“E’ il pubblico più caloroso di tutti”. Il giornalista Antonello Piroso ha salutato così i ragazzi delle scuole di primo e secondo grado di Matera e provincia che hanno gremito l’Auditorium di piazza del Sedile per una sesta tappa del progetto “Razzisti? Una brutta razza…e non li vogliamo allo stadio” promosso dalla Figc. Con Fiona May, ex campionessa del salto in lungo si sono ritrovati sul palco in ordine di apparizione il campione del Milan e della Nazionale Italiana di calcio Gianni Rivera, l’ex calciatrice, allenatrice di calcio, avvocatessa e commentatrice sportiva italiana Carolina Morace, il campione del mondo materano della Nazionale Italiana a “Spagna 1982″ Franco Selvaggi e la campionessa della mitica Pvf Matera Annamaria Marasi.
Hanno partecipato all’incontro gli studenti di otto istituti scolastici tra scuole medie e classi di primo e secondo superiore: le scuole materane Pascoli, Semeria e l’istituto comprensivo numero 4, alcune classi di Pisticci e Pignola e studenti degli istituti superiori Alberghiero, Liceo Scientifico e Itc Olivetti.
Piroso ha comunicato agli studenti un numero attivo su whatsapp da utilizzare per rispondere ad una domanda molto semplice: Razzisti, una brutta razza. perchè non li vogliamo allo stadio”. Una commissione ha letto i messaggi inviati dagli studenti e Carolina Morace ha premiato con una targa i due studenti, un ragazzo e una ragazza, che hanno inviato il messaggio più originale e simpatico.
Per stimolare il dibattito Piroso ha presentato un video in cui erano racchiusi alcuni momenti storici significativi nella lotta al razzismo, dal sogno di Martin Luther King alla “provocazione” di Robert Kennedy nel discorso dell’Aparthaid in Sudafrica e quindi è cominciata la presentazione dei personaggi del mondo dello sport, del calcio, dell’atletica e della pallavolo coinvolti nella tappa di Matera, preceduta da un piccolo video che ne ricorda le rispettive imprese sportive.
Sono passati 45 anni dal suo mitico gol alla Germania che regalò la finalissima contro il Brasile a “Messico 1970) ma Rivera si conferma un mito vivente del calcio italiano e il suo messaggio contro il razzismo è molto semplice: “Non c’è bisogno di sensibilizzare gli atleti, ma i tifosi che frequentano le curve dei nostri stadi di calcio e la società civile”. Grande entusiasmo anche per Carolina Morace, prima bomber e poi allenatrice della Nazionale Femminile di Calcio. Oggi vive in Australia dove gestisce scuole calcio maschili e femminili e la sua testimonianza è davvero interessante: “Ho cominciato a undici anni a Venezia con un cartellino taroccato perchè non avevo ancora l’età per poter giocare in una squadra di calcio. A 14 anni sono stata già convocata nella prima Nazionale e sono orgogliosa di essere l’unica atleta che ha segnato 4 gol a Wembley, un record che non può essere più violato. Sono anche avvocato e sono stata coinvolta in trasmissioni sportive per commentare le partite di calcio ma oggi sono qui sopratutto per ribadire il no al razzismo e alle discriminazioni tra uomini e donne anche nello sport. Personalmente non ho mai avuto problemi ma se pensiamo alle Nazionali femminili si può notare che sono sempre allenate da uomini. A parte la nostra dove c’è Cabrini che è stato uno grande calciatore in altre Nazioni chi allena non è nessuno ma viene comunque preferito alle donne, anche se queste sono assolutamente preparate e idonee a svolgere questo mestiere. Devo dire anche che l’Italia fa poco per l’integrazione di altri popoli, al contrario di quanto accade in altri Paesi come per esempio l’Australia”.
