:00 – 14:00
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dei Licei Classico, Scientifico e Scienze Umane dell’I.I.S. “G. Fortunato” di Rionero in Vulture, coordinati dal Capo Delegazione Prof.ssa Paola D’Antonio, dalla Dirigente scolastica Dott.ssa Antonella Ruggeri, dalla referente di progetto prof.ssa Masiello, dai docenti Ciampa, Coviello, Cloroformio, Aliano, Fuccella, Mercurio, Imbriano, Piedilato, Ramone, Volonnino, Pinto, Vigliotti, Perrone, Sabina etc.e dai volontari della Delegazione.
AVIGLIANO (PZ)
RISERVA NATURALE ANTROPOLOGICA “COSTE CASTELLO”
Via Porta Potenza, 11
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DEL VULTURE MELFESE ALTO BRADANO
La Riserva Naturale Antropologica “Coste Castello”, istituita con Decreto del Ministero per l’Agricoltura e le Foreste del 29.03.1972, comprende il Castello di Lagopesole e le pendici che lo circondano, per una superficie di 25 ettari, quasi interamente boscati. Apparteneva al Demanio forestale ed era gestita dal Corpo forestale dello Stato-ex Azienda di Stato per le foreste demaniali (A.S.F.D), poi trasformata in Ufficio per la Biodiversità.
La fortezza di Lagopesole, circondata dalla riserva naturale antropologica di Coste Castello, domina la vallata da una collina elevantesi per circa 800 metri dal livello del mare.
In seguito alla soppressione del Corpo forestale dello Stato i beni sono stati trasferiti all’Arma dei carabinieri, difatti, attualmente la Riserva è gestita dal Reparto Carabinieri biodiversità di Potenza, che dipende direttamente dal Raggruppamento Biodiversità di Roma.
Nella Riserva sono stati realizzati percorsi naturalistici tematici e un camminamento lastricato che permette di percorrere l’intero perimetro del castello, per cui si presta molto bene ad attività didattiche e a visite. La Riserva Naturale Antropologica “Coste Castello”, comprendente l’area protetta intorno al Castello di Lagopesole, è di grande interesse naturalistico, con i suoi pascoli cespugliati, boschi di cerro e una distesa di castagneto di circa tre ettari. Sono i luoghi in cui cacciava Federico II di Svevia, autore del trattato De arte venandi cum avibus «L’arte di cacciare con gli uccelli», che s’incentra sull’attività venatoria del Sovrano.
Il trattato, relativo alla caccia con l’ausilio di uccelli rapaci, è stato realizzato da Federico II nel corso di circa un trentennio ed è riconosciuto come una delle opere scientifiche più significative del Medioevo. L’opera testimonia la profonda cultura naturalistica del Sovrano, attuale per la rilevanza dell’habitat ambientale.
Gli Apprendisti Ciceroni dei Licei dell’I.I.S. “G. Fortunato” di Rionero in Vulture guideranno gli ospiti alla scoperta della biodiversità nella Riserva Naturale Antropologica “Coste Castello”. L’attività comprenderà un’accoglienza nel Castello federiciano e un percorso di interpretazione naturalistica, pensato per adulti e ragazzi, nell’ambito di un’educazione ambientale. Questa iniziativa supporta l’impegno del FAI nel promuovere la conoscenza, l’amore e il rispetto per l’ambiente e per il patrimonio, sia naturale che culturale, stimolando un legame profondo con il nostro territorio.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:00 – 14:00 (ultimo ingresso 13:00)
09:00 – 14:00 (ultimo ingresso 13:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dei Licei Classico, Scientifico e Scienze Umane dell’I.I.S. “G. Fortunato” di Rionero in Vulture, coordinati dal Capo Delegazione Prof.ssa Paola D’Antonio, dalla Dirigente scolastica Dott.ssa Antonella Ruggeri, dalla referente di progetto prof.ssa Masiello, dai docenti Ciampa, Coviello, Cloroformio, Vigliotti, Fuccella, Mercurio, Volonnino, Posca etc. e dai volontari della Delegazione del Vulture-Melfese Alto Bradano.
Visite in lingua Lingua inglese
BRINDISI MONTAGNA (PZ)
BRINDISI DI MONTAGNA: LA GRANCIA DI SAN DEMETRIO
Foresta Grancia
In Auto sia da Potenza che da Matera-Bari-Taranto percorrendo la SS 407 Basentana uscita “Grancia” direzione Potenza-Metaponto, poi circa 4 km di strada comunale.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
Lungo la riva ovest del fiume Basento, ai piedi del Castello Fittipaldi e dell’abitato di Brindisi Montagna vi è la Grancia di San Demetrio, edificata dai Certosini di San Lorenzo di Padula. La Grancia è un luogo suggestivo e immerso nella natura; è circondata da campi, ormai incolti, ma ricchi di essenze arboree ed erbacee, che offrono uno scenario di grande fascino. Il monastero, situato in un contesto rurale ricco di storia, rappresenta una testimonianza del passato agricolo e monastico, con strutture che evocano un’atmosfera autentica e rilassante.
L’antica badia, originariamente dedicata a Santa Maria dell’Acqua Calda, nel 1505 fu eretta dai padri Certosini di Padula a Grancia (cioè fattoria, azienda rurale di proprietà della Certosa) al cui interno i monaci costruirono una pregevole Cappella intitolata a San Lorenzo. In epoca napoleonica la Grancia venne confiscata dallo Stato e poi acquisita dal barone Blasi. Attualmente, la proprietà è divisa tra il Demanio e alcune famiglie del posto.
L’attuale struttura edilizia conserva elementi architettonici che testimoniano la sua lunga storia e si presenta eterogenea sia dal punto di vista costruttivo che planimetrico. La parte più primitiva dell’impianto si sviluppa su tre livelli attorno ad un cortile di forma irregolare. Le zone di ampliamento sorgono ad ovest e sono costituite da due corpi di fabbrica che si articolano attorno ad una torre quadrangolare merlata che caratterizza l’edificio dove sono collocati i colombari.
La Cappella di San Lorenzo, recentemente restaurata (2009-2013), presenta un ciclo di affreschi raffigurante la vita di San Lorenzo Diacono e Martire ed è arricchita da un organo del 1738, patrimonio artistico di grande valore.
In occasione delle Giornate FAI di Primavera saranno accessibili al pubblico alcuni ambienti di solito non visitabili e altri accessibili soltanto in occasione della festività di San Lorenzo Martire. Durante la visita, i partecipanti avranno l’opportunità di scoprire aspetti poco noti della vita certosina, di ammirare affreschi di grande pregio e vari elementi architettonici, testimonianza della dualità della Grancia come luogo di spiritualità e centro agricolo-economico. Al fine di preservare il legame con il passato storico del luogo, sarà data agli ospiti la possibilità di partecipare ad un laboratorio didattico sull’apicoltura a cura dell’Associazione. La bottega del miele: un’esperienza educativa diretta che servirà a conoscere la società delle api e l’importante ruolo che questi insetti svolgono per l’uomo e l’ambiente. Infine, sarà possibile visitare un mulino con macina a pietra e partecipare ad un laboratorio alimentare di produzione di farine e pasta. Le visite al mulino saranno curate dall’Associazione Mediterranea Produttori Biologici. Entrambi i laboratori verranno effettuati per gruppi di max 5 persone per volta.
Sito aperto solo su prenotazione
09:00 – 12:00 / 15:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)
09:00 – 12:00 / 15:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)
Note: Turni di visita ogni ora per gruppi massimo di 20 persone
Visite a cura di: volontari Azienda Agricola La bottega del miele e Associazione Mediterranea Produttori Biologici.
CANCELLARA (PZ)
CONVENTO DELL’ANNUNZIATA IN CANCELLARA
Via Roma, 6-10
Possibilità di raggiungere il punto di interesse da Potenza tramite le linee extraurbane Sita, Grassani e Garofalo nella sola giornata di sabato.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
Il Convento dell’Annunziata di Cancellara è situato nel centro del paese, nei pressi di Largo Monastero e Via Roma, prospiciente il Corso comunemente detto “Il Casale”, proprio perché una via di aperta campagna. Per questa parte di paese il Seicento è secolo di novità: con la fondazione del monastero dei Frati Zoccolanti di S. Francesco (1604) la popolazione inizia a spostarsi fuori dalle mura della cittadella altomedievale, grazie all’azione di bonifica e promozione della Confraternita. Quei luoghi di campagna divengono così parte attiva e partecipante all’espansione della Terra Cancellariae.
Tra i primi documenti attestanti la presenza dell’edificio di culto, datato al 28 maggio 1544, c’è la testimonianza della visita dell’Arcivescovo di Acerenza e Matera, in cui si parla di una cappella gentilizia “ben accomodata” di proprietà dell’allora signore di Cancellara, ma utilizzata anche dalla popolazione più povera e dai lavoratori dipendenti del feudatario. Nel 1604 tale cappella passò alla Provincia degli Osservanti della Basilicata. Tra il 1610 e il 1613, con un Breve emanato da papa Paolo V, si sancisce il passaggio del convento ai frati Minori della Riforma. Il decennio che va dal 1855 e il 1865-66 vede la secolarizzazione dei Beni Ecclesiastici e la soppressione delle corporazioni religiose. Termina così la storia del monastero francescano propriamente detto.
La Chiesa presenta un’architettura dalle linee semplici, pronte a dare risalto ai portali del XVIII sec., recanti importanti iscrizioni e stemmi di matrice francescana. Quello principale risalta per le lesene scolpite a rilievo con motivi vegetali e girali, ed è sormontato da un timpano a mezza luna con lo stemma dei Frati Minori, a cui è annessa l’iscrizione. Tra gli elementi architettonici e pittorici all’interno, spiccano la tela con l’Annunciazione (1613) dipinta da Giovanni Balducci detto il Cosci, oggi posizionata a mo’ di pala d’altare sull’abside sopra il coro del presbiterio, e le pitture murali contenute negli archi lobati lapidei di matrice catalana quattrocentesca (1629), attribuite a Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa, del quale ritroviamo traccia anche in una cella attigua al chiostro superiore. Lo schema, che si ripete uguale nei primi due archi a partire da destra, è composto da un grande riquadro suddiviso in tre spazi, nella cui parte superiore è ricavata una lunetta. Finissima opera pittorica è la Resurrezione del pittore fiammingo Guglielmo Borremans, posizionata nella volta della Sacrestia del Convento. L’edificio contiene anche una serie di statue di Santi, da sempre venerati nel paese, e un’originale rappresentazione della Madonna Immacolata.
Durante le Giornate FAI di Primavera, il Convento dell’Annunziata di Cancellara offrirà l’opportunità di visitare spazi solitamente chiusi al pubblico, come la Resurrezione di Borremans, affrescata sulla volta della Sacrestia. Si potranno esplorare anche i chiostri, un tempo cuore dell’economia locale, con refettorio, forno e mulino gestiti dai frati. Un’altra tappa sarà la cella affrescata dal Pietrafesa, con la Sequela Christi, che conserva un vecchio caminetto usato dai frati per il riposo. Una visita che offre una preziosa immersione nella storia religiosa e culturale del convento.
