Presentato nel pomeriggio a Casa Cava nei Sassi di Matera il progetto “Storie di vita migranti”, finanziato dal Po Fesr Basilicata 2014-2020 nell’ambito del sostegno all’Industria Culturale e Creativa, attraverso il progetto “Basilicata Heritage Smart Lab”, che ha visto il Consiglio Nazionale delle Ricerche, soggetto Capofila.
Sono intervenuti Nicola Masini dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, Antonella Guida dell’Università degli Studi della Basilicata, Raffaele Vitulli, Presidente Basilicata Creativa, Domenico Copertino e Chiara Benedetto dell’Università degli Studi della Basilicata.
Gli interventi sono stati coordinati da Agata Maggio dell’Istituto si Scienze del Patrimonio Culturale, del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Al progetto hanno lavorato fianco a fianco imprese lucane e Organismi di Ricerca che operano sul nostro territorio. Sono state selezionate te storie di vita che descrivono progetti migratori difficili ma che hanno comunque avuto un lieto fine e che hanno permesso alla Basilicata di acquisire nuove famiglie e nuovi talenti.
Le storie sono state scelte a seguito di un percorso che ha visto protagonista la ricercatrice dell’Unibas Chiara Benedetto, supportata dal professore Domenico Cupertino.
Nicola Masini, dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, ha sottolineato l’importanza della costruzione di una filiera culturale dell’industria creativa, di cui questo progetto conferma la necessità e le finalità didattiche e sociali, poiché ha coinvolto imprese ed enti di ricerca attraverso le proprie energie e competenze. Il ricercatore si è poi soffermato sull’aspetto antropologico del progetto, che ha analizzato i fenomeni migratori al fine di comprenderne gli aspetti culturali. La storia della Basilicata narra di una regione, che è sempre stata interessata dai fenomeni migratori potendo annoverare numerose testimonianze della presenza di civiltà del Mediterraneo e del Medio Oriente e, ad oggi, è diventata terra di accoglienza ed integrazione.
Il prof. Domenico Copertino dell’Università degli Studi della Basilicata, ha spiegato che, inizialmente, il progetto aveva contemplato il racconto delle storie di alcuni lucani emigrati all’estero. Successivamente, considerata l’intensità del fenomeno migratorio, è stato deciso di raccogliere le narrazioni di coloro che sono arrivati in Basilicata, individuati e selezionati non in base alla terra di provenienza, bensì per le convergenze culturali e la capacità di integrazione con il tessuto sociale lucano. Storie di radicamento e di successo, come le ha definite il professore dell’UNIBAS, raccolte in brevissimi filmati, che sono stati proiettati durante la presentazione. I video, introdotti dalla dott.ssa Agata Maggio dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, che ha moderato l’incontro, hanno riguardato Hariam, dell’Eritrea, Maathi del Marocco e Said proveniente dall’Egitto.
Hariam è fuggita dal suo paese nel 2004 a causa della guerra con l’Etiopia, per la quale è stata costretta ad assolvere al servizio militare. Dopo un viaggio, drammatico e disumano, è approdata in Italia e, successivamente, a Matera dove ora vive e lavora presso la cooperativa “Il Sicomoro”, partner di Heritage Smart Lab. Hariam ha un figlio e si è perfettamente integrata con la società del territorio.
Maathi, marocchino, è in Italia dall’età di sei anni. A differenza di Hariam, è arrivato nel nostro Paese in aereo per provare ad avere una prospettiva di vita migliore di quella che il Marocco avrebbe potuto offrire alla sua famiglia. Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno, ha iniziato a lavorare come cameriere e nel contempo ha frequentato l’Istituto alberghiero conseguendo il diploma. Ora Maathi vive a Grassano con sua moglie e i loro due figli e lavora come mediatore culturale. Si è così ben integrato e acquisito un’ottima padronanza della lingua italiana, che scrive di tematiche sociali e politiche relative alle vite dei migranti.
Anche la storia di Said è testimonianza di integrazione e, soprattutto, di impegno e volontà nella costruzione di un futuro di prospettiva per se e la propria famiglia. Nel suo paese, l’Egitto, faceva il pescatore. E’ in Italia da 11 anni: prima a San Chirico Raparo, dove si è diplomato presso l’Istituto alberghiero, ora a Matera dove da circa un anno gestisce un ristorante tutto suo.
Chiara Benedetto, ricercatrice dell’Università degli Studi della Basilicata, autrice dei video, che hanno narrato le storie di vita di questi migranti, si è soffermata sull’empatia che si è creata con ciascuno di loro, spiegando anche una modalità di ripresa delle immagini particolarmente significativa e che non è passata inosservata. Infatti, ogni filmato inizia con il migrante che volge le spalle alla telecamera mentre percorre una via del paese in cui si trova, a significare la vita che hanno lasciato. Poi, ciascuno di loro racconta la propria storia guardando la telecamera, perché ora hanno davanti a se una vita diversa e possono volgere lo sguardo andando oltre, cioè verso il futuro, che quotidianamente provano a costruire con impegno e determinazione forti dello spirito di accoglienza che li ha sostenuti sino ad integrarsi con la società lucana.
Raffaele Vitulli, Presidente di Basilicata Creativa, ha espresso soddisfazione per il lavoro realizzato, che ha visto la partecipazione di tante realtà aziendali della filiera dell’industria creativa, che sicuramente saranno coinvolte in altri progetti riguardanti l’indagine sui fenomeni migratori destinati a creare nuova occupazione. Vitulli ha concluso auspicando, che la Regione Basilicata possa investire importanti risorse in progetti di innovazione e ricerca.