Al via la seconda fase del progetto “mappa di comunità per il quartiere Verderuolo di Potenza”. L’iniziativa rientra nell’ambito del laboratorio LUUMI (Laboratorio urbano e umanistico in materia di innovazione) realizzato dalla Cgil Basilicata per la settima edizione di “Liberiamo il futuro”.
Domani sabato 12 ottobre, alle 19, si terrà la prima assemblea pubblica del quartiereVerderuolonella sala Bertazzoni dell’oratorio centro giovanile salesianoSan Giovanni Bosco di Potenza. Ai cittadini verranno illustrati i dati relativi alla prima fase del progetto durante il quale, tramite interviste,questionari e workshop di co-design, sono stati raccolti i bisogni, le aspettative e i sogni di chi vive il quartiere.
La condivisione di quanto realizzato in questo primo mese di attività è finalizzato alla redazione di un report da consegnare al Comune di Potenza a cui tutta la comunità del rione Verderuolo è invitataa contribuire.La mappa di comunità verrà presentata all’amministrazione comunale come modello di rilevazione del bisogno – preliminare alla programmazione politica – e strumento di cittadinanza attiva.
“La mappa di comunità del rione Verderuolo– spiega Giusi Giovinazzo, responsabile del progetto – è un esperimento socio-politico che ha fatto emergere storie e attitudini, volti e gruppi di significati diversi della città di Potenza. Da un lato è emerso un generale clima di sfiducia nel futuro prossimo, pronunciato sia dagli adolescenti nella loro certa e ineluttabile non-scelta di allontanarsi dai luoghi dell’infanzia e da una terra di cui recepiscono la non-libertà sia da chi vede nel quartiere solamente un ricovero per anziani o dagli anziani che si lamentano per mancanza di spazi rispetto al fatidico “prima era meglio”. Dall’altro, approfondendo il patrimonio umano, sono emerse trame implicite del territorio che riguardano ispirazioni costruttive, come le esperienze variopinte del mercato rionale, nelle sue storie di familiarità e fiducia, nel desiderio avvertito di una sperimentazione e di una curiosità trasversale dei laureandi, nella richiesta di aree verdi in cui incontrarsi e nella disponibilità a prendersene cura in maniera volontaria, nella responsabilità educativa di impegnarsi promuovendo gruppi informali di discussione oltrepassando la paura del giudizio altrui e partendo da ciò che ognuno può fare rispetto a ciò che ci riguarda”.
La mappa di comunità è quindi “il prodotto-processo con cui gli abitanti di un luogo percepiscono le proprietà degli spazi che abitano e frequentano – continua Giovinazzo – partendo dalla vocazione aggregativa dello spazio e dal racconto di chi lo abita, con l’ascolto e la condivisione di desideri, bisogni, saperi, ricordi individuali e memorie collettive. Consiste in una restituzione qualitativa, formale e concettuale che permette di rielaborare e condividere i vissuti dei punti-individui di un determinato campo-luogo.
Genera valore e indirizza il cambiamento in un territorio attraverso la generazione di consapevolezza – aggiunge la responsabile della mappa di comunità -Interrogando la comunità su temi quali la soddisfazione dei servizi, il senso di fiducia, di sicurezza, di futuro, l’identità, i simboli del proprio spazio quotidiano, il progetto-intervento fa emergere ciò che è significativo per le persone.La macro-finalità èil miglioramento della qualità della vita delle città.
Tramite una prima fase di raccolta, analisi e sistematizzazione dei dati, “si imposta e si gestisce un processo di progettazione partecipata – conclude Giovinazzo – che rende esplicite e distribuite soluzioni applicabili agli spazi urbani, ma radicate all’immaginazione e al coinvolgimento dei vari portatori di interessi delle città”.