La chiesa è sempre accessibile, i Chiostri e la Sacrestia eccezionalmente o su prenotazione.
La chiesa non è visitabile negli orari delle celebrazioni (domenica ore 10.30-12.00)
09:30 – 16:30 / 17:30 – 19:30 (ultimo ingresso 18:30)
09:00 – 17:00 (ultimo ingresso 16:00)
Note: Turni di visita ogni 20 minuti, gruppi di massimo 15 persone.
Visite a cura di: volontari Pro Loco di Cancellara
CASTELLUCCIO INFERIORE (PZ)
CORO, SACRESTIA E ORATORIO S. NICOLA DI MYRA
Largo San Nicola
Imboccare da via Nazionale o dall’ inizio del centro abitato, il corso principale, cioè via Roma, senso unico, e arrivare fino alla piazza principale, largo San Nicola, all’incrocio con via Sante Roberti, dove si affacciano le due chiese, SS. Annunziata e San Nicola di Myra.
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
Il coro, la sacrestia e l’antico oratorio sono parte integrante della Chiesa di San Nicola di Myra, situati dietro l’altare maggiore. La chiesa, già oggetto di precedenti aperture FAI, è situata nel centro storico di Castelluccio Inferiore, nella piazza che prende il suo nome, con accesso anche dal retro, in vico San Nicola.
La chiesa ha origini medioevali e, in assenza di fonti storiche certe, la sua fondazione si può ipotizzare intorno al XIII sec., in seguito all’ espansione del nucleo abitativo sorto dal sito originario che attualmente è Castelluccio Superiore. Abbiamo notizie della sua esistenza sia da un’iscrizione un tempo sul pavimento – 1286 (in seguito scomparsa), sia da un’annotazione del pagamento della decima alle parrocchie di Laino Borgo e di Rotonda, risalente al 1324. L’ antico luogo di culto è stato oggetto, nel corso dei secoli, di vari ampliamenti, fino a raggiungere l’ attuale dimensione, con relative strutture annesse (quindi il coro e la sacrestia), presumibilmente tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII, nel corso del quale è stata arricchita da un mirabile ornamento barocco.
I tre ambienti sono tra loro comunicanti. Il coro è situato nell’ imponente cappellone centrale ed è provvisto di stalli lignei in noce scolpito. L’ arredo è sovrastato, sulle pareti e sulla volta, da una rilevante decorazione in stucchi barocchi, ricca di simboli, eseguita verso la fine del XVII sec., da un artista sicuramente proveniente da Napoli e dall’ambito di Lorenzo Vaccaro. Dal coro, attraverso una pregevole porta in legno intagliato, si accede nella sacrestia. In questo grande locale dalla volta a crociera sono allineati, lungo le pareti, gli armadi in legno intarsiato, realizzati tra il 1773 e il 1775, custodi dei magnifici parati liturgici di cui la chiesa è fornita, le argenterie e l’archivio ecclesiastico. Gli stipi della sacrestia, che illustrano bellissime tarsie lignee, sono opera di artigiani locali, legati a forme tipiche delle province meridionali. Essi presentano nella parte inferiore battenti rettangolari decorati con listellature e tondo centrale ad intarsio; nella parte superiore, invece, hanno un profilo mistilineo e sono intarsiati anche questi con listellature e una stella al centro. Dalla sacrestia si accede in un antico oratorio di piccole dimensioni, forse parte del nucleo originario della chiesa, con volta a botte, dipinta con motivi classicistici.
Durante le Giornate FAI di Primavera 2025, sarà possibile visitare la sacrestia del Complesso monumentale, che ospita gli splendidi armadi con preziose tarsie lignee. Questo locale è stato chiuso per anni, a causa del terremoto del 1998, e gli armadi sono stati sottoposti a un lungo restauro, finalmente concluso o in fase di completamento. Grazie a questo lavoro, la sacrestia e il suo arredo ligneo, un vanto degli artigiani locali, saranno ora fruibili dai visitatori, offrendo anche un’opportunità di scoperta per i castelluccesi, in particolare per le nuove generazioni.
Luogo solitamente chiuso, in corso di restauro
09:30 – 12:30 / 15:30 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
09:30 – 11:00 / 15:30 – 17:30 (ultimo ingresso 16:30)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni, referente e Volontari FAI
Visite in lingua inglese
GENZANO DI LUCANIA (PZ)
CHIESA E MONASTERO DELLA SS. ANNUNZIATA
Corso Garibaldi, 83
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DEL VULTURE MELFESE ALTO BRADANO
Il complesso monastico di S. Maria Annunziata si trova all’estremità nord della zona più antica di Genzano, non lontano dal tratto lucano dell’Appia Antica. È situato su un promontorio che è circondato da tre profondi valloni, offrendo una vista panoramica sull’antico fonte di Capo d’Acqua e sul Monte Vulture che si erge sullo sfondo.
Il complesso monastico di S. Maria Annunziata è uno dei più antichi insediamenti francescani della Basilicata, fondato nel 1321 da Aquilina di Monteserico, che si era ispirata alla vocazione religiosa della regina. Dopo essere stato demolito e ricostruito a metà del Trecento da Roberto Sanseverino, il complesso subì modifiche e ampliamenti dopo il Concilio di Trento, con lavori che continuarono fino alla metà del XVIII secolo. Fu abitato dalle religiose dell’Ordine di S. Chiara fino al 1905, quando passò in proprietà al Comune, venendo successivamente adibito a usi civili. Da metà del secolo scorso, però, è rimasto in disuso e abbandonato.
Il Monastero ha un impianto compatto, con gli edifici disposti su tre lati del chiostro, formando un quadrilatero con il lato lungo della chiesa. Le murature sono realizzate con conci irregolari di pietra arenaria, mentre gli orizzontamenti del piano terra sono voltati e la copertura è in legno. Nel secolo scorso ha subito la perdita di alcuni corpi di fabbrica, ma restano tracce importanti come i fondali dei muri del portico, la pavimentazione del chiostro e le rovine di alcuni setti murari.
La chiesa è a navata unica, con l’aula a forma di ottagono irregolare coperta da una volta a botte lunettata. La facciata, in pietra arenaria locale, è decorata con tre aperture nel registro superiore, due orologi solari e un cornicione con romanelle di coppi e laterizie. Il portale cinquecentesco, che presenta una trabeazione definita dall’arma di Giacomo Alfonso Ferrillo e sua moglie Maria Balsa, risale ai primi anni del ‘500. L’interno, completamente rinnovato a metà del ‘700, mostra uno stile barocco settecentesco napoletano.
Durante le Giornate FAI di Primavera 2025, i partecipanti, accompagnati dai volontari dell’Associazione dell’Annunziata e dagli Apprendisti Ciceroni dell’I.I.S.S. “E. Majorana” di Genzano, avranno l’opportunità di visitare la Chiesa e il cantiere di restauro dell’organo settecentesco, il chiostro, il giardino e alcuni ambienti del Monastero, da più di ottanta anni chiusi al pubblico. Durante la visita, saranno immersi in un magnifico scenario storico e paesaggistico, con panorami che spaziano dalle grotte ipogee scavate nell’arenaria nei Valloni che circondano l’abitato, all’area naturalistica dell’antico Fonte di Capo d’Acqua. Inoltre, potranno godere della vista sulla diga della Fiumarella, sul monte Vulture e sul Castello di Monteserico. Questo complesso, che ha ricevuto 10.481 voti, è stato scelto come il primo Luogo del Cuore in Basilicata e il ventunesimo nella graduatoria nazionale del Censimento FAI del 2022.
Il Monastero è in disuso e abbandonato mentre la Chiesa è utilizzata sporadicamente per le funzioni religiose
Luogo con criticità. alcuni ambienti del Monastero sono presidiati da puntellature e centine in legno e non sono pertanto visitabili
15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
Note: Turni di visita 45 minuti, gruppi di massimo 15 persone.
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni I.I.S.S. “E. Majorana” di Genzano di Lucania Dirigente scolastico Prof.ssa Vincenza Bruscella, Referente di Progetto Prof.ssa Giovanna Di Pierro
LAGONEGRO (PZ)
SAN NICOLA DI BARI E CENTRO STORICO DI LAGONEGRO
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
Con una storia che risale all’epoca romana e un ricco patrimonio culturale, Lagonegro è un esempio significativo di tradizione, arte e natura.
Il borgo presenta due volti, uno antico che trova il suo centro nei ruderi del castello feudale, e uno nuovo che affaccia sulla piazza alberata, nota come il “Piano”. Questo panorama fa da sfondo ad un intreccio di vicoli, piazze, palazzi e chiese che raccontano secoli di storia e che mescolano stili architettonici differenti.
Si accede al borgo da un unico accesso posto sul lato nord, attraverso un percorso gradonato ricostruito nel 1603, che sostituisce l’antichissimo ponte levatoio. In cima alla prima rampa di scale si trova la Porta di ferro, unico accesso costituito da doppio arco, che all’imbrunire si chiudeva non consentendo ad alcuno di accedere oltre.
Tra i due archi è posto il trabucco, un’apertura che veniva utilizzata per versare pece e olio bollente su visitatori indesiderati. La porta in pietre lavorate fu ricostruita nel 1552. Sui margini della roccia furono costruite, nel Medioevo, per maggiore sicurezza e difesa, delle grosse mura di cinta, i cui avanzi si vedono tutt’ora. Nel circuito delle mura erano incastonate tre alte torri semicircolari, due delle quali ancora in piedi e adibite ad abitazione. L’altra torre, verso est, è semidistrutta, invasa da vegetazione e irraggiungibile. Sulla sommità della rupe si trovano i ruderi dell’antico palazzo baronale distrutto dalla furia cittadina nel 1552, mentre poco più in basso, con l’ingresso posto a quota 666m slm, è l’ingresso dell’antica chiesa di SanNicola di Bari, elevata a dignità di Concattedrale diocesana.
La leggenda vuole che all’interno della Chiesa di San Nicola siano state conservate le spoglie di Monna Lisa del Giocondo, secondo quanto affermato dal romanziere russo Mereskowsky, nel suo romanzo “La rinascita degli dei” dedicato alla vita di Leonardo da Vinci.
Luogo non utilizzato per celebrare la Messa .
Luogo con criticità. Presenza di scale
MARATEA (PZ)
BASILICA DI S. BIAGIO E STATUA DEL REDENTORE
Monte San Biagio
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
La Basilica di San Biagio e la statua del Cristo Redentore sono due simboli emblematici della città di Maratea, incastonata nella splendida cornice della costa tirrenica lucana. La Basilica di San Biagio è uno dei principali luoghi di culto di Maratea, situata su una collina che offre una vista panoramica sul mare e sul paesaggio circostante. Questa chiesa, risalente al X secolo, è famosa per la sua architettura semplice e affascinante e per essere dedicata a San Biagio, il patrono di Maratea.
