Presentato nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio nel Castello di Savoia di Lucania il progetto “UnMonumental. Riscrivere Passannante”. un’iniziativa culturale che avrà corso lungo gran parte del 2025 e che intende promuovere una riflessione innovativa sul tema della memoria civica e delle sue implicazioni storiche, culturali e sociali.
All’incontro hanno partecipato Rocco Mastroberti, sindaco del Comune di Savoia di Lucania, il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella, il senatore Gianni Rosa, Jessica Salvia, consigliera comunale con delega all’Arte e ai beni Culturali, Donato Faruolo, curatore d’arte e docente dell’Accademia di belle arti di Foggia e Nicola Ragone, regista e sceneggiatore.
Nel corso della presentazione sono stati illustrati gli obiettivi, le finalità e le attività previste dal progetto, che rappresenta un importante momento di elaborazione culturale per la comunità.
“UnMonumental. Riscrivere Passannante” è il progetto con cui la nuova amministrazione comunale intende riposizionare il paese al centro del dibattito culturale in regione e in Italia a partire dalla ridiscussione del ruolo che il caso Giovanni Passannante può svolgere nella nostra contemporaneità. A esporre le finalità del progetto il Sindaco Rocco Mastroberti e la Consigliera delegata Jessica Salvia, oltre al curatore Donato Faruolo.
Il progetto si articolerà per diversi mesi nel corso del 2025, con una serie di seminari, due residenze d’artista e la produzione di un cortometraggio. Lo scopo dichiarato è quello di costruire conoscenza, dibattito, spirito civico intorno agli elementi sensibili che stimolano l’elaborazione di un senso di collettività e cittadinanza consapevole, con il ricorso a esponenti di spicco della cultura nazionale provenienti da numerose università e accademie italiane. Si attraverseranno così, lungo i mesi, gli aspetti biografici, storici, antropologici, criminologici della vicenda di Passannante, via via universalizzando il caso con lo studio del trattamento delle divergenze politiche, sessuali, religiose tra Otto e Novecento, e infine facendo ricorso all’elaborazione dell’arte pubblica contemporanea, per quella sua specifica attitudine alla trattazione di ferite e rimossi in seno alle comunità. Tra le presenze già confermate, il Rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari, gli artisti Bianco Valente, i critici e curatori Pietro Gaglianò, Lisa Parola, Angelo Bianco (Fondazione SoutHeritage), gli storici Carmine Pinto e Donato Verrastro, gli antropologi Enzo Alliegro e Giuseppe Melillo, il criminologo Antonio Parente, i filosofi e storici della scienza Lorenzo Leporiere, Matteo Loconsole, Claudio Monopoli, la teologa Chiara Simonelli, il giornalista Giovanni Fasanella, il giurista Antonio Mario Pepe, e i biografi di Passannante Giuseppe Galzerano e Lucia Laurenzana. Per la regia del cortometraggio, invece, il lucano Nicola Ragone, già firma di numerosi corto e lungometraggi (Vado verso dove vengo, Impronte digitali) e spettacoli teatrali, alle prese con la rievocazione della storica intervista di Mario Trufelli ai Salviani degli anni ’80, intervallata da momenti poetici e sguardi sul paesaggio naturale, antropico e umano, in cerca della radice di un senso di cittadinanza ferito. Le residenze d’artista, invece, saranno tenute da due artisti impegnati da sempre sul tema della scrittura storica e della coscienza collettiva, non senza uno sguardo al linguaggio visivo delle rivoluzioni e alla melancolia del fallimento. I due artisti saranno gli anticipatori di una collezione salviana sui temi trattati, da ambientarsi tra castello, strade e contrade del paese. L’attentato a Umberto I di Savoia per mano del salviano Giovanni Passannante (1878) è divenuto un caso che ha investito, per la sua potenza e per le controversie che è stato in grado di sollevare, ogni area delle scienze umane. L’elaborazione del dissenso ha portato la consapevolezza di un singolo verso i drammi “sociali” a essere criminalizzata, medicalizzata, ridicolizzata ed espulsa con senso di colpa collettivo. Da qui l’espiazione operata con il cambio del nome del borgo da “Salvia” in “Savoia di Lucania”, non solo subito, ma spesso ricercato con zelo. E da qui, quindi, la volontà di indagare il caso per le domande che pone ancora alla società contemporanea, e non per la necessità di “riabilitare” Passannante.22:08
Un’attualità straordinariamente irrequieta e instabile, quella segnata da casi come quello di Ahoo Daryaei, la ragazza iraniana che protestò coraggiosamente contro il regime spogliandosi di fronte all’università di Teheran, venendo immediatamente contenuta con strumenti di medicalizzazione, o come quello di Luigi Mangione, il ragazzo italo-americano colpevole di aver freddato il ceo dell’assicurazione sanitaria UnitedHealthCare, visto come responsabile di migliaia di morti negli Stati Uniti per elusione di cure a scopo di profitto e acclamato come “eroe” da una vasta fetta dell’opinione pubblica mondiale. Al di là di ogni improbabile o parziale paragone, due casi che segnano la singolarità di un individuo che si carica della responsabilità e della colpa della lettura di un disagio sistematico, e che costringono