Sabato 19 novembre 2022 alle ore 19,30. presso l’Auditorium della parrocchia Maria Madre della Chiesa, rione Serra Rifusa, accanto al “Brancaccio”, Nino Vinciguerra proietterà il video “La visione di Gioacchino Cappelluti, imprenditore innovatore. Arcangelo Annunziata, Manicone & Fragasso”. Il video, ricco e suggestivo, racconta un importante tassello di storia materana che l’autore ha già riportato in un libro edito dall’ Associazione Resiliens Terra e Musica e stampato dalla Tipografia Centrostampa che sarà possibile acquistare sabato. Di seguito si riportano stralci del saggio che ci permettono di conoscere i quattro imprenditori che hanno dato una svolta all’economia cittadina lavorando per il bene comune.
GIOACCHINO CAPPELLUTI. IMPRENDITORE INNOVATORE.
Nel 1912 si diede inizio ai lavori della tratta ferroviaria Matera-Altamura: un tronco a scartamento ridotto delle Ferrovie Calabro-Lucane. L’esecuzione fu affidata a Gioacchino Cappelluti Altomare (1868-1931) il quale allargò i propri orizzonti per via dell’argilla venuta fuori durante lo scavo della galleria ferroviaria a Lanera. Aveva caratteristiche eccellenti per l’edilizia e Cappelluti decise di sfruttare l’opportunità che questa ricchezza naturale offriva e che nessuno, sino ad allora, aveva pensato di utilizzare. Cercò di coinvolgere gli industriali materani nel suo progetto ma non ottenne il loro appoggio in quanto questo tipo di rischio non rientrava nella loro cultura e il loro impegno imprenditoriale era soprattutto orientato verso mulini e pastifici. Questo diniego non frenò affatto il dinamismo di Gioacchino Cappelluti il quale decise di concorrere da solo. Quindi, si attivò per impiantare una fabbrica che producesse laterizi e, nel 1919, in una vasta area periferica (Contrada Papalione), diede corpo a un moderno mattonificio realizzando un’impresa di materiali per costruzioni edili che entrò a pieno regime nel 1922. Cappelluti legò il proprio nome alle prime attività industriali sorte in questa città. Più tardi organizzò anche un reparto per la lavorazione di ceramiche di alta qualità. Nel 1930 un grave episodio segnò la vita dell’imprenditore apulo-lucano, il rapimento di suo nipote Nicola Mezzina di 8 anni. Il ragazzo fu ritrovato ma, traumatizzato, portò per sempre, su di sé, i postumi di quella drammatica esperienza. Gioacchino Cappelluti, dopo aver speso la sua vita per il lavoro e per il bene comune morì improvvisamente il 29 ottobre 1931.
ARCANGELO ANNUNZIATA L’INDUSTRIALE VENUTO DAL CONTADO
Caduto il fascismo e con la guerra che, finalmente, volgeva al termine, lentamente si ricominciava. A Matera si tornò a vedere un raggio di luce quando comparve un giovane, intraprendente personaggio: Arcangelo Natale Annunziata. Nato a Calciano nel 1908, Annunziata conseguì il diploma di Ragioniere e si impiegò presso la Cassa Rurale ad Accettura. Il 26 febbraio 1938, abbandonato l’impiego, iniziò ufficialmente la sua attività di imprenditore. Nel 1944 rilevò il mattonificio Cappelluti in fitto novennale e riprese la produzione di laterizi e di ceramiche, fermatasi nel 1939 dopo tante difficoltà createsi dopo la morte di Gioacchino Cappelluti. L’azienda fu denominazione “Ceramica Artistica Cappelluti-Annunziata”, oltre al ritorno di Guido Spera, si assicurò la collaborazione di esperti ceramisti provenienti da Faenza e da Grottaglie; a questi furono affiancati giovani artisti-artigiani locali fra cui Raffaele Epifania e Raffaele Pentasuglia. Nel 1953 terminarono i nove anni di fitto della vecchia fabbrica Cappelluti e, nel 1955, Arcangelo Annunziata trasferì l’attività nel nuovo stabilimento costruito in Contrada La Vaglia dove continuò la produzione di laterizi ma non più quella delle ceramiche. Annunziata contribuì allo sviluppo di una nuova e più forte classe imprenditoriale. Purtroppo “l’industriale venuto dal contado” (definizione di Guido Piovene) morì improvvisamente a Roma il 6 dicembre 1975 e l’attività della sua fabbrica cessò l’anno successivo.
“MANICONE E FRAGASSO”, LABORIOSITA’ DI DUE COGNATI
Con l’approvazione della Legge 619 del 17 maggio 1952 sullo sfollamento dei Sassi, Matera iniziò una vita nuova a cui contribuì anche la ditta “Manicone & Fragasso”. Alberto Manicone (1912-1999) e Antonio Fragasso (1899-1967) cominciarono nel 1934 l’attività di “commercio legnami e mattoni” in via Lucana (oggi incrocio con via De Sariis); nel 1944 aprirono un opificio anche nei pressi del Campo Sportivo (oggi via Annunziatella-via Nicola Sole) dove producevano pavimentazioni per marciapiedi e interni e rilevarono nel 1955, dopo due anni di abbandono, il vecchio stabilimento di Cappelluti. Nel 1958 l’opificio fu ampliato e adeguato alle esigenze che i tempi imponevano. La ditta, che si dedicò esclusivamente alla produzione di foratame e solai e divenne la seconda industria di laterizi nel meridione arrivando a impiegare circa 300 unità lavorative. Dopo anni fecondi e di benessere nel corso dei quali i proprietari avevano anteposto la soddisfazione dei propri dipendenti agli interessi personali (reinvestivano gli utili nella stessa azienda a vantaggio di tutti anche per la qualificazione e la formazione dei dipendenti), seguì un periodo di alti e bassi, crisi e rilanci, anche di incalzanti concorrenze; per cui, nel 1971, il mattonificio cessò definitivamente l’attività. Lotte, proteste, contestazioni, occupazioni, speranze e illusioni che si protrassero per un po’. Tutto vano, tutto finì e lo stabilimento venne mestamente abbandonato. Rimase inutilizzato, simbolo della crisi; fu una sconfitta sociale. La prima vera industria materana, a cui Gioacchino Cappelluti aveva dato vita e Arcangelo Annunziata seguito da Alberto Manicone e Antonio Fragasso avevano dato nuovi impulsi finché si era potuto, completamente abbandonata calò, tristemente e definitivamente, il sipario. Alcuni anni dopo, del mattonificio non restò più niente. Infatti, nell’aprile 1983 le ruspe demolirono i vecchi e pericolanti capannoni; la ciminiera, l’ultimo simbolo, fu abbattuta. Peccato. Rimangono però, come una pietra miliare, i frammenti di una storia che nessuno potrà cancellare.