La Basilica si erge maestosa sulla sommità del Monte San Biagio, dominando il borgo di Maratea e il paesaggio circostante. Questo luogo di culto, risalente ai secoli passati, è situato nel nucleo originario della città, a pochi passi dai resti dell’antico borgo fortificato di Maratea Superiore, comunemente chiamato dai locali “Castello”. Il Castello, un tempo centro della vita civica e difensiva, oggi offre ai visitatori una vista affascinante sulle strette viuzze del borgo e sulle bellezze naturali della zona.
La Basilica di San Biagio ha una storia ricca e affascinante. Dopo aver accolto l’urna con le reliquie del Santo, l’edificio venne ampliato nel XIII secolo per raggiungere le attuali dimensioni. Nel XVII secolo venne realizzata la “regia cappella”, che custodisce le reliquie e la statua di San Biagio, mentre il portico a tre arcate a tutto sesto sulla facciata principale fu aggiunto nel XVIII secolo. Nel 1941, il Santuario fu insignito del titolo di Basilica Pontificia, un riconoscimento della sua importanza religiosa e storica.
La Basilica ha una pianta a tre navate, con archi a tutto sesto che scandiscono lo spazio. Un elemento particolarmente significativo è il sacello o capella in marmo del XVII secolo, situato nello spazio presbiteriale. Questo sacello conserva l’urna con i resti del torace di San Biagio e una statua argentea del santo, che è una copia del simulacro originale, inciso dall’artista Domenico De Blasio. La Basilica di San Biagio, con la sua architettura imponente e le reliquie sacre, è un luogo di grande devozione e significato per i fedeli e per i visitatori.
Organizzare con Aurora
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:30 – 12:30 (ultimo ingresso 12:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni classi terze Liceo Artistico Maratea
MARATEA (PZ)
PICCOLE GEMME DEL BORGO
Piazza Europa
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
Il percorso di visita nel borgo di Maratea inizia dalla Chiesa del Rosario, un importante punto di partenza per scoprire la storia e la bellezza del centro storico. Da qui il percorso si snoda lungo Via San Anna, per proseguire poi su Via San Pietro, che rappresenta l’asse principale del borgo. Lungo questo tragitto, i visitatori possono immergersi nell’atmosfera autentica del paese, ammirando la sua architettura storica, i vicoli pittoreschi e le caratteristiche locali che rendono Maratea un luogo unico.
La Chiesa di Sant’Anna Benedetta, situata nel rione Casaletto, è una delle più antiche del borgo di Maratea Inferiore, seconda solo alla Chiesa di San Vito. Originariamente una piccola cappella risalente al XIV secolo, la chiesa andò poi in rovina, rimanendo senza tetto e porta per decenni. Fu restaurata e ampliata a metà del XIX secolo, grazie alle offerte dei cittadini di Maratea, che permisero il suo recupero e restauro. Oggi, la chiesa rappresenta un importante punto di riferimento storico e religioso per la comunità locale.
La Chiesa di San Pietro si trova oggi sotto il pavimento della Chiesa dell’Immacolata, nel centro storico di Maratea. Sebbene se ne conoscesse l’esistenza, la sua esatta ubicazione sarebbe ancora oggi sconosciuta se, durante i lavori di restauro per i danni causati dal terremoto del 1980, la chiesa non fosse stata rinvenuta per caso. Questo ritrovamento ha permesso di scoprire una delle tracce storiche più significative della città, sebbene la sua posizione sia stata dimenticata per secoli.
La parte più preziosa che rimane oggi dell’antica Chiesa di San Pietro è costituita da un grande affresco, risalente al XIV secolo. Questo affresco rappresenta uno dei tesori artistici più significativi della chiesa, in quanto testimonia l’importanza storica e religiosa del luogo nel corso dei secoli. La sua bellezza e la sua conservazione offrono un’opportunità unica per immergersi nell’arte medievale e nella storia di Maratea.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
09:30 – 12:30
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni delle classi terze del liceo Artistico di Maratea
MARSICO NUOVO (PZ)
CASCATE DI VALLONE MELAGGINE
Pergola (PZ)
Indicazioni Google Maps. https://g.co/kgs/9gfKsmW
Uscire dalla SS598 a Pergola Sud e dirigersi in via Vallone Melaggine.
Seguire le indicazioni apposte dai volontari.
Apertura a cura di: GRUPPO FAI ALTA VAL D’AGRI
Nel territorio di Marsico Nuovo, è possibile immergersi in un meraviglioso spettacolo naturale: si tratta delle Cascate di Vallone Melaggine.
Il Vallone del Melaggine, con le sue caratteristiche cascate, è un luogo ameno che rappresenta un’autentica oasi di pace e tranquillità, particolarmente indicato per chi vuole ritrovare se stesso e scoprire, senza nessuna artificiosità, la pura e ancestrale bellezza della natura.
Il torrente Melaggine è un affluente del fiume Pergola (bacino del Tanagro-Sele). Il sentiero che interessa la visita, lungo circa 500m, inizia con una piccola conca naturale, dove si raccoglie l’acqua limpida che fluisce dolcemente dalla montagna, e prosegue a ritroso, in salita, verso le cascate. Accompagnano il percorso cinque grandi e colorate sculture stilizzate in legno colorato, realizzate dall’artista Silvestri. Le acque e le rive del torrente si presentano pulitissime e piene di vita, con piccole conche, anse, meandri e qualche guado naturale.
La vegetazione è ricca, ubertosa e verdeggiante, tipica degli ambienti umido-temperati. Tra le erbe prevalgono gli equiseti, ben visibili all’inizio del torrente; tra gli alberi d’alto fusto, invece, è possibile osservare pioppi, castagni, cerri, ontani, aceri e salici, mentre tra gli arbusti, sono frequenti, tra gli altri, saliconi, sanguinelli, fusaggini (berrette di prete, dai caratteristici frutti rossi) e ginestre. A mano a mano che il percorso diventa più ripido e tortuoso, restringendosi, si presentano gruppi di alti e frondosi e in cima c’è anche la presenza insolita e solitaria dell’elegante e viridescente agrifoglio.
Il percorso del Vallone Melaggine offre un’esperienza unica per chi desidera immergersi in una natura incontaminata e primordiale. Durante le Giornate FAI di Primavera, i visitatori avranno l’opportunità di scoprire questo paesaggio sereno e quasi surreale, lontano dal caos urbano e dal frastuono delle auto. Nel Vallone, l’unico suono durante il tragitto è il cinguettio degli uccelli che, unitamente al dolce scorrere delle acque del torrente Melaggine, conferisce al luogo un’atmosfera di pace e tranquillità.
Le Cascate sono sempre visitabili e godibili dal viaggiatore che nei suoi tragitti voglia inserire una sosta per il ristoro interiore e fisico.
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)
Visite a cura di: Volontari FAI
MOLITERNO (PZ)
CHIESA DEL ROSARIO
Via Rosario, 17
Apertura a cura di: GRUPPO FAI ALTA VAL D’AGRI
La storia della Chiesa del Rosario è connessa all’ordine dei padri Domenicani che abitavano nella contrada di S. Nicola in Pantanellis, i quali, intorno al 1510, fecero edificare nell’abitato una cappella dedicata alla Madonna del Rosario e un Convento denominato Grancia della Serra, che usavano in modo saltuario quando si recavano a Moliterno.
Nel 1762 i Domenicani acquistarono l’edificio limitrofo alla chiesa, il palazzo Oronzo, e lo adibirono a Convento per novizi, ampliando la vecchia Grancia. Fu costruito un Convento di dimensioni più grandi, con tutti gli accessori: le celle (rivolte verso oriente), un refettorio ed un solaio a volta e, nell’ingresso, un chiostro. Con la soppressione degli ordini monastici, nel 1806, il Convento fu venduto a privati e adibito ad abitazione. In seguito al concordato del 1815, tra il re di Napoli e la Santa Sede, la Chiesa passò al Vescovo diocesano di Marsico, dal quale dipese fino al 1882. Del Convento oggi rimane solo il chiostro, inglobato in un palazzo di proprietà privata, con al centro un pozzo e un lavatoio in pietra sui quali si affaccia una loggetta a tre archi.
L’impianto odierno della Chiesa è la risultante dell’ampliamento della preesistente cappella annessa al convento, la quale nel 1616 venne strutturata in tre navate, delle quali quella centrale chiusa da una volta a botte, e quelle laterali da volte a crociera.
La facciata dell’edificio è scandita da tre porte, delle quali quella centrale è sormontata da un rosone in pietra, mentre quelle laterali, di dimensioni più piccole, da finestre.
La Chiesa è un piccolo gioiello, sia per il ciclo di affreschi che decorano le volte e le pareti, riportati in evidenza dai restauri, sia per gli oggetti di pregio che custodisce, quali tre altari lignei scolpiti con dorature in oro zecchino, un coro ligneo del 1543, due tele del cinquecento e un organo a canne del Carelli.
Durante le Giornate FAI di Primavera sarà possibile scoprire questa gemma preziosa attraverso le voci degli allievi dell’Istituto “Giacomo Racioppi” di Moliterno.
La Chiesa viene aperta soltanto in occasione di alcune celebrazioni e/o eventi.
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura del Gruppo FAI Alta Val d’Agri e degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Comprensivo “Giacomo Racioppi”.
PIETRAPERTOSA (PZ)
HORUS E LE SCALELLE
Le Scalelle, vico III Michele Torraca
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Pietrapertosa si trova in provincia di Potenza, a quasi 1100 metri di altezza, adagiato sopra una rupe. Classificato come uno dei “Borghi più belli d’Italia” è inserito nel cuore del Parco delle Dolomiti Lucane.
La storia del Borgo è legata a quella delle popolazioni arabe che la invasero, ma numerosi sono gli elementi architettonici interessanti legati ad altre vicende storiche, come i numerosi palazzi, chiese e cappelle di via Garibaldi, il convento di S. Francesco, la Chiesa Madre di S. Giacomo.
Focus si questa apertura non è solo storia, ma anche il contesto paesaggistico spettacolare e una serie di installazioni artistiche che è possibile ammirare all’interno del borgo. Fra queste, Horus è un’installazione scultorea permanente, in acciaio corten e oro zecchino, semovente con l’intervento naturale esterno del vento, realizzata dall’artista romano Mauro Magni, collocata a Pietrapertosa, presso Le Scalelle e curata da Takeawaygallery.
In Horus c’è un plastico tributo al sole, ma il rimando è anche e fortemente al ciclo della vita in accordo con i processi naturali che, per definizione, sono mutevoli e imprevedibili, ma trovano sempre un accordo interno, un equilibrio anche nello squilibrio: a meno che la mano dell’uomo non lo violenti.