A strappare gli applausi scroscianti del pubblico è anche Franco Selvaggi: il campione del mondo di Spagna 82 si ritrova sul palco con il suo idolo Gianni Rivera, che il titolo iridato l’ha solamente sfiorato quando ha perso nel 1970 la finale contro il Brasile in Messico. “Gianni Rivera – ricorda Salvaggi – è un campione del mondo a prescindere. Voglio ricordare un aneddoto. Matera riuscì a conquistare uno scudetto con una squadra giovanile intitolata proprio a Gianni Rivera. Quando mi trovai a San Siro a 19 anni per giocare la mia prima partita in serie A contro il Milan mi sono avvicinato per fare una foto con Rivera e un mio compagno di squadra mi disse: ma cosa fai, lo sai che quello è un tuo avversario?” Piroso chiede a Selvaggi di confessare la sua squadra del cuore? “Ho tre figli interisti e nell’Inter ci ho anche giocato quindi resta una delle squadre che si sono simpatiche da piccolo ero tifoso del Milan proprio perchè giocava Gianni Rivera. Oggi mi sono rimaste nel cuore Torino e Cagliari”.
La passerella finale è per la regina della mitica Pvf Matera. La palleggiatrice Annamaria Marasi, dal 2009 componente della Commissione nazionale Atleti e del Consiglio Nazionale del Coni, nella città dei Sassi ha vinto tutto quello che si poteva vincere con la squadra di pallavolo femminile. “Ricordo con piacere gli anni giocati a Matera. Io sono parmigiana perchè arrivo dalla campagna vicina a Parma ma qui ritrovo sempre tanto affetto. Abbiamo vinto tutto con due grandi allenatori che venivano dalla maschile, Giorgione Barbieri e Massimo Barbolini e sopratutto ricordo con piacere il lavoro svolto dal vostro concittadino Michele Uva. Voglio anche ricordare il giornalista Stefano Mele che è scomparso qualche giorno fa, era innamorato anche del nostro sport e seguiva sempre con grande passione le nostre partite. Si potrebbe organizzare una partita nei Sassi, un patrimonio straordinario che oggi ha permesso alla città di diventare capitale europea della cultura nel 2019”.
Michele Capolupo
Fausto Taverniti, direttore Rai TGR Basilicata su progetto “Razzisti? Una brutta razza“: “lo sport antidoto al razzismo”
Razzismo. Una parola in italiano ma che,fortunatamente, non è stata coniata in Italia . Non poteva essere diversamente per un popolo che conosce bene da sempre l’ emigrazione e talvolta, all’ estero ma anche tra nord e sud, la discriminazione. Oggi come tanti altri Paesi viviamo pure l’ immigrazione . Ma razzisti non si nasce. Lo si può diventare per ignoranza e sottocultura.
Lodevole e meritoria è l’ iniziativa promossa dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio “Razzisti? Una brutta razza“ che ha fatto tappa a Matera.
Il mondo del calcio si sta interrogando sul contributo che può fornire per combattere questo fenomeno , iniziando proprio dai campi di giuoco.
Lo fa con i ragazzi ai quali fornire il giusto antidoto , attraverso l’ educazione e la conoscenza. Cosi’ come è successo lo scorso anno con gli incontri di lotta al doping “ Campioni senza trucco “, organizzati insieme ad UNICEF Italia.
In Italia sono isolati i casi di episodi di razzismo ed omofobia, denunciati subito sotto la lente di ingrandimento di Istituzioni e media. La Basilicata, cosi’ come altri territori a macchia di leopardo nel nostro Paese , sta dimostrando maturità e correttezza comportamentale nell’ accogliere da sempre chi arriva da noi con un diverso colore della pelle o religione. Questo proprio grazie anche ad attività sinergiche con il CONI e FederCalcio Basilicata.
Lo sport può invece contribuire alla integrazione . Ecco perché chi pratica lo sport o assiste ad una competizione sportiva è semmai vittima dell’ ignoranza di pochi .
Vorremmo che presto si possa cambiare così tutti insieme la risposta all’ interrogativo posto dalla FIGC “ Razzisti ? “ con un convinto e condiviso “ Una razza estinta ! “.
Da Matera un grande calcio al razzismo, il report della Figc sul progetto “Razzisti, una brutta razza”.
