Don Basilio Gavazzeni, presidente della Fondazione Lucana Antiusura e parroco della chiea di Sant’Agnese, ha inviato una lettera a Roberto Napoletano, dopo aver letto l’articolo pubblicato sul Sole 24 ore il 9 marzo scorso nel quale il giornalista esaltava “la piccola grande bellezza dei Sassi di Matera”.
Grazie, Napoletano, per il “memorandum” dedicato a Matera. Ho tuttavia l’impressione che la gratitudine per l’accoglienza trovata in questo luogo singolare abbia velato una realtà più complessa e, purtroppo, meno brillante. Matera non è così, o almeno non è soltanto così. Da sempre sono un alunno del vostro domenicale. Non è Domenica per me se non mi riesce di affinare la lettura delle cose sulle vostre pagine e di condividerne, pressocché in maniera completa, la tessitura culturale.
Nel “memorandum” è bello l’elogio della brava Francesca e dei due creativi applicati al gelato. Sì, largo ai giovani non sdraiati! Cara la memoria di José Ortega, doveroso il riferimento a Scotellaro e a Levi e all’insuperato promotore di Matera che, piaccia o no, è il cruentissimo film “The Passion of the Christ” di Mel Gibson, giusto richiamare le ombre di De Gasperi e di Olivetti. Da Paolo Verri ci si attende grandi cose, purché contenga, ci si augura, le spese. È necessario essere fieri per il riconoscimento dell’Unesco, per il Musma, per la Cripta, per la casa Noha, per coloro che procacciano le risorse adeguate a simili intraprese. Tutto sembra costituire un felicissimo spettacolo pirotecnico che attende il botto perfettivo, la corona di capitale della cultura in Europa.
Ma davvero qui nessuno sa che cosa sia la diffidenza? Non è una vulgata che qui spadroneggi il vizio capitale dell’invidia? Chi può credere ancora alla mitologia sugli antichi vicinati? Non si conta troppo sulle provvidenze esterne invece di smantellare “il petto stretto” e di investire il proprio in una generosa condivisione interna? Il familismo amorale definito da Banfield è del tutto evaporato? L’arroccamento elitario di alcune famiglie e di alcuni gruppi non si assicura privilegi, non coltiva esclusività, non produce esclusione, l’esclusione e la distretta delle classi popolari, degli sprovveduti e degli umili? Da quanti mesi è stato sdoganato il discorso sulla cultura? Quali libri appaiono nelle dimore dei migliori? Chi non constata i guasti del prevalere sempiterno di una parte politica? A chi sfuggono la visibile pratica del voto di scambio, il lavoro nero femminile , il rodìo delle raccomandazioni, le falle della sanità pubblica, la fatica di esistere, il numero dei suicidi? E certe sordidezze morali che l’ipocrisia non copre più? e le notevoli povertà ? e le periferie trascurate e incondite? A taluni pur meritevoli concittadini chiederei: perché raccontare per decenni un “beau-geste”, come certe galline che continuano a fare coccodè dopo che hanno fatto un uovo? Perché non tirare avanti con una più assidua operosità?
Caro Napoletano, grazie perché mostra di amare Matera. Sono emigrato qui trentasei anni fa per una scelta di pro-esistenza. I miei genitori, nella piccola stazione bergamasca, piansero alla mia partenza. Poveretti, la sera prima avevano visto in televisione un documentario ispirato da Ernesto De Martino su queste Indie di quaggiù, come un tempo qualcuno ebbe a definirle,e, “sancta simplicitas!”, ne avevano tratto un’ impressione molto negativa. Amo Matera in modo incondizionato, ma prima di tutto quella che Paul Claudel definirebbe la “santa realtà”. Solo riconoscendola diviene possibile con tutti gli altri, tutti, congiuntamente, accettare ogni giorno la sfida di osare la speranza e di “costruire riscatto” come lei scrive. La ringrazio e la saluto con fedele apprezzamento.
Basilio Gavazzeni
Di seguito un passaggio dell’articolo di Roberto Napolitano dedicato a Matera sul Sole 24 ore e pubblicato il 9 marzo 2014.
“Piccola e cosmopolita, metafora di un Sud che non si arrende e scommette sulla cultura. Sopravvive nel cuore “emigrato” di uomini e donne della sua terra e costruisce il riscatto (dentro e fuori) con la forza dei suoi Sassi e la semplicità dei suoi modi”.
E’ questa l’immagine di Matera che traspare nell’articolo pubblicato il 9 marzo 2014 su Il Sole 24 Ore a firma del suo direttore Roberto Napoletano. Parafrasando il titolo del film di Sorrentino, Napolentano, nel pezzo “La piccola grande bellezza dei Sassi di Matera” elogia la città attraverso le immagini e i racconti di una giornalista materana – Francesca Padula – che vive a Milano da anni e che ha realizzato il sogno di fare la giornalista, non dimenticando mai i suoi Sassi. “Una città che sa di parco di naturale. Una comunione di pietre e popolo. Un parte d’Italia suggestiva e nascosta che aspetta il riscatto”. Quella stessa città sulla quale in tanti hanno scommesso e che ha già tagliato ambiziosi traguardi. “Prima il riconoscimento dell’Unesco, poi i film di Mel Gibson, il Musma e la Casa Noha”. Napoletano si ferma qui. Non parla di Matera 2019, ma la sensazione è che per il direttore de “Il Sole 24 Ore” “La grande bellezza” dei Sassi possa essere racchiusa proprio in questo nuovo ambizioso traguardo, se come egli stesso scrive, Matera è metafora di un Sud che non si arrende e scommette sulla cultura.