Questa, che possiamo considerare una vedetta sulle alture di Pietrapertosa un po’ a guardia del paesaggio, della natura, è anche un’ideale protettrice della sua salvaguardia e un omaggio agli abitanti del luogo e ai viandanti che lo visiteranno. Come scrive Achille Bonito Oliva è “un’opera flessibile quindi, e questo è interessante; una flessibilità dovuta alle condizioni della natura ma anche alla previsione dell’artista.” Horus si raggiunge percorrendo le scalelle che rappresentano l’anima di Pietrapertosa, in quanto esemplificano la simbiosi tra il paese, i suoi abitanti, le sue rocce.
Queste viuzze scavate nella roccia, questi gradini inseriti nella pietra non rappresentano la violenza dell’uomo sulla natura, ma, al contrario, il simbolo di una coesistenza e l’esplicazione di un modo di vivere il proprio territorio che non può fare a meno della presenza così massiccia della natura. Le scalelle rappresentano un pezzo di struttura urbanistica fondamentale per il paese.
L’itinerario nel suggestivo borgo di Pietrapertosa offre un’esperienza immersiva nella storia e nella natura del luogo, attraverso il percorso delle “scalelle”, un insieme di gradoni scavati nella roccia che costituiscono una delle caratteristiche più emblematiche del paese. Questi gradini, intagliati nella pietra, simboleggiano la profonda connessione tra la comunità di Pietrapertosa e il suo paesaggio, con le abitazioni che si integrano perfettamente nelle pareti rocciose che dominano la valle sottostante. Durante il percorso, i visitatori avranno anche l’opportunità di ammirare *Horus*, una straordinaria installazione scultorea permanente, realizzata dall’artista Mauro Magni. Composta da acciaio corten e oro zecchino, l’opera si muove grazie all’intervento naturale del vento, trasformando l’installazione in un elemento dinamico che sembra interagire con l’ambiente circostante. Situata sulle alture di Pietrapertosa, *Horus* funge da una sorta di vedetta, vigilando sul paesaggio e simboleggiando la protezione della natura e del territorio, mentre invita alla riflessione sulla salvaguardia di questi luoghi straordinari.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
Punto di ritrovo: via della stazione
10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:00
10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:00
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’Istituto comprensivo “Vittorio Alfieri” di Laurenzana sede di Pietrapertosa; Pro loco di Pietrapertosa.
POTENZA (PZ)
DA PORTA S.LUCA A CASERMA PETRUCCELLI: STORIA DI IERI E OGGI
Via Pretoria, 300
La Caserma è situata tra piazza Giacomo Matteotti e piazza Torre Guevara.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
La Caserma Orazio Petruccelli si trova lungo la centralissima Via Pretoria. Quest’area, rinominata dai cittadini “Sopra Potenza” per indicare l’altitudine del quartiere, è la parte più antica della città. Partendo da ovest si può osservare ciò che rimane del castello, ovvero la Torre Guevara, l’antico Palazzo Bonifacio e la Porta S. Luca, ubicata in via Manhes. La Porta prende il nome dall’adiacente Convento delle chiariste di S. Luca, attuale sede del Comando Provinciale dei Carabinieri.
L’esistenza della Porta e del Monastero di S. Luca è attestata già dal 1271, in un documento in cui si parla del possesso di un mulino in favore del Monastero. Questo, come l’antecedente dedicato a S. Lazzaro, era di origine femminile e di regola benedettina. L’esiguità delle fonti sul Monastero di S. Lazzaro deriva dalla sua repentina e cruenta scomparsa intorno alla metà del ‘400, in seguito all’epidemia di peste che dilagò in molte regioni meridionali. Successivamente il Monastero fu aggregato a quello di S. Luca con tutti i suoi beni. Fu soppresso nel 1861, quando vennero aboliti nelle Provincie napoletane e siciliane gli ordini monastici di ambo i sessi. L’edificio fu adibito a Caserma dei Carabinieri per decreto di Carlo Alberto nel 1814.
Porta S. Luca conserva la struttura originaria ad arco a tutto sesto, ai cui lati si possono ancora osservare i conci di pietra calcarea a cui erano fissati i cardini del portale. Il monastero, di pianta quadrata, presenta oggi la struttura quattrocentesca voluta dal restauro effettuato dal conte Carlo Guevara. L’edificio fu ampliato, restaurato e rimaneggiato nel corso dei secoli; oltre al convento ed alla chiesa, comprendeva nella parte bassa a sud del fabbricato un giardino con un muro di cinta che si dilungava fino all’attuale via Garibaldi. Intorno al 1925 fu abbellito dalla costruzione di Portici. Il Complesso si sviluppa intorno al cortile centrale provvisto di pozzo.
Durante le Giornate FAI di Primavera i visitatori potranno conoscere il complesso della Porta e dell’antico Monastero di S. Luca, solitamente chiuso al pubblico in quanto ora sede militare. Gli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico ‘Galileo Galilei’ di Potenza narreranno la storia di questi luoghi, evidenziando il filo conduttore che ha legato nel tempo l’espansione del centro abitato e il ruolo svolto dagli edifici storici nella vita civile e religiosa della città capoluogo. Un momento particolarmente intenso sarà curato dall’Associazione Gommalacca Teatro di Potenza che farà rivivere, attraverso la voce di giovani studenti, le atmosfere dell’Eredità della Priora di Carlo Alianello, nel suggestivo scenario del chiostro interno dell’antico monastero.
Edificio militare
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00
09:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Note: Turni di visita ogni 15 minuti per gruppi di massimo 20 persone
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Potenza.
POTENZA (PZ)
PALAZZO DELLA PROVINCIA: NUOVE PROSPETTIVE SULLA CITTÀ
Piazza Mario Pagano, 1
Il Palazzo della Provincia si affaccia su piazza Mario Pagano.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
Piazza Mario Pagano, o Piazza Prefettura, è il cuore del centro storico di Potenza. Su di essa si affacciano la Prefettura, o Palazzo del Governo, e il Teatro intitolato a Francesco Stabile. Dalla Parte opposta della Prefettura, lungo la via Pretoria, si staglia il Palazzo dell’Istituto Nazionale Assicurazioni che chiude la piazza verso sud ovest. Accanto alla Prefettura, un po’ più nascosta rispetto alla piazza, c’è la chiesa di San Francesco, con l’annesso convento, e il Palazzo della Provincia.
Tra il 1830 e il ’39 gli Intendenti Iurlo e Winspeare progettarono una seconda piazza nel centro storico di Potenza, oltre quella del Sedile. Per realizzarla vennero abbattuti gli immobili che costituivano i caratteristici vicoletti del centro storico. Il Palazzo del Governo occupa l’ala ovest del Convento di S. Francesco che, in seguito alla soppressione dell’ordine monastico, venne trasferito al demanio dello Stato. Di fronte, durante il ventennio fascista l’architetto M. De Renzi venne incaricato di progettare il palazzo INA, i cui lavori furono completati nel 1937: oltre ad ospitare i diversi uffici, dal 1940 ha accolto vari locali commerciali.
Piazza Prefettura, a pianta quadrata, è stata oggetto di ristrutturazione tra il 2007 e il 2012 a cura dell’architetto Gae Aulenti ed è una delle sue ultime opere. La realizzazione del Palazzo INA ha contribuito a modificare l’aspetto del centro storico, con la scomparsa del vicolo di Portamendola e la modifica dell’area alle spalle della piazza, in origine occupata dalla cappella di San Giuseppe. Il Palazzo scende fino ad una quota di 5 m rispetto alla piazza e presenta una base quadrata; i restanti 5 piani hanno pianta a forma di H che definisce due corti aperte che si affacciano sui vicoli laterali. Il prospetto principale è caratterizzato da un porticato a doppia altezza che si affaccia sulla piazza e da un’ampia balconata aggettante su via Pretoria, nonché da una serie regolare di aperture quadrate che ospitano le finestre. Il palazzo del Governo rivela caratteri essenziali dell’architettura ottocentesca, ma manifesta anche la mancanza di uno stile unitario. In seguito al terremoto del 1857, fu danneggiato e reso inagibile. Se ne avviò subito la ricostruzione e, nel 1860, ospitò il primo governatore-prefetto della Provincia di Basilicata. In seguito al terremoto del 1980 subì nuovi danni e il 23 novembre del 1983 fu inaugurato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Durante le Giornate FAI di Primavera sarà possibile guardare da una nuova prospettiva una delle piazze più note e frequentate di Potenza, comprenderne la struttura, conoscerne la storia. Grazie al racconto degli apprendisti Ciceroni del Liceo delle Scienze Umane si getterà luce sulle trasformazioni che questo punto così nevralgico del centro storico ha affrontato nel corso degli anni, fino alla realizzazione del Palazzo dell’INA, ben noto ai cittadini per i suoi portici che spesso offrono riparo dal vento e dalla pioggia. Un momento fondamentale sarà la scoperta del Palazzo del Governo che ospita la sede della Provincia di Potenza. Gli apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione Superiore “Da Vinci-Nitti” accompagneranno i visitatori nelle stanze della Presidenza, per illustrare le funzioni di uno dei più importanti Enti locali e per valorizzare le opere d’arte di cui è ricca.
Luogo solitamente chiuso, sede di una istituzione o di un ente
09:00 – 14:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
09:00 – 14:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:00)
Note: Turni di visita ogni 15 minuti, gruppi di massimo 20 persone. Non sarà possibile effettuare la visita dalle ore 10.30 alle ore 11.30 del sabato.
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Da Vinci-Nitti”, Liceo delle Scienze Umane “Rosa Gianturco” di Potenza
POTENZA (PZ)
TEATRO STABILE. REALE BELLEZZA
Piazza Mario Pagano
Apertura a cura di: GRUPPO FAI GIOVANI DI POTENZA
Il Teatro Francesco Stabile, punto di riferimento artistico e architettonico della città, è situato nel cuore del centro storico di Potenza, tra gli edifici dell’800 e dei primi del ‘900 che fanno da cornice alla piazza principale, intitolata al patriota Francesco Mario Pagano. Alcuni punti panoramici, nei pressi del teatro, offrono inoltre una visuale privilegiata sugli Appennini, sui boschi e sulle vallate che abbracciano il capoluogo lucano e il pianoro su cui sorge la sua parte storica.
L’unico teatro storico e lirico della regione, intitolato al compositore Francesco Stabile (1801-1860), è una delle più importanti testimonianze architettoniche di Potenza. Già dal 1806, anno in cui la città diventa capoluogo della Provincia di Basilicata, cominciò a farsi strada l’idea di un teatro degno del nuovo ruolo amministrativo. La sua costruzione, tuttavia, avviata nel 1838 e completata nel 1878, fu segnata da quarant’anni di difficoltà economiche e revisioni tecniche, da terremoti e mutamenti storico-politici importanti. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 26 gennaio 1881, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, e divenne rapidamente il fulcro della vita culturale cittadina ospitando opere liriche, spettacoli e concerti.
