Basilio Gavazzeni ha inviato una nota per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Di seguito la nota integrale.
Accadde in Notre-Dame nel Natale del 1886. Il 7 dicembre 2024 Notre-Dame restaurata verrà restituita a Parigi e al mondo . Il presidente Macron ne consegnerà le chiavi alla Chiesa.
Per Sassilive rievoco un celeberrimo episodio che vi accadde: la folgorazione che una sera di Natale di fine Ottocento riportò alla fede il diciottenne che sarebbe divenuto, secondo Giovanni Raboni, il poeta più grande del Nocecento francese. Il 25 dicembre 1886, un ragazzo di genio entra in Notre-Dame per seguirvi le cerimonie natalizie. Naturalismo, materialismo, scientismo e anticlericalismo presiedono alla cultura dell’ottuagenario XIX secolo. Ernest Renan impera. In una memorabile apoteosi è scomparso Victor Hugo. Il ragazzo non pensa diversamente dalle persone colte del tempo. Al liceo Louis-le-Grand non digerisce l’idea kantiana di dovere. Conduce una vita immorale e affonda nella disperazione. Ha visto il nonno morire lentamente divorato da un cancro: glien’è rimasto il terrore e il pensiero della morte non l’abbandona. Ha dimenticato tutto della religione. Ne sa quanto un selvaggio. Nondimeno un barlume di verità gli è stato elargito dalla lettura delle Illuminations e di Une saison en enfer di un poeta nuovo, certo Arthur Rimbaud, un avvenimento capitale per lui . Quei libri, per la prima volta, hanno aperto una fessura nella sua galera materialista e gli hanno dato una sensazione viva e quasi fisica del soprannaturale, ma le sue condizioni di asfissia e disperazione non sono mutate. Quel ragazzo diventerà uno dei più grandi poeti, se non il massimo, del Novecento francese, come fu Victor Hugo nell’Ottocento. Si chiama Paul Claudel. Ha cominciato a scrivere e, quel Natale, nei riti di Notre-Dame, filtrati con un dilettantismo superiore, pensa di trovare un’eccitante per qualche esercizio letterario. Qui traduco un brano di Ma conversion ( 1913) , il racconto che il poeta affermato fece dell’avvenimento che quel 25 dicembre nella Cattedrale sovvertì la sua esistenza. “È in quelle disposizioni che, gomito a gomito e spintonato dalla folla, assistevo con un piacere mediocre alla messa grande . Poi, non avendo nulla di meglio da fare, ritornai ai vespri. I fanciulli del coro in vesti bianche e gli alunni del piccolo seminario di Saint-Nicolas-du-Chardonnet che li assistevano, stavano cantando quel che più tardi scoprii essere il Magnificat. Ero anch’io in piedi tra la folla, presso il secondo pilastro all’entrata della cantoria a destra del lato vicino alla sagrestia. E fu allora che si verificò l’avvenimento che domina tutta la mia vita. In un momento il mio cuore fu toccato e io credetti. Credetti con una tale forza di adesione, con una tale sollevazione di tutto il mio essere, con una convinzione così potente, con una tale certezza che non lasciava spazio a nessuna specie di dubbio che, da allora, tutti i libri, tutti i ragionamenti, tutti i casi di una vita frenetica non hanno potuto far vacillare la mia fede né, a dir la verità, toccarla. D’un tratto avevo avuto il senso lacerante del’innocenza, l’eterna infanzia di Dio, una rivelazione ineffabile. Tentando, come spesso ho fatto di ricostruire i minuti che seguirono a quell’istante straordinario, io ritrovo gli elementi successivi che, tuttavia, non formavano che un solo bagliore, una sola arma, di cui la divina Provvidenza si serviva per raggiungere e aprirsi finalmente il cuore di un povero ragazzo disperato : «Quanto sono felici le persone che credono! Se fosse vero, tuttavia? È vero! Dio esiste, è qui. È qualcuno, è un essere personale come me! Mi ama, mi chiama ». Le lacrime e i singhiozzi erano sopraggiunti e il canto così tenero dell’ Adeste accresceva ancora la mia emozione. Emozione dolcissima cui si mescolava tuttavia una sensazione di spavento e quasi d’orrore! Perché le mie convinzioni filosofiche erano integre.09:30
Dio sprezzantemente le aveva lasciate dove stavano, non vedevo nulla da cambiarvi, la religione cattolica mi sembrava sempre la stessa collezione di aneddoti assurdi, i suoi preti e i suoi fedeli mi suscitavano la stessa avversione che si spingeva fino all’odio e al disgusto. La costruzione delle mie opinioni e delle mie conoscenze rimaneva in piedi e non ne scorgevo nessun difetto. Era soltanto avvenuto che ne ero uscito. Si era rivelato un essere nuovo e formidabile con terribili esigenze per il giovane uomo e l’artista che ero che io non potevo conciliare con nulla di ciò che mi circondava. Le condizioni di un uomo che estirpassimo in un solo colpo dalla sua pelle per impiantarlo in un corpo estraneo in mezzo a un mondo sconosciuto è il solo paragone che posso trovare per esprimere quelle condizioni di smarrimento. Ciò che più ripugnava alle mie opinioni e ai miei gusti tuttavia era vero, a ciò volente o nolente bisognava che mi adeguassi. Ah ! Ciò non senza aver tentato tutto quel che m’era possibile per resistere. Quella resistenza durò quattro anni. Oso dire che opposi una bella difesa e che la lotta fu leale e completa. Nulla fu omesso. Ricorsi a tutti i mezzi di difesa e dovetti abbandonare l’una dopo l’altra le armi che non servivano a niente. Fu l’agonia del pensiero di cui Arthur Rimbaud ha scritto : « Il combattimento spirituale è brutale quanto la battaglia degli uomini » “. Non proseguo nella traduzione . Sono sicuro che nelle celebrazioni di carattere esclusivamente religioso in calendario nella settimana dall’8 al 15 dicembre riemergerà anche questa conversione tra le più famose di tutti i tempi.