La riflessione “Rocco Scotellaro, un socialista nel bivio della storia”, promossa da Associazione Nitti con il patrocinio del comune di Melfi, è stata seguita con attenzione e partecipazione dal pubblico che ha affollato l’auditorium del Centro culturale Nitti di Melfi.
L’evento, organizzato per celbrare il centenario della nascita dell’intellettuale e politico lucano, è stato introdotto dal direttore di Associazione Nitti Gianluca Tartaglia e dagli indirizzi di saluto del presidente del Consiglio comunale Vincenzo Destino e dal direttore dell’ “Avanti!” on line Livio Valvano.
Articolato e vivace è stato il dibattito, moderato dalla giornalista Beatrice Volpe, che grazie agli interventi qualificati di Donato Verrastro, docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi della Basilicata, e di Nicola Coccia, giornalista e scrittore, è riuscito a sviscerare diverse tematiche legate alla figura poliedrica di Rocco Scotellaro.
“Bene ha fatto l’Associazione Nitti a ricordarlo, dando risalto al suo impegno politico, partendo dalla formazione e analizzando il suo operato come amministratore pubblico – ha affermato Beatrice Volpe-. Tra le moltissime iniziative in regione, l’incontro di Melfi mi sembra abbia dato il giusto valore alla statura etica di questo giovane, che in soli 30 anni di vita ha saputo lasciare il segno nella letteratura e nella vita sociale, non solo di Tricarico”.
“Nel corso delle mie ricerche su Carlo Levi –ha sottolineato Nicola Coccia- ho approfondito il rapporto tra lui e Rocco Scotellaro. Il giovane scrittore e politico lucano partecipo nel ‘46 al primo congresso socialista a Firenze. Fu l’occasione per stringere relazioni importanti, di immergersi nel vivace clima di un partito dalle varie anime. Un’esperienza che avrà sicuramente segnato il ventritreenne Rocco negli anni del suo fecondo impegno amministrativo. L’esperienza Fiorentina è un’ulteriore prova della formazione composita di Scotellaro che smentisce letture troppo miopi e provinciali della sua figura e quindi della sua opera”.
“Scotellaro coglie appieno le divaricazioni della storia – ha dichiarato Donato Verrastro-. Vive e opera nella transizione istituzionale dalla monarchia alla repubblica, cogliendo la profonda complessità di una stagione caratterizzata dalla rinascita dei partiti. Grazie a una formazione che, giocoforza, si era compiuta sotto il fascismo e in parte fuori Tricarico, entrò in contatto col mondo, vincendo le ristrettezze della provincia e tornando a governarla attraverso una progettualità politica “alta”, basata sulla concretezza dell’azione, sull’attenta analisi delle contrapposizioni tra ceti dominanti e classi subalterne, sulla necessità di promuovere una coesione sociale indispensabile per la rivoluzione delle coscienze. Su queste corde si mosse il socialismo riformista di cui fu interprete, capace di dialoghi plurali e, fuori dagli schematismi celebrativi, di una spinta pedagogica che costituì la cifra più autentica di un modello fondativo che avrebbe provato a incuneare la buona politica nei piani di ricostruzione del Paese”.