Il Teatro Francesco Stabile è in stile neoclassico, seppur non mancano elementi architettonici eclettici. I modelli di riferimento, sia per ‘organizzazione funzionale della pianta che per l’aspetto della facciata, furono il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro alla Scala di Milano. Progettato inizialmente dall’ingegnere Gaetano De Giorgio nel 1838, il progetto venne rielaborato varie volte, fino all’ultima revisione del 1865. L’interno del teatro è impreziosito da decorazioni meravigliose ed elaborate, frutto del lavoro di maestranze di scuola milanese e napoletana. Tra gli artisti spicca Luigi De Luise, autore del velario raffigurante l’Apoteosi di Pitagora, che occupa il soffitto della platea. Questo capolavoro artistico è un simbolo di armonia tra arte e conoscenza, tipico dell’immaginario neoclassico e romantico del tempo. Gli stucchi e le decorazioni, di raffinata fattura, completano l’atmosfera elegante e solenne del teatro.
L’apertura prevede una visita narrata attraverso gli ambienti più significativi del teatro, dal foyer alla sala del pubblico fino al ridotto. Saranno inoltre accessibili la prestigiosa Sala degli Specchi e le stanze dedicate all’illustre compositore Ruggero Leoncavallo. La narrazione comprenderà un approfondimento sui recenti lavori di restauro del teatro e, per l’occasione, i visitatori potranno assistere alla proiezione di un visual podcast sulla storica inaugurazione del teatro, avvenuta alla presenza dei reali Savoia. Le voci degli apprendisti Ciceroni, accompagnate dalle animazioni realizzate dal Gruppo FAI Giovani, trasporteranno il pubblico in un’altra epoca, rivivendo un giorno memorabile per la città e la sua storia.
Luogo solitamente aperto, accessibile a pagamento
08:00 – 19:00 (ultimo ingresso 18:30)
08:00 – 15:00 (ultimo ingresso 14:30)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico Statale “Quinto Orazio Flacco” di Potenza (PZ)
RIVELLO (PZ)
COMPLESSO MONUMENTALE DI SANT’ANTONIO
Viale Monastero
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE
Rivello, un affascinante Comune lucano con circa 2500 abitanti, si trova ai piedi del massiccio del Sirino, nella parte sud-occidentale della Basilicata. Collocato lungo la strada statale 585, che collega la regione alla vicina Calabria. Rivello si distingue per la sua posizione panoramica e per la bellezza del suo territorio. Il paese conserva una conformazione urbana unica, che affascina i visitatori con le sue architetture storiche e i numerosi luoghi di culto.
Il complesso monumentale di Rivello affonda le sue radici nei movimenti basiliani, successivamente abitato dai Benedettini e dedicato a Santa Rosalia. Nel XVI secolo, su richiesta del popolo e del sindaco di Rivello, venne autorizzata la costruzione di un Convento per i Frati Minori Osservanti. La richiesta, trasmessa dal vicario provinciale padre Gianfrancesco da Potenza a Papa Leone X, fu approvata con il breve Exponi Nobis del 1515, che autorizzava la costruzione per 14 frati. Il convento divenne un importante centro di preghiera e cultura, mantenendo rilevanza storica e religiosa nei secoli.
La facciata del convento è sorretta da due archi a tutto sesto su pilastri, con i gigli di Firenze scolpiti, indicativi della possibile partecipazione di maestranze toscane. Le cupole richiamano le tipologie greco-bizantine. Il portico è caratterizzato da un bellissimo portale ad arco ribassato in pietra e una porta in stile Durazzo-Catalana, con trentasei pannelli a rosoni. L’interno della chiesa, risalente al 1700 e in stile barocco, è frutto del lavoro di maestranze napoletane. Sugli altari laterali si trovano tele, tra cui due di Salvatore Ferrari. Dietro l’altare, si trova un pregevole coro ligneo del XVII secolo, intagliato dai frati Girolamo da Stigliano e Ilario da Montalbano. Accanto alla chiesa, il Chiostro occupa il lato sud, un tempo sede della navata di destra nel periodo benedettino.
Durante le Giornate FAI, il Complesso monumentale di Sant’Antonio da Padova a Rivello sarà aperto per visite guidate. Il percorso inizia dal piazzale antistante, dove i volontari illustreranno la storia del Convento, dal periodo basiliano fino agli sviluppi più recenti. I visitatori potranno ammirare quattro affreschi nel pronao: “Affresco dei Sanseverino”, “Apoteosi di Gesù”, “San Francesco e il vescovo fedifrago”, e una rara “Crocifissione dei Martiri Francescani del Giappone”.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
16:30 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
11:00 – 13:00 / 16:30 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30)
Visite a cura di: Volontari Fai Apprendisti Ciceroni Ic Lagonegro (Scuola Secondaria di Rivello)
SAN CHIRICO NUOVO (PZ)
SANTUARIO DI SAN CHIRICO: IL SACRO E L’ACQUA
Punto di incontro: via Pila-Ponte Nicola Russo
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA
Il paese, circondato da bei paesaggi di montagna, sorge in cima ad una collina. È il centro più piccolo dell’Alto Bradano sia per popolazione che per estensione, il territorio è occupato, per gran parte da boschi, naturale estensione del Cupolicchio di Albano e del bosco di Fonti di Tricarico. L’area è frequentata sin da tempi antichi, come testimoniano i resti dell’abitato indigeno del sec. III-IV a.C. individuato in contrada Serra. Gli scavi hanno portato alla luce vasi di terracotta, un’armatura, monete romane e greche, pietre con iscrizioni sepolcrali.
Verso la fine del V secolo a.C., in una vallata sottostante questo centro e in prossimità del punto di confluenza di più tratturi, sorge un santuario caratterizzato da un piccolo sacello quadrangolare. Intorno alla metà del IV secolo a.C., più a monte, sorge un secondo sacello, sempre quadrangolare. Il santuario si viene in tal modo strutturando intorno ad un percorso cerimoniale che, partendo dalla sorgente dove si svolgevano i riti di purificazione preliminari, arrivava, attraverso un porticato, al recinto che delimitava il sacello.
Nel santuario si prestava culto ad Artemide, dea della caccia, a Demetra e ad Afrodite. Fra i reperti rinvenuti si segnalano due piccoli ornamenti in oro e uno specchio in bronzo che confermano la frequentazione femminile del santuario, oltre che di schiavi. Leggermente più a valle del santuario del IV secolo a.C. troviamo la fontana Pila con gli abbeveratoi, da sempre utilizzata per l’abbeveramento degli animali domestici e delle mandrie transumanti che per secoli si sono spostate verso la Puglia, nei periodi freddi, e verso la montagna potentina, nel periodo estivo.
Durante le Giornate FAI di Primavera, ci recheremo nell’area dove, negli anni ’90, è stato scoperto, grazie a una campagna di scavi diretta dall’archeologo Marcello Tagliente, il Santuario di S. Chirico Nuovo, databile al IV secolo a.C. La sua posizione, isolata in una valle circondata da vegetazione fitta e vicino a sorgenti d’acqua, rispecchia le caratteristiche descritte nelle fonti antiche per i luoghi sacri. Il santuario, dedicato ad Artemide, dea della caccia, a Demetra e ad Afrodite, ha restituito numerosi reperti archeologici che sono ora conservati nel Museo Archeologico di Potenza.
Il percorso proseguirà in direzione della Fontana la Pila, un antico abbeveratoio sulla via della transumanza, e si concluderà a circa due chilometri di distanza, con la visita alla piccola chiesetta del Carmine. Durante il tragitto, i partecipanti potranno immergersi nella storia e nella bellezza naturale del luogo, scoprendo un angolo affascinante della Lucania ricco di testimonianze archeologiche e culturali.
Luogo solitamente aperto, accessibile gratuitamente
10:30 – 13:00 / 15:00 – 16:30 (ultimo ingresso 16:30)
10:30 – 13:00 / 15:00 – 16:30 (ultimo ingresso 16:30)
SANT’ARCANGELO (PZ)
CHIESA DI SAN ROCCO
Piazza Amendola
Apertura a cura di: GRUPPO FAI DELL’ ALTA VAL D’AGRI
La Chiesa di San Rocco, in Sant’Arcangelo, dedicata in origine a San Michele è l’unica parte superstite dell’antico convento dei Padri Francescani Riformati. Il convento fu eretto con il contributo delle famiglie nobili di Sant’Arcangelo nel 1618, su un colle fuori dalle mura dell’antico abitato.
Il nuovo convento di Sant’Arcangelo, che si affiancava al già esistente convento di Santa Maria di Orsoleo dei Frati Francescani Minori Osservanti dal 1474, era caratterizzato da un chiostro affrescato, con al centro una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, purtroppo distrutta nel dopoguerra. Fino a pochi anni fa, davanti alla chiesa si trovava una croce in pietra del 1742, tipicamente collocata dinanzi ai conventi. Questa croce divenne testimone di una tragedia storica: agli inizi dell’Ottocento, un gruppo di briganti, seminando il terrore nel paese, uccise alcuni dei cittadini più illustri proprio davanti a essa, trasformandola in un luogo di esecuzione.
All’interno della Chiesa di San Rocco, le tele più preziose si trovano nel secondo altare della navata laterale e sono attribuite al pittore tricaricese Ferro: “Madonna con il Bambino”, “San Francesco d’Assisi” e “San Francesco di Paola”. Un vero capolavoro di arte barocca è l’immenso polittico dell’altare maggiore, che copre tutta la parete della navata centrale. Quest’opera, una fusione perfetta di pittura, scultura e architettura, è attribuita a G.B. Azzolino, di scuola napoletana. Tra la Chiesa di San Rocco e il Palazzo Carafa Colonna, eretto tra il 1600 e il 1650, e successivamente acquistato dalla famiglia Fortunato di Roccanova, si trova Palazzo Sansanelli. Conosciuto anche come Torretta Sansanelli, fu costruito probabilmente nel XIX secolo, su commissione della nobile famiglia Sansanelli. Rappresenta un classico esempio di edilizia gentilizia.
Durante le Giornate FAI di Primavera, la Chiesa di San Rocco aprirà le sue porte con una guida d’eccezione: quella degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Levi” di Sant’Arcangelo. I visitatori avranno l’opportunità di esplorare questo piccolo ma prezioso scrigno di arte e storia. Dopo la visita alla chiesa, sarà possibile fare una breve passeggiata per raggiungere il Palazzo Sansanelli, con la sua caratteristica torretta, che in occasione dell’evento sarà aperta al pubblico, offrendo una vista panoramica sul paese.
Il luogo è aperto in orario ridotto dedicato alla messa del mattino.