la società a interrogarsi e a costruire dispositivi per l’elaborazione di una frattura. Il processo che ha condotto il borgo di Salvia a divenire “Savoia di Lucania” sui documenti, sulle carte geografiche, nel linguaggio, ma mai fino in fondo negli immaginari dei suoi abitanti, è una vicenda paradigmatica, di estremo interesse anche per la nostra contemporaneità, perché capace di porre questioni a cui, a distanza di 140 anni, non abbiamo voluto porre rimedio o a cui non sempre siamo stati in grado di dare risposta: come si affronta nello spazio pubblico la memoria e l’eredità di Passannante? In che modo l’arte contemporanea è in grado di elaborare ciò che è impossibile trattare con gli strumenti classici della monumentalizzazione? Superati de facto – ma non sempre nelle coscienze – tutti gli orpelli ottocenteschi e lombrosiani sul caso Passannante, permangono il cliché dell’etichetta di anarchico, e la trappola culturalmente paralizzante del regicida. Il progetto “Unmonumenal. Riscrivere Passannante” ha lo scopo di discutere la figura di Giovanni Passannante in maniera aperta non per la sua trasfigurazione ideologica, sacrale o turistica, ma per affrontarne con spirito nuovo tutti gli aspetti controversi e ragionare su quei processi di elaborazione collettiva che ci tengono insieme nonostante tutto. Il progetto è il numero zero di un format che Savoia di Lucania / Salvia intende sperimentare per un osservatorio civile e un laboratorio di produzione artistica permanenti sul tema della qualità della consapevolezza sociale e del dibattito pubblico.
Seminari, produzioni video, residenze artistiche. Il caso Giovanni Passannante nell’universalità del discorso civico su divergenze e devianze. a cura di Jessca Salvia e Donato Faruolo
Seminari, produzioni video, residenze artistiche. Il caso Giovanni Passannante nell’universalità del discorso civico su divergenze e devianze. abstract Il processo che ha condotto il borgo di Salvia a divenire “Savoia di Lucania” sui documenti, sulle carte geografiche, nel linguaggio, ma mai fino in fondo negli immaginari dei suoi abitanti, è una vicenda paradigmatica, di estremo interesse anche per la nostra contemporaneità, perché capace di porre questioni a cui, a distanza di 140 anni, non abbiamo voluto porre rimedio o a cui non sempre siamo stati in grado di dare risposta. L’attentato a Umberto I di Savoia per mano del salviano Giovanni Passannante (1878) è divenuto un caso che ha investito, per la sua potenza e per le controversie che è stato in grado di sollevare, ogni area delle scienze umane: la politica, la sociologia, l’antropologia, la giurisprudenza, la criminologia, la psicologia, la letteratura e i paradigmi stessi di alcune impostazioni accademiche, con una continua confusione di piani, dall’individuale al sociale. L’elaborazione del dissenso, della volontà di autodeterminazione, della coscienza politica come fattore di singolarità disgregante della coesione di una comunità ha portato la consapevolezza di un singolo verso i drammi “sociali” a essere criminalizzata, medicalizzata, ridicolizzata ed espulsa con senso di colpa collettivo. Da qui l’espiazione operata con il cambio del nome del borgo, non solo subito, ma spesso ricercato con zelo. E da qui, quindi, la volontà di indagare il caso per le domande che pone alla società, e non per la necessità di “riabilitare” Passannante, magari allo scopo di farne un’effige buona per attenzioni feticistiche di stampo turistico. Il cervello di Passannante, nel frattempo derubricato a “pazzoide” per non essere costretti a leggere le questioni sociali sollevate, è stato tenuto sotto osservazione come un corpo estraneo ancora in grado di provocare pericolose disgregazioni sovversive fino al 2007, quando dal Museo criminologico di Roma viene traslato, in maniera trafelata e furtiva, nel cimitero di Savoia di Lucania. Da quel momento permane nelle vie del paese – e negli scossoni che il suo caso ha provocato in tutto il panorama delle scienze sociali – un senso di insoluto, una rimozione elusiva che sembra spostare l’ingombro di un’elaborazione mai portata a compimento. Superati de facto – ma non sempre nelle coscienze – tutti gli orpelli ottocenteschi e lombrosiani sul caso, permangono il cliché dell’etichetta di anarchico, e la trappola culturalmente paralizzante del regicida. Il progetto “Unmonumenal. Riscrivere Passannante” ha lo scopo di discutere la figura di Giovanni Passannante in maniera aperta non per la sua trasfigurazione ideologica, sacrale o turistica, ma per affrontarne con spirito nuovo tutti gli aspetti controversi e ragionare su quei processi di elaborazione collettiva che ci tengono insieme nonostante tutto. Si farà ricorso ai contributi dei migliori esperti dei settori coinvolti, con una serie di seminari di studio, una residenza d’artista e la realizzazione di un video d’arte, per scandagliare i nodi del rimosso sociale nel contemporaneo e mettere da parte riserve di conoscenza condivisa. Il progetto è il numero zero di un format che Savoia di Lucania / Salvia intende sperimentare per un osservatorio civile e un laboratorio di produzione artistica permanenti sul tema della qualità della consapevolezza sociale e del dibattito pubblico.