Si è conclusa con un grande abbraccio sul palco dell’Auditorium del Conservatorio di Matera tra tutti gli studenti delle scuole cittadine la sesta tappa di ‘Razzisti? Una brutta razza…e non li vogliamo allo stadio’, il progetto valoriale ideato dalla Commissione FIGC per l’integrazione coordinata da Fiona May.“Nessuno nasce razzista, purtroppo si impara ad esserlo crescendo”, questa in sintesi l’analisi condivisa tra gli ospiti accolti con entusiasmo da oltre 400 ragazzi, intervenuti grazie alla collaborazione dell’ufficio scolastico regionale, tra i quali anche una numerosa delegazione dei richiedenti asilo delle Comunità Minori Stranieri di San Chirico Raparo e Sant’Arcangelo di Potenza. Anche per contrastare questa distorsione culturale, la Federcalcio ha sentito la responsabilità di attivare un percorso educativo che parla di accoglienza e di integrazione ai più giovani, calciatori e tifosi di oggi, cittadini del domani.Diversi i volti noti che hanno contraddistinto il talk show ideato e condotto da Antonello Piroso, a cominciare proprio dall’ex campionessa del mondo di atletica che da febbraio scorso sta toccando tutte le regioni per incontrare i ragazzi delle scuole calcio (già svolte le tappe di Firenze, Torino, Catanzaro, Bari e Cesena): “Ai ragazzi non viene mai chiesto cosa pensano della vita e come reagiscono ai fenomeni di discriminazione – ha affermato la May – dobbiamo ascoltarli e parlare loro con un linguaggio chiaro e diretto per spiegargli che la società è come una squadra, composta da calciatori con diverse caratteristiche, con ruoli differenti, che giocano uniti per raggiungere uno scopo comune”. All’appuntamento di oggi non è voluto mancare nemmeno il presidente del Settore Tecnico della FIGC Gianni Rivera: “La sensibilizzazione verso questo tema è trasversale, dobbiamo agire per educare i tifosi. L’atleta accetta all’origine di condividere giustamente un percorso di integrazione, a maggior ragione nel calcio che è uno sport di squadra. Il messaggio è chiaro: esiste solo la razza umana, non ce ne sono altre in concorrenza”. Ma la discriminazione nel calcio non riguarda solo il colore della pelle, vi sono anche altre forme più o meno palesi che condizionano la vita di diversi sportivi: “La FIGC con questo progetto ha dimostrato una grande sensibilità – ha affermato Carolina Morace, premiata in questa occasione con la ‘Hall of Fame del calcio italiano’ proprio da Rivera – purtroppo contro l’ignoranza dei singoli i percorsi sono necessariamente lunghi perché in Italia ci sono problemi reali di integrazione.Vivendo per tanti anni tra Canada e Australia, appare sempre più chiaro purtroppo che i fenomeni di razzismo negli stadi danno un immagine pessima dell’Italia all’estero. Parlando di discriminazione nel calcio femminile, si parla spesso del nostro Paese ma all’estero, a differenza delle azzurre la cui guida della Nazionale è stata affidata ad un campione del mondo come Cabrini, vi segnalo che la stragrande maggioranza dei commissari tecnici è un uomo che spesso non ha nemmeno il curriculum di tante colleghe donne, costrette a dimostrare sempre di più dei colleghi maschi”. Poi è stata la volta di due grandi glorie materane quali Franco Selvaggi, campione de mondo nel 1982, che ha sottolineato come “nel calcio la deriva razzista sugli spalti spesso nasce dalla voglia perversa dell’insulto ad ogni costo” ed Annamaria Marasi che, nel ricordare la sua straordinaria esperienza umana e sportiva a Matera, ha anche voluto dedicare un pensiero ad un appassionato giornalista sportivo materano Stefano Mele, venuto a mancare da pochi giorni: “Giocavo nella PVF con tante compagne straniere, lo sport deve educare alla fratellanza e alla diversità che è un valore positivo da difendere. Passione e rispetto per gli altri sono alla base di qualsiasi attività sportiva”. Al termine della due giorni materana il presidente del CR Figc di Basilicata Piero Rinaldi ha espresso soddisfazione per la tappa lucana del progetto “Razzisti?una brutta razza”. “Ancora una volta – ha detto- quando siamo chiamati in causa rispondiamo presente. La tappa lucana di questo importante progetto credo sia stata molto significativa. Ho apprezzato il lavoro svolto dalla Commissione antirazzismo della Figc coordinata da Fiona May e sono sicuro che gli eventi che hanno caratterizzato questo progetto, non ultimo il talk show con tanti ospiti prestigiosi dello sport che ha concluso l’iniziativa, lascerà un segno indelebile nelle coscienze dei giovani lucani”.
La fotogallery dell’incontro presso l’auditorium di piazza del Sedile (foto www.SassiLive.it)