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)
10:00 – 13:00 / 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni dell’I.I.S. “Carlo Levi” di Sant’Arcangelo
TERRANOVA DI POLLINO (PZ)
PARCO NAZIONALE DEL POLLINO: SULLE TRACCE DI ITALUS
Località Piano Giumenta snc
Il luogo è raggiungibile in macchina fino al parcheggio della pista da sci di fondo. L’appuntamento per la formazione del gruppo è alle ore 9.30 in Piazza Virgallita, Terranova del Pollino.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, il sentiero offre un itinerario che unisce la maestosità della natura alla suggestione della storia. L’area, che si estende tra le vette più alte dell’Appennino meridionale, è caratterizzata da un paesaggio straordinario, in cui le rocce calcaree si alternano a foreste e praterie. A dominare l’orizzonte è il maestoso pino loricato, simbolo del Parco e icona di resistenza alle avversità. Il percorso si snoda attraverso ambienti ricchi di biodiversità e raggiunge il sito di Pietra Castello, che offre una vista mozzafiato sulle vallate sottostanti.
Il sentiero segue per un buon tratto l’antica Rueping, un vecchio tracciato ferroviario per il trasporto del legname realizzato nel primo decennio del XX sec. Questo impianto rappresentava il cuore pulsante dell’industria forestale locale, che gestiva la lavorazione del legno pregiato proveniente dalle foreste del Pollino. I due grandi supporti tecnologici della Rueping furono i tracciati ferroviari, percorsi ininterrottamente da trenini, e le efficienti teleferiche. In questa parte del Parco si trovano ancora tracce delle antiche strutture utilizzate per il trasporto del legname, testimonianze di un passato in cui il bosco non era solo un elemento naturale, ma anche una risorsa essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle comunità locali.
Il pino loricato, protagonista indiscusso dell’itinerario, è una vera e propria opera d’arte della natura. Con il suo portamento elegante e i tronchi avvolti in una ‘lorica’ naturale di corteccia, ricorda le armature dei guerrieri antichi. Cresce in ambienti estremi, aggrappandosi a rocce impervie e resistendo a venti impetuosi e inverni rigidi. Lungo il percorso, in particolare nelle vicinanze di Pietra Castella, si incontrano esemplari secolari di pino loricato che, con le loro forme contorte, sembrano scolpiti dal vento e dal tempo. Ogni albero racconta una storia di resistenza, rappresentando una vera e propria scultura vivente della natura.
L’escursione proposta alle Giornate FAI di Primavera offre un’opportunità unica per esplorare la bellezza del Parco del Pollino, con un itinerario che unisce storia, cultura e natura. Il sentiero, adatto anche a chi non è escursionista esperto, si snoda attraverso paesaggi mozzafiato, permettendo ai partecipanti di immergersi nei silenzi dei boschi e di ammirare panorami spettacolari. La meta finale, Pietra Castella, offre una vista emozionante delle cime del Pollino e delle valli circostanti, rendendo l’esperienza un momento di profonda connessione con la natura.
Durante il percorso, si avrà anche l’opportunità di scoprire la storia del pino loricato, l’albero più antico d’Europa, che con i suoi 1230 anni affascina per la sua longevità e maestosità. Sebbene non sarà possibile arrivare nei pressi di Italus, il più imponente di questi alberi, verrà raccontata la sua storia e quella del Parco, con approfondimenti sulla figura di Rueping e sull’importanza di questi luoghi per la storia naturale e industriale della regione. L’escursione sarà un viaggio ricco di scoperte, in un ambiente naturale che affascinerà ogni partecipante.
Luogo naturale, non di proprietà privata
Considerando i tempi di percorrenza la visita durerà circa 5 ore. In caso di avverse condizioni meteorologiche l’evento sarà rinviato a data da destinarsi. L’appuntamento per la formazione del gruppo è alle ore 9.30 in Piazza Virgallita, Terranova del Pollino. Per motivi organizzativi è preferibile contattare il numero 328.3532825 (Vincenzo Riccardi).
09:30 – 14:30 (ultimo ingresso 09:30)
09:30 – 14:30 (ultimo ingresso 09:30)
Note: Unico turno di visita per un massimo di 30 persone.
Visite a cura di: Volontari guide ambientali, Pro Loco e Associazione Futura di Terranova di Pollino.
Visite in lingua inglese
TITO (PZ)
SATRIANUM: UNA TORRE DI AVVISTAMENTO SULLA STORIA
SS95
Seguire la strada statale SS95 che dal paese di Tito di dirige verso Satriano di Lucania. Lungo il percorso ci sono indicazioni per raggiungere l’ingresso.
Apertura a cura di: DELEGAZIONE FAI DI POTENZA
All’interno del territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano rientra uno dei siti archeologici più importanti della Basilicata, quello di Torre di Satriano. Il paesaggio è caratterizzato da un’altura sulla quale si erge una torre normanna, edificata in posizione strategica, dal momento che da qui era possibile controllare il valico di Brienza e l’antica via Herculea. Quest’area ha restituito tracce di frequentazione antropica già dal secondo millennio a.C.
Il toponimo Satrianum, sede vescovile a partire dalla fine dell’XI sec., ricorre molto spesso nelle fonti di natura ecclesiastica. Il sito fu sede diocesana fino al 1420, quando questa fu trasferita a S. Angelo le Fratte e, dal 1525, a Campagna; nonostante ciò, l’edificio della Cattedrale di Satrianum, anche quando l’intero insediamento risulta ormai abbandonato (dalla seconda metà del XV sec.), continuò ad avere un ruolo aggregante per le comunità spostatesi nei territori limitrofi e fu sede di periodiche celebrazioni e processioni religiose ancora fino alla fine del XVII sec.
Il sito è strutturato in tre macro-aree principali, in cui sono visibili le fondazioni di numerosi complessi edilizi:
– un ridotto fortificato sommitale dove sono ubicate una torre quadrata, sede del potere laico, e una cattedrale con annesso episcopio, sede del potere ecclesiastico;
– un primo villaggio lungo le pendici occidentali, accessibile attraverso due porte, una a nord e l’altra a sud, composto da circa 47 edifici di forma quadrangolare, strutturati a raggiera su quattro curve di livello naturali;
– un secondo villaggio sul versante meridionale, anch’esso circondato da mura e caratterizzato da circa 25 edifici di forma più articolata, strutturati su tre curve di livello.
Lungo il percorso di visita sono visibili alcuni edifici scavati durante le campagne di scavo: un grande edificio rettangolare, distinto in tre ambienti, una chiesa con relativa area cimiteriale e due case al cui interno si conservano dei silos per l’immagazzinamento di derrate. Molto interessanti sono i resti di un vasto incendio che ha interessato tutti gli edifici indagati, avvenuto tra la fine del XIV e gli inizi del XV sec. Sul pianoro sommitale le indagini archeologiche hanno messo in luce anche alcuni ambienti funzionali ad ospitare il vescovo e il suo entourage.
Durante le Giornate FAI di Primavera si ripercorrerà la storia dell’antica Satrianum fino ai giorni nostri, con la creazione del museo multimediale. A dare voce al racconto saranno proprio i protagonisti di queste importanti scoperte archeologiche che renderanno ancor più affascinante questo viaggio nell’antichità. La visita si svolgerà seguendo il sentiero principale e soffermandosi sui punti principali: la chiesa del secondo villaggio con cimitero, l’edificio diviso in tre grandi ambienti con la descrizione del secondo villaggio, la porta di accesso al primo villaggio con la visita di una casa in cui si possono notare le tracce di un incendio e un grande pozzo/silos centrale, la visita agli ambienti dell’Episcopio (sala capitolare, ambienti privati del Vescovo), la visita alla Cattedrale con la descrizione di alcune tombe privilegiate al suo interno e, infine, la visita alla Torre che ospita all’interno il museo Multimediale.
Accessibile solo su prenotazione.
Luogo con criticità. Il percorso è in salita (piuttosto ripida).
09:30 – 15:30 (ultimo ingresso 14:30)
Note: Turni di visita ogni ora, gruppi massimo di 20 persone.
Visite a cura di: equipe Università degli Studi della Basilicata-Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera e Volontari Istituto “Poliziano” per lo Studio del Mediterraneo.
GIORNATE FAI DI PRIMAVERA 22 e 23 MARZO 2025
presentazione
Non possiamo presentare le GFP 2025 senza ricordare la figura di Francesco de Sanctis, Delegato Regionale Comunicazione FAI Basilicata, di recente improvvisamente venuto a mancare.
Francesco aveva messo a disposizione del FAI le sue pluriennali competenze maturate in diversi contesti dirigenziali nazionali, dando così vigore e qualità organizzativa alle attività del FAI Basilicata, tra le quali le Giornate di Primavera e d’Autunno rappresentano un consolidato ormai, ed atteso, appuntamento con le comunità locali, e soprattutto con i giovani che assumono la particolare funzione di “Ciceroni” narratori del patrimonio culturale che il FAI “apre al pubblico”.
Ma questo evento improvviso, dopo un primo momento di stordimento da incredulità per un sicuro riferimento venuto a mancare, non ha bloccato la “Famiglia-FAI” di Basilicata nel suo impegno organizzativo di questa primavera; anzi ha costituito stimolo per fare ancor meglio, nel solco, e nel ricordo, dei preziosi consigli che Francesco elargiva a piene mani.
Le Delegazioni ed i Gruppi FAI distribuiti nel territorio regionale di Basilicata hanno così messo a punto come sempre un programma di ricerca dei “luoghi insoliti” (spesso inaccessibili e/o dimenticati) che rappresentano la Basilicata “autentica”, la sua storia, la sua cultura, le sue forme di governo e di organizzazione socio-economica, e a volte anche la Basilicata “innovativa”, che non ti aspetti.
Attività delle Delegazioni che punta, percorrendo l’intreccio di paesaggi che caratterizza la Regione, a far emergere pezzi di quella “storia”, spesso dimenticata, ma anche nuovi sviluppi, evoluzioni della stessa, per dare consapevolezza ai cittadini che parteciperanno alle GFP/25 dello straordinario patrimonio culturale che la nostra regione possiede ed è in grado di offrire; e della sua distribuzione geografica, delle sue connessioni territoriali che caratterizzano tanto gli insediamenti abitati che i loro contesti naturalistico-ambientali e paesaggistici: il “caleidoscopio Basilicata”.
Riteniamo così di fare, ancora una volta, delle Giornate FAI del Patrimonio, un ricco appuntamento che “racconta il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura” (M. Magnifico – Presidente FAI).
Un appuntamento che, come sempre, coinvolge (in collaborazione con le Istituzioni Scolastiche e i Docenti), i suoi giovani “Apprendisti Ciceroni”, che divengono il tramite empatico (non “accademico”), con i “visitatori”, con i fruitori delle “aperture” programmate.
Operazione di grande importanza formativa, che sintonizza le nuove generazioni, i nostri Studenti, con il patrimonio culturale del proprio territorio, e li sensibilizza alle problematiche della sua tutela/valorizzazione, sulle quali, auspicabilmente, potranno/dovranno impegnarsi in un prossimo futuro.
