L’astronomo materano Franco Vespe si è ispirato alla conferenza sul tema “Verso le dimensioni superiori del pensiero” promossa a Matera per l’evento culturale “Hyper Spectrum” – la rivoluzione di un oggetto iper-dimensionale” e ha inviato alcune riflessioni che riportiamo di seguito.
Alcuni anni fa fu diramata una notizia sensazionale. Fu annunciato che un treno di neutrini prodotti dal CERN di Ginevra, ed intercettato sotto il Gran Sasso, superò la velocità della luce. La cosa poi fu ridimensionata perché si scoprì che un cavo che dava la sincronizzazione degli orologi non era stato connesso in modo corretto. Quella notizia però creò molto fervore perché, se fosse stata confermata, avrebbe sconvolto la fisica e ri-accreditato teorie accantonate. Il neutrino più veloce della luce infatti avrebbe consentito di ri-esumare una vecchia teoria che ipotizzava l’esistenza della quinta dimensione: La teoria di Kaluza-Klein. Cosa centra la V dimensione ? L’idea è che nella V dimensione ci sia una componente aggiuntiva della velocità della luce non proiettabile nelle 4 che percepiamo. Ciò significa che il limite della velocità della luce in verità è maggiore di quella che misuriamo nelle sole 4 dimensioni. Limitemaggiore che invece un neutrino può sfiorare nelle sole prime 4 dimensioni. Ciò potrebbe accadere perché la componente della V dimensione si ribalta tutta nelle 4 conosciute, superando così la costante della luce che noi conosciamo
Fin qui abbiamo dato per scontato che la IV dimensione esiste. In verità noi percepiamo con i nostri sensi solo 3 dimensioni. La quarta, il tempo, la cogliamo solo grazie al II principio della termodinamica ed alla biologia che ci danno indicazioni incontrovertibili dello scorrere della quarta dimensione temporale. Per un essere biologico c’è una freccia, per ora di sola andata, che ci fa percepire l’esistenza di questa quarta dimensione. Nella stessa maniera la velocità del neutrino, maggiore di quella della luce, avrebbe potuto fornire l’evidenza della V dimensione.
In Fisica ed in Cosmologia si sta tentando di conciliare e fondere la Relatività Generale e la Fisica Quantistica. Infatti la Relatività Generale non riesce a spiegare cosa realmente accade nell’infinitamente piccolo (nei buchi neri o immediatamente dopo il Big Bang). Al contrario la Quantistica fino ad ora si è dimostrata infallibile nello spiegare cosa avviene nel mondo microscopico. Negli ultimi tempi si è sfoderata la teoria delle stringhe, se vogliamo una versione più raffinata della teoria di Kaluza-Klein, proprio per conciliare le due teorie e spiegare com’è fatto il nostro Cosmo. Ma cosa sono le stringhe? Le stringhe sarebbero delle corde che si dipanano su 11 dimensioni. Le modalità diverse di vibrazione di queste corde (chiuse o aperte che siano), producono tutta quella fauna di particelle elementari che noi conosciamo. Il problema maggiore per avvalorare la teoria riguarda le loro dimensioni: troppo piccole per essere rivelate con le attuali tecnologie. Si deve comprendere allora che, la rilevazione delle stringhe confermerebbe l’esistenza delle undici dimensioni ipotizzate ed esse stesse, al pari del principio dell’entropia che ci fa percepire l’esistenza della quarta dimensione, sarebbero i traccianti di questo mondo multi-dimensionale.
Quest’estate, insieme all’artista Nicola Filazzola, sono andato a tenere una conferenza sulla Relatività a Sasso di Castalda. La discussione è caduta su Leonardo Sinisgalli, grande amico di Nicola. Personaggio straordinario, figlio della nostra terra, che il mio amico Biagio Russo sta valorizzando con straordinaria energia.Ci si chiedeva perché un uomo di Scienza e Tecnica come lui alla fine avesse preferitoil “mestiere” dell’artista e del poeta. Lo scrivente,da ragazzo, lettore avido di Jules Verne, si è sempre stupito di come le espressioni artistiche abbiano quasi sempre anticipato, se non addirittura “annunciato” le conquiste scientifiche. Probabilmente Sinisgalli si è fatto sopraffare dal fascino dell’arte proprio per questa sua capacità di prefigurare e svelare con la fantasia e l’immaginazione, mondi nuovi e la loro stessa essenza. Anche se i percorsi mentali e le doti dell’artista e dello scienziato siano praticamente gli stessi, l’arte con la sua potenza immaginifica, svincolata da ogni rigorosità metodologica, riesce sempre a prefigurare territori che poi la scienza conquista con i suoi metodi.
Purtroppo di queste cose “Hyper” avrei voluto tanto parlarne nella mia città, ma ogni volta essa mi condanna ai margini, costringendomi così ad infliggerle solo per via epistolare! Ma non tutti i mali vengono per nuocere: “Verba Volant, ScriptaManent”. Continuerò così imperturbabile a scriverle!