ALLA SCOPERTA DEL “CALEIDOSCOPIO BASILICATA”
La struttura organizzativa del FAI, articolata in “DELEGAZIONI” e “GRUPPI FAI”, riferiti ad ambiti territoriali che coprono quasi l’intero territorio regionale, rende possibile far emergere le variegate caratteristiche naturalistico-ambientali, di antropizzazione urbana e rurale, e di stratificazione culturale che consentono appunto di definire la nostra Regione un “caleidoscopio”.
Per queste Giornate FAI di Primavera le Delegazioni e/o Gruppi FAI di Basilicata hanno individuato le “aperture” che seguono.
Le elencheremo, ed illustreremo brevemente, partendo dal capoluogo di Regione, Potenza: città cresciuta tumultuosamente, nell’ultimo secolo, in un complesso contesto morfologico collinare, ma che conserva squarci di autenticità nel suo centro antico; ed allargando lo sguardo altresì al suo territorio provinciale, dall’altrettanto complessa morfologia di insediamenti di alta collina.
Visite organizzate dalla DELEGAZIONE FAI DI POTENZA:
• POTENZA:
o Palazzo della Provincia: Uno degli edifici istituzionali che si affiancano nella Piazza Mario Pagano: cuore della città storica. La visita riguarderà, oltre che il Palazzo e le opere d’arte che ospita, anche il ruolo contemporaneo della Piazza, di recente riqualificata.
o Teatro Stabile, unico teatro storico e lirico della regione, progettato dall’ingegnere Gaetano De Giorgio nel 1838 è in stile neoclassico ed ha un impianto architettonico e funzionale derivato dal Teatro San Carlo di Napoli.(GRUPPO FAI GIOVANI – POTENZA)
o Centro Storico da porta S. Luca a Caserma Petruccelli: asse storico e assai conosciuto della città antica, sul quale si collocano importanti testimonianze della storia della città: dalla Torre Guevara, al Palazzo Bonifacio, alla Porta di S. Luca.
• BRINDISI MONTAGNA : Grancia di San Demetrio – Foresta Grancia: originariamente dedicata a Santa Maria dell’Acqua Calda, nel 1505 fu eretta dai padri Certosini di Padula a Grancia (cioè azienda rurale) al cui interno era collocata una Cappella intitolata a San Lorenzo. La Grancia, situata in un contesto rurale ricco di storia, rappresenta una straordinaria testimonianza del passato agricolo e monastico del sito.
• CANCELLARA: Convento dell’Annunziata: seicentesco Convento dei Minori Riformati. Tra gli elementi architettonici e pittorici all’interno spiccano l’Annunciazione (1613) dipinta da Giovanni Balducci detto il Cosci, e le pitture murali contenute sugli archi lapidei, attribuite a Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa.
• TITO: Torre di Avvistamento di Satrianum – torre normanna, edificata in posizione strategica per il controllo del valico di Brienza e l’antica via Herculea.
Le “aperture” si spostano quindi nel territorio a nord del capoluogo (Vulture-Alto Bradano), organizzate dalla DELEGAZIONE FAI VULTURE MELFESE ED ALTO BRADANO, con le visite di:
• AVIGLIANO:
o Castello di Lagopesole, costruito probabilmente in epoca normanna (XI secolo), ma completato dall’imperatore Federico II di Svevia e dal figlio Manfredi, re di Sicilia. Passato poi, sotto il dominio feudale, alla casata Caracciolo (1416) e, nel 1531 ai Doria.
o Riserva Naturale Antropologica “Coste Castello” comprendente il Castello di Lagopesole e le pendici che lo circondano, per una superficie di 25 ettari, quasi interamente boscati.
• GENZANO DI LUCANIA:
o Chiesa e Monastero della SS. Annunziata: uno dei più antichi insediamenti francescani della Basilicata, fondato nel 1321 da Aquilina di Monteserico; demolito e ricostruito a metà del Trecento da Roberto Sanseverino, ampliato dopo il Concilio di Trento. Da metà del secolo scorso è in disuso e abbandonato
Si scende quindi più a sud, nell’Alta Val d’Agri con le visite organizzate dal GRUPPO FAI DELL’ALTA VAL D’AGRI:
• MARSICO NUOVO:
o Cascate di Vallone Melaggine – (Pergola): un’esperienza unica per chi desidera immergersi in una natura incontaminata e primordiale;
• MOLITERNO
o Chiesa del Rosario: Seicentesca Chiesa a tre navate, annessa al Convento Domenicano di Grancia della Serra;
• SANT’ARCANGELO
o Chiesa di San Rocco: annessa al diruto Convento dei Minori Riformati, custodisce preziose opere pittoriche, tra cui il grande polittico barocco napoletano dell’Altare Maggiore, fusione perfetta di pittura, scultura e architettura.
Spostandosi ancora più a sud, si raggiungono le falde del massiccio del Pollino con la visita a:
• CASTELLUCCIO INFERIORE:
o Coro, Sacrestia e Oratorio della Chiesa di S. Nicola Di Myra: Chiesa d’origine medievale, soggetta ad ampliamenti tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII; notevoli i tre ambienti del Coro, Sacrestia ed Oratorio, arricchiti da bellissime tarsie lignee, opera di artigiani locali. (GRUPPO FAI GIOVANI POTENZA)
• TERRANOVA DI POLLINO:
o Sulle tracce di Italus: sentiero del Parco Nazionale del Pollino: che offre un itinerario tra storia, cultura e natura, seguendo per un tratto un vecchio tracciato ferroviario per il trasporto del legname realizzato nel primo decennio del XX sec. (DELEGAZIONE FAI POTENZA)
Ci dirigiamo infine ancora più a sud, in direzione della valle del Noce e della costa tirrenica, con le visite organizzate dal GRUPPO FAI DEL LAGONEGRESE:
• LAGONEGRO:
o San Nicola di Bari e Centro Storico di Lagonegro: visita ad un centro urbano la cui storia risale all’epoca romana, ed al suo ricco patrimonio culturale, tra cui la Cattedrale intitolata a San Nicola di Bari
• RIVELLO:
o Complesso Monumentale di Sant’Antonio: Convento che affonda le sue radici nei movimenti basiliani, passato successivamente ai Benedettini, ed infine (XVI sec.), ai Minori Riformati (S. Antonio): scrigno di architettura ed arte religiosa.
• MARATEA:
o Piccole Gemme del Borgo: percorso di visita nel borgo di Maratea, alla scoperta dell’atmosfera autentica del paese, della sua architettura storica, i vicoli pittoreschi e le Chiese che l’arricchiscono: dalla Chiesa del Rosario, a Sant’Anna, alle tracce di quella di San Pietro.
o Basilica di S. Biagio e Statua Del Redentore – Monte San Biagio: simboli emblematici della città di Maratea, incastonata nella splendida cornice della costa tirrenica lucana
Con la Statua del Redentore, vero e proprio “marcatore territoriale” della costa tirrenica lucana, lasciamo la Provincia di Potenza e ci inoltriamo in quella di Matera, partendo proprio dal capoluogo Matera: città dalla straordinaria stratificazione urbana storica, incastonata in un inviluppo di forre e strapiombi (“gravina”), che sezionano le terrazze calcaree della Murgia pugliese occidentale; ma città inevitabilmente affacciata sul più dolce paesaggio vallivo lucano, dai versanti argillosi che degradano spesso in “calanchi” rugosi, per stemperarsi infine nella vasta piana alluvionale della costiera jonica.
Le “aperture” organizzate dalla DELEGAZIONE FAI DI MATERA, sono:
• MATERA, con le visite a:
o Palazzo del Governo (Prefettura), che consentirà di apprezzare anche la pregevole quadreria, comprendete opere tra il XVII e XVIII secolo;
o Antica Torre di Juso, bastione superstite delle fortificazioni normanne del Castelvecchio. Oggi utilizzato per ospitalità turistica;
o Palazzo Porcari: una residenza nobile realizzata in più fasi tra XVII e XIX secolo nella contrada S. Eligio, nella fascia perimetrale della città barocca: Palazzo accuratamente conservato (anche nell’arredo originario) al suo interno, e che mantiene ancora un piccolo giardino sul fronte interno.
o Chiesa di San Giuseppe, (Conservatorio delle “Monacelle” – 1594), con accesso ai “Matronei”, in origine riservati alle religiose ospiti del Conservatorio
o Azienda Digimat S.p.A (Area Industriale di La Martella), specializzata nella creazione di piattaforme digitali avanzate, di servizi di cybersecurity e digitalizzazione sostenibile;
o Masseria Riccardi (Contrada “Igino”), a breve distanza dal Borgo la Martella architettura rurale del XVIII sec., esempio di azienda agricola moderna e sostenibile, del settore lattiero caseario.
Ci spostiamo ora verso il cuore della Basilicata interna, nelle medie valli dei fiumi che la solcano, e sui loro versanti collinari, con le “aperture” organizzate dalla DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E DELLA LUCANIA INTERNA:
• ACCETTURA:
o Masseria Fazzano: esempio di architettura rurale fortificata, delle aree interne materane, dalle torrette cilindriche che denotano le sue funzioni di difesa oltre che di residenza e lavoro agricolo.
• SAN MAURO FORTE:
o Piana del Melograno e del Mandorleto – Contrada “La Piana”: Antico ed illustre Borgo medievale, affacciato sulla vallata del torrente Salandrella, nel quale il FAI propone una passeggiata esperenziale nella piana collocata appena fuori dal Borgo, caratterizzata da piantagioni di mandorli (ora in fioritura) e melograni: un week end all’insegna della natura e della biodiversità.
• TRICARICO:
o Museo di Palazzo Ducale: “Le vedute di Tricarico tra cento città rinascimentali”- Il Museo, collocato all’interno del Palazzo Ducale dei Sanseverino (sec. XIV), ospita oggi “le vedute”, preziosa collezione di incisioni fiamminghe, facenti parte della raccolta Civitates Orbis Terrarum di George Braun e Franz Hogemberg, stampata a Colonia tra il 1572 e il 1617, di recente donate al Museo stesso.
• ALBANO DI LUCANIA:
o Bosco “Cupolicchio”, lago di S. Vitale ed Albero Padre: Il territorio di Albano di Lucania è caratterizzato da un paesaggio montuoso ricco di boschi, tra cui il bosco Cupolicchio; la nella zona meridionale del bosco, è ricca di sorgenti che alimentano pozze, stagni temporanei tra cui il Lago di S. Vitale. Notevole è l'”albero padre”, maestosa quercia di 416 cm di circonferenza e 28,50 metri di altezza: una delle piante più imponenti e affascinanti della zona.
• PIETRAPERTOSA:
o ”Horus” e le Scalelle: Pietrapertosa (Provincia di Potenza) uno dei “Borghi più belli d’Italia”, inserito nel cuore del Parco delle Dolomiti Lucane. “Horus” è un’installazione scultorea permanente, in acciaio cor-ten e oro zecchino, semovente per effetto del vento, realizzata da Mauro Magni, collocata come una vedetta sulle alture di Pietrapertosa, a guardia del paesaggio, della natura. Horus si raggiunge percorrendo le “scalelle” ragnatela ed “anima” dei percorsi urbani di Pietrapertosa, simbiosi tra il paese, i suoi abitanti, le sue rocce.
• S. CHIRICO NUOVO
o Santuario di S. Chirico: il sacro e l’acqua: portato alla luce negli anni ’90, in una vallata sottostante il borgo di S. Chirico; santuario dedicato al culto di Artemide, Demetra ed Afrodite, risalente al V-IV secolo a.C.
• FERRANDINA
o La Madonna dei Mali: Nei pressi di Ferrandina, sulla strada che attraversando i declivi che scendono verso la valle del Basento, si incontra l’austera cappella rurale della “Madonna dei Mali”, edificata intorno alla metà del XVI sec: una delle più belle chiese rurali della Basilicata, che ospita un ciclo di affreschi attribuiti a Pietro Antonio Ferro, risalente agli inzi del XVII sec.
Il nostro percorso continua quindi in direzione dei suggestivi paesaggi calanchivi della Media Val d’Agri, con le “aperture” organizzate dal GRUPPO FAI DI PISTICCI E DELLA VALLE DEI CALANCHI:
• CRACO:
o Rovine di speranza: Craco nel cinema: Craco, suggestivo “paese fantasma”, è una location ideale per film, spot e cortometraggi grazie alla sua atmosfera unica e surreale. Il complesso monastico di San Pietro, le cui terrazze offrono una vista spettacolare sul borgo, ospitano un percorso guidato sulle principali produzioni filmiche qui realizzate.
• MONTALBANO JONICO:
o Chiesa di Santa Maria dell’Episcopio: Chiesa risalente alla metà del XVI sec., e ricostruita nel XVIII sec., oggi Chiesa Madre di Montalbano, ricca di tesori artistici.
o Chiesetta della Madonna del Carmine: originariamente Cappella gentilizia della famiglia Troyli, sorge in Corso Carlo Alberto, storica via principale di Montalbano Jonico, all’interno delle mura cinquecentesche.
• PISTICCI
o Chiesa di S. Rocco: viaggio tra storia e spiritualità: La chiesa di San Rocco sorge nella centrale piazza Plebiscito. La Chiesa originaria (XVII sec.), dedicata al Santo Patrono che nel 1656 salvò Pisticci dalla peste, fu demolita nel 1930 per problemi strutturali.
Al suo posto fu costruita l’attuale Chiesa di San Rocco, progettata negli anni’30 dall’architetto pisticcese Bruno Ernesto Lapadula: un pregevole esempio di architettura italiana del ventennio fascista.
o MARCONIA: Piazza Elettra e Chiesa di S. Giovanni Bosco: Marconia, nata nel 1938 come “Villaggio Marconi” fu voluta dal regime fascista come centro operativo della colonia confinaria di Bosco Salice; la sua Piazza Elettra, è dedicata alla figlia di Guglielmo Marconi. Realizzata nel 1940, rappresenta un esempio di “piazza rurale” fascista del quale rispetta i canoni architettonici: uno spazio porticato, torre littoria, edifici pubblici (Casa comunale, l’Ufficio postale, la sede della Gioventù Italiana del Lavoro, ecc. Solo tra il 1955-58 fu realizzata la chiesa intitolata a San Giovanni Bosco.
• TURSI:
o La Via dei Mestieri: Piazza S, Maria d’Anglona: La Via dei Mestieri è un percorso che si sviluppa nel cuore del centro storico del paese, che racconta la vita e il lavoro delle comunità di un tempo, alla ricerca degli edifici degli antichi mestieri, come frantoi, mulini, fucine e botteghe: un viaggio tra tradizioni e abilità artigiane tramandate nei secoli che svela i segreti di una comunità legata al lavoro manuale e alla creatività.
• ALIANO: (DELEGAZIONE FAI DI TRICARICO E LUCANIA INTERNA)
o Carlo Levi nei ricordi di Alianello Vecchia ed i Calanchi: borgo disabitato (Ghost Town) edificato proprio su uno sperone roccioso (Calanco) nel tardo medioevo. Luogo naturalistico di notevole interesse geologico, costituendo fondale marino primordiale, con formazioni calanchifere che assumono forme da “paesaggio lunare”. Attraverso i racconti e aneddoti dei suoi abitanti, verrà ricordato Carlo Levi, che ad Aliano, nel 1935, ha trascorso il suo confino.
Il nostro percorso, si dirige infine verso le terrazze sabbiose che progressivamente degradano in direzione dell’ampia piana costiera jonica: le visite, organizzate dalla DELEGAZIONE FAI DELLA COSTA JONICA, interesseranno sia i centri urbani adagiati ai margini delle terrazze, e sia le loro “filiazioni” costiere (nuovi borghi e città) costituenti il paesaggio della Bonifica e Riforma che nel 2° dopoguerra ha radicalmente trasformato la piana in un moderno e vivace comprensorio produttivo agricolo-turistico: la “Nuova Magna Grecia”.
• BERNALDA:
o Castello di Bernalda: in origine torre normanna di avvistamento fluviale (Valle del Basento), sviluppatasi poi (XV sec.) in un impianto fortilizio quadrangolare 20×20, ampliato e rimodulato dal feudatario Bernardino de Bernaudo. L’ultimo ampliamento, testimonia il passaggio dei duchi spagnoli “Navarrete”, che diede al maniero l’aspetto di un palazzo ducale del XVIII sec. come si evince dal fronte principale sulla piazza.
o Centro Storico di Bernalda, tra storie e leggende: caratterizzato da impianto urbano originario di tipo ippodameo, che si ripete ed estende anche nella ottocentesca espansione “murattiana” fuori dalle mura, caratterizzata dalle tipiche “casedde” contadine, ma anche dai palazzetti borghesi che si affiancano lungo il “cardo” sviluppato in due segmenti: dalla Piazza della chiesa Matrice e del Castello, fino alla Porta del Borgo fortificato; di qui riprende con un ampio vialone (il “corso”) che denota nella sua interezza la città sviluppatasi tra XIX e XX secolo
• NOVA SIRI:
o Alla scoperta del Centro Storico di Nova Siri: borgo medievale arroccato su un colle, in posizione panoramica a dominare la pianura di Metaponto, dominato dalle sagome della cinquecentesca chiesa madre e del castello medioevale.
• POLICORO
o I Luoghi della Riforma Fondiaria, Piazza Eraclea: Primo nucleo della “città della Riforma” sviluppatasi ai piedi del Castello Berlingeri, ed all’acropoli della magno greca “Erakleia”. Ancora oggi piazza Eraclea resta il cuore pulsante della città: luogo di ritrovo, con le sue attività ricettive, e sede di importanti servizi pubblici tra i quali il Museo multimediale della Riforma Fondiaria, collocato all’interno del Palazzo Comunale della Borgata originaria.
o Palazzo Baronale: Situato alla testa di una lunga terrazza che domina il bacino estuariale dell’Agri, avendo alle spalle i resti della città magnogreca di Herakleia, rappresenta l’ultima testimonianza di un grande latifondo ecclesiastico prima e feudale poi, espropriato dalla Riforma Fondiaria, negli anni cinquanta del Novecento. Ai suoi piedi si colloca la borgata dei “casalini” che ospitava i lavoranti del feudo, e la Chiesa della madonna del Ponte.
• ROTONDELLA:
o Collezione di monete di Palazzo Ielpo: Nicola Ielpo, nato a Rotondella nel 1936, divenuto tra il 1979-99 direttore della Zecca di Stato, dispose che dopo la sua morte la sua preziosa collezione di monete provenienti da più di 50 Paesi del mondo, venisse consegnata al Comune di Rotondella per farne un “Museo Numismatico”; cosa che è avvenuta nel 2023. La visita consentirà inoltre di immergersi nel particolare inviluppo insediativo del centro storico, di quello cha viene definito il “Balcone dello Jonio”.
• SCANZANO JONICO:
o Palazzo Baronale: il Palazzaccio: Il Palazzo Baronale, oggi sede del Comune, è un edificio feudale a pianta quadrata con corte interna e torre merlata. Annessa c’è una piccola cappella della “Théotokos” (Madre di Dio) . L’ imponenza della struttura emerge con una facciata riccamente decorata da ornamenti scolpiti e dettagli architettonici raffinati.
Si chiude così l’itinerario proposto dalle GFP/25, di riscoperta, racconto e valorizzazione del “caleidoscopio-Basilicata”, nelle sue articolazioni naturalistico-ambientali, urbanistiche, architettoniche, artistiche, e del loro “vissuto” storico, e dei protagonismi socio-culturali che vi si sono succeduti.
Ci auguriamo di essere riusciti a rendere palese l’attività di ricerca, riscoperta e proposta di una dimensione culturale e identitaria unitaria della nostra Regione, nella quale il FAI Basilicata è impegnato con le sue periodiche attività, ed in particolare con l’organizzazione delle sue Giornate di Primavera/Autunno.
Attività che può costituire “viatico” per una valorizzazione, innanzi tutto culturale, di quelle “aree interne” regionali, in perniciosa crisi demografica: per ridare loro senso, consapevolezza, autostima, e nuove ragioni di sopravvivenza.
Un grande, fortissimo ringraziamento va naturalmente, a Delegazioni e Gruppi territoriali del FAI e ai loro infaticabili responsabili:
– Delegazione FAI di Matera. Beatrice Volpe;
– Delegazione FAI di Potenza: Mara Romaniello;
– Delegazione FAI della Costa Jonica: Franca Digiorgio;
– Delegazione FAI di Tricarico e della Lucania Interna: Sabrina Lauria;
– Delegazione FAI Vulture Melfese e Alto Bradano: Paola D’Antonio;
– Gruppo FAI Pisticci e Valle dei Calanchi (Delegazione FAI della Costa Jonica): Grazia Panetta;
– Gruppo FAI Lagonegrese (Delegazione FAI di Potenza): Giuseppina Troccoli;
– Gruppo FAI Alta Val d’Agri (Delegazione FAI FAI di Potenza): Egle Messuti;
– Gruppo FAI Ponte tra Culture: Dimitris Roubis
– Gruppo FAI Giovani Matera: Carmelo Nicolò Benvenuto;
– Gruppo FAI Giovani Potenza: Davide Di Bono
e a tutta la complessa macchina organizzativa FAI coinvolta, sapientemente guidata dalla Presidente Rosalba Demetrio, per il grande, complesso (e spesso faticoso) lavoro svolto per individuare prima, e concretizzare poi negli aspetti organizzativi, queste GFP/2025.